What happens at the mall, sticks to the mall

~Faith On Mars~ & Mary15389

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  1. ~Faith On Mars~
     
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    Autore: Faith & MARY15389
    Titolo: What happens at the mall, sticks to the mall
    Rating: PG13
    Categoria: Comedy/Romance
    Avvertimenti: OC, Rrs
    Personaggi/coppia: Derek Morgan, Spencer Reid, Nicole Liardi, Alex Lehane (Personaggi ideati da noi due folli XD)
    Spoilers: Quinta stagione, 5x04 e 5x06 (con immenso dispiacere di Faith)
    Disclaimer: I personaggi né Criminal Minds ci appartegono, purtroppo. Non ci guadagniamo nulla se non un po' di sano divertimento.
    Note: Questa storia deriva da una chiacchierata su msn tra noi due, dove abbiamo iniziato a scrivere insieme fantasticando di un incontro tra questi personaggi. Mary si è innamorata alla follia di Alex già alla prima lettura e quindi voleva far vivere alla sua Nicole una folle avventura con la collega. Esattamente non si colloca in nessun piano temporale specifico tra le storie dedicate esclusivamente ai due OCs, ma ha una storyline a se stante, riferendosi alle precedenti longfic e oneshot solo per i tratti necessari.
    Nata come una oneshot, è diventata una longfic. Anche se spesso (e volentieri!) raggiungiamo il delirio, speriamo sia di vostro gradimento, ci siamo divertite un sacco a scriverla insieme, e speriamo di far divertire anche voi!

    What happens at the mall, sticks to the mall



    CAPITOLO 1

    Non poteva essere vero: la sua auto l’aveva abbandonato proprio quella sera, quando avrebbe dovuto recarsi a casa di Aaron con i suoi colleghi per festeggiare il compleanno di Jack. Non voleva dare buca, perché sarebbe stata una bella occasione per passare un po’ di tempo tutti insieme, ma era troppo tardi per passare dal meccanico. Doveva chiedere un passaggio a qualcuno. Dopo vari ragionamenti, capì che l’unica soluzione possibile, anche se equivalente a fare harakiri, era chiedere un passaggio ad Alex. L’avrebbe preso in giro per i prossimi cinque secoli, ma non aveva altra scelta.
    Sospirando, compose il suo numero di telefono.
    «Ehi principessa.» esordì lei.
    «Ciao Alex.» ribatté lui, rimanendo serio.
    «Alex? Niente nano, barattolo, ragazzina? Che ti succede, Derek? Devo preoccuparmi?»
    «No, nulla di grave. Solo…devo chiederti un favore.» ammise, preparandosi al peggio.
    «Wow, l’Agente Speciale Derek Morgan che chiede un favore alla stupida ragazzina stagista. Sai che stai firmando una condanna a morte vero?» rise lei, sorniona.
    «Sì, ne sono pienamente consapevole. L’auto mi ha lasciato a piedi, mi daresti un passaggio?»
    «Certo.»
    «Certo?» Derek rimase di stucco. Era impossibile che fosse tutto così semplice, c’era qualcosa che non lo convinceva.
    «Certo, ma in cambio tu farai una cosetta per me. Sono lì tra dieci minuti.»
    Stava per replicare, ma il telefono gli restituì il classico squillo occupato. Aveva interrotto la conversazione senza aspettarsi una sua risposta, tipico di Alex.
    Si stava arrovellando da un quarto d’ora su cosa potesse volere in cambio, quando il campanello suonò facendolo sussultare.
    Ci mise qualche secondo a riprendersi, non abbastanza velocemente, perché un bussare insistente cominciò contro la sua povera porta.
    «Allora? Vuoi darti una mossa?» la voce petulante di Alex squittiva dall’altro lato.
    «Ehi, vuoi per caso sfondarla? Arrivo!» urlò disperato. Era un tornado, quella ragazza.
    Aprì l’uscio, e si trovò davanti una Alex diversa da quella che era solito conoscere, quindi involontariamente si lasciò sfuggire uno sguardo stupito.
    «Pianeta terra chiama Derek Morgan…» lo incitò lei, passandogli una mano davanti agli occhi, come per richiamarlo all’attenzione.
    «Sai che non stiamo andando a una serata di gala vero?» ribatté lui, scherzando come al solito.
    «Si, ma non stiamo nemmeno andando a costruire una casa. Vieni qui, sei un disastro.»
    Alex lo spinse in casa, e nonostante i tacchi, si alzò in punta di piedi per slacciargli il bottone della camicia. Si fissarono per qualche secondo, poi lei distolse lo sguardo e si precipitò sul pianerottolo.
    «Forza, siamo già in ritardo!»

    «Cosa?!» Nicole aveva lasciato cadere nel lavandino il pennellino del mascara che stava passando sulle sue lunghe ciglia. «No Spencer, sono le otto e mezzo, fra mezz’ora dobbiamo essere da Hotch. Ma soprattutto tra mezz’ora il centro commerciale chiude!» stava quasi gridando contro la persona all’altro capo del telefono. Odiava gli imprevisti dell’ultimo momento, voleva essere sempre organizzata per tempo nel fare le cose. E questo era decisamente un imprevisto. Quella sera tutta la squadra era invitata a casa dell’agente Hotchner per festeggiare il compleanno di suo figlio Jack, e il suo collega, il dottor Reid la stava chiamando perché era al centro commerciale nel bel mezzo di una crisi per scegliere il regalo. «Ma non potevi pensarci prima?» chiedeva mentre con la mano che le era rimasta libera puliva tutto il trucco che mescolandosi con l’acqua aveva macchiato il candido lavabo.
    «Ti prego Nicole, è un’emergenza. Mi si sta anche scaricando la batteria del cellulare...» la voce del giovane collega aveva quasi un effetto ipnotico su di lei. Si era arrestata di colpo guardando il suo riflesso nello specchio e rendendosi conto che in fin dei conti era quasi pronta.
    «Arrivo, ma non farci l’abitudine...» aveva detto fintamente arrabbiata prima di chiudere la comunicazione e abbandonare il cellulare sul mobile alla sua destra. Si era guardata l’ultima volta allo specchio, aveva completato l’operazione trucco ed era uscita dal bagno. In pochi secondi era diretta al centro commerciale.

    Alex guidava nervosamente, insultando tutte le automobili che ostruivano il suo percorso.
    «Potresti darti una calmata? Prima o poi qualcuno scenderà e ti farà molto male.» le chiese Derek, quasi implorante. Aveva paura con quella pazza alla guida, e non era più molto certo che fosse stata una buona idea chiederle un passaggio.
    «Ma lo vedi? Vuoi spostarti, cretino!» continuò lei, ignorando le sue preghiere.
    «Ascolta, dobbiamo assolutamente fermarci qui.» gli disse poi, puntando il dito indice contro un centro commerciale che adornava il lato destro della strada.
    «Ma hai visto che ore sono? O hai bisogno di un paio di occhiali?» fece Derek, in tono polemico.
    «Non mi va di presentarmi a casa di Hotch a mani vuote, almeno una bottiglia di spumante e una torta dobbiamo portarla!» esclamò Alex, accostando e parcheggiando un po’ alla buona.
    «Dovrebbero revocarti la patente, sei un pericolo pubblico. E io sono pazzo, sarei dovuto venire a piedi. In ogni caso, stiamo andando a una festa di compleanno, vuoi comprare la torta?» si lamentò pedante lui, considerandola una pessima idea, mentre scendeva dalla macchina.
    «Dai muoviti, o faremo davvero tardi.» lo trascinò Alex, afferrandolo per un braccio mentre attraversavano la strada. Correre su quei trampoli non era per nulla facile, e mentre si affrettava, un piede finì accidentalmente sul marciapiede ghiacciato.
    «Uooo!» esclamò, mentre stava per capitombolare all’indietro.
    Morgan la afferrò con entrambe le braccia al volo, e si ritrovarono involontariamente avvinghiati.
    «Ehi, tornado. Rallenta. Non vorrei raccoglierti con il cucchiaino.» le sorrise e lei si finse imbronciata, ma arrossì. Poi si sciolse dall’abbraccio e corse nel centro commerciale, seguita a ruota da Morgan.

    Spencer Reid attendeva davanti al grande ingresso l’arrivo della collega che le avrebbe salvato la vita. Avevano poco tempo per fare tutto, ma confidava nell’abilità della giovane. In brevissimo tempo aveva visto la sua macchina arrivare nel posteggio, l’aveva guardata fermarsi, e nel vedere Nicole scendere aveva quasi avuto un mancamento. Era abituato a vederla in jeans e maglietta, molto sportiva sul lavoro, non si sarebbe mai aspettato che stesse così bene anche in abiti eleganti. Indossava degli stivali con il tacco e avrebbe potuto giurare che sotto il cappotto aveva un fine abito scuro. «Grazie...» le aveva sussurrato mentre gli veniva incontro sorridente.
    «Vediamo di fare in fretta.» La ragazza non avrebbe potuto arrabbiarsi con quel giovane così timido e dolce.

    Stava contemplando lo scaffale dei vini, che misurava almeno tre metri in lunghezza, da una decina di minuti.
    «Allora? Hai deciso?» insisteva Derek.
    «No, voglio trovare il vino giusto per Hotch.» commentò Alex, assorta nei suoi pensieri, mentre sfiorava le bottiglie davanti a lei.
    «Guarda, ti è già spuntato il primo capello bianco nel frattempo.» ribatté lui, ironico.
    «Beh, almeno a me possono spuntare.» Gli fece una linguaccia, come i bimbi, poi sbuffò. «Dai, secondo te, profiler con anni di esperienza alle spalle, che vino potremmo comprare a un tipo come Aaron?» domandò confusa.
    «Come fai a essere sicura che gli piaccia il vino? Secondo me è più un tipo da whiskey.»
    «E me lo dici adesso? Dai, muoviti, andiamo nella sezione liquori. Certo che oltre ad averla pelata, hai una testa dura come il marmo.» di nuovo sbuffò indispettita lei.
    «Devi smetterla di insultare la mia testa.»
    «Sì, e tu devi piantarla di chiamarmi nano. Datti una mossaaaa!» urlò quasi lei, trascinandolo di nuovo per mano verso un altro reparto. Derek si fermò improvvisamente, e prese a tastarsi il cappotto, a cercare in tutte le tasche.
    «Che hai fatto?» chiese Alex, dubbiosa.
    «Non trovo più il cellulare. Mi sarà caduto, dopo una delle tue meravigliose curve.»
    «…ti sbrighi?»
    «Tu ce l’hai qui?» domandò allora Morgan, preoccupato.
    «No, è in auto. Dobbiamo farne una tragedia? Sei talmente Tamara&Cellulare-dipendente da non poter stare dieci minuti senza?» ironizzò Alex, avvicinandosi a lui.
    «Piantala. Compriamo questo benedetto whiskey, e filiamocela.»

    La scelta era stata più facile del previsto e i due giovani avevano pagato quando mancavano solo cinque minuti alla chiusura. La voce dell’altoparlante continuava a ripeterlo, quando durante il tragitto verso l’uscita, Spencer si era fermato di colpo. «Nicole...ehm...io dovrei, come dire? Andare un attimo...in...bagno.» Il suo volto aveva assunto una miriade indecifrabile di colori nel pronunciare quella frase, la ragazza si era voltata per guardarlo con espressione fin troppo seria.
    «No!» aveva affermato quasi combattendo contro le emozioni suscitate da quell’espressione da cucciolo bastonato, «il centro sta chiudendo, non puoi aspettare di arrivare a casa di Aaron?»
    «Ma non posso entrare e chiedere del bagno subito...ci metto pochissimo...» la stava implorando. Come sempre per Nicole, con Spencer era una battaglia persa in partenza. Aveva ceduto e lo stava aspettando nell’anticamera del bagno tra due porte recanti una la scritta ‘Donne’ e l’altra ‘Uomini’. Poco dopo sentì strattonare la porta in cui era entrato poco prima il suo collega, i colpi per aprirla continuavano senza sosta. «Nicole...credo...credo che la porta si sia bloccata...» la voce dall’altra parte era nel panico. L’agente Liardi rifletteva su come quella serata fosse iniziata nel peggiore dei modi. Si guardava intorno prima di poggiarsi dall’altra parte della porta.
    «Tu tira, io spingo contemporaneamente, pronto?» chiedeva preoccupata di non sentire più la voce che ricordava l’orario di chiusura ai clienti. Ma nemmeno in quel modo la porta si aprì. «Spencer rischiamo di restare qua dentro, non sento più nulla.»
    «No le probabilità che restiamo chiusi qua dentro sono bassissime, si accorgeranno che c’è qualcuno dentro, ci sono telecamere ovunque...» diceva sforzandosi di aprire la porta dall’interno e le sue ultime sillabe furono accompagnate dall’oscurità improvvisa. «Nicole...anche lì fuori si sono spente le luci?» era quasi nel panico.
    «Cosa dicevi sulle probabilità?» chiedeva ironica la ragazza appoggiando le spalle contro la porta ormai sconfitta. E al buio.

    Stavano litigando sulla marca più appropriata e sugli anni di invecchiamento del whiskey che avrebbero dovuto comprare a Hotch, quando le luci si spensero improvvisamente.
    «Oh oh.» sillabò Alex, interrompendo la discussione.
    «Ci sarà un guasto all’impianto tecnico, ritorneranno a breve. Vada per il Jack Daniel’s?»
    «Eh va bene! Se non gli piace, dirò che l’hai scelto tu!» cedette infine lei, portandosi le braccia incrociate al petto.
    «Dai forza, andiamo alla cassa e corriamo da Hotch.» sentenziò lui, avviandosi per il corridoio.

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    CAPITOLO 2

    Dopo ripetuti tentativi, la porta si era finalmente aperta con un grande frastuono e Nicole era rovinosamente precipitata su Reid visto che la porta aveva smesso di sostenere le sue spinte. Spencer non era riuscito a tenerla ed erano entrambi stesi sul pavimento del bagno degli uomini ora. «Scusa...» si dissero reciprocamente in coro arrossendo e cercando di rimettersi in piedi. Nicole continuava a spazzolar via la polvere dal suo capotto scuro e il giovane si risistemava i capelli scomposti dalla paura e dall’agitazione.
    «Prega che ci sia ancora qualcuno...» aveva affermato con furia e preoccupazione la ragazza afferrandolo dalla cravatta, la prima cosa che aveva trovato, e trascinandolo fuori dal bagno al buio.
    «Ehi...così...così mi soffochi...» ripeteva il genietto che sentiva sempre più stringere il nodo intorno al suo collo. Ma entrambi dovettero fermarsi attoniti una volta sorpassata la porta dell’anticamera del bagno. L’intero centro commerciale era al buio, le uniche luci che vedevano erano quelle dei banconi frigo. La ragazza cominciò a gridare sperando che qualcuno la sentisse, ma nessuna risposta arrivava. Si diressero allora verso le porte sperando di trovarle aperte, ma niente da fare nemmeno in questo caso.
    «Hai una statistica anche per questo?» chiedeva Nicole fissando i suoi occhi ora spaventati in quelli del ragazzo, che prendeva fiato per rispondere. Ma indugiava qualche secondo prima di dire, «Scommetto che era una domanda retorica...»
    «Bravo!» rispondeva ironica la ragazza mentre cercava di trovare una soluzione. «Seguimi...» esclamava dirigendosi verso le casse seguita a ruota dal giovane che stentava quasi a stargli dietro. La vedeva armeggiare sotto la cassa prima che si rialzasse con in mano il microfono di un interfono.
    Nicole lo accese facendogli emettere un assordante fischio, «Ehi!» gridò Spencer.
    «Non sono io il genio qui!» gli rispose la ragazza prima di soffiare sul microfono nel silenzio e sentire il ritorno della sua voce. «Ehm...salve...c’è nessuno?» il silenzio in risposta. «Se c’è ancora qualcuno, noi siamo rimasti dentro, le porte sono chiuse, non sappiamo come uscire. Per favore raggiungeteci e fateci uscire, siamo alla cassa quindici, non ci muoveremo di qui. Grazie...»
    «Funzionerà?» chiese Reid. La risposta alla sua domanda sarebbe arrivata solo aspettando.

