Seattle

Attenzione!!! Riferimenti a violenze fisiche/psicologiche/ Parole volgari

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    Autore:fra235
    Titolo: Seattle
    Rating: T (WARNING!!! Riferimenti a violenze fisiche!)
    Categoria: Romance/Drama/Hurt
    Avvertimenti: Riferimenti a violenze fisiche / parole volgari
    Personaggi/coppia: Emily Prentiss; Aaron Hotchner; Jennifer Jereau; David Rossi (Rossi/JJ; Hotch/prentiss)
    Spoilers: Nessuno Spoiler
    Disclaimer:Criminal Minds non mi appartiene, (ma ne potremmo discutere) i personaggi sono di Jeff Davis e non ci guadagno nulla. (solo i vostri commenti)


    Odio quel malessere che ti prende alla bocca dello stomaco.
    Quel senso di inadeguatezza, di imbrigliamento che non ti dà scampo.
    Quella sensazione d’impotenza che ti fa venire voglia di muoverti, di scappare, di fuggire…
    Ma più ti dimeni…
    Meno strada fai!
    Più affondi

    E allora, ti guardi intorno
    Cercando un appiglio a cui ancorarti…
    Nulla!
    Vedi la luce al fondo del tunnel dei tuoi pensieri
    Ma non sai da dove incominciare per metterti in cammino e raggiungerla.

    Questi i pensieri di Emily, mentre di malavoglia e con la velocità di un bradipo stanco infilava un paio di jeans logori e una vecchia tshirt per raggiungere il tetto dell’hotel dove, questa volta, il suo lavoro l’aveva condotta.
    Una grande struttura sulle colline dietro Seattle, dove la natura incontra la civiltà
    Dove il silenzio e il buio della notte viene stemperato dalle lontani luci della metropoli, e dove il silenzio viene interrotto di tanto in tanto da una sirena, un clacson … dai suoi stessi pensieri.
    Esce dalla sua stanza di hotel, che divide con JJ lentamente per non svegliare l’amica che esausta dorme da qualche ora.
    Lentamente chiude dietro di sé la porta della camera e velocemente, quasi come se scappasse, si appresta a salire sul tetto, per poter dare libero sfogo ai suoi pensieri, alle sue paure, ai suoi dolori che non emergono, che non vogliono farsi affrontare… e dei quali, a volte,
    lei stessa non ha intenzione di liberarsi.
    Poiché la mente umana è strana.
    Talvolta, ci rendiamo conto di avere un problema, lo affrontiamo e lo estirpiamo
    … altre volte
    Il problema diventa nostro amico
    E benché ci faccia stare male, ci faccia strare in ansia … non vogliamo staccarci da lui.
    Quasi fosse l’unica cosa che ci faccia compagnia…
    Quasi fosse l’unica cose che ci fa sentire almeno un po’ vivi.
    Facendo attenzione a non richiudere la porta dietro di sé, per non rimanere bloccata sul tetto, si avvicina al parapetto, dove una sedia è abbandonata…
    Da sola!
    Solo una sedia e un posacenere che andrebbe svuotato.
    E osservando la collina, ricoperta di abeti e sequoie che dolcemente si getta nella baia di Seattle, prende posto sulla sedia e si accende pigramente una sigaretta, assaporandone il gusto, respirando l’aria umida di una notte di plenilunio, osservando le navi al largo, le auto che lontane sembrano giocattoli ed abbandonandosi ancora una volta ai suoi pensieri.

    Reclina la testa indietro lasciando che i rumori che già sono lontani si allontanino ancor di più…
    Assaporando il rumore del silenzio
    Assaporando una momentanea tranquillità…

    Un fievole rumore, ma improvviso fa scattare in piedi Emily, che istintivamente si porta la mano alla vita, in cerca della sua Glock, che però ha lasciato in camera.
    “ehi! Tranquilla! Sono io!” dice l’inconfondibile voce profonda del capo dell’unità.
    “Hotch! Che ci fai qui?”
    “non riuscivo a dormire” risponde, quasi quella fosse la cosa più normale da dire.
    “Oggi… Oggi ho avuto davvero paura! E quando l’adrenalina è calata, mi ha spaventato rendermi conto di ciò che abbiamo rischiato… di ciò che avrebbe potuto accadere…” dice Hotch con un tono pacato e costante, ma la voce gli s’incrina quando aggiunge
    “ a cosa quell’uomo avrebbe potuto farti… non l’avrei tollerato! Non so cos’avrei fatto se quell’uomo ti avesse fatto del male!”
    Disse ancora

    Hotch, fa un passo nella direzione di Emily, la quale immediatamente indietreggia
    Intimorita
    Impaurita da una persona che conosce molto bene
    Ma oggi…
    Dopo ciò che è accaduto …
    Emily non si fida più di nessuno
    Neanche di Hotch, o di Rossi o di Morgan…
    Di nessuno!!!!
    “ hai paura di me?” gli domanda Hotch
    Emily,prende un profondo respiro prima di rispondere con un tono calmo, il tono più calmo che il suo corpo e la sua mente le concedono in questo istante.
    “non ho paura di te!
    Hotch!

    Solo…
    Solo che…
    Ho paura di me stessa adesso!”
    Disse con la voce interrotta dall’emozione
    “scusami… vado a letto” disse ancora Emily, lasciando il capo dell’unità da solo, sul tetto dell’hotel, a scrutare Seattle dall’alto.

