Chimera

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    Capitolo XV: Vendetta

    Derek arrivò puntuale come sempre. Salirono in macchina senza parlare, ognuno perso nei propri pensieri.
    Spencer era preoccupato, per l’S.I., per Gideon, per la reazione del resto della squadra per il ritorno di quell’uomo che li aveva abbandonati senza una parola. Ma più di tutto era preoccupato per Sarah, il comportamento di lei quella mattina era indecifrabile. Quando si era alzato l’aveva trovata già pronta in cucina a preparare il caffè, gli aveva allungato la tazza senza dire una parola e alla domande di lui rispondeva a monosillabi. Eppure la sera prima sembrava cosi felice.
    Sarah si era seduta sul sedile posteriore e aveva chiuso gli occhi. Non aveva detto tutto a Spencer. Non gli aveva parlato del senso di colpa che provava per aver parlato con lui del suo segreto. Si sentiva in colpa per Jason. Sapeva perfettamente che lui si aspettava qualcosa di più da lei che non qualche formale conversazione e qualche invito a cena, ma lei non si era mai sentita veramente pronta ad affrontare l’uomo che le aveva cambiato la vita. Aveva origliato la conversazione tra Spencer e Jason e non gli era piaciuto il tono di quest’ultimo. Come se lei avesse bisogno dell’approvazione di qualcuno. Chi si credeva di essere? A volte riusciva a irritarla più di chiunque altro al mondo. Prima la sbatteva dall’altra parte dell’Atlantico e poi voleva avere voce in capitolo sulla sua vita sentimentale? Aveva perso quel diritto molto tempo prima, quando lei si aspettava un abbraccio invece della notizia che lui non la voleva nella squadra. Anche se non l’aveva mai ammesso, anzi lo aveva negato con veemenza, lei riteneva che lui si vergognasse di lei e di quello che li univa. Altrimenti perché comportarsi cosi? Perché non degnarla mai di una telefonata? Quando aveva deciso di lasciare l’unità aveva scritto una lettera a Spencer, a lei non aveva fatto neanche una telefonata. L’aveva scoperto per puro caso da un collega dell’F.B.I. appena arrivato a Lione. Non era un bel modo di sapere le cose.

    Il campanello dell’ascensore suono mentre le porte si aprivano. Sarah afferrò istintivamente la mano di Spencer e la strinse. Cosa sarebbe successo ora? Si voltò verso di lui e vide quel sorriso dolce che lei amava tanto apparire sul bel volto del suo ragazzo. Con lui accanto non aveva paura di niente.
    Spencer non si liberò della presa quando entrarono nell’openspace, anzi la accentuò come a voler dichiarare al mondo intero che si, lui Spencer Reid, era innamorato di Sarah Collins.
    JJ, Garcia e Prentiss erano ferme davanti all’ufficio di Hotch. A Sarah sembrava la ripetizione della scena di due giorni prima. Anche se l’ospite di martedì era li per nuocerle e la figura che vedeva in quel momento era li per proteggerla, si sentiva nello stesso modo. Inquiete e preoccupata. Cosa sarebbe successo ora?
    Garcia notò la presenza dei nuovi arrivati e si girò verso Spencer.
    - Reid! Ehm… ecco…
    - Ma insomma bambolina! – si intromise Morgan – Si può sapere cosa avete? Siete tutte lì imbambolate! Non ditemi che il bell’imbusto è tornato.
    - No… veramente… - provò a cominciare Emily.
    - Nell’ufficio di Hotch ci sono Rossi e Jason Gideon – finì per lei Sarah.
    - Tu lo sapevi? – lo sguardo di JJ andava da Sarah a Spencer – Spence, per te deve essere uno shock.
    - No, io e Gideon abbiamo chiarito ieri sera – rispose con noncuranza lui.
    - Gideon era con voi ieri sera? – chiese Morgan.
    - Si, era venuto a trovarmi su mio invito – spiegò Sarah – Lui è stato il mio istruttore e, senza offesa, è il miglior profiler che io abbia mai conosciuto… ho chiesto il suo aiuto.
    La squadra si guardò sospettosa. Da quando in qua Sarah chiedeva l’aiuto di qualcuno? I loro pensieri furono interrotti dal rumore della porta che si apriva lasciando uscire Hotch, Rossi e Gideon.
    Aaron si schiarì la voce prima di alzare lo sguardo a richiamare l’attenzione di tutti.
    - Jason è qui in veste di consulente. E’ stato l’istruttore di Collins e vuole rendersi utile. Parteciperà solo a questa indagine. Una volta risolto il caso se ne andrà di nuovo. Domande?
    L’unità guardava Gideon in silenzio. Di domande ne avevano molte ma sapevano che lui non avrebbe risposto.
    - Bene – intervenne Rossi per interrompere quel silenzio imbarazzato – credo che sia ora di mostrare a Jason i dossier e il profilo preliminare che ha stilato Sarah.
    - Tutti in sala riunioni tra cinque minuti – disse Hotch ritornando nel suo ufficio.