    Dopo qualche metro, si resero conto di essere completamenti soli, immersi nel buio, in un centro commerciale di DC.
    «Ci hanno chiuso dentro?» domandò Alex, improvvisamente seria.
    «E’ impossibile.» rispose lui, scettico.
    «Non mi pare, visto che siamo bloccati. E’ tutta colpa tua, se mi avessi fatto scegliere subito il vino, a quest’ora saremmo a casa di Hotch!» lo additò lei, sul piede di guerra.
    «MIA?»
    Una voce conosciuta interruppe la loro ennesima discussione.
    «Ehm...salve...c’è nessuno? Se c’è ancora qualcuno, noi siamo rimasti dentro, le porte sono chiuse, non sappiamo come uscire. Per favore raggiungeteci e fateci uscire, siamo alla cassa quindici, non ci muoveremo di qui. Grazie...»
    «Sbaglio o..o è Nicole?» domandò un po’ dubbiosa Alex, dopo l’annuncio che era stato diffuso dagli altoparlanti del centro commerciale.
    «E’ assurdo. Sto sognando, e questo è un incubo.» scosse la testa Morgan, incredulo.
    «Su non fare l’idiota, tutto questo è dannatamente divertente! Andiamo alla cassa quindici.» sentenziò lei, e dal suo tono Derek capì che era meglio non replicare.

    Nicole e Spencer non potevano far altro che guardare l’oscurità intorno a loro e ascoltare il silenzio. Nessun rumore che potesse dar loro la speranza di non essere soli.
    «E se non risponde nessuno?» continuava a domandare Reid facendo avanti e indietro di fronte alla cassa quindici sulla quale si era seduta l’agente Liardi in attesa di un qualche segnale.
    «Ehi vedi di calmarti, vieni qui...» gli rispose la ragazza indicandogli la sedia di fronte a sé. «Non è camminando avanti e indietro che risolverai la cosa, per di più credo che fra poco inizierà a far freddo.» Poi un’idea le balenò in mente. Prese la borsa e vi cacciò dentro una mano cominciando a rovistare tra le migliaia di cose che usava portarsi dietro. Il giovane si era seduto e la guardava cercando di capire cosa volesse fare. «Ti prego...ti prego...» ascoltava i lamenti della ragazza, «peggio di così non può andare. Ho lasciato il cellulare in bagno a casa mia!» Il ragazzo avrebbe potuto giurare che era panico quello che aveva visto saettare negli occhi di Nicole. Aveva d’istinto portato la mano alla tasca tirando fuori il suo telefonino, che non appena arrivato tra le mani della ragazza aveva emesso il suono che segnalava che la batteria l’aveva definitivamente abbandonato. Si stavano guardando negli occhi senza sapere cosa dire quando sentirono alle loro spalle dei passi. La gioia li prese e si voltarono, per rimanere senza parole.

    «E voi che ci fate qui?» chiese sbalordita Nicole, mentre Spencer agitava la manina in segno di saluto.
    Alex corse loro incontro sorridendo e saltellando al tempo stesso. «Non ci credo!» esclamò, poi si voltò verso Derek e disse «Benvenuto al manicomio, Agente Speciale Derek Morgan!»
    Nicole al vedere l’adorata stagista davanti a sé, balzò giù dalla cassa e Alex la abbracciò, per poi lanciare un gridolino eccitato. Dietro di loro, Spencer si alzò dalla sedia per raggiungere i colleghi, e Derek sbuffando, si avvicinò a sua volta. «Che meraviglia di serata, che si prospetta: babysitter a tre adolescenti.» commentò, acido.
    «Quali adolescenti?» chiese Reid guardandosi intorno.
    «Si riferiva a noi tre Spencer.» gli rispose Nicole sciogliendosi dall’abbraccio con Alex, ma tenendosela vicina.
    «Tecnicamente, adolescente viene definito il ragazzo in transizione dallo stato infantile a quello adulto, questo avviene all’incirca tra gli undici e i ventidue anni, come caso estremo...» il dottor Reid aveva iniziato la sua spiegazione, ma venne prontamente interrotto da Alex, che disse, sorridendo divertita: «Ok, ok, Spence, abbiamo capito. Il punto è che il signorino qui presente,» prese una pausa, indicando Morgan, «non ci ritiene all’altezza della sua compagnia.»
    Derek sbuffò contrariato, stava per replicare, quando Nicole prese in mano la situazione, «Ragazzi, diteci che avete modo di chiamare gli altri per farci recuperare in qualche modo.» la sua voce era calma e ancora non voleva abbandonare la speranza nel lieto fine. «Io ho lasciato il telefono a casa, e quello di Reid ha la batteria scarica...» Fissava i due colleghi appena arrivati che iniziarono a guardarsi tra loro con panico.
    «E poi io sarei il dipendente da cellulare, vero?» iniziò subito Morgan, mentre Spencer e Nicole li fissavano interdetti.
    «Certo, e invece sarebbe colpa mia ora!» rispose Alex, avvicinandosi a lui, gesticolando animatamente, per poi tornare a concentrarsi su Reid e l’agente Liardi, «No ragazzi. Io ho lasciato le mie cose in auto, e Derek.. beh, l’ha perso.»
    Derek le lanciò uno sguardo carico d’odio, e poi disse: «No,no, deve trattarsi di uno stupido scherzo.»
    «Fantastico!» intervenne Spencer, «siamo qui, isolati dal mondo, senza luce, fuori nevica e fra poco si congelerà...» Nicole lo fissava parlare quasi senza controllo di sé, sapeva bene che già la semplice oscurità creava in lui una paura non indifferente. Decise di calmarlo.
    «Penso che ormai è sicuro che siamo soli qui dentro, quindi mi sa che dobbiamo darci da fare tutti per passare al meglio la serata. Almeno non siamo soli...» l’ultima frase la ragazza la rivolse al suo magro collega, che si sentì un poco sollevato da quella affermazione.
    Si stavano incamminando senza una precisa meta, quando Reid spezzò il silenzio, «Ma scusate...voi due insieme qui che ci facevate?» e subito fu fulminato dallo sguardo dell’agente Liardi che temeva che quella domanda sconveniente potesse essere rigirata anche a loro.
     
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  3. ~Faith On Mars~
     
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    CAPITOLO 3

    La domanda di Reid calò pesante sull’atmosfera, perché nonostante le continue ripicche e il continuo prendersi in giro, Morgan sapeva benissimo che se aveva chiesto quel passaggio ad Alex, un motivo c’era.
    «Dovresti chiedere a lei, visto che la signorina Lehane non voleva presentarsi a casa di Hotch a mani vuote.» disse, subito sulla difensiva, ma mantenendo il tono ironico che contraddistingueva il loro rapporto.
    «Lui era rimasto a piedi e mi ha chiesto un passaggio, così, da ragazza clemente e gentile quale sono, ho accettato. Ma dovevo comprare qualcosa, almeno una bottiglia di vino da regalare ad Aaron…quindi, eccoci qui. Se solo lui non si fosse impuntato noi saremmo già là, a festeggiare.»
    Nicole guardò Spencer in tralice, aveva scatenato l’ennesima punzecchiata tra i due. Poi lo sguardo di Derek, si posò su di loro.
    «Piuttosto…voi due, cosa combinate?» chiese enigmatico.
    Il dottor Reid cominciò a balbettare sillabe senza senso mentre Liardi sperava di trovare in fretta una scusa credibile per il tutto. «Ci siamo incontrati per caso!» esclamò senza sapere come continuare, giusto per perdere tempo e interrompere il balbettio per nulla utile del suo collega. «Lui doveva comprare il regalo per Jack...» disse mentre Spencer agitava in aria il pacco quasi distrutto dalla caduta nel bagno «...e io...io dovevo...prendere anche io qualcosa per Hotch. Ha ragionissima Alex, mai presentarsi a mani vuote a casa di qualcuno.» si lasciò andare ad una risata isterica per coprire l’imbarazzo. Poi si fermò a pensare che forse anche i due colleghi che aveva di fronte avevano qualcosa da nascondere, li vedeva farsi i dispetti in un modo che per lei non era il tipico di due persone che si odiano, né di due semplici amici. Magari loro stessi non se ne rendevano conto ancora. «Ma Derek, se non sopporti veramente Alex come vuoi far credere, perché tra tanti hai chiesto proprio a lei il passaggio?» se era la guerra che volevano, la ragazza era ben disposta a dargliela.
    Il panico prese forma nei lineamenti regolari di Morgan, che annaspava in cerca di una soluzione.
    «Già…» accennò Alex, imbronciata, mettendosi al fianco di Nicole, «Se proprio mi odi, perché non hai chiesto a Emily, a Dave di passare a prenderti?»
    La ragazza si portò le braccia incrociate al petto, assumendo una posizione da interrogatorio.
    «Perché…» balbettava Derek, incapace di spiegare le sue ragioni.
    «Avanti, ammettilo! Smetti la tua stupida maschera per una dannata volta.» sbottò poi Alex, arrossendo. Scrollò le spalle e continuò: «Solo per questo istante, smettiamola di giocare…»
    Spencer e Nicole li guardavano attoniti. La ragazza cominciava a pensare che forse aveva esagerato con quella provocazione, aveva paura di quello che sarebbe potuto accadere davanti ai loro occhi, ma né lei né il ragazzo avevano intenzione di intervenire.
    «Tu mi parli di smetterla? Sei soltanto una ragazzina, cosa vuoi saperne di essere seri? Non hai fatto altro che giocare da quando sei arrivata.» ribatté lui, con convinzione.
    Alex mostrò un’espressione mista tra lo sconvolto, il dispiaciuto e lo stupito.
    Scosse il capo un paio di volte, poi gettò un’occhiata a Nicole, e infine il suo sguardo si posò su Derek.
    «Visto che sono tanto una stupida ragazzina…» accennò, iniziando a sfilarsi lo stivale, «Beccati questo!»
    Un tacco quindici si librò nell’aria, per finire addosso a Derek. Alex si avvicinava a lui in modo minaccioso.
    «Basta così!» Liardi si mise tra i due abbracciando con calore la ragazza che tremava e stava quasi per piangere. «Ora tu,» continuò puntando un dito fermo in direzione del collega di colore, «ti rilassi, prendi a calci qualche cosa, ti sfoghi, insomma fai quello che vuoi, ma ti calmi. Io mi porto Alex a fare un giro.» con queste parole, senza lasciare un attimo la ragazza si diresse verso il bagno delle donne, dove l’avrebbe aiutata a riprendersi. Spencer aveva seguito incredulo e senza parole la situazione, prima di fissare gli occhi in direzione del collega. Non l’aveva mai visto in quelle condizioni, e toccava a lui adesso fargli compagnia.

    «Accidenti!» esclamò Morgan, mentre sferrava un destro allo scaffale di fronte a lui, facendo cadere diversi pacchettini. Si passò una mano sulle nocche, massaggiandole, poi si voltò in direzione di Spencer, poiché erano rimasti soli.
    «Quale è il problema Derek?» chiese il giovane ragazzo avvicinandosi timorosamente. Non sapeva bene cosa fare, ma non poteva vedere il suo amico così agitato.
    Derek lo squadrò un pochino, prima di formulare una risposta.
    «Nulla. Troviamo solo un modo per uscire di qui, okay?» disse retorico, perché la discussione con Alex l’aveva toccato, anche se non voleva ammetterlo. Spencer avrebbe dovuto scavare un po’, prima di convincerlo ad aprirsi con lui.
    «Posso essere imbranato, un po’ tardo a capire le cose, troppo logorroico a volte. Ma non sono stupido.» Reid non aveva intenzione di farsi fregare dal suo collega, sapeva che qualcosa non andava e voleva sentirsi di aiuto. Morgan era stato un conforto per lui fin troppe volte, ora voleva ricambiare il favore. «Non avresti reagito così, se non ti importasse almeno un po’ di Lehane.»
    Derek lo guardò, poi distolse lo sguardo, e poi incrociò ancora una volta gli occhi con quelli del suo collega.
    «Non mi importa, perché dovrebbe importarmi?» tentò ancora una volta la strada della difesa, ma poi dall’occhiata di Reid capì che non avrebbe lasciato perdere, non quella sera, non nella situazione in cui si trovavano. «Ok, le voglio bene, nonostante tutto.» ammise infine, aspettando una reazione del genietto.
    «Ma?» chiese Spencer guardando con un’espressione curiosa il collega che sembrava non aver colto il senso della sua domanda. «La tua risposta presupponeva un ma. Le vuoi bene nonostante tutto, e allora perché ti comporti così con lei?»
    Derek sorrise e scosse il capo, «Perché tu ti comporti così con Nicole? Non fare il finto tonto, ragazzino! Ci vediamo bene, tutti quanti.» accennò ammiccando nella sua direzione, e poi aggiunse «Beh, per lo stesso motivo.»
    «Come mi comporto con Nicole?» il viso del ragazzo aveva assunto il rossore di un peperone, «Cosa?...Come?...» continuava a balbettare non riuscendo a venir fuori dalla situazione imbarazzante in cui era stato scagliato con violenza. Aveva capito benissimo cosa intendeva il collega, ma per una volta apparire svampito l’avrebbe salvato. O almeno era quello che sperava.
    Morgan lo afferrò per le spalle, lo posizionò di fronte a uno degli specchi che si trovavano qua è la per il supermercato.
    «Guardati, sei diventato rosso. Nicole, Nicole, Nicole.» ripeté come un mantra, «Vedi? Più lo ripeto, più arrossisci!» scherzò, sfoderando un sorriso aperto. «Sai benissimo di cosa parlo, ma.. è tutto così complicato.»
    «Eccome se è complicato...» lasciò scappare Spencer per incontrare lo sguardo dubbioso di Derek, «Sai dovrebbe essere una di quelle cose che dovrebbero riempirti la vita, che vorresti gridare al mondo intero. E invece...» abbassò lo sguardo prima di fermarsi a riflettere sulle parole che aveva appena pronunciato.
    «Esattamente. Vedi che a volte sai essere umano, se ti impegni?» lo prese in giro Morgan, scompigliandoli i capelli, che ricaddero fuori posto sulla sua fronte.
    Reid liberò le mani dalle tasche dove le aveva tenute fino a quel momento, e si rimise a posto i capelli. «Molto divertente Derek, come vedi sto ridendo...» rispose ironico all’ultima battuta del collega. «E per te com’è?» chiese poi tornando serio.
    «Per me, beh… Hai presente un incantesimo? Ecco, sono imbambolato, e non posso fare a meno di pensare che sto facendo la cosa sbagliata, ogni minuto che passa. Perché le parole che escono dalla mia bocca, non sono mai quelle giuste, perché ogni volta che mi dice di Tamara, mi rendo conto di essere un idiota.» si sfogò finalmente, abbassando qualsiasi tipo di muro difensivo, mentre i suoi occhi nocciola fissavano quelli di Spencer.
    Il giovane non poteva credere che finalmente il collega si fosse aperto con lui, sosteneva con affetto quello sguardo, «Hai mai provato a spiegarlo a lei?» chiese prima di rispondersi da solo, «Certo che no, tu sei Derek Morgan...»
    Ancora una volta lui scosse il capo, ridendo. «E tu l’hai mai confessato a Nicole, sentiamo, Dottor-ho-mille-lauree-Spencer-Reid?»
    Quello era stato decisamente un colpo basso da parte del ragazzo di colore. Reid aveva sul volto un’espressione mista tra il panico e l’imbarazzo. Aveva bisogno di trovare le parole giuste.

