Chimera

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    Capitolo XVII: Spiraglio

    Jason e Sarah erano fermi davanti al tabellone. Gli altri si erano allontanati per il pranzo, loro aveva declinato l’invito. Erano concentrati e silenziosi. Nella stanza solo il rumore dei loro respiri.
    - Mi stavo chiedendo… - cominciò Jason – come ha fatto a piazzare un microfono nel tuo appartamento?
    - Minimo doveva sapere il codice di accesso per l’allarme – rispose Sarah. In realtà stava pensando a questa cosa già da un po’.
    - Hai usato qualche data particolare? Il tuo compleanno, il compleanno di Reid…
    - Concedimi il beneficio del dubbio. Non sono cosi sprovveduta. Era una data che nessuno poteva collegare a me.
    - Cioè?
    Sarah arrossì. Spencer sapeva il codice di accesso, ma non aveva mai fatto il collegamento mentale. Probabilmente perché fino a 24 ore prima non era a conoscenza del legame fra lei e Jason.
    - Ho… ho usato la tua data di nascita.
    Jason si voltò stupito. Allora contava ancora qualcosa nella sua vita! Se aveva usato la sua data di nascita, Sarah doveva pensare a lui, anche solo a livello inconscio. Si sentì felice al pensiero che non gli era indifferente come lei aveva sempre voluto fargli credere. Il ricordo di come lei fosse stata fredda con lui negli ultimi sei anni gli bruciava ancora. Possibile che non ci fosse modo per loro di comunicare? Era pretendere troppo chiedere una seconda possibilità?
    - Sarah…
    - Ma se è una data che non è riconducibile a me, come diavolo a fatto? Questa cosa mi macera dentro da quando hanno scoperto quel microfono. Deve essere un bel po’ che mi spia, ma come?
    - Tu vivi all’ultimo piano… il palazzo di fronte?
    - Davanti al mio appartamento c’è solo un ufficio vuoto. Sono anni che è sfitto, però…
    - Però?
    - Forse quel figlio di puttana ha commesso il suo primo vero errore! – un lampo di trionfo apparve sugli occhi della ragazza.
    - Ti è venuto in mente qualcosa?
    - Circa sei settimane fa hanno cominciato dei lavori di ristrutturazione proprio in quel locale. Gli operai stavano tutto il giorno li dentro. L’unico modo in cui lui possa aver saputo il mio codice di accesso è che mi abbia spiato da lì. Ma per farlo…
    - Doveva essere uno degli operai della ditta!
    - Abbiamo una traccia! Dobbiamo passare l’informazione a Garcia!
    Detto questo Sarah fece per andarsene, ma Jason la trattenne per un polso.
    - Sarah, finita questa storia noi due dovremo parlare.
    - Di cosa?
    - Lo sai.
    - E se io non volessi parlarne? – Sarah sollevo gli occhi su Jason – Ti sono riconoscente per l’aiuto. Hai avuto la tua possibilità, ora lasciami libera di vivere la mia vita.
    - E se io volessi di più? – negli occhi dell’anziano profiler c’era amarezza.
    - Non puoi pretendere di più. Anche la tua proposta di ospitare me e Spencer era fuori luogo – detto questo si libero della presa con uno strattone e si incamminò verso l’ufficio di Garcia.
    Gideon la guardò allontanarsi senza poter fare o dire nulla per fermarla.

    Sarah si appoggiò alla parete. Perché? Perché lui non poteva accettare che lei non lo voleva più nella sua vita? Lui voleva una seconda possibilità ora? Ora che la sua vita era perfetta? Aveva Spencer accanto che le riempiva il cuore e la mente, aveva Derek che sapeva farla ridere e la proteggeva, aveva Emily che la capiva e la consolava. Non c’era più posto per lui. Pensava a come sarebbe stata felice se lui sei anni prima avesse fatto un’altra scelta. Ora era tutto diverso, lei era diversa. Non era più una ragazzina bisognosa di sentirsi apprezzata. Aveva imparato a vivere senza aspettarsi niente dagli altri e tutto questo per il rifiuto di Jason. Ricordava ancora le parole che le aveva detto “non c’è posto per te nella squadra, sarebbe… sarebbe inappropriato. Farò in modo che tu venga presa nell’Interpool, mi sembra la soluzione migliore per tutti e due”. Già, la soluzione migliore. Lui aveva fatto una scelta precisa quando le aveva rifiutato l’ingresso nella B.A.U., tornare indietro era impossibile. Si costrinse a rimandare indietro le lacrime e a proseguire il suo cammino verso l’ufficio di Penelope.