    Anche questa volta ho sbagliato!
    Anche questa volta, ho anteposto il lavoro ai sentimenti.
    Ho mandato Prentiss dritta tra le braccia di un omicida stupratore
    Cosa non ha funzionato?
    Perché siamo intervenuti tardi?
    Ti avevamo promesso che saremo stati lì fuori, ed avremmo ascoltato ciò che l’uomo diceva o faceva.
    Morgan ti ha posizionato il microfono
    Rossi ti ha istruita! Ti ha detto come comportarti per farlo “cadere”
    Io ti ho chiesto di fare da esca!!!
    Ma poi, il SI ti ha portata in un’altra stanza
    Quel maledetto, paranoico di un fottuto assassino ha schermato la stanza
    Il microfono non ha più funzionato!
    Non sapevamo cosa accadeva
    Il panico negli occhi di Morgan e di Reid mi hanno portato a credere che stesse accadendo il peggio!
    Non eri più la stessa Prentiss!
    quando abbiamo buttato giù la porta, e ti abbiamo strappata a forza dalle mani di quell’uomo
    Di quel verme
    Non eri più tu! Emily
    Il viso e le braccia sanguinanti di chi ha lottato per difendersi
    I vestiti strappati…
    Gli occhi colmi di amarezza e di lacrime.
    Nessuno ha potuto toccarti, abbracciarti consolarti
    Non hai permesso a nessuno di aiutarti nelle prime ore dall’accaduto.
    Solo a JJ, tua fedele collega ed amica hai permesso di accompagnarti in ospedale
    Ma anche a lei non hai permesso di assistere alla visita del medico.
    Cosa nascondi?
    Cosa ti ha fatto quell’uomo?
    Perché a nessuno delle persone che ti sono più vicino permetti di starti affianco?
    Hai allontanato anche Dave, tuo amico e confidente da sempre.


    Un brivido invade la schiena del capo dell’unità che dopo essersi perso nei suoi pensieri si ricompone e si avvia verso la sua stanza, col il cuore colmo di amarezza per aver messo in pericolo uno dei suoi, ed oltre a quello, di non esser riuscito a parlare con questo membro della sua famiglia, che sta male, e ancora una volta lui, impotente non riesce ad aiutare.
    Basterebbe aspettare un giorno o due, per leggere i fatti accaduti oggi sul rapporto di Prentiss, ma lui avrebbe voluto che fosse lei a raccontargli cos’era accaduto, cos’era successo in quella stanza, perché adesso lei aveva paura delle persone di cui prima si fidava.
     