    Dopo essersi allontanate e aver lasciato i ragazzi da soli, Nicole aveva stretto ancora di più la presa intorno alle spalle di Alex, specialmente dopo aver sentito un rumore che aveva tutta l’aria di essere quello di un pugno sferrato contro uno scaffale. Aveva lentamente accompagnato la ragazza nel bagno senza dire una parola e le aveva lasciato del tempo per rinfrescarsi, mentre prendeva posto nello spazio libero tra due lavandini. «Va meglio?» chiese poi alla stagista.
    Lei si strinse nelle spalle, e spostandosi la frangetta ribelle, iniziò: «Sì, grazie Nicole. A volte…beh, non mi controllo. Scusami per la scenata, davvero.»
    Doveva trovare un modo per giustificare quella sua reazione spropositata, ma nessuna parola sembrava appropriata, quindi balbettò con incertezza: «Non so che mi è preso.»
    «Ehi, non hai nulla di che scusarti...» le disse con dolcezza l’agente Liardi sporgendosi in avanti e mettendole una mano sulla spalla, «siamo esseri umani ed è normale reagire a volte in maniera spropositata magari. Specialmente in situazioni del genere...»
    Alex accolse volentieri quel contatto fisico, che le aveva inferto un po’ di calore e tranquillità.
    «Mi fa talmente arrabbiare a volte…» esclamò poi, lasciando la frase in sospeso, mentre il suo sguardo diventava sognante. «Vorrei essere dolce e serena quanto te.»
    Quella frase aveva velato di un lieve rossore il volto di Nicole. «Dolce e serena? Non mi hai visto nei miei momenti peggiori...chiedi a Spencer...» disse prima di mordersi il labbro per quello che si era appena lasciata scappare.
    «Cosa dovrei chiedere a Spencer?» domandò lei sorridente, «Sapevo che ci nascondevate qualcosa!» le disse poi, strizzandole l’occhiolino.
    Ora Liardi era nei guai seriamente. Cercò di uscirne con eleganza, dicendo solo lo stretto e necessario, «Nascondere qualcosa? Ma no...semplicemente durante il mio primo caso ero nervosa e mentre mi accompagnava a casa per sorvegliarmi sono stata parecchio sgradevole con lui...» il suo sguardo tradiva la tristezza per qualcosa che non era riuscita ancora a perdonarsi.
    Lehane sembrava dubbiosa e non era del tutto convinta della spiegazione che Nicole le aveva fornito. «Mmh, non me la racconti giusta, tesoro. Io vedo le occhiate che vi lanciate, nono sono mica cieca sai? Siete così attratti l’uno dall’altra, che nemmeno una calamita esercita la stessa forza sull’altra metà!» le sfiorò il gomito con la mano, in modo protettivo. Le voleva bene, perché si era sempre mostrata comprensiva e disponibile con lei, e perché in quella situazione, come in tante altre, si era rivelata un’ottima compagna, silenziosa, non invadente, ma presente come non mai.
    Quel leggero tocco accompagnato da quelle meravigliose parole, fecero prendere una decisione immediata a Nicole. Sapeva che la ragazza che aveva davanti sarebbe stata un’ottima confidente e quel segreto così bello e così importante aveva bisogno di essere condiviso con qualcuno. «Dici che si vede così tanto?» non avrebbe negato, non più. Ma i suoi occhi tradivano paura perché anche altri potevano aver capito qualcosa. Altri che non erano l’affidabile Alex Lehane.
    «E’ palese. Siete troppo… come dire, affascinati l’uno dall’altra. Ma stai tranquilla, è qualcosa che solo chi è innamorato può vedere e percepire l’aria che vibra tra di voi.» cercò di rassicurare l’amica, perché non voleva si preoccupasse eccessivamente, mentre la prendeva sottobraccio e si avviava per i corridoi bui del supermercato.
    Nicole scendeva delicatamente dal posticino che si era ritagliata tra i lavandini lasciandosi guidare dolcemente dall’amica, e riflettendo sulle sue ultime parole. «Solo chi è innamorato può vedere...» rifletteva ad alta voce. «Quindi ammetti di essere innamorata del prestante Derek Morgan?» era stupita, ma nello stesso tempo aveva avuto la conferma per quelli che erano stati sospetti da quando la ragazza aveva messo piede nella loro squadra.
    «Io, no! Assolutamente. E’ fuori discussione.» contestò fingendosi contrariata Alex, arrestando il suo cammino. «Insomma è insolente, spregiudicato, puntiglioso, sfrontato, arrogante e…dannatamente sexy.» ammise poi, schiudendo le ciglia come un cerbiatto. «E va bene, forse un pochino.»
    L’agente Liardi si lasciò andare ad una fragorosa risata, che nel silenzio del centro commerciale buio sembrò quasi amplificarsi. «Cara, io ho dato del fallito a Spencer Reid prima di baciarlo!»
    Alex scoppiò a ridere a sua volta, e poi esclamò: «Questa cosa rimarrà negli annali della storia, Spencer Reid, sei un fallito, ma..fatti sbaciucchiare! Sei un mito, Nicole!»
    «Diciamo che non è andata proprio così, ma va bene comunque.» accompagnò la sua risata a quella della collega. «Sai che ti dico? Non ho più voglia di uscire da qui...penso che questa serata potrebbe diventare una delle più belle della mia vita...» fece una piccola pausa prima di aggiungere, «Purchè quello che succede al centro commerciale, resti al centro commerciale.» rivolse un complice occhiolino alla ragazza che era con lei.
    Alex si fece una croce sul cuore, a modi giuramento. «Dici che ho esagerato prima?» domandò poi, perché in fondo le era dispiaciuto il modo in cui si era separata da Derek, «E poi c’è quell’arpia di Tamara.» commentò inacidita. «Scusa, ti tratto come la posta del cuore…»
    «Ma che fa scherzi?» esclamò allarmata Nicole, «A me fa piacere ascoltarti, e consigliarti per quanto posso. Secondo me un po’ se l’è meritata la tua reazione di prima, devi smuoverlo in qualche modo. A mio modesto parere, gli piaci, ma come sempre, lui è Derek Morgan...guai a mostrare un sentimento. Tranne che per le persone sbagliate, come Tamara. Ma in fondo lui lo sa quale è la scelta giusta...» diede un buffetto simpatico ad Alex per farla sorridere un po’. Lei fece un giro su stessa, e le sorrise. Poi la afferò per una mano, e tutta felice esclamò: «Seguimi! Ho un’idea.»


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    CAPITOLO 4

    «No...» la risposta era uscita sussurrata dalle labbra di Spencer, quando ormai credeva di non essere in grado di dare una risposta. «Non gliel’ho mai confessato...» aveva tirato un sospiro prima di sollevare la testa verso il collega e guardarlo dritto negli occhi per un istante. «A parole no.» aveva concluso imbarazzato non più in grado di sostenere lo sguardo.
    «A parole no, sta a significare che c’è stato un avvicinamento tra voi due. Quindi..» inspirò Derek, eccitato da quella rivelazione, cingendo le spalle di Reid, «Che hai combinato con lei ragazzino? Confessa, qui e subito.»
    Il ragazzo si irrigidì sotto la presa del collega, era nei guai ma cominciava a psicanalizzarsi da solo. Se aveva formulato in quel modo la risposta, se aveva detto proprio quelle parole, forse inconsciamente voleva essere spinto a dire la verità. Anche se Morgan non gli sembrava la persona più affidabile, non che avrebbe raccontato qualcosa in giro, ma avrebbe sicuramente impiegato ogni secondo della sua vita ad usare le informazioni in suo possesso per provocarlo. Ma in quel momento c’erano solo loro due. «Ci...ci siamo baciati...» e dopo una breve pausa proseguì quasi prevedendo la successiva domanda di Derek, «...e abbiamo...si, insomma...abbiamo fatto...» non riuscì proprio a continuare ma dallo sguardo negli occhi del collega poteva giurare che avesse afferrato perfettamente il concetto.
    «Hai capito il nostro Dottore!?» scherzò Morgan in tutta risposta, ma poi si ricompose, gli poggiò le mani sulle spalle, e guardandolo negli occhi disse: «Ne sei innamorato, vero?»
    Stavolta Spencer si sentiva forte e sicuro e sosteneva il suo sguardo. «Se innamorato vuol dire che ogni volta che la vedo mi sudano le mani, balbetto, e il cuore mi esplode nel petto...si lo sono! Mi fa sentire importante per qualcuno, anche se ho sempre paura di perderla.» si fermò per il volto interrogativo del collega e continuò subito a spiegarsi meglio. «È semplicemente fantastica! Bella, intelligente, dolce...e io sono un’autentica frana in confronto. E sai quale è la cosa buffa? Che prima che facessimo l’amore per la prima volta si è definita un fallimento e guardandomi con quei bellissimi occhi mi ha chiesto cosa dovessi trovare io in lei...» stavolta il ragazzo non aveva avuto nessun timore nel pronunciare quelle parole. «Condividere quell’emozione con lei è stata la cosa più bella che mi potesse capitare.»
    Morgan si fermò di fronte a lui, e sorrise con dolcezza, «Ehi, non devi lasciare che delle stupide imposizioni sociali te la portino via, non lasciare che tutto svanisca, perché lei è meravigliosa quanto te. Ve lo meritate, ragazzino.»
    Spencer non poté far altro che sorridere di fronte alla lealtà e all’affetto del suo amico, ma d’improvviso vide il suo viso mutare espressione. Quel sorriso bianchissimo si spense per lasciar spazio ed un viso serio e concentrato. Il ragazzo si girò alle sue spalle per vedere in che direzione andasse il suo sguardo, ma continuava a non capire. Poi si sentì sorpassare, e vide Derek raccogliere un oggetto da uno scaffale poco lontano, e successivamente agitarlo di fronte a lui, sorridendo di nuovo:
    «Devo farmi perdonare, sai…» accennò, inclinando il capo, poi gli poggiò una mano sulla spalla, «Grazie per avermi chiarito un po’ di cose…»
    «Grazie a te per avermi ascoltato...» rispose il giovane nuovamente imbarazzato, «Ma non hai intenzione di rubarlo giusto?» chiese poi turbato.
    «No, ora vado dal fantasma della cassiera e glielo pago.» ribatté Derek, scompigliandogli i capelli.
    «Ma Derek,» il turbamento si era trasformato in panico, mentre Spencer si risistemava per l’ennesima volta i capelli. «Siamo agenti federali! E in ogni caso non si ruba...» guardava il suo collega osservare l’articolo che aveva tra le mani e a cui rivolgeva un sorriso sognante e compiaciuto.
    «Tu non hai rubato niente, quindi la tua coscienza può stare al calduccio, tranquilla e pulita ancora per un po’. » replicò ironico, perché l’ingenuità di Spencer era qualcosa che nessun’altro avrebbe potuto imitare, nemmeno se ci avesse messo tutto l’impegno del pianeta.
    «Cosa intendi con ancora per un po’?» il giovane si era sicuramente perso un passaggio.
    «Lascia perdere…» Derek scosse il capo divertito, mentre proseguiva il suo cammino nel corridoio illuminato dalla luce fioca che proveniva dall’esterno. Reid non aveva nessuna intenzione di farsi liquidare in quel modo. Continuava a balzellare dietro a Morgan seguendolo lungo quel corridoio e continuando a domandargli di spiegargli il significato delle sue ultime parole. Ma il collega faceva orecchio da mercante.

    Le ragazze stavano correndo per il centro commerciale tenendosi ancora per mano, quando l’attenzione di Nicole fu attirata da qualcosa. Si fermò di scatto facendo quasi cadere all’indietro Alex per il contraccolpo. «Aspetta un attimo...» disse prima di allargarsi in un sorriso e avviarsi lentamente verso il reparto di intimo maschile.
    «Ehi, che hai in mente?» ribatté Alex, mentre recuperava l’equilibrio. «Ti prego, non dirmi quello che penso!» affermò allegra, per scoppiare in una sonora risata.
    «Dipende da quello che pensi...» disse sorniona la ragazza mentre era ancora concentrata nell’osservare gli articoli di fronte a sé.
    «Penso che il nostro Dottore non reggerà il colpo, Nicole!»
    Alex prese a saltellare in giro per il reparto, mostrandole tutti i capi più assurdi e ridicoli che potesse trovare.
    «So già quello che cerco.» Liardi la fermò avviandosi finalmente verso quello che voleva. Aveva di fronte a se l’intero assortimento di calzini del centro commerciale e non poteva fare a meno di sorridere dolcemente. In pochi secondi due articoli catturarono la sua attenzione. Era particolarmente meticolosa, usava ripiegare perfettamente le cose dopo averle usate e se possibile rimetterle anche nei loro scatoli originali. Di certo questa abilità le sarebbe servita. Allungò un braccio per afferrare un paio di calzini della misura e della fantasia che desiderava, aprì delicatamente il pacco senza rovinarlo e sfilò una sola calza per rimettere perfettamente a posto il tutto insieme all’unico pezzo rimasto. Poi fece gli stessi identici gesti con un altro paio, stessa taglia, ma diversa fantasia. Stringeva tra le mani quel tesoro, mentre l’amica che aveva osservato l’intera scena la osservava senza capire.
    «Certo che voi geni, siete un po’ strani sai?» l’amica ruppe quel momento di magia che si era creato, mentre Nicole guardava ciò che teneva nel pugno, con aria incantata. Poi vide la ragazza mettere in tasca il bottino, prima di rivolgersi nuovamente verso di lei.
    «Il genio è lui, non certo io...e poi perché strani?»
    «Siete strani in senso positivo. Avete un modo tutto vostro di dimostrarvi affetto. Certo, forse dovrei ammettere che quella strana sono io, visto che non faccio altro che insultarlo…» accennò al suo rapporto complicato e burrascoso con Derek, mentre prendeva Nicole sottobraccio.
    «In realtà devi sapere» cominciò la ragazza mentre seguiva Alex che l’accompagnava sottobraccio, «che è la prima volta che gli faccio un regalo. Spero gli piaccia, per me ha un profondo significato. E se non gli dovesse piacere, mi consolo con il fatto che non li ho pagati.» si lasciò scappare una risatina.
    «Sei diabolica, baby!» rise a sua volta Alex, mentre camminava al buio al suo fianco. «Ora, torniamo al mio piano, guarda un po’…» le disse, indicando un cartello che segnava ‘Reparto Musicale’, decorato da una freccina verde.
    Nicole alzò gli occhi incredula, prima di riprendere la serietà che la maggior parte delle volte la caratterizzava, «Che intenzioni hai?» chiese sbalordita.
    «Secondo te?» ribatté scherzosa, mentre correva sul soppalco che reggeva le attrezzature di prova del centro commerciale. «Sei pronta?»
    Liardi guardava Lehane a bocca aperta e occhi spalancati. «No, no, e ancora no! Mi rifiuto di fare una cosa del genere...» incrociava le braccia al petto continuando a osservare la ragazza.
    «Andiamo, Nicole. L’hai detto tu stessa, quello che succede al supermercato, resta al supermercato. Non farti pregare. E poi… dovremo pur attirarli nella nostra trappola, o no?»
    Alex si sforzava di essere più convincete possibile, sorridendo a più non posso all’amica che non aveva cambiato espressione. «Quale trappola?» chiese ancora più confusa.
    «Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, sei ancora qui sulla Terra, Nicole?» ironizzò lei, andandola a recuperare per trascinarla sul soppalco. «Dobbiamo riprenderci ciò che ci spetta, e ho intenzione di attirarli come l’orso al miele…»
    L’imbarazzo stava divorando Nicole, che però una volta messo piede sul soppalco, vedendo l’esuberanza di Alex, decise di farsi travolgere. «Ma si dai, si vive una volta sola!» voleva divertirsi quella sera, e anche se fuori nevicava e faceva veramente freddo slaccio il bottone del cappotto e lo lanciò a terra per liberarsi nei movimenti. Presto non avrebbe più sentito il gelo pungere.

