Cenere alla cenere

Emily†

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  1. Emily†
     
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    Capitolo 15


    Fu la voce di Garcia, il bel tecnico della BAU che diede forza al team nel momento di sconforto generale. – Felicitatevi amori miei. Il vostro Oracolo è riuscita, dopo tanti sforzi e notti insonni, a trovare il nome di Scorpion!
    Hotch, Reid e Rossi si precipitarono davanti al PC mentre Morgan osservò la donna mentre continuava a sorseggiare imperterrito il suo caffé. Non poteva non terminare quel inebriante liquido nero che riusciva a svegliarlo.
    - Dicci tutti Garcia! – Rossi parlò per tutti.
    - Tenetevi forte. Ho trovato l’ip e l’ho analizzato. Si è connesso l’ultima volta tre giorni fa, prima dell’incidente con Emily e poi non si è più fatto vivo col nome Scorpion.
    - Quindi siamo punto e a capo!
    - E qui ti sbagli caro piccolo Spencer. La vostra maghetta ha scovato l’ip e vi può garantire che il nostro S.I. si è connesso iscrivendosi al sito un altro nick name!
    - Quale? – domandò Hotch.
    - Indovinate un po’? l’unico che potrebbe usare dopo le vostre scoperte sensazionale. O meglio, dopo le scoperto della mia Emily perché bisogna dirlo, voi non ci sareste arrivati.
    - E chi te lo dice?!
    - Spiacente per te Reid, ma ti ha battuta! Anche se di pochi secondi, ma l’ha fatto! Comunque, tornando al caso e lasciando perdere argomenti che potremmo trattare davanti al sushi fresco in un ristorante giapponese al vostro ritorno, posso dirvi che il suo nuovo nick è niente meno che: Rasputin.
    - Tanto per cambiare.
    - Esatto Dave. Il nostro amico non ha molta fantasia oppure è davvero un ammiratore sfegatato del nostro vecchio barbuto. Tracciato l’ip ho controllato nella banca dati dell’FBI ed indovinate?
    - Hai trovato l’indirizzo?
    - Certamente amore! Morgan ma per chi mi prendi? – sorrise a Derek mentre continuava a bere il caffé osservando la bionda allo schermo.
    - Il suo nome è Benjamin Sprite, nato nella contea di Nottingham in Inghilterra. Sua madre era russa e, da quello che ho potuto scoprire era la nipote e bis nipote, insomma, parente di questo vecchio demonio che Benjamin acclama da anni.
    - Fedina penale? – domandò Hotch.
    - Qualche pestaggio a scuola con denunce di percosse su compagni di scuola.
    - Motivo?
    Garcia fece spallucce. – Durante una spiegazione a scuola i compagni avevano parlato male del suo caro parente e Benjamin ha dato in escandescenza prendendosele persino con la docente. Punizione: un mese i sospensione.
    - Però… piccolo bravo ragazzo. Tranquillo e serena. – ironizzò Dave. – È un represso. Vede la vita come vuole lui e tratta gli altri senza il rispetto che meritano.
    - È in una fase della vita nella quale solo le sue idee sono corrette. E questo è un problema. – aggiunse Reid.
    - Hai l’indirizzo?
    - Vive a pochi chilometri da St. Louis, un appartamento al terzo piano. Indirizzo già mandato sul vostro cellulare.
    - Sei sempre perfetta Garcia!
    - Grazie bambolini!
    Chiusero la comunicazione a partirono a gran velocità con la polizia a sirene spiegate.



    Note: è un pò corto, ma è un capitolo nato così.
     