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    Sono passati tre giorni dal rientro a Quantico, e l’unità ha indetto una riunione straordinaria.
    Sono tutti presenti, eccetto Prentiss, la quale si è presa qualche giorno di ferie.
    Ordine del giorno della riunione: Prentiss!!!
    “sono preoccupato! Non è da lei reagire così! è una donna molto forte, ma si è frantumata come cristallo una volta uscita da quella stanza!” disse Morgan
    “Sappiamo cos’è accaduto nei 10 minuti in cui non abbiamo avuto contatto audio?” domanda Rossi
    “Nulla! Non sappiamo nulla. E se Prentiss non ci permette d’intervenire… non sappiamo come fare per aiutarla. Non ha consegnato il rapporto, i medici, dietro esplicita richiesta di Prentiss non hanno consegnato il referto all’FBI, o meglio… lo ha ritirato Prentiss stessa il referto. Le ho imposto delle sedute dallo psicologo del dipartimento, ma la Dottoressa Ford ha confermato che non si è presentata all’appuntamento né ha telefonato per prenderne un altro…” aggiunse il capo dell’unità Hotchner con un tono di voce pacato, quasi rassegnato all’allontanamento del membro del suo team, ma arrabbiato per non poter fare qualcosa.
    “diamogli del tempo, è stata faccia a faccia con uno stupratore, da sola con lui… sappiamo che ha lottato!” aggiunse Garcia con fare più protettivo che professionale.
    “sappiamo che ha lottato, aveva abrasioni sugli avambracci e sul viso. È stata colpita! Aveva i vestiti strappati”disse ancora Reid con fare professionale.
    “O mio Dio!!!” improvvisamente JJ irrompe nella discussione.
    Gli occhi del team si posarono su di lei, incalzando la ragazza a parlare.
    “io… io spero di sbagliare…”disse quasi piangendo la bionda agente FBI
    “cosa?” la incalza Morgan alzando la voce
    “No! Non ci voglio pensare! Non può essere accaduto!!!” si ripete come un mantra JJ con le lacrime agli occhi e portando le mani a coprirsi la bocca, quasi a trattene dal dire cos’aveva dedotto.
    “JJ!!!! Cos’hai visto che a noi è sfuggito?” grida con rabbia Morgan.
    La ragazza alza lo sguardo verso il collega, spaventata dalla reazione, ma ancora più spaventata nel realizzare cosa le era tornato alla mente.
    Come aveva collegato i fatti, ed ora le era ben chiaro cos’era accaduto!
    Rossi si alzò dalla sua sedia, aggirò il tavolo e andò a sedere affianco a JJ.
    Le prese le mani tra le sue ed obbligò la ragazza a guardarlo in viso.
    “Tutti fuori!” ordinò Rossi
    “Rossi….” Protestò Morgan
    Lasciando la presa delle mani della ragazza, il vecchio agente si gira verso il team
    “TUTTI FUORI!!!!” impone loro
    Guardando Hotch in viso, per ottenere un supporto dall’amico/collega.
    “tutti fuori!” impone il capo dell’unità Hotchner alzandosi lui stesso per primo ed aprendo la porta della sala riunioni, invitando il team ad uscire.
    Rimasti soli, Rossi invita JJ ad alzarsi e ad accomodarsi sul divano posto sotto le finestre, sedendosi al suo fianco, le prende ancora una volta le mani tra le sue.
    Dal viso della ragazza fluiscono copiose silenziose lacrime, le quali non si trattengono più.
    “Emily, è una persona importante per me!” inizia a parlare con voce calma e pacata Rossi.
    “le voglio bene, come so che lei ne vuole a me! Come ne vuole a te. È accaduto qualcosa in quella stanza, e noi vorremmo aiutarla ad affrontare questi fatti, affrontarli, rielaborarli e superarli. Ma adesso Emily ci ha escluso dalla sua vita. Ci ha accantonato. Non si fida più di noi. Vuole affrontare questa cosa da sola, ma non sta facendo nulla per affrontarla. Sta solo subendo il male che le è stato fatto, mentre dovrebbe reagire. JJ…” disse Rossi, portando una mano sotto il mento della ragazza e passandole una mano sulla guancia.
    Una carezza rassicurante, una carezza che era come un porto sicuro.
    Con un sonoro singhiozzo JJ incontrò gli occhi di Rossi e si soffermò a guardare quella persona che tanta cura di loro si era preso sin dal primo giorno.
    “l’ha violentata!”disse JJ tra le lacrime, prima di lasciare libero sfogo ad un pianto di terrore ed impotenza su come poter aiutare l’amica.
    Rossi, accoglie il viso di JJ sulla sua spalla, cingendole le spalle e stringendola a se.
    “l’ha violentata e noi eravamo fuori dalla porta, non siamo stati abbastanza veloci!!! L’ha violentata e nessuno di noi se ne è accorto!”disse la ragazza tra le lacrime ancorandosi alle spalle di Rossi.
    Rossi, la strinse più stretta a sé, accarezzandole la sua schiena in un piccolo tentativo di consolazione.
    Attese che JJ smettesse di piangere, prima di sciogliere l’abbraccio e riprendere le mani della ragazza tra le sue.
    “te lo ha detto Emily che Eugene Murphy l’ha violentata?” domandò Rossi.
    “no! L’ho capito oggi, mentre parlavamo. Non ha voluto che l’abbracciassi dopo la sua liberazione, non ha voluto essere toccata mentre era in ospedale, non mi ha permesso di tenerle la mano… tremava! Ed ho visto chiaramente che ha dei graffi sul seno e che le mutandine erano strappate. Le teneva in mano sull’ambulanza”disse JJ cercando nei ricordi di tre giorni prima
    “le ha portate con se, per non far vedere a noi fin dove si era spinto quell’uomo. Vuole tenerci fuori da questa storia”disse ancora JJ, riacquistando una calma quasi surreale, e soffermandosi a guardare gli occhi di Dave, che si sono velati nel sentire ciò che JJ aveva intuito.
    Dopo qualche secondo di silenzio, Dave baciò in modo paterno la fronte di JJ prima di alzarsi dal divano.
    “non metterò al corrente il resto del team! Ma metterò al corrente Hotch! Emily deve farsi aiutare!!!”disse Rossi con decisione, invitando JJ ad alzarsi e ad uscire dalla sala riunioni.

    *
    Le sue mani sul mio corpo
    Il suo ghigno sul mio viso
    Dio che schifo
    Ogni volta che chiudo gli occhi, lo vedo
    Le sue mani piccole e tozze che mi sfiorano i fianchi, il viso, le cosce
    Il suo viso sudato e la sua bocca bavosa che cerca la mia
    NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!

    Le giornate sono lunghe e le notti sono eterne per Emily.
    Non riesce a mangiare, non riesce a dormire
    Trema
    La notte e il giorno sono costantemente scanditi da continui tremori.
    Le luci sono sempre tutte accese in casa
    Non sopporta più il buio.
    La porta è chiusa con doppia mandata e una sedia è costantemente appoggiata davanti
    Sta crollando e lei stessa se ne rende conto
    Ma non vuole chiedere aiuto
    Se il team scoprisse, se il team sapesse…
    Verrebbe meno la fiducia che hanno in lei.
    Penserebbero che questo caso l’ha indebolita
    E lei non vuole apparire debole