    Reid stava ancora parlottando nelle orecchie a Morgan che finalmente esplose: «Andiamo Reid, siamo qui, soli, senza telecamere a spiarci, in un supermercato deserto. Hai intenzione di fare il moralista ancora per molto?»
    «Finché non mi spieghi il perché delle tue ultime parole non smetto.» disse con fermezza il magro ragazzo.
    «D’accordo.» sbuffò infine Derek, infastidito. «Guarda un po’ dove siamo, al banco del sushi.» disse, cingendogli le spalle e indirizzandolo verso un angolo del supermercato, decorato da ornamenti orientali. «Stavo pensando che potremmo fare una sorpresa a Nicole e Alex, visto tutto quello che ci siamo detti.»
    «Ehm...non credo che a Nicole piaccia il pesce.» rispose con la sincerità che lo distingueva.
    Derek aprì le braccia in segno di resa, «D’accordo, scegli tu. E sappi che questa legge varrà solo per questa notte, qui dentro. Da domani, tutto torna come prima, e facciamo finta di non esserci detti nulla.»
    «Su questo penso che non c’erano dubbi.» rispose ironico prima di fermarsi a pensare per trovare qualcosa che potesse andare bene. «Ma chi dovrebbe cucinare poi?» il dettaglio saettò nella sua mente.
    «Tu ovviamente…» rise Derek, prendendolo in giro, «Dai, Reid, è il gesto che conta, quindi la prima cosa che la tua mente superdotata ritiene appropriata, andrà benissimo.»
    «Come sempre sei troppo divertente.» disse Spencer stizzito. «Considerato che non credo che qui ci sia una cucina utilizzabile, qualcosa di già pronto?»
    Morgan finse di legarsi la sciarpa a modi benda sugli occhi, come se fosse stato cieco, e gli disse: «Sono nelle tue mani, piccolo genietto innamorato! Basta che ci muoviamo, o si fa domani e addio cena e soprattutto…addio postcena.»
    Reid ebbe un sussulto mentre sentì scorrere lungo la schiena il sudore freddo. «Co...cosa?!?! Che postcena avresti in mente?» quella che uscì dalla sua bocca fu la voce più stridula che Derek avesse sentito. Infatti scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi.
    «Ehi ehi, calmati. E’ un modo di dire, non sono un veggente.» Il viso di Reid riprese un po’ di colore dopo essere diventato pallido tutto in un colpo. «Dai, hai deciso la nostra cena?» disse poi, evitando il discorso perché non era proprio il momento adatto per dare una lezioncina a Spence.
    «Dopo l’ultimo scherzo che mi hai fatto non riesco a pensare con lucidità, mi viene in mente solo la pizza. Banale...» il ragazzo si passava una mano tra i capelli per cercare di riprendersi.
    «Invece è perfetta. Comoda, buonissima e semplice. Vada per la pizza.» concluse Morgan soddisfatto, «Non spaventarti per così poco, il bello deve ancora arrivare.» aggiunse poi con fare ammiccante.
    Reid continuava a non divertirsi, ma solo a provare panico in tutte le ossa. «Tu così vuoi farmi morire. Cosa ti serve? Ho bisogno di muovermi...»
    «Dunque, pizza, due tende da campeggio, un paio di bottiglie di vino, due tavolini con sedie, sempre comprese nel set da campeggio… Direi che per ora può bastare.» iniziò Derek, elencando tutto l’occorrente. Era folle, ma non vedeva l’ora di farlo. Perché forse quella situazione, quell’imprevisto, era arrivato al momento giusto delle loro vite. Si meritavano la felicità, questo era sicuro.
    «E magari prendo tutto io in un solo viaggio.» rispose Reid sarcastico.
    Derek lo guardò di sbieco, poi affermò sorridente: «Io ci ho messo del mio con l’idea, ora tocca a te. Forza, che Nicole ti aspetta…»
    «Ah ah...divertente.» disse fingendosi distaccato ma arrossendo come era il suo solito. «Tu pensa alle pizze e al vino, io penso all’occorrente per il campeggio.» non lasciò a Morgan il tempo di rispondere e si avviò di corsa nel labirinto del centro commerciale in cerca del necessario. In realtà vagava senza meta, continuando a pensare a quello che stavano facendo. Il piccolo genio non aveva ancora realizzato. Erano due coppie, chiuse in un centro commerciale senza contatti con l’esterno. E il suo collega parlava già di postcena...quando era con Nicole, quando erano soli, tutto era naturale anche se molte volte il suo imbarazzo riemergeva anche in quelle situazioni. Ma con dei testimoni intorno il suo stava diventando panico.
    Mentre pregava di vedere spuntare attrezzature da campeggio davanti ai suoi occhi trovò invece qualcos’altro. Qualcosa che non avrebbe mai immaginato. Era al reparto elettronica.
     
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  5. ~Faith On Mars~
     
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    CAPITOLO 5

    Derek si aggirava con circospezione all’interno del supermercato, mentre cercava pizza e vino per la loro pseudo cena. Stavano succedendo troppe cose e in troppo poco tempo.
    La rivelazione di Nicole e Spencer, il suo ammettere che in fondo per Alex provava qualcosa di più che semplice amicizia…Era dubbioso, anche se non voleva che trasparisse, ma al tempo stesso era felice, perché quella notte era solo per loro, senza che nessuno dovesse preoccuparsi di regole da infrangere, di protocolli del Bureau, del proprio ruolo. Erano solo dei ragazzi, innamorati.
    Voleva che tutto fosse perfetto, voleva che tutti avessero un ottimo ricordo, e per giunta indelebile, della famosa notte al supermercato.
    Imbustò dei tranci di pizza nel reparto panetteria, perché pensò che almeno non avrebbero avuto problemi di tipo tecnico, per scongelarli.
    Aveva recuperato anche il vino, e dopo un attimo di indecisione raccolse anche una bottiglia di Jack Daniel’s, la stessa che avevano deciso di regalare a Hotch, poi indirizzò i suoi passi alla ricerca di Spencer, pregando che non avesse combinato qualche casino.

    Quel piccolo oggetto era davanti ai suoi occhi. Così piccolo ma in quel momento fondamentale. Reid osservava il carica batterie universale per cellulare appeso nello stand che aveva di fronte. Istintivamente si portò una mano in tasca estraendo il telefonino che gli aveva restituito Nicole quando avevano sentito arrivare qualcuno alle loro spalle, quando ancora non sapevano che altre due persone stavano vivendo la loro stessa avventura.
    Poteva liberare tutti in un solo gesto. Doveva solo prendere quel pacchetto, aprirlo e cercare una presa della corrente funzionante. Avrebbe attaccato il suo cellulare che si sarebbe caricato e avrebbe potuto chiamare qualcuno per farli recuperare. E allora perché stava indugiando così tanto? Era senza ombra di dubbio la cosa più giusta da fare. Ma i suoi occhi continuavano a rimbalzare dal cellulare al carica batterie, senza che potesse muovere un muscolo.
    Sentiva Derek chiamarlo, lo stava sicuramente cercando e ancora lui non aveva trovato nulla di quello che doveva prendere. Il centro commerciale era deserto, buio, freddo. Era in compagnia dei suoi colleghi. Ma soprattutto con lui c’era Nicole, quella ragazza che con il suo sorriso gli aveva cambiato la vita. Si perdeva negli occhi di quella ragazza e solo rivolgerle questo pensiero lo stava facendo emozionare. Avevano tutta la notte davanti e il suo collega parlava già di postcena...quel suo collega così perdutamente innamorato della stagista con cui non faceva altro che litigare.
    Nulla era al suo posto, almeno per i gusti di Spencer. La voce del suo collega si avvicina sempre di più, fin quando decise di riporre il cellulare nella sua tasca con decisione e si voltò per raggiungere Derek. Per una volta voleva provare a smettere di essere il dottor Reid ed essere solo un ragazzo che seguiva il suo istinto.

    Alex stava osservando Nicole lasciarsi andare, in quella notte tutta per loro. Tutto ciò che si erano dette, le loro confessioni…beh, il giorno successivo avrebbero dovuto seppellirle in un angolino remoto del loro cuore per tornare a essere semplicemente ciò che il loro ruolo imponeva. Nessuna fraternizzazione tra colleghi, nessun rapporto che andasse al di là della semplice stima reciproca.
    Ora però non era tempo di pensarci, in quella notte regalata, piovuta dal cielo per puro caso, dovevano dimenticarsi tutto e vivere.
    «Allora, al via con le danze. Io suggerirei canzoni d’amore, sviolinate, e chi più ne ha più ne metta.» esordì dopo qualche istante di silenzio, avvicinandosi all’amica che si era seduta a gambe incrociate sul soppalco.
    Le parole di Alex avevano risvegliato Nicole dai suoi pensieri sulla serata che stavano vivendo, era tutto troppo magico. Per una sera poteva vivere la sua storia con Spencer alla luce del sole, ma le tornava la tristezza al pensare che dal giorno successivo sarebbero dovuti tornare ad amarsi di nascosto. «Ma non sarebbe meglio lasciarle per dopo quelle?» rispose maliziosa la ragazza rimettendosi in piedi.
    «Beh, dovremo pure attirarli qui, che dici? Heavy Metal!» disse lei scherzosa, «Così oltre a Spencer e Derek, verrà qui anche la polizia per il casino che stiamo facendo.»
    «Ci rovinerebbero decisamente i piani!» rispose Liardi con un sorriso mentre sfregava le mani tra di loro per il freddo. «Ci vorrebbe qualcosa...non so come dire. Qualcosa che abbia un profondo significato, una cosa dolce e simpatica, ma anche divertente. Sono sempre complicata lo so...» concluse leggendo lo sguardo sul volto della stagista.
    Alex sorrise a sua volta, poi si sdraiò a pancia in giù. «Mmh, sei contorta Nicole, ma ci possiamo arrivare. Facciamo così, mentre tu ti scervelli sulla melodia perfetta, io provo a montare questo affare.» le comunicò poi, indicando con un cenno della mano l’attrezzatura che giaceva poco distante da loro e che era necessaria per diffondere la musica negli altoparlanti sparsi qua e là per il centro commerciale.
    Nicole guardava la collega armeggiare con i cavi che aveva intorno mentre cercava di trovare l’idea giusta per la loro trappola.

    Derek stava camminando al buio da diversi minuti, dopo che aveva recuperato l’occorrente per la cena e si era separato da Spencer. Non riusciva più a trovarlo, gli sembrava di trovarsi in un vicolo cieco. Finalmente, dopo qualche corridoio sbagliato, riuscì a intravedere la magra figura di Reid.
    «Ehi.» esordì Morgan, «Ti ho cercato ovunque. Dove ti eri cacciato?» chiese un po’ stizzito al collega, che non aveva un bel colorito. «Che succede? Stai bene? Sei pallido.»
    Il giovane in risposta cercò di riprendersi e poi disse, «Derek, secondo te se per una volta perdo il controllo...come dire...» esitò un attimo per scacciare l’ultimo dubbio. «Se seguo l’istinto sbaglio?»
    «Il tuo istinto non sbaglierà, mai. E’ programmato apposta per funzionare come dovrebbe in situazioni dove non hai tempo di esaminare razionalmente i pro e i contro, quindi fidati. Fidati e sarà la scelta giusta, sempre.» gli disse, dandogli una pacca gentile sulla spalla, mentre con l’altra mano stringeva ciò che aveva sottratto per la loro sorpresa.
    Reid aveva ricevuto in risposta le parole che desiderava sentire e stava iniziando a realizzare che non vedevano le ragazze da troppo tempo e Nicole iniziava a mancargli. «Tu hai già preso tutto e io ancora non ho trovato nemmeno il reparto.» disse indicando il pacco tra le mani del collega e scattando veloce verso una direzione scelta a caso. Voleva sbrigarsi, voleva preparare tutto in fretta. Parlava da solo e gesticolava per l’agitazione e si zittì di colpo quando vide finalmente davanti a se delle tende da campeggio. Il collega l’aveva seguito, stando dietro al suo passo frettoloso, per arrestarsi di colpo insieme a lui davanti all’attrezzatura che avevano finalmente trovato.
    «Ok, raccogliamo lo stretto necessario e si va.» annunciò in tono solenne Derek, afferrando due sacchi a pelo e tendendo due pacchetti contenenti il necessario per montare due tende da campeggio.
    Morgan notò immediatamente un’espressione incerta dipingersi sul volto di Spencer, quindi gli chiese: «Che c’è?»
    Reid afferrò il materiale per le tende che gli stava porgendo il collega di colore e ancora turbato si voltò verso i sacchi a pelo dicendo, «Ne hai presi solo due, e noi siamo quattro...» stava già raccogliendo gli altri con la mano libera, quando Derek scosse il capo incredulo e gli bloccò la mano.
    «Bisogna sempre spiegarti tutto, vero? So benissimo che siamo quattro, Reid.»
    Gli lanciò un'occhiata d'intesa, sperando che il suo cervello cogliesse l'antifona. «Non capisco...» disse il ragazzo seriamente smarrito.
    «Ok, vediamo…» iniziò Morgan, portandosi le braccia incrociate al petto, «Siamo in quattro. Tu mi hai confessato di essere innamorato perso di Nicole, io ti ho rivelato ciò che ti ho rivelato… Pensi davvero che abbiamo bisogno di quattro sacchi a pelo? Dove lo lasci il postcena?»
    Il viso di Spencer cominciò ad assumere tutte le sfumature di colori conosciuti, gli caddero i pacchi dalle mani, mentre cominciava a balbettare parole senza senso e a tirarsi con il dito indice il nodo della cravatta per allentarlo.
    Derek si avvicinò ridendo apertamente, poi gli posò le mani sulle spalle, «Calmati, calmati. Per te poi non è una novità… Ormai sei un esperto in materia, quello agitato dovrei essere io, per quanto assurdo possa sembrare.»
    Il volto del magro ragazzo cambiò e la sua espressione da panico si trasformò in una smorfia per l’ennesima battuta canzonatoria ricevuta dal collega. Poi raccolse l’attrezzatura che si era lasciato scivolare dalle mani e cominciò a camminare «Sbrigati, prima che cambi idea...» disse finalmente sereno a Derek, che ammiccò sorridente, seguendolo.