    Jason era andato direttamente in sala riunioni e si era piazzato davanti al tabellone. Sarah entrò e chiuse la porta alle sue spalle, poi si avvicinò lentamente fino a raggiungere il fianco di lui.
    - Come è andata? L’hanno bevuta la storia del maestro che si preoccupa per l’allieva?
    - Non so… forse. Al momento mi preoccupa di più questo tipo – si girò verso di lei e poi lentamente le scostò una ciocca dal viso – Non voglio che ti succeda niente di male.
    - Lo so. Possiamo prenderlo?
    - Si, con un po’ di pazienza. E’ un abitudinario, non cambierà mai le sue abitudine a meno che qualcosa non disturbi la sua routine.
    La mano di lui si fermò sulla guancia di lei.
    - Sarah, io…
    In quel momento Morgan aprì la porta e fece per entrare. Rimase lì immobile gli occhi sgranati e la bocca stretta in una smorfia di disapprovazione. Sarah fece un passo indietro e abbassò gli occhi in un gesto di vergogna. Chissà cosa avrebbe pensato ora Derek?
    - Morgan, vuoi rimanere li imbambolato per tutto il giorno – disse Rossi superando il ragazzo di colore.
    - Io… niente – dicendo cosi Derek si avvicinò ad una delle sedie e si mise a sedere.
    Piano piano tutto la squadra entrò in sala riunioni. Si avvertiva una tensione nuova provenire dal comportamento di Morgan, che fissava con astio Gideon e Collins che ora si erano seduti fianco a fianco.
    - Allora, Gideon, come mai ti preoccupi tanto per una tua vecchia allieva? Reid era molto più di questo per te eppure non sei mai corso da lui – cominciò Derek con fare arrogante e provocatorio.
    - Se avessi saputo che era in pericolo mi sarei precipitato qui…
    - Però non sei rimasto in contatto con noi e quindi non sapevi tutte le cose che sono successe in questi due anni… eppure sai che Sarah è in pericolo… voi due siete rimasti in contatto?
    - Sporadicamente. Sarah sa come rintracciarmi, anche se io non voglio essere rintracciato. Era preoccupata e a ragione. Questo S.I. è già sfuggito una volta alla cattura.
    - Vi dispiace rimandare i chiarimenti a dopo? – intervenne Sarah – Abbiamo meno di 24 ore per fermarlo prima che rapisca un’altra ragazza.
    - Collins a ragione – convenne Hotch – mettiamoci al lavoro.
    Proprio in quel momento il telefono di JJ cominciò a suonare e lei prese la chiamata.
    - Agente Jaraeu, si… d’accordo capisco… arriviamo subito.
    - JJ avevamo detto che non avremo preso altri casi – le ricordò Rossi.
    - Questo riguarda il “nostro caso”. Mi hanno appena informato di un altro omicidio. Sulla scena del crimine c’era una missiva della “chimera”.
    - Non è possibile – sgranò gli occhi Sarah – oggi è solo giovedì!
    - Non ha rapito un’altra ragazza – JJ abbassò lo sguardo timorosa della reazione del resto della squadra.
    - Cosa? – intervenne Jason.
    - Hanno trovato il corpo dell’agente Mark McGregor nella sua camera d’albergo circa un’ora fa.
    Sarah si alzò in piedi visibilmente scossa dalla notizia. Mark era morto! L’uomo che l’aveva stuprata e tormentata era morto per mano di uno psicopatico che le dava la caccia!
    - Forse McGregor sapeva qualcosa e l’S.I. ha voluto metterlo a tacere – ipotizzò Emily.
    - C’è un unico modo per saperlo con certezza – intervenne Hotch – dobbiamo andare lì. Collins, JJ e Morgan con me. Garcia continua le ricerche. Jason, Reid, Rossi e Prentiss rimarrete qui per studiare i dossier del caso. Muoviamoci.