    *
    David Rossi, precede verso il suo ufficio Hotch, facendolo accomodare a una delle poltrone.
    “cos’è accaduto in quella stanza?” chiese subito il capo dell’unità preoccupato.
    “JJ sospetta che Murphy abbia abusato sessualmente di Emily prima del nostro arrivo!”disse a bruciapelo Rossi.
    “ecco perché non ci vuole intorno. Non si lascia toccare, non si lascia avvicinare. Ha paura! È terrorizzata! Com’è potuto accadere?
    Dove abbiamo sbagliato?”disse Hotch infossando il viso tra le mani
    Il dolore e il dispiacere segnarono il suo viso
    Una smorfia di dolore fisico e psicologico si fece strada sul suo volto.
    Rossi prense la parola: “dobbiamo starle vicino, dobbiamo dimostrarle che non l’abbiamo abbandonata. Si sentirà tradita, non si fiderà di noi inizialmente, così come penserà che noi non ci fidiamo di lei. Dobbiamo riacquisire la sua fiducia, come con i bambini. E dobbiamo spingerla ad appoggiarsi allo psicologo del dipartimento” concluse Rossi.
    “solo tu, io e JJ sappiamo. Ci lavoreremo noi!” aggiunse.
    “va bene!” disse Hotch con piglio deciso.
    “come ci organizziamo?”disse ancora Hotch.
    “innanzitutto, comunichiamo al resto del team che Murphy ha fatto più danni ad Emily di quanto ci aspettassimo, e siccome bisognerà affrontarla a piccoli passi, lavoriamo in team, ma singolarmente. Nessuno deve prendere l’iniziativa di affrontare Emily da soli, senza attenersi al piano studiato per la sua riabilitazione. Se ci presentiamo tutti a casa sua, in tempi diversi ed ognuno col proprio metodo rischiamo che lei si chiuda ancora di più, affossandosi in un baratro da cui difficilmente ne risalirà.”disse Rossi.
    “chi temi?” domandò Hotch
    “Penelope!”disse fermo Rossi
    “Penelope è un po’ la mammina di tutti, e se asseconda gli stati d’animo di Emily, senza il giusto supporto psicologico, non le fa del bene. Mi spiace dover escludere alcune persone di questo team, ma Penelope, Morgan e Reid potranno parlare con Emily di ciò che è accaduto quando lei sarà più forte. Morgan e Reid hanno una preparazione in psicologia e studio del comportamento, Penelope è spinta d’affetto puro” aggiunse imperturbabile Rossi.
    “Ok!” accordò il capo dell’unità.
    “Direi che il primo che deve approcciarla sono io” Aggiunse Hotchner.
    “No!” lo fermò subito Rossi
    “tu sei un uomo, e sei il suo capo! Con te non si aprirà, con te si chiuderebbe e basta. La prima che la deve avvicinare è JJ! È sua amica, è una donna ed è molto empatica! Deve fare in modo che Emily ammetta a se stessa di aver subito violenza.” Spiegò Rossi.
    Il capo dell’unità analisi comportamentale annuì silenziosamente.
     
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    Toc toc
    Emily… rispondimi!
    Per favore!
    Emily!!!

    Toc toc

    Un rumore e poi il lento rumore dello scatto della serratura conferma all’agente che l’amica ha accettato la sua presenza.
    Era la terza volta in due giorni che JJ provava a bussare alla porta di Emily, non ricevendo mai risposta; solo un SMS dopo che se n’era andata che riportava sempre lo stesso messaggio <<scusa, ma non mi sento d’incontrare gente! Sto meglio! A presto>>
    Ma JJ, supportata da Rossi ed Hotch non aveva rinunciato.
    Entra lentamente in una casa illuminata a giorno, Emily le volge immediatamente le spalle dirigendosi verso il divano, mentre JJ osserva che i piatti sporchi fanno capolino dal lavandino, le serrande sono tutte serrate, le tende tirate, una coperta ed un cuscino sono sistemati sul divano, la Glock di Emily fa capolino dai suoi jeans, e un caricatore è evidentemente posizionato strategicamente nella tasca posteriore dei pantaloni.
    A JJ non sfugge che Emily, benché sia a casa, indossi scarpe da ginnastica, jeans e maglioncino. Pronta ad uscire e a sparare
    Pensa la ragazza.
    “Emily! Ti ho portato del cibo”disse amorevolmente l’amica
    Una smorfia a metà tra il ringraziamento e il disgusto fece capolino sul viso di Emily.
    “Emily… devi mangiare, devi dormire… non puoi andare avanti così!” la incalzò JJ
    “se sei venuta per farmi la morale, per dirmi cosa devo o non devo fare JJ! Quella è la porta!”
    Disse con fare burbero la bruna agente.
    JJ, capendo che l’amica era tutto fuorché disposta a parlare, inizia a togliere il cibo dalle buste, nella speranza che la pizza e la soda da lei portata l’ammorbidissero un po’.
    Emily, non toccò cibo, non disse una parola…
    E dopo circa un’ora, chiese a JJ di essere lasciata sola.
    JJ lascia l’appartamento ed immediatamente chiama Rossi per metterlo al corrente di cosa aveva visto e di come aveva reagito Prentiss.
    Ciò che JJ gli comunicò, non lo sorprese, e disse a JJ che l’indomani avrebbe dovuto fare esattamente le stesse cose.
    Passare da Emily, fermarsi con lei, anche se in silenzio. Non doveva cercare di mettere in ordine l’appartamento o aprire le finestre o le serrande, non ancora.
    Ma portarle del cibo, parlare di Henry, di Will, di lei, del team…
    Anche se Emily non rispondeva…
    E così fece la bionda agente, per almeno 5 giorni passò ogni sera da casa di Emily, ogni sera con un cibo etnico differente, ogni sera con un aneddoto differente da raccontare sul piccolo Henry che inizia ad andare all’asilo, sugli insuccessi di Will con la lavatrice, sulle conquiste di Morgan, su come Rossi prendesse in giro Reid…
    E ogni sera, Emily si presentava con scarpe da ginnastica, maglione e jeans rifinito di Glock alla cintura; non spiccicava una parola, se non in modo avvelenato contro JJ accusandola di fargli la paternale, di perdere tempo, di farsi gli affari suoi…
    E ogni sera, dopo circa un’ora, dopo non aver toccato cibo invitava la bionda agente ad andare a casa sua…
    Tutte le sere lo stesso scenario
    Tutte le sere le stesse mosse, stesse parole, stesse situazioni….
    Era passata quasi una settimana da che JJ aveva iniziato a “cenare” con Emily, quando una sera, con sorpresa e un sorriso velato di JJ, Emily mangiò un paio di ravioli al vapore; la sera successiva, mangiò un intero tacos, e la sera ancora dopo, aveva tolto il caricatore e la pistola dei jeans per potersi sedere un po’ più comoda sul divano
    La sera che Emily, si tolse le scarpe da ginnastica durante la cena, per potersi accovacciare sul divano, JJ lo comunicò a Rossi in lacrime per la felicità.
    “Abbiamo fatto breccia” disse David “Brava JJ! Continua così” disse sollevato.
    Da quella sera, le serate di Emily e JJ divennero sempre più loquaci, e un po’ più serene, fino a quando una sera Emily chiese a bruciapelo a JJ:
    “Quando ti hanno detto di iniziare a parlarmi dei fatti di Murphy?”
    JJ fece un sorriso imbarazzato e chinò istintivamente il capo, imbarazzata.
    “vedi… credevi davvero che ti avremmo lasciata da sola?” disse poi JJ.
    “Emily… sono passate due settimane, malapena riesci ad accettare la mia presenza, non stai andando dallo psicologo, hai prolungato la malattia di altre due settimane… noi siamo preoccupati!”
    Emily prese un grande respiro
    Guardando dritta negli occhi l’amica disse:
    “ ce la faccio! Mi riprendo e ritorno al lavoro! Tutto come prima!”
    “Emily, quell’uomo ti ha aggredito, ti ha fatto del male, fisico e psicologico. Potrà tornare tutto come prima in apparenza, ma se non inizi a curare quella ferita, ti farà del male per molto molto tempo.”
    “Chi ti sta istruendo?” chiese Emily
    “Rossi ed Hotch! Ma non puoi fare una colpa a loro se ci tengono a te, e vogliono che tu stia meglio.”
    “Credo che tu debba andare JJ!” disse Emily alzandosi.
    A malincuore la bionda agente uscì dalla casa di Emily, convinta di aver gettato alle ortiche i progressi delle ultime settimane.
     