    «Cosa pensi che staranno combinando?» chiese Nicole mentre osservava le centinaia di compact disc che aveva tirato fuori dagli stand. Li aveva posti tutti a terra di fronte a se e li guardava mentre la sua parte da eterna indecisa emergeva nel momento sbagliato.
    «Non lo so, ma niente di buono, conoscendo i soggetti.» ribatté Alex, mentre armeggiava con l’attrezzatura che non voleva saperne di collaborare. «Dai, andiamo, ho montato tutto a perfezione! Perché non vuoi partire? » imprecò contro gli oggetti di fronte a lei, per poi tirare un calcio lieve che sperò fosse indolore. Improvvisamente un ‘bip’ le informò che tutto era al punto giusto per essere usato. «Ce l’ho fatta!» esclamò felice.
    «Beata te!» sussurrò Nicole, poggiando i gomiti sulle ginocchia e reggendosi la testa con le mani. «Io sono ancora in alto mare, o scegli te, o chiudo gli occhi e ne prendo uno a caso.»
    «Che la fortuna sia con noi.» sentenziò decisa, poggiando le mani sugli occhi di Nicole, e chiudendo a sua volta i propri. «Vai, scegli!»
    Liardi alzò timorosa un braccio mentre sentiva le mani della collega sul proprio viso, esitò un attimo e poi con il dito indice ben teso si poggiò sulla copertina di un cd, lentamente aprì le altre dita e lo sollevò. «Io resto con gli occhi chiusi, dimmi tu cos’è...» disse accompagnando alle parole una smorfia.
    «Suspence… Tada! One of the boys, di Katy Perry. Non potevi sceglierne uno migliore!» festeggiò lei, iniziando a saltellare intorno a Nicole che era scattata in piedi perché la scelta le piaceva molto.

    Dopo ripetuti tentativi, Reid aveva capito che montare una tenda non rientrava tra le attività che gli riuscivano meglio. Aveva imparato a memoria in alcuni secondi il libretto di istruzioni, ma al momento di mettere in pratica le informazioni stipate nel suo cervello si era reso conto che ciò che aveva messo in piedi con la stessa rapidità era di nuovo sparso a terra.
    «E’ chiaro che non eri il migliore delle giovani marmotte, Reid.» constatò Morgan, divertito. Poi si voltò, perché aveva sentito un rumore.
    «Hai sentito?» chiese dubbioso.
    Il ragazzo stava riponendo per l’ennesima volta l’ultimo pezzo dell’armatura della tenda, dopo toccava solo coprirla con la stoffa. Derek aveva ragione, non era mai stato in campeggio e i risultati si stavano vedendo. Si voltò verso il luogo dove guardava il suo collega, «No, cosa?» disse mentre si sistemava un ciuffo ribelle e nel farlo con il gomito fece crollare di nuovo tutto.
    «Mi è sembrato di sentire una canzone, in lontananza.» poi scosse il capo in segno negativo, «Sto iniziando ad avere le allucinazioni, e qui si comincia a congelare.»
    «E se non riesco a tirar su questa tenda, mi sa che potremo trovare altri modi per riscaldarci...» disse Spencer prima di fermarsi improvvisamente e ascoltare intorno a sé. Il collega ridacchiava per l’ultima battuta del ragazzo, «Cos’è, stai diventando addirittura ironico? Mi stupisci, Spencer Reid.»
    «Shtttt...ascolta!» lo bloccò il ragazzo portando in alto le braccia con gli indici puntati verso l’alto.
    Morgan seguì con lo sguardo il gesto del dottore, poi disse: «Allora non sono pazzo. Questa è musica.»
    Reid si alzò lentamente da terra lasciando tutti i pezzi del kit di montaggio sparsi, per lui era una battaglia persa in partenza, e si fissò con Derek senza riuscire a proferire una parola.
    «Andiamo dritti alla fonte.» disse, tastandosi come fosse un gesto riflesso, la fondina contenente la pistola. Il ragazzo aspettò che il collega passasse davanti a lui per seguirlo ripetendo lo stesso gesto istintivo di portare la mano alla pistola che aveva alla cintura dei pantaloni.
    Morgan era concentrato e non si lasciava sfuggire il minimo particolare che attirasse la sua attenzione.
    Dopo qualche minuto, dove la tensione era alle stelle, si fermò di colpo, facendo arrestare Spencer di conseguenza. «Ok, mi prendete in giro.»
    «Ma queste...» disse Reid sbalordito quanto Derek, «...non sono le voci di Alex e Nicole?» rimase a bocca aperta a fissare il collega, che sconvolto quanto lui, non sapeva che dire.
     
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    CAPITOLO 6

    « Cause you’re hot then you’re cold, You’re yes then you’re no, You’re in then you’re out, You’re up then you’re down, You’re wrong when it’s right.. »
    La voce di Alex rimbombava per tutta la sezione musica del supermercato, mentre le due ragazze si scatenavano seguendo le note su quella specie di palcoscenico che avevano organizzato per l’occasione. Avevano acceso dei riflettori, e le luci puntavano dritte su di loro. Nicole non si divertiva così da parecchio tempo, l’incontro con Lehane l’aveva riportata a fare follie e non le dispiaceva per nulla, ora continuava il ritornello lasciato interrotto dall’amica, «..it’s black and it’s white, we fight we break up, we kiss we make up. You don’t really wanna stay no, but you don’t really wanna go oh..»
    La voce stava quasi venendo meno alle due ragazze per la foga con cui si stavano agitando quando videro i visi sbalorditi dei due ragazzi davanti a loro.
    «Questa è per te Derek Mooorgan: Someone call the doctor, Got a case of a love bi-polar
    Stuck on a roller coaster, Can’t get off this ride, You change your mind, Like a girl changes clothes.» continuò Alex, saltellando in giro per il soppalco, lanciando poi il microfono a Nicole, che lo prese al volo, continuando lo show. Ora la ragazza si stava seriamente imbarazzando, su quel palco, quelle luci, i ragazzi che guardavano, ma soprattutto lo sguardo di Reid. Il ragazzo guardava l’agente Liardi a bocca aperta, aveva finalmente tolto quel cappotto con cui l’aveva vista finora quella sera. Indossava un abito nero, evidenziava il suo corpo alla perfezione. Terminava poco sopra il ginocchio con una gonna ampia che si muoveva seguendo i movimenti della donna, poteva vedere le sue gambe prima che iniziassero i suoi stivali, anch’essi neri con il tacco. I suoi occhi risalirono ora verso il volto di Nicole, ma dovettero indugiare un attimo nella scollatura generosa del vestito. Spencer si imbarazzò per un momento ma poi si concentrò sul dolce sorriso che le stava rivolgendo la collega.
    Derek fissava ancora sconvolto Alex e Nicole agitarsi sul palcoscenico come se al mondo esistesse solo quello, se fosse la cosa più importante. Sorrise, perché in fondo quel piccolo tornado che ora gli stava dedicando una canzone l’aveva cambiato, e sorrise anche perché pensò che finalmente la nebbia che viaggiava nella sua mente si era finalmente dissolta, per lasciare posto a una scelta, che nel bene o nel male, l’avrebbe cambiato un’altra volta.
    Alex saltellò un’ultima volta, poi la canzone finì e lei pigiò un tasto che fece tornare tutto silenzioso come prima.
    «Piaciuto lo spettacolo?» chiese, per poi mettersi ad applaudire da sola, abbracciando Nicole che la stringeva ancora euforica. Doveva riabituarsi ora a quel silenzio irreale, ma allo stesso tempo così magico.
    Morgan si inchinò semplicemente, perché il momento delle battute, dei giochini era finito, poi lanciò uno sguardo a Reid che era ancora sotto shock.
    «Io voglio il bis, però.» disse, avvicinandosi per portarsi sotto il soppalco, appoggiando entrambi i gomiti sul pavimento in legno.
    Alex si sciolse dall’abbraccio di Nicole, poi corse a piedi nudi nella direzione di Derek, chinandosi verso di lui. Erano di nuovo viso contro viso, e lei gli sfiorò il naso con il dito indice, ma si allontanò immediatamente.
    Dopo aver lasciato andare una risatina per la scena appena svoltasi sotto i suoi occhi tra quei due colleghi ancora così inesperti l’uno dell’altra, l’agente Liardi si avvicinò al bordo del soppalco per saltar giù e raggiungere Spencer che non smetteva di fissarla. «Il suo cervello è ancora qui dottor Reid?» chiese maliziosa dando un simpatico buffetto sulla fronte del ragazzo che si riscosse ma ancora non parlava. Fece così scivolare la sua mano dalla fronte al petto dove la lasciò vicino al cuore che sperava le appartenesse, di certo il suo non batteva per nessun’altra ragione.
    «Ah...» iniziò Spencer rimanendo su quella frequenza per un po’, deglutì profondamente stringendo poi gli occhi mentre parlava. «È consentito un lieve blackout delle mie facoltà mentali?» la ragazza non voleva forzare le cose, sapeva che la semplice presenza di Alex e Derek rendeva tutto più difficile al genio ed era fiduciosa di poter trovare magari più tardi un momento tutto per loro. Così girò velocemente su se stessa per andare a riprendere il cappotto, cominciava a sentire nuovamente freddo.
    «Che si fa ora?» chiese poi voltandosi verso i colleghi che si stavano fissando di nuovo, come se si stessero studiando e guardando sotto un’altra luce.
    «Io e Reid, da gentiluomini quale siamo, abbiamo preparato una cosa per voi.» accennò Morgan, avvicinandosi a Spencer e Nicole, seguito da Alex.
    «Sono curiosa! Di che si tratta?» chiese Liardi guardando negli occhi con amore Reid che arrossì. Il giovane stava per risponderle prima di essere interrotto da Derek, che lo zittì con un pugno leggero sulla spalla, per dire: «Sssht. E’ una sorpresa, non si può mica rivelare tutto così, alla prima domanda.»
    Reid assunse un’espressione da cucciolo bastonato mentre si massaggiava la spalla colpita, per cui scoppiarono tutti in una fragorosa risata prima di incamminarsi per i corridoi di quel centro commerciale completamente in mano loro.

    Dopo diversi di minuti di cammino nell’oscurità, Alex intravide due piccole luci lontane, che anche se non erano in grado di illuminare molto, lasciavano intravedere uno spettacolo che le fece tremare le gambe.
    Afferrò Derek per un braccio, e si fermò.
    «Voi due, siete più pazzi di me e Nicole.» gli confidò, guardando poi divertita l’amica.
    L’agente Liardi ricambiò lo sguardo avvicinandosi a Spencer e sentendo il giovane fremere per l’emozione, «E noi che pensavamo che non stavate combinando nulla di buono!» disse poi guardando Alex che mangiava Derek con gli occhi.
    «Vedi, siamo due malfidate, Nicole. Ci hanno stupito, bisogna ammetterlo.» ammise Alex, continuando a studiare Derek, come se fosse la prima volta che lo incontrasse.
    Nicole sorrideva a Spencer, e i suoi occhi risplendevano di luce propria.
    I due ragazzi avevano creato un’atmosfera magica: due tavoli, apparecchiati per la cena e corredati da una candela che rischiarava di poco il buio, creando una luce soffusa.
    Una musica di sottofondo aleggiava nell’aria, mantenendo quell’incantesimo che andava creandosi piano tra di loro.
    Spencer era emozionato, non poteva smettere di guardare Nicole, la sua espressione. Vederla così felice gli faceva balzare il cuore nel petto, avrebbe voluto dirle molte cose, ma la presenza dei suoi colleghi lo bloccava. Continuava a chiedersi cosa avesse fatto per meritarsi una ragazza del genere.
    «Scommetto che lì c’è il tuo zampino...» gli disse poi la ragazza indirizzando il dito verso i ferri che avrebbero dovuto sostenere due tende e invece erano sparsi sul pavimento. La sua reazione fu immediata, arrossì e balbettò qualcosa, «Si ho letto il libretto d’istruzioni: quando si va in campeggio occorre scegliere con molta cura il posto dove montare la tenda, è infatti fondamentale osservare alcuni accorgimenti per una migliore vivibilità della tenda stessa. Nella scelta del posto occorre tenere presente che il terreno sottostante sia ben pianeggiante, senza sassi o pietre che potrebbero risultare molto fastidiose. Inoltre mai posizionare la tenda troppo vicina ad un albero, poiché nella stupenda natura la maggior parte dei campeggi si trovano in pinete e i tronchi degli alberi sono la casa di molti animali...» cominciò a recitare a memoria.
    «Reid, ti sembra per caso che siamo immersi in una radura? Senza contare il fatto che la vivibilità della tenda stessa dipenderà dalle tue capacità…» lo istigò poi, sornione, suscitando la risata di Alex e l’imbarazzo di Nicole, al tempo stesso, così che quest’ultima pensò di stemperare l’aria.
    «Mi sembra che manchi qualche cosa...» cantilenò facendo qualche passo in avanti.
    «Assolutamente sì. Manca la torta, un dolce iperglicemico che ci regali zuccheri a volontà!» esclamò Alex sognante, per poi agguantare Reid per un braccio e trascinarselo dietro. «Torniamo subito!» concluse per entrambi, per poi sparire oltre uno scaffale. Spencer non oppose nessuna resistenza, ormai le sue facoltà mentali e fisiche si erano quasi del tutto spente per le troppe emozioni della serata.