    Garcia la accolse con quel caloroso sorriso che la distingueva. Era sempre sorridente quando Sarah entrava nel suo ufficio. La ragazza si accorse di non averci mai riflettuto sopra. Garcia era un raggio di sole nel grigiore del loro lavoro. Anche le battute che faceva quando la chiamavano non erano altro che un modo per ricordare a tutti loro che al di là degli orrori che dovevano vedere ogni giorno della loro vita c’era un mondo luminoso degno di essere protetto. Ed era questo il loro compito: proteggere quel poco di luce che ancora restava.
    - Ehi, bella bambina, sei venuta per rimanere li a contemplarmi o hai qualche novità per me?
    Sarah le si avvicinò talmente tanto che la bionda informatica fu costretta ad piegare il collo per poterla guardare in volto.
    - Grazie Penelope.
    - Grazie per cosa – rispose lei alzandosi in piedi.
    Collins l’abbracciò stretta e le rispose nell’orecchio.
    - Per essere il nostro raggio di sole ogni giorno.
    Garcia ricambiò la stretta.
    - Di niente, francesina. Quando vuoi!
    Sarah si sciolse dall’abbraccio e la guardò attentamente.
    - Ora dobbiamo pensare a prendere quel tipo prima che faccia di nuovo del male a qualcuno.
    - Sono qui per servirti. Dimmi, come posso aiutarti?
    - Mi serve che controlli la ditta che ha fatto i lavori di ristrutturazione nel palazzo di fronte al mio.
    Penelope si mise a sedere e fece correre le sue dita sulla tastiera.
    - La ditta si chiama… Erwin & Sons.
    - Controlla gli operai che hanno partecipato ai lavori. Il nostro S.I. è fra loro.
    - Ok, un minuto e… ecco! La lista completa! Trenta operai.
    - Bene, ora vedi quanti di loro sono fra i 25 e i 30 anni. Facciamo anche 35 non si sa mai.
    - Si. Bene… 10 corrispondono all’età.
    - Stampa la lista e cerca tutto quello che puoi su questi tipi. Fai un controllo incrociato con i riferimenti che ti abbiamo dato l’altro giorno.
    - Ci vorrà un po’.
    - Ci riuscirai entro stasera?
    - Sei fortunata. I miracoli sono la mia specialità – rispose la bionda con una strizzatina d’occhio.
    Sarah fece per uscire dall’ufficio, ma poi come ripensandoci si voltò verso l’informatica.
    - E… Garcia?
    - Si?
    - Ricordami di mandarti un regalo. Te lo meriti!
    - Grazie – disse Penelope tutta soddisfatta e sorridente.

    Nel frattempo Spencer era entrato in sala riunioni trovando Gideon da solo.
    - Sarah?
    - E’ andata da Garcia. Forse abbiamo una traccia.
    - Bene. La raggiungo – disse il giovane avviandosi alla porta.
    - Reid! Ti devo parlare. Chiudi la porta per favore.
    Il ragazzo obbedì aggrottando la fronte. Cosa c’era ora? Non credeva di essere pronto per altre rivelazioni.
    - Tu e Sarah… avete parlato di me?
    - Non molto – ammise Spencer visibilmente imbarazzato.
    - E’ molto arrabbiata con me?
    - No, non credo… voglio dire… non mi sembra. Non parla di te con astio.
    - E come parla di me?
    Spencer arrossì visibilmente. Non voleva ferire l’uomo che per lui era stato un padre. Ma come dire una verità del genere senza causargli dolore?
    - Reid, ti prego… credo di avere diritto di sapere.
    - Parla di te… con indifferenza. Sembra che non le importi più che tu l’abbia mandata via cosi…
    Jason annuì grave. L’aveva ferita, cosa poteva aspettarsi?
    - Promettimi che ti prenderai cura di lei.
    Reid alzò lo sguardo e vide quanta tristezza c’era negli occhi del suo mentore. Sei anni prima aveva fatto una scelta combattuta tra ciò che era giusto e ciò che voleva. Probabilmente si era pentito e ora voleva il perdono di Sarah, questo era comprensibile. Spencer conosceva la sua donna meglio di chiunque altro. Difficilmente avrebbe concesso a Jason di far parte della sua vita e sicuramente una seconda possibilità era fuori discussione. Ma questa era una verità che non voleva rivelare a Jason. Vedeva quanto l’uomo soffriva, perché aggiungere altro dolore?
    - Ti prometto che farò del mio meglio.
    - Grazie…

    Continua…

    Edited by unsub - 23/9/2010, 21:58
     
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