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    Seduta in auto JJ stava male dal dispiacere di aver perso tutto ciò che aveva costruito in queste settimane con Emily, in lacrime digitò il numero di Rossi.
    “ho distrutto tutto Dave! Ho rovinato tutto!” disse tra sonori singhiozzi.
    “JJ, calmati! Respira! Che cos’è successo?” chiese preoccupato
    “Dave … io non so! Stavamo parlando tranquillamente di un film, quando…
    Rossi!!!
    Ho rovinato tutto” disse piangendo copiosamente.
    “JJ! Dove sei adesso?” chiese Rossi
    “sotto casa di Emily”
    “Henry è con Will?” s’informò Dave
    “Will ed Henry sono dai nonni a New Orleans
    “Vieni a casa mia, parliamo tranquilli un po’” concluse Dave
    JJ parcheggiò l’auto nel vialetto della casa di David, il quale la stava aspettando sull’uscio.
    La accolse in una calda stanza con il caminetto acceso, la fece accomodare sul divano, prima di prendere due bicchieri di Martini.
    “Dimmi cos’è accaduto” disse David accomodandosi vicino a lei
    “stavamo parlando tranquillamente, giorno dopo giorno si stava aprendo. Parlavamo del bello e del cattivo tempo, nulla di specifico di ciò che è accaduto.
    Improvvisamente mi domanda quando avrei iniziato a chiederle di Murphy, e io le ho detto che le vogliamo bene, che vogliamo solo che lei si riprenda.
    Mi ha domandato chi mi aveva dato le indicazioni per avvicinarmi a lei, e io le ho detto che siete stati tu ed Hocth…” disse tutto d’un fiato JJ.
    JJ, si asciugava le lacrime che scendevano dai suoi occhi, mentre Rossi l’ascoltava con attenzione, accarezzandosi di tanto in tanto il pizzetto.
    JJ scoppiò in un pianto convulso dai singhiozzi, affossando il viso nelle mani, in preda alla disperazione del momento.
    “Quando ha saputo che siete stati voi a dirmi come comportarmi, mi ha invitato ad uscire dal suo appartamento.
    David, non mi ha guardato in faccia!
    Mi ha solo detto di uscire dalla sua casa”
    JJ piangeva di un pianto inconsolabile
    David si avvicinò a JJ, le cinse le spalle con un braccio e la attirò verso di sé accarezzandole la schiena in un tentativo di consolazione.
    “Non ti preoccupare JJ. Emily si è arrabbiata, in parte è quello che volevamo! Adesso reagirà”
    Disse con dolcezza David
    “Come può reagire? Le ho detto che abbiamo tramato alle sue spalle per scoprire cosa le stava accadendo!” disse JJ.
    “E’ vero, ha scoperto che stavamo tramando alle sue spalle, ma al tempo stesso si è tremendamente incazzata, e non con te, non con me, ma con Hocth” disse Rossi, tenendo sempre stretta JJ al suo petto.
    “vedrai che adesso, prenderà Hocth e si sfogherà, e porterà alla superficie tutto” aggiunse.
    “perché con Hocth? Anche tu ed io l’abbiamo raggirata” chiese JJ, giocando con uno dei bottoni della camicia di David.
    “Sì, è vero! Ma il nostro gesto verrà visto da Emily come un aiuto offerto da una coppia di amici per tirarla fuori dal momento brutto! Con Hocth è diverso, loro si amano! E siccome lei lo ha tenuto fuori dalla sua vita e dai suoi problemi per un po’ di tempo, lui è <<entrato dalla finestra>> attraverso di te. Questo spingerà Emily ad affrontarlo, perché Emily, non lascia cadere queste cose, lo affronterà fiera come un leone, e per Aaron sarà il momento giusto per farle capire che è il momento di smettere di soffrire, affrontare il problema ed andare avanti” disse Rossi, accarezzando la testa di JJ.
    “Aspetta un momento!!!” disse JJ appoggiando una mano al petto di David per poterlo guardare in viso.
    “cosa vuol dire <<loro si amano>>?” chiese JJ incredula
    “che passano del tempo insieme. Dopo la morte di Haley, Emily e Aaron si sono avvicinati molto.
    Passano del tempo insieme a parlare, davanti ad un martini, al caminetto acceso” disse Rossi accostando le labbra a quelle di JJ.
    David era sicuro di prendersi uno schiaffo, ma contrariamente alle sue aspettative, JJ le mise una mano dietro la nuca, impedendo a David d’interrompere il bacio, anzi spingendolo ad approfondirlo. il cuore di JJ batteva forte, quasi a provare un’emozione indescrivibile, quasi dimenticata.
    Quando ruppe il contatto con le labbra di David, entrambi ansimavano dalla sorpresa dell’intensità di questo bacio.
    Alzandosi in piedi, JJ si sedette sulle gambe di Rossi, dando lui la possibilità di cingerle la schiena e di attirarla a se, per rituffarsi in un bacio appassionato e più intenso del primo.
    “devo andare…” disse improvvisamente JJ alzandosi, e trattenendosi da restare tra le braccia di Rossi, il quale annuiva silenziosamente accompagnandola alla porta.
    La trattenne sull’uscio, e la strinse a sé, baciandole la testa.
    “è stato un impulso, una cosa che non mi pento di aver fatto” le disse Rossi sussurrando.
    Accarezzandolo, JJ mise un bacio sulla guancia di Rossi, prima di avviarsi alla sua auto.
    “che facciamo ora?” domandò prima di salire in auto
    “Adesso chiamo Hotch e lo aggiorno, aspettiamo una mossa di Emily!” rispose Rossi, prima di rientrare.
    *
    David rientrò in casa, tolse i bicchieri semivuoti di martini dal tavolino da fumo e si sedette sul divano a ripensare al calore che il bacio con JJ gli aveva sprigionato.
    Rimosse a forza quella sensazione e prese in mano il telefono, componendo a memoria il numero di Hotch.
    “So già tutto! Mi ha chiamato Emily, e vuole che vada da lei. Mi deve parlare” lo accolse Hotch.
    “che intendi fare?” gli domandò Rossi
    “Sto andando da lei” rispose Hotch, consapevole che se la chiacchierata con Emily avesse preso una brutta piega, forse, sarebbe stata la loro ultima discussione.
     