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  2. Emily†
     
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    Capitolo 16


    Volanti della polizia e i due SUV della BAU partirono a sirene spiegate verso la casa di Benjamin Sprite, certi che l’uomo fosse ancora lì.
    Sicuramente aveva cambiato le sue abitudini uscendo di casa il meno possibile e cambiando zona, ma non poteva essere sparito nel nulla, soprattutto Penelope era certa che non sarebbe riuscito a stare lontano troppo a lungo dal suo sito internet.
    Troppo appassionato, troppo malato di storia e legato al suo avo per perdere contatto con qual mondo che lo eccitava. Hotchner ne era certo, come l’intero team: Benjamin Sprite credeva di essere il difensore della sua famiglia. Chiaramente non riusciva a distinguere la realtà dalla finzione e questo era un grave problema. Doveva essere fermato immediatamente e non sarebbe stato complicato.
    Una squadra di poliziotti armati in compagnia della SWAT avrebbe di certo vinto contro un uomo, benché con pistola in pugno.
    Arrivarono all’abitazione dell’uomo seguendo le informazioni inviate sul satellitare da Garcia. Viveva in una casa isolata, verso le campagne di St. Louis dove poteva lavorare indisturbato.
    Hotch e Morgan scesero dal SUV e si avvicinarono alla cancellata attenti a non essere visti. Il resto del team si posizionò dietro le volanti e la SWAT, fucini armati e pronti a sparare, attendevano soltanto il segnale.
    Fu il comandante della polizia, Peter Mckim a varcare il la soglia del cancelletto pronto a dirigersi verso la porta.
    Suonò il campanello, ma nessuno venne a rispondere benché schiacciò il tasto con insistenza.
    Estrasse, dunque, la pistola d’ordinanza e fece cenno alla sua squadra di avvicinarsi. I sei poliziotti non si lasciarono intimorire e raggiunsero il loro comandante seguiti a ruota dagli agenti della BAU e due o tre membri della SWAT in assetto di guerra.
    Con una spallata fecero crollare la porta e poterono così invadere la casa come formiche nere in cerca di cibo.
    Perlustrarono l’intera abitazione – Libero. – si sentì la voce di Morgan provenire da una stanza in fondo al corridoio.
    - Libero! – esclamò Rossi.
    - Libero anche qui – era la voce di Hotch che risuonò particolarmente nervosa.
    Salirono velocemente al piano di sopra dove un agente della SWAT si era fermato in posizione di tiro dinanzi ad una porta aperta.
    Aaron gli si avvicino puntando la pistola assieme a Morgan e si affacciarono alla stanza da dove proveniva il rumore di tasti che digitavano su una tastiera.
    - Voronez ha detto ‘L’aria è insatura di infausti presagi.’ – mormorò una voce all’interno della stanza – Chi siete voi per rovinare quest’atmosfera.
    Era una voce tranquilla, per nulla spaventata. Hotch entro nella camera dove vide un uomo, Benjamin Sprite, seduto ad un PC. Continuava a scrivere osservando lo schermo deve si poteva intravedere il suo sito internet. Pareva non avere paura di loro e rimase immobile senza girarsi per osservarli.
    - Alzi lentamente le mani – esclamò Peter arrivando dietro a Morgan.
    Derek osservò velocemente la stanza e vide che l’uomo era disarmato. – Hai sentito? – gli disse dopo aver notato che l’uomo non si era mosso.
    - Avete un mandato?
    - Abbiamo prove.
    - Di cosa?
    - Hai ucciso quattro persone ed attentato alla vita di un agente dell’FBI. Credo basti per arrestarti. – esclamò grave il capitano Peter.
    - Sei pregato di alzarti in piedi se non vuoi che usiamo le maniere forti!! – l’uomo della SWAT, un omone alto e grosso, iniziava a spazientirsi.
    - Non prendo ordini da chi non conosce la verità.
    - Stronzate. Alzati e piantala di giocare.
    - Lui ve la farà pagare?
    - E chi? Il tuo caro antenato? – iniziò Hotch stuzzicandolo. – Ormai è morto, non può più farci del male il suo caro avo.
    L’uomo si alzò lentamente in piedi e, con estrema lentezza mostrò la pistola che aveva in mano. La puntò lentamente alla sua tempia e sorrise. – Quando sarò morto, mi avrete sulla coscienza.
    - Credi davvero che una morte ci possa sconvolgere? – Rossi lo fissò negli occhi puntandogli addosso la pistola.
    - Voi siete freddi. Siete macchine. Nulla vi fa paura, io almeno ho difeso ciò che per me era importante… voi invece difendete la gente perché vi pagano per questo.
    - Lo facciamo perché al mondo vi siano meno persone come te, Benjamin.
    - Agente- fissò Hotch. – Al mondo ci saranno sempre persone come me che vogliono giustizia e sono pronte a sporcarsi le mani per questo.
    - E per te è giusto?
    - Finché non faccio del male a me stesso, sì. – rise. – Il mio compito è finito. Ora toccherà a qualcun altro difendere le spoglie del mio avo. – lanciò a tetta un ciondolo d’ora da dove ne uscirono piccoli e sottili fili neri.
    Hotch lo osservò senza muoversi. – Credi davvero che lui ne sarebbe felice?
    - Ciò che credo io è che ora ci saranno meno bastardi a trattarlo da ladro, lui era un uomo di fede.
    - Parliamo di te, Sprite. Non di un cadavere! – esclamò Peter facendo un passo all’interno.
    - Dasvidanija*.
    Un colpo echeggiò per la casa, poi il silenzio.