    «E noi che si fa?» chiese Nicole voltandosi verso il collega di colore, dopo che la sua amica e il suo ragazzo erano scomparsi.
    Derek studiò per un attimo la situazione poi le disse: «Aspettiamo.»
    Iniziò a camminare avanti e indietro, nervoso, non sapendo bene che dire o che fare. «Ti sei calmato dalla scenata di prima?» disse poi tutto d’un fiato la ragazza.
    Morgan si fermò di colpo, e poi continuò: «Sì, mi dispiace per la scena alla quale avete dovuto assistere. Io e Alex abbiamo un rapporto…turbolento, ecco.»
    Nicole si mise le mani in vita e lo guardò negli occhi mantenendosi fin troppo seria, «Si Derek...questo è quello che vorresti far credere agli altri. Comunque scuse accettate...»
    «Cosa vorresti dire, scusa? E’ un po’ lo stesso rapporto che lega te e Spencer.» accennò poi, perché in qualche modo voleva sviare l’attenzione dalla complessità di tutta la faccenda. Lui, Alex…Tamara. «Sai, il genietto… ha cantato.» le strizzò l’occhiolino, complice. La ragazza non si arrabbiò, d’altro canto anche lei aveva parlato con Alex. Non poteva ritenere Reid colpevole di qualcosa senza accusarsi a sua volta. Ma si incuriosì, «Cosa ti ha detto esattamente?» chiese con un lieve imbarazzo.
    Derek le sorrise, poi le sussurrò con dolcezza: «Mi ha detto che è innamorato di te, Nicole Liardi. Questo penso possa bastare.»
    Nonostante Morgan potesse risultare brusco a volte, la ragazza gli voleva un gran bene. Ricordava tutto quello che aveva fatto per lei dal suo arrivo alla BAU e come si erano subito trovati in sintonia. Le piaceva fargli i dispetti e ricevere lo stesso trattamento da lui, ma quella sera era tutto diverso. Le sue parole le provocarono un tuffo al cuore, «Solo tu puoi avergli fatto dire una cosa del genere...» disse in un sussurro quando finalmente si sentì in grado di parlare. Poi continuò, «E tu sei innamorato di Alex?» sperando in una risposta sincera.
     
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  7. ~Faith On Mars~
     
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    CAPITOLO 7

    «Allora, Spence, che cosa ci mangiamo per dessert?» domandò Alex, mentre continuava a trascinarlo per il supermercato come una furia. «Gelato, torta al cioccolato, torta chantilly? C’è l’imbarazzo della scelta.»
    «Ehi…ehi...diamoci una calmata.» disse Reid sciogliendosi dalla presa e ricomponendosi i vestiti che erano stati tirati dalla presa della ragazza.
    «Che ti prende?» domandò lei incerta. «Non vuoi aiutarmi a scegliere? Cosa piace a Nicole, su…fai l’ultimo sforzo.» aggiunse poi, schietta.
    L’attenzione del ragazzo ricadde su alcune parole nello specifico, «Che...cosa...che vuoi dire? Cosa c’entra Nicole?» chiese imbarazzato sentendo su di se lo sguardo indagatore di Lehane.
    Lei sbuffò fingendosi indispettita, «Reid, ormai lo sappiamo…tutti. Quindi fammi il favore di scioglierti un pochino e sfogare tutta la tua vena romantica, che con me è al sicuro, puoi stare tranquillo.»
    «Sono fatto così a prescindere da chi sappia o no...comunque torta al cioccolato!» esclamò afferrando il pacchetto dal bancone e osservandolo mentre pensava alla ragazza che sarebbe stata contentissima di assaporare quel dolce. «E tu per Derek cosa prendi?» chiese poi disposto a non mostrarsi stupido.
    «Sei cocciuto come un mulo, Spencer Reid.» affermò lei, mentre si chinava sul bancone a sua volta per studiare ciò che aveva a disposizione. «Io…» accennò arrossendo, «Torta alla panna.»
    «Ora possiamo tornare dagli altri?» chiese nervosamente per l’imbarazzo di tutta la situazione.
    Lei gli batté una pacca amichevole sulla schiena, poi ridendo gli disse: «Certo, genietto.»
    Lui rispose con un delicato sorriso.

    Morgan guardò Nicole, soppesando le parole, infine ribatté sorridendo: «Sì, lo sono.»
    «Oh, oh,» ribattè la ragazza ridendo, «Non pensavo che l’avresti mai ammesso.» poi dopo un attimo di silenzio aggiunse, «Perdonami, sto scherzando ovviamente. Ti andrebbe di fare una cosa?» il suo sorriso non ammetteva una risposta negativa.
    Lui inclinò il capo mentre annuiva, «Dimmi tutto!»
    Liardi invece di rispondere si avviò decisa verso il ragazzo di colore e lo prese a braccetto, «Ti fidi di me?» gli chiese con sguardo malizioso.
    Derek sorrise un’altra volta e poi le concesse l’opportunità: «Mi fai paura, ragazzina. Ma ci sto!»
    «Non te ne pentirai!» esclamò la donna in risposta trascinandolo verso il reparto tecnologia.
    Una volta arrivati di fronte allo scaffale desiderato, Nicole lasciò la presa dal braccio del collega e iniziò a guardare gli articoli in esposizione valutandoli a fondo uno per uno.
    Morgan la osservava in silenzio compiere quei gesti, poi infine le sussurrò: «Cosa stai cercando nello specifico?»
    «Quella che possa rendere più nitidi i ricordi...» gli rispose Liardi avvicinandosi a una macchina fotografica di ultima generazione.
    Il volto di Derek si illuminò dopo aver sentito quelle parole, poi si avvicinò a Nicole contemplando a sua volta il bersaglio dell’azione. «Ti convince?» chiese la ragazza, «Almeno questa non la rubiamo però...» aggiunse mordendosi immediatamente il labbro per il dettaglio che si era lasciata scappare.
    Derek le gettò un’occhiata interrogativa, facendola arrossire. Poi però pensò di fingere che non avesse sentito nulla, quindi si limitò a dire: «Mi convince, ma come pensi di fare? Non vedo cassiere fantasma qui dentro.»
    «Semplice...» disse Nicole facendogli cenno di seguirla. Un paio di scaffali più avanti trovò quello che le serviva. «Schedina di memoria. Rubiamo questa, che non costa quanto una macchina fotografica.»
    «Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, vero? Anche se in questo caso sarebbe meglio dire chi va con il genio…» la prese in giro Derek, mentre le scompigliava i capelli con affetto.

    Alex camminava silenziosa al fianco di Spencer, mentre facevano ritorno al reparto dove avevano lasciato gli amici sperando che fossero ancora lì. Invece trovarono il luogo deserto.
    «Fantastico, non c’è nessuno...» disse Reid stringendo ancora tra le mani il dolce che aveva scelto per la serata.
    «Dove si saranno imboscati?» domandò Alex retorica a Spencer, mentre si guardava intorno alla ricerca di Nicole e Morgan. «Mi sembra che tu abbia qualcosa da finire…Forza, ti aiuto.» aggiunse poi, indicandogli il mucchietto di bastoni e tessuto che giaceva poco distante.
    Il dottor Reid portò avanti una mano bloccando il movimento di Lehane che si avvicinava a quello che restava delle tende sparse sul pavimento, «Tu pensa a sistemare i dolci, io penso a questo.» le disse imbarazzato porgendole la torta al cioccolato. D’altronde, la vivibilità della tenda sarebbe dipesa dalle sue capacità, gli aveva ricordato Derek.
    «D’accordo, ma non fare danni o dormiremo al freddo e al gelo.» lo ammonì Alex, raccogliendo il pacchetto che le veniva teso, «Sembra di essere in Siberia qui dentro.» concluse rabbrividendo, mentre si avviava nella direzione dei tavolini.
    Spencer si inginocchiò vicino ai pezzi di ferro che erano rimasti sparsi sul pavimento e si concentrò. In mente il solo pensiero di quella serata, di Nicole e di quello che sarebbe potuto succedere più tardi in quella che già poteva essere annoverata tra le più belle notti della sua vita. E cominciò ad assemblare il contenuto del kit.
    «Ehi, Spence! Sei ancora qui con me?» domandò Alex scherzosa, mentre sistemava con cura ogni minimo dettaglio per la cena, gettando uno sguardo divertito a Reid che armeggiava con le tende da campeggio, o meglio, con quelle che avrebbero dovuto assumere la forma di una tenda di campeggio.
    «Si, ci sono. Sono solo...concentrato! Certo che inizia a fare veramente freddo, ed è anche normale visto che gli unici settori in funzione sono i banconi frigo. Mi domando come resisteremo tutta la notte...» rispose velocemente mentre guardava la sua creazione crescere senza precipitare stavolta.
    Alex scoppiò in una fragorosa risata, «Un minimo di immaginazione Reid… » accennò maliziosa, avvicinandosi a lui. «Ce l'hai fatta! Non ci credo!» esclamò poi, rivolgendo un'occhiata entusiasta alle tende che si erigevano finalmente libere davanti a loro.
    «Il quesito è ora se ci cadranno addosso durante la notte...» disse rimettendosi in piedi e strofinandosi le braccia per cercare di scaldarsi.
    «Credo che dovremo correre questo rischio.» sentenziò Alex, passandosi una mano tra i capelli per spostarsi la frangetta ribelle.
    «Ma dove saranno finiti gli altri?» chiese Spencer guardandosi intorno prima di vedere i colleghi arrivare dal buio corridoio alla loro sinistra.
    «Cosa vedono i miei occhi? Delle tende da campeggio? Reid, ammettilo… dove nascondi il manuale delle giovani marmotte?» esordì Morgan ironico, concentrandosi sul collega sorridendo. «Non posso credere che tu ci sia riuscito...»
    «Ho trovato la giusta ispirazione...» sussurrò rivolgendo lo sguardo verso Nicole che non smetteva di fissarlo. Si sorrisero dolcemente a vicenda. Poi lei si concentrò sulle mani di lui che scorrevano velocemente lungo le sue braccia.
    «Hai freddo?» gli chiese sbottonandosi il cappotto. Ma lui la bloccò immediatamente.
    «Abbiamo un intero centro commerciale a nostra disposizione e tu pensi di darmi il tuo cappotto?» affermò sbalordito mentre un lieve calore cominciava a scaldarlo.
    «Volevo fare una cosa carina...» disse lei sorridendo teneramente.
    «Non potrei lasciarti al freddo.» rispose di rimando lui, indirizzandosi poi a prendere le coperte comprese nel kit da campeggio e porgendone una a Nicole.
    «Piccioncini… ehm, ci siamo anche noi! Pronto?» li interruppe Alex, che nel frattempo si era avvicinata a Morgan e lo guardava sorridendo. «Tu non chiedermi se ho freddo, mi raccomando, potrei morire assiderata e nemmeno te ne accorgeresti.» aggiunse poi, rivolta a Derek. Lui la osservò con dolcezza, poi si sfilò la giacca di pelle e gliela posò sulle spalle, senza dire una parola.
    Alex arrossì di colpo, poi senza sapere bene perché gli strinse una mano, intrecciando le dite con le sue, avvertendo immediatamente una sensazione di calore spargersi per tutto il corpo.
    «Gentilezze tra colleghi, cosa pensavate?» chiese Liardi voltandosi lievemente imbarazzata prima di accorgersi della scena che stava accadendo sotto i suoi occhi. Si voltò verso Spencer per accertarsi che se ne fosse accorto anche lui. Lo trovò che guardava verso quelle mani intrecciate con la bocca spalancata e lo colpì violentemente per riportarlo sulla terra.
    «Ahi!» gridò lui attirando l’attenzione dei due giovani in amore. «Che si fa?» chiese poi sentendosi osservato.
    «Si mangia! Ho una fame!» esclamò Alex lasciando la mano di Derek per poi correre a sedersi di fronte a uno dei due tavolini apparecchiati.
    «Quando tu non hai fame?» la prese in giro Morgan, sedendosi di fronte a lei.
    Nicole si lasciò andare ad una risata nel rivedere i due ragazzi pizzicarsi, poi fece cenno a Spencer di raggiungere il tavolo che era rimasto libero per loro. Lui indugiò un attimo, tutto quello che stava accadendo andava ben oltre i suoi canoni di ordine e rigore, ma si stava divertendo. E poi quegli occhi sapevano essere così convincenti che si ritrovò seduto di fronte a Liardi con il calore della fiamma danzante di una candela a separarli. «A proposito...dove siete andati voi due?» chiese poi Reid ridestandosi e rivolgendosi a Derek che era perso negli occhi di Alex quanto lui lo era stato in quelli di Nicole fino a pochi secondi prima.
    «Pronti per la sorpresa?» intervenne la ragazza catturando l’attenzione di tutti. Estrasse la macchina fotografica dalla borsa e la mise sul tavolo in attesa di una reazione dalla sua collega di follie.
    Alex sorrise entusiasta, lanciando dei gridolini d’approvazione, «Sei un genio tesoro, l'ho sempre sostenuto! Foto, foto foto!» esclamò divertita all’amica, mentre la invitava a scattare. Nicole si alzò velocemente dalla sedia raggiungendo e abbracciando l’amica e tendendo il braccio per un autoscatto improvvisato. La prima regola che si era sempre preposta era che nessuna foto andava cancellata, perché avevano tutte una storia che voleva essere raccontata e ricordata.
    Il display restituì la loro immagine: due volti sorridenti e felici, probabilmente come non lo erano mai stati.
    «Siamo stupende, non c’è nient’altro da aggiungere.» sentenziò Alex con decisione. Liardi non potè che dare un cinque alla stagista per sentenziare la sua approvazione al commento. Poi si rivolse a Derek:
    «Maschio Alfa…» lo chiamò scherzosamente allargando le braccia, «le dispiacerebbe fare una foto con questa adolescente?»
    Morgan sorrise, e poi acconsentì fingendosi infastidito:
    «Guarda cosa mi tocca fare… »
    Si avvicinò ad Alex facendola sollevare dalla sedia, per prendere il suo posto e poi farla accomodare sulle sue gambe. Lei si avvinghiò a lui, passando le braccia intorno al collo e poi appoggiò la testa contro la sua, per sorridere all’obiettivo.
    «Cheese!» suggerì loro Nicole mentre il flash li illuminava. Poi guardò il display prima di affermare: «Derek, questa da domani sta sulla tua scrivania dell’open space...» si fermò sobbalzando per il tocco delicato intorno alla sua vita. Chiuse d’istinto l’anteprima della foto per voltare la macchina fotografica verso lei e Spencer e immortalare anche quel momento.
    «Cosa ci avete preparato?» chiese Liardi interrompendo le emozioni e il silenzio del momento e tornandosi a sedere al tavolo con Reid.
    «Pizza!» ribatté Derek al posto di Spencer, rivolto alla collega e amica. «La adorate, vero?» aggiunse poi, rivolto ad Alex, che annuì mentre gli sorrideva.
    «Adoro la pizza!» esclamò Nicole entusiasta. «Complimenti a chi ha scelto...»
    Morgan prese la spesa illegittima fatta da lui e Reid poco tempo prima e servì la cena, lasciando che fosse il genietto a occuparsi di Nicole, mentre lui si concentrò su Alex.
    «Non ti immagini nemmeno di quanto sia affamata!» disse lei, strappando un morso vorace alla sua porzione. Derek versò da bere nei bicchieri di plastica e poi ribatté:
    «Sembri Hannibal Lecter. Sicura di non essere una cannibale?»
    «Shpiritosho.» biascicò lei con la bocca piena, addentando un altro pochino della fetta.
    Spencer aveva ricevuto da Morgan la porzione di pizza per sé e Nicole e l’aveva messa nei rispettivi piatti lasciandosi poi sfuggire dalle mani l’incarto vuoto. Lo raccolse da terra e prese poi anche la bottiglia di vino e riempì il bicchiere della ragazza che lo fissava con il viso sorretto dal braccio appoggiato sul tavolo. Sorrideva perché il ragazzo era tanto imbarazzato che la sua mano tremava tanto che la bottiglia rischiava di accartocciare su se stesso il bicchiere.
    Dopo essersi seduto, Reid verso da bere anche per sé e posò la bottiglia sul tavolo. Liardi sollevò il bicchiere verso il ragazzo, «A cosa brindiamo?» chiese senza smettere di fissarlo in quei dolci occhi. Il rossore sul viso di Spencer gli impedì di rispondere mentre alzava anche il suo recipiente di plastica. Nicole si allungò facendo poggiare il proprio bicchiere contro quello del ragazzo. Un brindisi silenzioso valeva più di qualsiasi augurio le loro voci avessero potuto formulare.

