Chimera

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    Capitolo XVi: Bisbigli nel buio

    Uscirono dalla camera senza dire una parola. Derek fece segno agli impiegati dell’obitorio che potevano entrare. Sarah si diresse a passo deciso verso il medico legale che stava parlando con uno dei poliziotti.
    - Dottore!
    - Si… lei deve essere una degli agenti federali… - la scrutò attentamente con interesse – Eseguirò l’autopsia solo domani mattina. Se vuole può chiamarmi verso l’ora di pranzo.
    - Cosa può dirmi per il momento?
    - La mia impressione è che… ehm…
    - L’ha evirato prima di sgozzarlo?
    - Si, dall’emorragia diffusa nella parte inguinale direi che la mutilazione è avvenuto prima della morte. Deve averlo lasciato cosi almeno venti minuti… ma è solo una mia impressione. Le saprò dire di più dopo gli esami di laboratorio.
    Sarah annuì. Poi si voltò verso Derek.
    - Credo sia meglio raggiungere JJ e Hotch. Voglio dare un’occhiata a quel biglietto.
    Morgan le fece cenno di precederlo, scrutando nervosamente intorno con gli occhi.
    - Credi che l’S.I. – cominciò Derek.
    - Sia qui a godersi lo spettacolo? Probabile.
    - Ho la macchina digitale con me.
    - Fa delle foto. Ma mi raccomando non destare attenzione. Non vorrei innervosirlo più del dovuto. Hai visto cosa è capace di fare, no?
    - Già – Morgan si girò per cercare il suo capo con gli occhi – Hotch è laggiù. Non ti perdo di vista finché non lo raggiungi.
    - Ottimo. Anche perché l’S.I. in questo modo si concentrerà su di me.
    Sarah si incamminò a passo veloce. Non le piaceva tutta quella gente nel corridoio. L’S.I. poteva essere uno di loro. Non le sarebbe piaciuto imbattersi in lui, neanche in quell’ambiente pieno di poliziotti.
    - Hotch?
    - Collins. Tu e Morgan avete finito?
    - Non c’era molto. Nessun indizio.
    - Causa della morta.
    - Si è divertito con lui. Poi l’ha sgozzato.
    - Morsi e bruciature?
    - No. Mutilazione. Quando mi manderà il souvenir non voglio aprirlo io.
    Aaron la guardò un momento. Sembrava stanca e tesa.
    - Vuoi vedere il messaggio?
    - Sono qui per questo.
    JJ le allungo il foglio racchiuso in una busta di plastica trasparente per le prove.

    “Mia dolcissima,
    lui aveva osato alzare il suo sguardo lussurioso su di te. E’ stato punito dove ha peccato.
    Non trovi che ci sia una giustizia poetica in tutto questo?
    Mia amatissima, chiunque osa farti del male se la vedrà con me. Ti proteggerò e ti vendicherò.
    Non ci sono segreti fra noi. Fare la pace con te è stato bellissimo, ma non litighiamo mai più.
    Abbandonati a me, mia principessa.
    Con amore”

    Sarah era pallida. Sembrava sul punto di sentirsi male. JJ si spostò al suo fianco e le mise una mano sulla spalla.
    - Non devi sentirti in colpa. Non hai chiesto tu che lui venisse ucciso.
    - JJ ha ragione. Il fatto che gli abbia strappato gli occhi…
    - No, Hotch, non gli ha strappato gli occhi.
    Aaron la guardò stupito e contrariato.
    - Andiamo! Sul messaggio parla di come McGregor ti abbia messo gli occhi addosso e di come l’S.I. l’abbia punito di conseguenza.
    - Infatti… l’ha evirato – Sarah cerco di riordinare le idee prima di proseguire - Hotch, devi farmi un favore.
    - Qualsiasi cosa Collins.
    - Manda una squadra a casa mia. Ho ragione di credere che lui abbia messo un microfono nel mio appartamento.
    JJ e Hotch si guardarono preoccupati, se Sarah aveva ragione nessuno di loro era più al sicuro.