    Arrivati davanti alla camera dell’albergo si divisero. Hotch e JJ andarono a parlare con i poliziotti. Morgan e Collins entrarono nella camera per studiare la scena del crimine.
    I poliziotti e la scientifica avevano finito. Cosi uscirono dalla stanza per lasciare ai federali lo spazio per muoversi.
    - Sarah, cosa c’è esattamente tra te e Gideon?
    - E’ stato il mio istruttore all’accademia.
    - Balle! Ho visto che ti accarezzava una guancia. Non mi sembra che un atteggiamento cosi intimo sia dovuto solo al rapporto maestro allievo.
    - Infatti. Per Gideon io sono più di un’allieva e lui per me è più di un insegnate – Sarah non voleva mentire a Derek, ma non voleva neanche parlargli del suo segreto – Comunque non so cosa tu creda di aver visto ma ti sbagli di grosso. Io e Jason non abbiamo il tipo di rapporto che la tua domanda sottintendeva. Ora concentriamoci sul caso.
    - E se fosse entrato Reid invece di me?
    - Lui avrebbe capito – Sarah si girò verso Morgan e gli prese una mano – Derek ti giuro che ne io ne Jason faremmo mai qualcosa che possa far soffrire Spencer.
    Derek sospirò sconfitto. Sarah non gli avrebbe detto altro. Doveva fidarsi della sua parola. Ma il modo in cui Gideon le aveva accarezzato la guancia lo aveva turbato. Era un gesto troppo intimo ed affettuoso.
    Cercarono per la stanza senza trovare indizi. La polizia aveva già portato via il messaggio della chimera e ora come unica testimonianza del suo passaggio era rimasto il corpo senza vita di Mark McGregor coperto pietosamente da un lenzuolo bianco. Sarah si chinò e ne sollevò un lembo.
    - E’ lui? – chiese Morgan.
    - Si, indubbiamente. A quanto pare anche secondo il nostro S.I. Mark parlava troppo.
    - Cioè?
    - Gli ha chiuso la bocca con del nastro adesivo. Lo ha sgozzato… le mani sono legate con altro scotch.
    - Segni di tortura?
    Lei continuò la sua indagine scostando piano il lenzuolo.
    - Non ci sono segni di morsi o di bruciature, ma non sono arrivata ancora alla zona pub… O MIO DIO!
    Sarah si era ritratta lasciando andare il lenzuolo e finendo con il sedere per terra. il volto sconvolto e bianco rivelava come fosse rimasta colpita da quello che il lenzuolo celava. Morgan la vide portarsi una mano davanti alla bocca come per reprimere un conato di vomito.
    - Cosa diavolo… - Derek si chinò per scostare il lenzuolo.
    - No! – lo ammonì Sarah – Non guardare, è meglio!
    - Perché? Cosa diavolo gli avrà mai fatto? Ne ho viste di cose in tutti questi anni.
    - Fidati e meglio che tu non lo veda… specialmente visto che sei un uomo.
    - Andiamo! Non dire assurdità! Che centra il mio sesso con un cadavere? Lo ha bruciato? Lo ha morso?
    - Credo che l’abbia sgozzato solo dopo…
    - Dopo cosa?
    - Dopo averlo evirato.

    Continua…
     
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