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    CAPITOLO 8

    I ragazzi avevano consumato la cena in fretta e divertendosi. Quella serata stava assumendo i contorni di una magica favola che purtroppo si sarebbe dovuta interrompere con l’arrivo del mattino. Ma al momento nessuno di loro voleva pensarci.
    «Ottima cena ragazzi, siete stati straordinari!» esclamò Nicole rivolgendosi ai tre amici e colleghi.
    «E non è ancora finita.» rispose Spencer voltandosi verso Alex per avere sostegno nel presentare ai due ignari ragazzi i dolci che avevano trafugato nell’apposito reparto.
    «Già, perché la Lehane&Reid production, ha pensato alla ciliegina finale. Pronti?» domandò retorica la ragazza, guardando prima Nicole e poi Derek.
    «Stupiscimi, bambina.» la istigò Morgan, strizzandole l’occhiolino.
    «Rullo di tamburi…» iniziò Lehane, rivolgendosi a Reid, per incitarlo a mostrare il loro tocco di dolcezza.
    «Su Alex, non farla così lunga...» le rispose Spencer fingendosi infastidito, in realtà il giovane stava solo provando un immenso imbarazzo in quella situazione. «Abbiamo preso dei dolci.» concluse senza alcuna enfasi facendo così esplodere la stagista.
    Lei lo guardò in tralice, poi sbottò:
    «Spence, non siamo a un funerale! Su con la vita… Nicole, ti prego, pensaci tu!» intimò con finta disperazione all’amica, con un sguardo furbetto.
    «Abbiamo preso dei dolci, ma visto che abbiamo a che fare con i profilers più intelligenti e furbi del globo, e forse dell’universo perché non ho sentito ancora parlare di agenti alieni…indovina indovinello, che dolce c’è dentro al cestello?» continuò poi, avvicinandosi a Derek in punta di piedi, giocosa.
    Liardi si era alzata dalla sedia per raggiungere Reid che era rimasto pietrificato dall’imbarazzo nell’angolo ma si fece distrarre dall’esuberante reazione di Lehane. La osservò raggiungere a balzelli il tavolo dal quale Morgan la guardava con sguardo interdetto. Poi scoppiò a ridere e intervenne, «Alex, ma che diavolo hai messo in quella pizza? Droga o alcol? Potrei arrestarti!»
    «Ehi! Poi come faresti senza di me alla BAU? Ti annoieresti, tesoro mio.» ribatté Alex, mentre si sedeva sulle gambe di Derek, che si era spostato di poco con la sedia per farle posto.
    «Mmh, vediamo… se tanto mi da tanto, hai preso la torta alla panna.» disse Morgan sorridendo e Lehane arrossì violentemente, perché era troppo vicina a lui, tanto da perdere il senso dell’orientamento.
    «Ok, cento punti per l’Agente Speciale Derek Morgan, che secondo me ha imbrogliato.» sentenziò poi, facendogli la linguaccia. «Nicole, tocca a te!»
    La ragazza tornò a concentrarsi su Spencer che stava andando in iperventilazione. Prese delicatamente quello che teneva tra le mani e lo accompagnò con attenzione fino al tavolo dove lo fece sedere prima di prendere posto a sua volta. «Vediamo...» cominciò senza interrompere il contatto visivo che aveva stabilito con il ragazzo. «Intanto calmati dottor Reid, non mangio mica...» scherzò la ragazza tirandosi poi una ciocca di capelli dietro l’oreccho. «Hai scelto tu?» gli chiese. Il ragazzo rispose con una semplice e timorosa scrollata di testa.
    «Torta al cioccolato?» disse mordendosi il labbro, mentre sotto il tavolo accavallava gentilmente le gambe. Nel fare questo semplice gesto sfiorò con la punta dello stivale la gamba di Spencer che fece un balzo provocando un tremendo frastuono con l’urto contro il tavolo.
    «Nano questa notte io voglio dormire, quindi dovremo procurarci dei tappi per le orecchie, perché se Reid combina tutto questo casino solo perché Nicole l’ha sfiorato con la punta del piede, immaginati se dovesse toccarlo per davvero…» ironizzò Derek, mentre la stagista scoppiò a ridere e Spencer si imbarazzava sempre di più.
    L’agente Liardi in quel momento desiderava sprofondare sotto terra per la vergogna. Morgan era simpatico però riusciva spesso a metterla in estremo imbarazzo. Decise di rispondere a tono prima di indirizzare la conversazione su altre questioni. «Divertente...stanotte dormiremo tutti! Allora ho indovinato? È una torta al cioccolato.»
    Spencer quasi galvanizzato dal commento di Derek si sporse in avanti e le rispose, «Scoprilo da sola...»
    La ragazza aprì la confezione e tirò fuori una bellissima torta scura. Dall’aspetto sembrava buonissima. La scartò e la pose al centro della tavola. Reid si stava avviando a prendere le posate, ma la ragazza glielo impedì. Alzò la sua forchetta e si fermò ricordando un particolare. Si voltò verso l’altra coppia e disse con grande entusiasmo, «Buon appetito!» poi sempre tenendo sul tavolo la mano di Spencer infilzò la forchetta nella torta staccandone un pezzo e avvicinandolo alla bocca del ragazzo che si ritrasse guardandola interdetto. Gli occhi di Nicole fissi nei suoi gli diedero tutta la sicurezza di cui aveva bisogno, si avvicinò di nuovo e accettò di assaggiare in quel modo così romantico il primo pezzo.
    Alex posò a sua volta la torta alla panna sul tavolo e poi strappò via la carta.
    «Vediamo… » iniziò, sollevando la confezione per mostrarla a Derek, perché continuava a essere seduta sulle sue gambe. «Può andare?»
    Morgan studiò prima lei e poi la torta, prese un pochino di panna e se la mise sul dito, poi la spalmò per bene sulle due guance di Alex che prontamente infilò l’intera mano nella torta e la passò sul viso di Derek.
    «Non vale, tu giochi sporco!» esclamò l’uomo, cercando di pulirsi, prima che la ragazza gli spruzzasse contro un altro po’ di panna.
    «Hai cominciato tu!»
    Si trovarono a pochissimi centimetri, Alex aveva avvolto le braccia intorno al collo di Derek e le labbra potevano quasi sfiorarsi.
    «Ah Derek a proposito...» disse Reid rompendo il silenzio. «Cosa voleva oggi Hotch quando ti ha chiamato in ufficio?» Nicole si tirò una violenta botta alla fronte con la mano nel sentire il ragazzo di fronte a lei fare una domanda del genere in un momento del genere. Decise allora di prendere la situazione nelle sue mani. Si alzò dalla sedia e girò attorno al tavolo fino alla sedia di Spencer. Afferrò lo schienale e inclinò la sedia in avanti mentre incitava il ragazzo.
    «Forza, alzati!»
    «Ma che succede?» disse il dottor Reid una volta in piedi.
    «Succede che ci andiamo a fare un bel giretto da soli...» disse Nicole mentre spingeva il ragazzo dalle spalle verso i corridoi del centro commerciale deserto.
    Alex tossicchiò imbarazzata sul serio per la prima volta in quella serata, e si alzò a sua volta, lasciando Derek imbambolato, mentre osservava gli amici sparire nel buio poco distante, dal quale furono inghiottiti, fino a quando non riuscì a sentire più nemmeno i loro passi.

    «Penso che gli altri siano preoccupati, siamo spariti nel nulla, i telefoni sono staccati… Avranno mobilitato la SWAT.» disse Alex, mentre si accucciava a terra, con le spalle appoggiate allo scaffale dietro di lei.
    «Beh, penso che abbiano capito che non si tratta di un rapimento di massa, siamo spariti in quattro. Al massimo Hotch penserà che siamo dei gran maleducati.» ribatté Derek avvicinandosi a lei, per posizionarsi al suo fianco seduto a terra.
    Alex si portò le gambe incrociate al petto, per stringersele tra le braccia, poi sussurrò:
    «Ci tenevo al compleanno di Jack, gli avevo comprato una chitarra elettrica!»
    Morgan spalancò gli occhi in segno di stupore poi aggiunse:
    «Una chitarra elettrica? Tu sei pazza.»
    «Almeno si scatena un po’! Ce lo vedo su un palcoscenico a scatenarsi.»
    Lui scosse il capo divertito, poi le scompigliò i capelli.
    Alex si voltò nella sua direzione e di nuovo si trovarono a pochi centimetri, le loro bocche quasi a sfiorarsi e il respiro di uno a infrangersi contro le labbra dell’altra.
    «Mi dispiace per prima, non volevo dire quello che ho detto. E’ solo che…» cercò di scusarsi Derek, mentre il cuore di Alex saltava un battito.
    «Che io sono un tornado e tu non sai mai come comportarti con me. L’ho capito, Derek, ma questo non cambia le cose tra di noi…» completò la frase la ragazza, continuando a perdersi nel suo sguardo.
    Lui non rispose, ma si limitò a osservarla e sorridere.

    «Ehm...esattamente...dove stiamo andando?» chiese Spencer rompendo il silenzio e impuntando i piedi per impedire a Nicole di spingerlo senza meta.
    «Non lo so...» disse lei allontanando le mani dalla sua schiena e girandogli intorno fino a trovarsi di fronte a lui. «Ma di certo non ci vuole un’arca di scienza per capire che quei due avevano bisogno di restare soli.»
    Reid cominciò a gesticolare come per voler dire qualcosa, ma poi non riuscì ad emettere alcun suono. Liardi si mise al suo fianco e allungò una mano verso la sua lasciando scivolare dolcemente le sue dita tra quelle del ragazzo che ricambiò il gesto stringendosi alla mano della collega. «E forse ne avevamo bisogno anche noi.» sussurrò la donna facendosi appena udire.
    I due ricominciarono a camminare in silenzio in quel centro commerciale deserto. Soli e sereni.
    «Come sta andando?» chiese ad un certo punto Nicole rompendo il silenzio.
    «Cosa?» rispose il ragazzo non riuscendo a capire a cosa si riferisse la collega.
    «Tu, in un centro commerciale deserto, con tre colleghi. Insomma una situazione che non riesci a gestire come vorresti. E poi siamo quasi al buio...pensavo avresti reagito diversamente.» spiegò la ragazza voltandosi a guardarlo negli occhi.
    Il sorriso del ragazzo fu una risposta carica di significato. «Ma continuo a non capire dove stiamo andando...» aggiunse poi causando una sonora risata in Nicole.
     
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    No non ci siamo dimenticati di questa storia e, no non ricordate male..questo capitolo andava postato da Faith. Ma la spiegazione alle due questioni è la stessa. Faith ha il pc su cui ha tutto il materiale k.o., quindi non ha la storia da postare. Per questo motivo, per non farvi attendere troppo, posterò io i capitoli fin quando lei non sarà di nuovo pronta ad alternarsi come abbiamo fatto finora. Perdonate l'inconveniente e speriamo che il nuovo capitolo sia di vostro gradimento. Personalmente, è tra i miei preferiti.


    CAPITOLO 9

    Alex rabbrividì perché ormai lì dentro si congelava e non c’era nessun modo di attivare i riscaldamenti.
    «Hai freddo?» le domandò Derek, mentre poggiava delicatamente una sua mano su quella di lei.
    «Un po’.»
    Lui scattò subito in piedi e si recò nella tenda che Spencer aveva montato qualche tempo prima per loro, quindi recuperò una coperta di lana e tornò da lei. Poi gliela posò sulle gambe e si sedette di nuovo al suo fianco, sistemandosi esattamente nella stessa posizione di Alex, le spalle contro lo scaffale dietro di loro e le ginocchia strette al petto.
    «Grazie, sei diventato premuroso, Mr. Morgan.» ribatté lei, strizzandogli l’occhiolino.
    Lui sorrise di nuovo, poi cominciò a frugare nella tasca e le ordinò:
    «Ehi, chiudi gli occhi e non provare a sbirciare.»
    Alex lanciò un gridolino divertito e si portò le mani a coprire la visuale, mentre obbediva.
    «Siamo arrendevoli questa sera!»
    «E’ il freddo… appena mi scaldo vedrai come ti sistemo.»
    «Forza, Brontolo, apri gli occhi.»
    Alex era emozionata senza sapere bene perché. Ancora una volta eseguì l’ordine senza replicare, senza fiatare, era una serata speciale, era la loro serata.
    La mano di Derek era tesa nella sua direzione, poco distante dal suo mento ed era aperta per sorreggere qualcosa.
    Il viso della ragazza si tese in un sorriso sincero e carico di emozione, il suo sguardo parlava per lei.
    «Ti presento Gongolo, il tuo nuovo amico.»
    Un nano in miniatura, tutto sorridente e dai vestiti buffi campeggiava sul palmo di Morgan. Alex lo afferrò e lo studiò per un istante, poi scosse il capo divertita.
    «Questo sono io, così quando non sarò con te e lo guarderai, ti ricorderai di Gongolo, visto che tu sei l’incarnazione di Brontolo.»
    La ragazza appoggiò la fronte su quella di Derek, poi gli diede un bacio sulla guancia.
    «Grazie, Gongolo.»

    Alla fine Spencer Reid si era arreso nel farsi trascinare senza meta dalla ragazza che aveva accanto e che era disposta a godersi quella serata. La sentiva stringersi sempre più al suo corpo e credeva colpevole il freddo.
    «Sai una cosa?» chiese volgendosi verso Nicole che alzò lo sguardo senza smettere di camminare e riscaldarsi contro il suo corpo. Poi il ragazzo continuò, «Stasera sto vivendo una serata magica, mi sembra di essere tornato adolescente. Voglio dire...la mia adolescenza non è stata certo felice, di certo non ho passato serate così folli con i miei amici. Chi li aveva gli amici…»
    La ragazza riconobbe che Reid stava divagando perché si stava agitando, così strinse la presa sulla sua mano facendogli sentire la sua presenza più vicina che mai. «Spencer, non c’è bisogno che...» il ragazzo la interruppe subito senza farle finire la frase.
    «Nicole, voglio dirlo. Anche se ci metterò tutta la notte...io stasera mi sto divertendo e sto assaporando gioie della vita che all’età giusta non avevo provato. E questo grazie a voi tre. Mi sto divertendo!»
    «È una cosa bellissima, mi sto divertendo anche io. Vorrei che questa notte non finisse mai...»
    «Sai?» si intromise di nuovo Reid, «Per un attimo ho anche avuto la possibilità di liberare tutti, ma non ho voluto...»
    «Cosa hai fatto?» chiese la ragazza sbalordita aspettando poi una risposta a bocca aperta. Il ragazzo sorrise nel vedere l’espressione di Nicole, poi le accarezzò una guancia prima di tornare a camminare in silenzio.
    L’agente Liardi aveva sempre più freddo, così che si portò la mano libera alla tasca per scaldarla. Le sue dita sfiorarono qualcosa e ricordò cosa doveva fare.