    Derek osservava i tecnici dell’F.B.I. al lavoro, mentre Sarah era appoggiata allo stipite della porta. Dopo aver disattivato l’allarme era uscita dall’appartamento rimanendo nel corridoio. Non si sentiva più al sicuro nel suo appartamento.
    I suoi sospetti si rivelarono fondati quando l’intercettatore di uno dei tecnici si mise a suonare in prossimità della mantovana della tenda del soggiorno.
    Lei chiuse gli occhi cercando di combattere contro le lacrime. Lui aveva ascoltato tutto quello che si erano detti. Aveva sentito Gideon parlare del segreto. Aveva ascoltato lei e Spencer fare l’amore. Si sentiva come dopo lo stupro. Violata, abusata.
    Derek si voltò verso di lei. Intuiva lo stato d’animo dell’amica. Si avvicinò e l’abbraccio.
    - Ti giurò che prenderemo quel porco maledetto. Dovessi impiegarci dei secoli gliela farò pagare per quello che ti ha fatto.
    Sarah era rigida. Sembrava una statua.
    <<niente! Non ho più niente di mio! Neanche la mia intimità!>>
    Era grata a Derek per il conforto, ma in quel momento voleva essere stretta da Spencer. Voleva il suo ragazzo accanto. Lui avrebbe capito! Lui l’avrebbe consolata!

    La squadra era tutta radunata in sala riunioni. Sarah non aveva più aperto bocca, sembrava completamente svuotata di ogni volontà. Derek l’aveva dovuta prendere per mano per farle salire le scale. Sembrava una bambola senz’anima.
    Gideon le si era seduto accanto e le aveva preso una mano tra le proprie.
    - Posso solo immaginare come ti senti adesso, ma devi cercare di reagire. Non dargliela vinta. Tu sei più forte di lui.
    - Le ho fatto preparare i bagagli. Compresi i tuoi Reid. Non potete più tornare lì – disse Morgan cercando lo sguardo del giovane genio.
    - Verrete mandati in un posto sicuro fino alla fine delle indagini – intervenne Hotch.
    - Ma hai bisogno di me qui! – disse Spencer – Sarah deve essere messa al sicuro, io rimango.
    Finalmente Sarah sollevo lo sguardo. fece un profondo respiro e cominciò a parlare.
    - Nessuno va da nessuna parte. Dobbiamo rimanere qui. Dobbiamo fermarlo.
    - Ma Collins – provò Rossi – voi due siete in pericolo!
    Sarah annuì grave. Cercò di riordinare le idee.
    - Lui si immedesima in Spencer, ora che gli abbiamo tolto il suo giocattolo comincerà a scompensare.
    - Come fai a dire che si immedesima in Spence? – chiese JJ.
    - Il biglietto. Lui crede di avere una storia con me. Ha sentito me e Spencer litigare e nel biglietto ne parla come di una lite fra me e lui.
    Gideon sorrise. Anche ora che era cosi scossa riusciva a stilare un profilo dell’S.I. senza sforzo. In lei era un dono naturale, le riusciva facile come respirare. Un moto di orgoglio lo pervase. Aveva addestrato bene quella ragazza.
    - Potete venire a stare da me – le disse – non sa dove vivo.
    - Sa che vivi nei pressi di Dupont Circle. Ha sentito la nostra conversazione di ieri sera.
    - Già. Ma dobbiamo trovare un posto sicuro.
    Un posto sicuro? Quell’idea rimbalzava da una parte all’altra del cervello di Sarah. Ma quale posto poteva essere sicuro? Lui ormai la conosceva. Sapeva quasi tutto di lei. Come trovare un posto che lei non avesse mai nominato? Poi un lampo. Un posto sicuro! L’unico posto dove si era sentita sicura per tanto tempo!
    - So dove possiamo andare!
    La squadra la guardò con aria interrogativa.
    - Non ho mai nominato quel posto!
    - Di che posto stai parlando, Sarah? – le chiese Spencer aggrottando le sopracciglia.
    - La casa dei miei! Non l’ho mai venduta. E’ il posto perfetto. Non ci ho mai rimesso piede dopo l’incidente. E’ stata rimbiancata e ripulita da poco.
    - Se non ci vivi perché la fai pulire? – le chiese Derek.
    Sarah non rispose, ma un leggero rossore le colorò le gote. Quella era veramente una domanda imbarazzante! Dopo che la sua storia con Spencer si era fatta seria, lei aveva cominciato a fantasticare di andare a vivere insieme, di mettere su famiglia. L’unico posto dove voleva crescere i suoi figli era la casa della sua infanzia, cosi tre settimane prima aveva preso accordi con l’avvocato perché la facesse rimettere a posto. Aveva anche fatto installare un ottimo sistema d’allarme. Non ne aveva parlato con nessuno, doveva essere una sorpresa per Spencer.
    - Non ha importanza adesso – intervenne Gideon – Abbiamo un posto sicuro dove nasconderli. Quello che importa ora è concentrarsi sulla cattura di quello psicopatico.
    La squadra era d’accordo con lui. Era ora di tornare al lavoro.

    Continua…

    Edited by unsub - 23/9/2010, 21:58
     
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