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    ATTENZIONE!!!! RACCONTI ESPLICITI DI VIOLENZE FISICHE E VERBALI
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    Bussando piano alla porta di Emily, Hotch s’imponeva di respirare in modo regolare.
    Emily aprì la porta, e si soffermò qualche secondo a guardare l’uomo in giacca e cravatta che le si parava davanti, il profumo della sua acqua di Colonia, raggiunse immediatamente le sue narici, facendole provare una sensazione di comfort mista a paura.
    Dopo qualche secondo d’incertezza, lo fece entrare, facendo strada verso il salotto, dove si sedette sul divano attendendo che lui la raggiungesse, in un appartamento che Aaron conosceva bene, ma che adesso non riconosceva.
    Si sedette sulla poltrona di fronte a lei, in attesa che lei lo aggredisse, lo insultasse, lo prendesse a schiaffi, poiché il cruccio più grande che Hotch si era fatto in queste due settimane era quello di non essere stato in grado di proteggere Emily, di prevenire ciò che le era accaduto, di non poterle stare accanto ed aiutarla ad affrontare i mostri che le avevano fatto visita… tutto questo passava per la mente di Aaron, mentre diligentemente seduto davanti alla donna che a lui era stata affianco nei momenti più bui, aspettava che lei lo attaccasse verbalmente.
    Emily, in silenzio, guardava Aaron.
    Un silenzio sempre più pesante, imbarazzante e cupo regnava nella stanza.
    “Non mi ha violentata!” disse improvvisamente Emily
    La fronte di Aaron si distese immediatamente, alzando lo sguardo su Emily, che costantemente non aveva smesso di guardarlo.
    Lo sguardo di Aaron, si fece interrogativo.
    “mi hai tenuto lontano! Perché ti sei chiusa nel tuo dolore?” le domandò Aaron
    “mi ha toccato, mi ha picchiato, mi ha graffiato il seno e strappato le mutandine…” disse emily con la voce rotta dall’emozione.
    “prima che accadesse, io ho fatto un errore…
    Era gentile, e benché fossi consapevole che avevo di fronte un assassino, non vi ho avvisato quando mi ha preso delicatamente sottobraccio e mi ha portato nella stanza sul retro” disse ancora Emily, trattenendo le lacrime, poiché si sentiva in colpa per una leggerezza del genere
    Una leggerezza che l’aveva portata ad essere picchiata, quasi stuprata e che sicuramente si sarebbe conclusa con la sua morte.
    “non è colpa tua…” cercò di dirle Hotch
    “il profumo!” disse Emily
    “Murphy, aveva il tuo profumo!” disse Emily, abbassando per la prima volta lo sguardo
    “assaporare il TUO profumo, in quel momento mi ha permesso di rilassarmi, e lui mi ha colpito in viso.
    Mi ha strappato la camicetta, e bloccandomi le gambe col suo corpo, mi ha colpito ripetutamente in viso e al torace” iniziò a raccontare di getto Emily, mentre copiose e silenziose lacrime sgorgavano dagli occhi di Aaron.
    “mi ha alzato la gonna, e con forza mi ha strappato le mutande, e mentre mi ammirava nuda sul pavimento della sua stanza schermata, ha iniziato a sbottonarsi i pantaloni.
    Voleva violentarmi!
    Mi ripeteva che ero bellissima, e mi chiamava “Piccola”” disse Emily, le quali lacrime stavano iniziando a solcarle il viso.
    Aaron si alzò e si andò a sedere affianco ad Emily, con l’intento di abbracciarla, di dirle che lui era lì, al suo fianco e che lui non le avrebbe mai fatto del male.
    Appena si sedette al suo fianco, Emily schizzò in piedi, e coprendosi il viso con le mani disse:
    “Aaron vattene!” con fermezza
    “Emily, io sono qui per te, io ti voglio proteggere, io non ti farò mai del male!” disse implorante Aaron
    “getterò via quel profumo, e non ti chiamerò mai più “Piccola”.
    Non mi allontanare, ti prego” disse Aaron
    Hotch, si alzò dal divano, e si apprestò ad uscire di casa.
    “Vado a casa e torno!” disse
    Quasi fosse una comunicazione ordinaria
    Quasi fosse la comunicazione più ovvia di questo mondo.
    “passo a prendere del cibo e dei vestiti! Io non ti lascio da sola! Non più” disse con un tono che non ammetteva replica chiudendosi la porta alle spalle e lasciando Emily in salotto a piangere.
    Avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, coccolarla.
    Ma sapeva che il suo profumo, in quel momento l’avrebbe solo allontanata.
    Prese il telefono, e chiamò immediatamente Rossi
    “non l’ha stuprata, ma non mi ha spiegato come ha fatto a liberarsi e a colpire Murphy” disse Hotch, senza salutare il suo interlocutore.
    “OK, e cosa l’ha portata a chiudersi in se stessa? A perdere fiducia?” domandò Rossi
    “il fatto che il profumo di Murphy è lo stesso che uso io, e lei ha abbassato la guardia, portando quell’uomo quasi a stuprarla. L’ha toccata, l’ha colpita, e la denudata… Dave! Ha subito una violenza psicologica, oltre che fisica. Non ha subito violenza sessuale, perché non c’è stata penetrazione ed eiaculazione, ma ha subito violenza!” disse Hotch
    “che intendi fare?” domandò David
    “vado a casa mia, mi faccio una doccia e cestino quel profumo. Prendo abiti per qualche giorno e sto con lei. Si fida di me, mi ha parlato. Ma quando mi sono avvicinato si è allontanata. Sappiamo che gli odori risvegliano la memoria quasi più che le immagini” aggiunse Hocth.
    *
    Rossi, chiuse la comunicazione con Hotch, quando udì un’auto imboccare il vialetto, immediatamente guardò di chi si trattasse.
    JJ era tornata a casa sua, magari aveva scordato qualcosa.
    Le aprì la porta, ancor prima che lei suonasse, ed immediatamente la bionda ragazza le gettò le braccia al collo trascinandolo in un bacio appassionato, al quale Rossi non si sottrasse.
    Le cinse la vita e chiuse la porta con un calcio, senza mai staccarsi da lei.
    Lentamente, passò le lingua sul labbro inferiore di JJ, approfondendo quello che già era un bacio carico di passione ed erotismo.
    La staccò da sé, improvvisamente chiedendole:
    “JJ! Will?”
    “Will, ha un’altra da tempo, da poco dopo che nacque Henry. Non l’ho sbattuto fuori si casa, per il bene del bambino. Ma al mio benessere ci avevo rinunciato!” disse JJ ancora ansante
    Rossi, le spostò delicatamente una ciocca di capelli dal viso, mentre con l’altro braccio la teneva stretta a se.
    “e nel tuo benessere rientro io?” domandò Rossi con un sorriso sornione, tempestando di baci il viso di JJ
    “veramente, non ti avevo mai osservato come una persona tenera, dolce, una persona di cui innamorarsi…” disse JJ, sciogliendosi dall’abbraccio e prendendo per mano David, conducendolo al divano, e facendolo sedere.
    “…quindi… cosa ti ha fatto cambiare idea?
    Io non sono esattamente un bravo ragazzo” disse David, perdendosi nell’azzurro degli occhi di JJ
    “In questi giorni, sentirti spesso, parlare di cose nostre… di come mi rincuoravi per i piccoli successi con Emily, i tuoi sguardi… mi sono ritrovata a non vedere l’ora di telefonarti, di sentire la tua voce calda, che per me ha lo stesso effetto di sensuali carezze.
    Poi, questa sera, abbracciata a te sul divano… il tuo profumo mi ha inebriato.
    Rossi…
    Dave, non so cosa stiamo facendo, ma onestamente non me ne frega niente!
    Non m’interessa se è giusto o sbagliato
    So solo che ti voglio.
    Adesso!” disse risoluta la bionda agente
    Mentre David l’attirava a se in un focoso bacio.
    Le mani di JJ s’insinuarono sotto la camicia di Rossi, assaporando il calore di quell’uomo forse troppo maturo per lei, ma così dolce da farla stare bene, sotto ogni aspetto.
    Interrompendo il bacio, Dave la prese per mano, conducendola nella sua stanza, dove fecero l’amore.
    Mentre stavano abbracciati sul letto, David strinse a se JJ
    “il profumo di Hotch, ha fatto sì che Emily abbassasse la guardia” disse
    Jj, si sollevò per guardare in viso Rossi, con aria interrogativa.
    “Murphy, portava lo stesso profumo di Hotch, questo ha fatto sì che Emily abbassasse le guardia, e gli ha lasciato qualche secondo di vantaggio.
    Hotch è stato a casa di Emily, hanno parlato!” aggiunse.
    “starà bene!” disse ancora David, accarezzando la schiena di quella donna che si stringeva sempre di più a lui.
     