    *Dal russo= addio
     
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  3. Emily†
     
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    Epilogo
    Capitolo 17


    - C’è qualcosa che ci tenete nascosto! – mormorò Derek scrutando Emily e Hotch come un segugio.
    - Concordo. Cos’è che non ci dite? – aggiunse Reid.
    - O che non volete dirci! – JJ sorrise maliziosa.
    Emily si fece piccola piccola fingendo di aver male alla testa e portandosi una mano alle tempia mentre Hotch girava la testa per guardare fuori dal finestrino del jet che li stava riportando a casa.
    Il caso di era concluso nel peggiore dei modi: l’S.I. si era ucciso e non esiste peggior cose che condurre un uomo alla morte.
    L’allegria era nuovamente scesa su di loro. – Avanti! Diteci che succede? Non vorrete mica che vi facciamo il profilo. – Rossi rise seduto accanto ad Emily. Le prese la mano e la guardò negli occhi.
    Lei arrossì, lanciò un’occhiata ad Aaron e lui sospirò.
    - Siete veramente una palla al piede. – imprecò alzando le mani, arrendendosi. – Cosa volete sapere?
    - Cosa c’è fra voi due! – sparò veloce Reid con un sorrisino perfetto e meravigliosamente raggiante.
    - Sono incinta. – veloce, concisa, seria. – Ora potete tornare a farvi i fattaci vostri.
    Ci fu un istante in cui, nella mente dei componenti del team, i neuroni cercavano di analizzare nel corretto modo la fare dell’amica senza però riuscirvi. La guardarono sbalorditi mentre Aaron tratteneva a stento una risatina di circostanza, quasi fosse in preda ad un senso di vergogna.
    Fu JJ ad esplodere per prima con un urletto di gioia – Aaah! O mio Dio! O mio Dio!!! – la saltò al collo con una felicità inaspettata e la strinse molto forte.
    - JJ, mi stai soffocando!!!
    - O mio Dio!! Diventerò zia!
    - Ed io zio… - mormorò Morgan dalla sua postazione osservando la scena con una faccia da cane bastonato. – Zio…io…
    - Lo sai che il feto a sei settimane…
    - Reid, taci! – Rossi lo bloccò ed abbracciò Emily con dolcezza paterna – Congratulazione, bambina.
    JJ posò un orecchio alla pancia della donna e la brunetta arrossì vistosamente.
    - Ehy, vacci piano, JJ! È un fagiolo, mica si muove!
    Fu allora che Aaron scoppiò a ridere in una maniera tanto bella ed inaspettata che tutto lo guardarono sorpresi come non mai. Emily non poté far altro che imitarlo sprizzando gioia ovunque.
    Era questa la vera conclusione di quel caso.
    Avevano restituito ciò che era del passato al passato, ciò che era della cenere alla cenere e, finalmente, potevano essere liberi di sorridere.
    - Congratulazioni ragazzi. – Reid saltellò come un ragazzino sulla sedia.
    - Dai, vieni qui – gli disse Emily e lui non si fece pregare.
    Si alzò velocemente e corse ad abbracciarla. – Non ti facevo tanto coccolone, però.
    - Attenzione: guarda che potrei essere geloso del piccolo feto di…
    - Reid…
    - Si, Emily?
    - Stai zitto.
    - Ok, Emily.



    Fine.
     
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