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    Erano passate circa due ore da che Hocth era uscito da casa di Emily, e adesso dopo una profonda doccia con un sapone neutro, una borsa con il cambio e una piena di cibo, era nuovamente davanti alla porta della donna che amava, nella speranza che lei gli aprisse.
    Il debole “click” della serratura, diede il permesso ad hotch di entrare in casa, seguendo quella magra figura in tuta da ginnastica che lo precedeva nel corridoio.
    Posò le borse col cibo Tahilandese sul bancone della cucina, e la borsa con i vestiti in fondo alle scale. Emily, si sedette sulla poltrona di fronte al divano, dopo poco la raggiunse Aaron, sedendosi sul divano davanti a lei.
    Lo sguardo di Aaron era dolce e commiserazione.
    Voleva dire qualcosa, fare qualcosa. Ma aveva paura di dire o fare qualcosa di sbagliato.
    Restarono a lungo in silenzio.
    Emily si rannicchiò sulla poltrona, stringendo le gambe al petto.
    “ti amo” disse piano Aaron
    “lo so” rispose Emily altrettanto piano.
    “ti starò vicino, supereremo questo momento” disse ancora Aaron
    “lo so” rispose Emily
    “posso abbracciarti?” le domandò Aaron alzandosi
    “no! Ti prego!” disse sussurrando Emily
    Aaron si diresse verso la cucina, dove estrasse dalla busta del cibo le confezioni di cibo etnico e le sistemò sul bancone, apparecchiando per due.
    Emily si sedette e mangiò qualcosa, ma poco dopo si diresse nuovamente al divano, aprendolo e preparandolo per la notte, poiché non voleva Aaron al suo fianco nel letto.
    Voleva abbracciarlo, rifugiarsi tra le sue braccia, affondare il viso nel suo collo, poiché sapeva che lui, tra tutti gli esemplari di uomini su questa terra, mai le avrebbe fatto del male.
    Ma la vicinanza di Aaron, in questo momento era qualcosa di soffocante.
    Immaginare le mani di Aaron che le accarezzavano il viso, la faceva rabbrividire di paura, la gelava.
    “io dormo sul divano” disse improvvisamente Emily.
    “tu puoi dormire sul mio letto” concluse.
    Si sedette sulla poltrona, e mentre lei si coricava la osservava rannicchiarsi in posizione fetale, a palla, per lasciare fuori le cose brutte, e in quel momento Aaron si doveva accontentare di stare al di fuori del bozzo che lei si era creata.
    Lentamente si diresse verso le scale, recandosi nella camera padronale, occupando un letto troppo grande e troppo vuoto per lui.
    Il sonno tardava ad arrivare, decise di sedersi sulla sedia davanti la finestra, contemplando un cielo stellato, ma tristemente privo di luna.
    Esattamente come si sentiva lui, tristemente solo senza la sua luna, senza la sua luce, senza la donna che fino ad un paio di settimane fa lo faceva ridere e stare bene, quella donna che adesso al piano di sotto soffriva, e che lui non sapeva come fare stare meglio.
    Sapeva che ci sarebbe voluto tempo, ma in questo momento la sua stoicità era messa a dura prova dall’irrefrenabile voglia di far stare bene Emily.
    Un po’ pensieroso si coricò nuovamente nel letto, coprendosi con le lenzuola che profumavano di bucato fatto di fresco.
     
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    ultimo MICRO capitolo.
    epilogo e conclusione di questo racconto.
    alla prossima FF ragazze :)

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    Erano circa le 5 del mattino quando la porta della camera da letto si schiuse, una lingua di luce proveniente dal corridoio fece breccia nella stanza.
    L’esile figura di Emily scivolò all’interno e delicatamente si coricò nel letto, al fianco di Aaron, il quale rimase immobile, non sapendo come reagire.
    Emily, appoggiò la testa sulla spalla di Aaron, e con la mano iniziò ad accarezzargli il torace.
    Aaron le cinse le spalle con un braccio.
    “anche io ti amo!” disse Emily nella penombra creata nella stanza dalla luce del corridoio.
    “ho solo bisogno di tempo per far capire a me stessa che io ti amo.” Le disse stringendosi a lui.
    “lo so” disse Aaron
    “ma io, te lo ricorderò ogni giorno” disse ponendo un leggero bacio sulla testa ad Emily.
     
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