    «Senti, a proposito di quel favore per il passaggio…» accennò Morgan, senza concludere bene la frase.
    «No, lasciamo perdere.» lo interruppe Alex, facendosi improvvisamente seria e distogliendo lo sguardo dai suoi occhi nocciola.
    «Oh, no. Ora me lo dici.» insistette Derek, prendendo il viso di lei tra le mani e costringendola a voltarsi di nuovo verso di lui.
    «No perché passerei per una ragazzina stupida, cosa che in effetti pensi già di me.»
    «Alex, io non credo che tu sia stupida. Non potrei mai pensare una cosa del genere di te.»
    La ragazza non era molto convinta dalle parole di Morgan, ma non era proprio capace di resistergli, quindi sbuffò poi ammise:
    «Ok, in cambio ti avrei chiesto di uscire con me e di lasciar perdere quella piattola di Tamara!»
    Poi si alzò improvvisamente e si mise a camminare a passo spedito, perché era arrossita e non voleva che Derek lo vedesse, che potesse prenderla in giro anche per quella sua reazione.
    Sentì una leggera pressione sul suo polso, che la costrinse a voltarsi di nuovo.
    «Dove scappi?» le sussurrò Morgan.
    Erano uno di fronte all’altra e adesso non c’erano scuse, non c’era nessuna possibilità di fuggire, non c’era nessuna battuta che potesse salvarla dall’affrontare la situazione.
    «Sono stupida, lo so da me! Sono stata un’illusa nel pensare di avere anche solo una chance con te, di riuscire ad attirare la tua attenzione, di piacerti almeno un pochino. Sono solo una sciocca e presuntuosa ragazzina, ma Derek, io ci credo ancora.»
    Morgan naufragò nei suoi occhi verdi e issò la bandiera bianca, perché se c’era una cosa che voleva fare era proprio arrendersi alle barriere che si era autoimposto, ai muri che aveva alzato in difesa di se stesso e di quella ragazza impertinente e speciale, che aveva fatto breccia nel suo cuore, abbattendo mattone dopo mattone la palizzata che lo circondava.
    I secondi si dilatarono e il battito di entrambi rimbalzava nell’aria, perché superava la barriera del silenzio.
    Derek cinse la vita di Alex, e poi sfiorò le sue labbra morbide, per perdersi nel suo universo.

    Nicole si fermò di colpo nel corridoio e poi sciolse la presa dalla mano di Spencer. Si mise di fronte a lui sentendosi particolarmente imbarazzata.
    «Spencer, ho...ho rubato una cosa per te...» disse estraendo dalla tasca quello che custodiva come un tesoro e porgendolo velocemente al ragazzo. Quest’ultimo raccolse i calzini dalla mano della ragazza e dopo averli osservati alzò gli occhi commossi verso di lei. L’imbarazzo colse violento Liardi che iniziò a riversare una valanga di parole senza nemmeno prendere fiato. «Spero che il numero vada bene. Li ho visti e ho pensato di regalarteli. Ami i calzini spaiati, quindi nel calzino arancione c’è una S, come Spencer e in quello azzurro una N, come Nicole. Ti ho mai detto che l’azzurro è il mio colore preferito? Magari non ti piacciono, se è così li rimetto...»
    La giovane agente non poté finire la frase perché il ragazzo aveva poggiato le sue labbra su quelle di lei e l’aveva sollevata leggermente da terra cingendola alla vita. Quell’azione aveva lasciato Nicole senza parole, non era da Spencer prendere l’iniziativa a quel modo. Ma poi Liardi decise di dischiudere le labbra per lasciarsi andare in quel bacio che le fece quasi dimenticare come si respirava.
    Dopo qualche minuto i due si separarono per guardarsi negli occhi. «Grazie...» le sussurrò Reid prima di trascinarla in un angolo in cui si trovava un tavolino basso sul quale si poggiò gentilmente il ragazzo. Nicole lo seguì senza essere in grado di dire nulla e si abbandonò sul corpo del ragazzo abbracciandolo con forza. Si scambiarono qualche altro dolce bacio prima che la ragazza lo stringesse con forza incastrando il suo viso nell’incavo del suo collo, riempiendosi le narici con l’inebriante profumo della sua pelle.
    I brividi percorsero la schiena di Reid nel sentire il fiato della ragazza solleticargli il collo.
    Poi Nicole alzò gli occhi oltre le spalle del ragazzo e fu completamente rapita da ciò che vide. Si allontanò da Spencer e girò intorno al tavolo camminando come ipnotizzata.

    «Lo prendo come un sì?» mormorò Alex, scherzando, mentre era ancora stretta a Derek.
    Lui sorrise e le accarezzò una guancia.
    «Seriamente, al di là tutto, lei non è fatta per stare con te e con questo non voglio dire che io sia la persona giusta. Solo… non è lei che ti fa battere il cuore Derek, e questo tu lo sai vero?»
    Morgan la studiò per qualche istante, non sapeva più chi era né cosa gli stesse capitando, perché tutto quello che sentiva era solo quel momento, era il respiro di lei infrangersi contro il suo petto. Nessuno avrebbe capito perché nessuno poteva capire.
    «Alex,» cominciò serio,«Non so dove tutto questo ci porterà, non so se potremo viverlo alla luce del sole o se dovremo nasconderci, ma di una cosa sono certo: non voglio perderti questa notte.»
    Lei lo guardò silenziosa, poi poggiò di nuovo le sue labbra su quelle di Morgan.

    «Nicole...ma dove...?» cominciò a dire Reid nel vedere la ragazza sfuggire al suo abbraccio e cominciò a seguirla.
    Liardi stava osservando in trance dei camini elettrici esposti e continuava a non rispondergli. Era immobile a bocca aperta e con gli occhi lucidi.
    «Quando ero piccola,» dopo qualche secondo cominciò a raccontare sempre con lo sguardo fisso su quelle stufe, «sognavo la casa dei miei sogni. Doveva essere a due piani, non importa se piccola, ma a due piani. Con una bella scala, in un luogo in cui nevicava, così che potessi passare le giornate sdraiata davanti al camino a guardare la neve fioccare fuori. Tra le mani una cioccolata calda...» la ragazza smise di parlare sentendo le braccia di Spencer cingerla da dietro in un caldo abbraccio, poi concluse, «...e una persona speciale al mio fianco. Anni dopo, sono qui a Washington, nevica, ho una casetta a due piani. Manca solo un camino per completare la realizzazione dei miei sogni.»
    Un’idea balenò nella mente del dottor Reid, attendeva solo l’occasione giusta per metterla in pratica.
    Per ora i due ragazzi restarono stretti in quell’abbraccio silenzioso a contemplare l’oggetto dei sogni di Nicole.
     
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    CAPITOLO 10

    Alex si sciolse dall’abbraccio di Morgan, poi si avvicinò al piccolo stereo che sostava poco lontano su un bancone dedicato alle offerte speciali del reparto musicale e si mise a trafficare con quell’oggetto dietro lo sguardo curioso di Derek, che la spiava da poco lontano.
    «Che combini nano? Non vorrai far saltare in aria tutto, vero?»
    «Ah ah divertente. Comunque io stavo per dare sfogo al mio lato romantico, ma se la metti così…»
    Lei scrollò le spalle e interruppe l’operazione che stava eseguendo con tanta cura, mostrandosi infastidita.
    «Scherzavo, continua pure. Ho paura delle tue reazioni…Voglio arrivare a casa intero.»
    Alex ignorò la provocazione di Morgan e si mise di nuovo ad armeggiare con l’apparecchio, poi scelse un cd e lo estrasse dalla custodia.
    Remember those walls I built
    Well, baby they're tumbling down
    And they didn't even put up a fight
    They didn't even make up a sound

    «Direi che è perfetto no?» aggiunse poi, sovrastando le note della canzone.

    Nicole e Spencer erano ancora persi nel loro tenero abbraccio quando un lieve e cadenzato ritmo riempì l’atmosfera.
    La ragazza si mise a ridere prima di parlare, «Sarà quella pazza di Alex!» disse voltandosi con il viso verso quello di Spencer, erano vicinissimi, e Nicole sussurrava sotto voce le parole di quella canzone che stavano ascoltando, «Remember those walls I built, well baby they’re tumbling down and they didn’t even put up a fight, they didn’t even make a sound...»
    Spencer sorrideva perché aveva inteso alla perfezione quello che voleva dire la ragazza che stringeva tra le braccia ma che sentiva comunque il bisogno di esternare il pensiero a voce alta, «Mi sembra qualcosa di familiare, altro che muri...mi ero proprio barricata quando ci siamo conosciuti.»
    I due si lasciarono andare ad un ultimo profondo bacio e poi Nicole trascinò via Spencer verso il luogo da cui proveniva quella musica. «Non credi che potremmo disturbare?» chiese il ragazzo timoroso.
    «Credimi Spencer, se non volevano compagnia non avrebbero attirato così la nostra attenzione.» replicò la ragazza con una strizzatina d’occhio.
    Liardi e Reid si lasciarono andare ad una corsa lungo i corridoi del centro commerciale guidati solo dalla musica e dalle loro sincere risate.

    Derek tese una mano ad Alex, che la afferrò e si alzò da terra grazie al suo aiuto.
    Si guardarono negli occhi per un solo istante, ma a lei fu più che sufficiente per arrossire di nuovo.
    «Se vai avanti così, ora di domani mattina non avrai più bisogno del fondotinta.»
    «Ti direi che tu non avrai più bisogno del balsamo, ma in effetti, temo di essere arrivata in ritardo.»
    «Nano.»
    «Pelato.»
    Si ritrovarono di nuovo uno di fronte all’altra, pelle contro pelle, mentre dietro l’angolo spuntavano Spencer e Nicole raggianti come non lo erano mai stati.
    La ragazza sorrise all’amica e complice, «Non potevi scegliere una canzone migliore!» era esaltata da come si stavano mettendo le cose quella notte.
    Alex tese il palmo aperto nell’aria, come per darle il cinque, poi strizzò l’occhiolino.
    «Siamo le migliori, tesoro!»
    La ragazza ricambiò il cinque e poi fece intendere alla collega che forse era il caso per Alex di coinvolgere Derek in un ballo. Lei la guardò interrogativa per un istante, poi si voltò verso Morgan, rimasto in silenzio fino a quell’istante e si strinse a lui, circondandogli il collo con le braccia, mentre Derek cingeva la sua vita con le mani che accarezzavano la schiena.
    «Penso dovresti farlo anche tu, sai?» sussurrò poi Alex rivolta a Nicole, cercando di non farsi sentire da Spencer.
    «Ti sembra una cosa facile?» Liardi si mise a fare un po’ i capricci più per l’imbarazzo che per altro. Ma lo sguardo di Lehane fu parecchio convincente e così la ragazza si voltò e raggiunse Reid che era intento a guardare l’intera collezione di cd stipati nell’apposito scaffale. Gli afferrò la mano e lo trascinò verso l’altra coppia che si stava perdendo nella danza.
    Alle resistenze del ragazzo Nicole rispose spiegandogli che sapeva che lui ne aveva parlato con Derek. «E non vuoi uccidermi per questo?» rispose spaventato Spencer.
    «No, perché io ne ho parlato con Alex, e abbiamo fatto una promessa...quello che succede al supermercato resta al supermercato.» ribattè la ragazza mostrando poi la lingua al collega.
    Alla fine Spencer cedette e si lasciò trascinare verso gli altri due. Anche lui cinse Nicole alla vita, mentre lei portava le sue braccia al collo giocherellando con i capelli del ragazzo che ricadevano sparsi sfiorando le spalle. Si guardarono negli occhi per tutto il tempo, dedicandosi silenziosamente le parole di quella canzone, perché anche loro si perdevano l’uno nell’aura dell’altra.

    image



    I quattro ragazzi ebbero bisogno di qualche istante in più per rendersi conto che la musica era finita. Con qualche resistenza le due coppie si sciolsero dall’abbraccio e si riunirono tutti insieme.
    «E ora?» chiese Nicole sempre con il cuore colmo della speranza che il tempo si fermasse in quel momento e il mattino non arrivasse mai.
    Il silenzio fu interrotto da Spencer, «Postcena?» chiese esuberante e sorridente come nessuno l’aveva mai visto. I tre si voltarono turbati a fissarlo intensamente.
    «Reid,» iniziò Morgan, mentre si avvicinava a lui e gli poggiava una mano sulla fronte, «Sicuro di stare bene?»
    «Mai stato meglio!» esclamò in risposta il giovane ancora sorridente.
    Alex gettò un’occhiata prima a Spencer, poi a Morgan e infine a Nicole, che scrollò le spalle divertita.
    «Nicole, questo qui tra un po’ non lo controlli più, quando si accende, è la fine, non si spegne più!»
    «Ma cosa sarebbe questo postcena poi...i ragazzi non ce la raccontano giusta.» disse la ragazza sottovoce ad Alex nel tentativo di togliersi dall’imbarazzo, per poi aggiungere ad alta voce. «Meno male che stasera si dorme ognuno nel proprio sacco a pelo!»
    «Te l’avevo detto che servivano quattro sacchi a pelo...» ribattè Reid stizzito rivolgendosi a Morgan.
    «Perché scusate quanti ne avete presi?» chiese Nicole sbalordita.
    Alex si mordicchiò il labbro inferiore e si trattenne dal ridere, poi massaggiò le spalle di Nicole, come per riscaldarla e constatò:
    «Come si dice, Dio li fa e poi li accoppia…»
    Liardi si guardò intorno in cerca di un aiuto perché non aveva ancora afferrato la questione, il freddo stava iniziando a farsi sentire di nuovo. «Grazie tesoro, sto congelando. Che ne dite di metterci comodi vicino alle tende?» propose avviandosi verso quei capolavori di architettura costruiti da Spencer.
    «Favorevole!» esclamò l’amica, seguendola per accucciarsi di fronte a una delle due tende, mentre lanciava un’occhiata significativa a Morgan, che a sua volta recuperava la coperta di lana abbandonata vicino agli scaffali per posizionarsi vicino a lei, gettandola nuovamente sulle sue gambe a coprirla.
    «Brrr, sto diventando un cubetto.» esclamò Lehane rivolta a Derek, che le poggiò per la seconda volta nella serata la sua giacca sulle spalle.
    «Secondo voi cosa stanno pensando gli altri? Voglio dire, siamo spariti tutti e quattro…» accennò poi Derek.
    Reid aveva superato tutti e si era seduto a terra con le spalle contro lo scaffale più vicino. Nicole si era affrettata verso la tenda per prendere la coperta e aveva raggiunto nuovamente Spencer. Lo guardava con sguardo fisso ancora in piedi. Il ragazzo non capiva bene cosa volesse e restava in attesa. Liardi decise allora di essere più chiara, alzò un piede e delicatamente si ritagliò uno spazio comodo e caldo per sedersi tra le gambe del ragazzo che puntualmente arrossì durante tutta l’operazione. La ragazza si accucciò con le spalle contro il petto del dottor Reid e coprì entrambi con la coperta prima di iniziare a giocherellare con le dita della mano di Spencer.
    «Più che altro, dovremmo decidere cosa dire. Di certo non possiamo raccontare di essere rimasti chiusi in un centro commerciale e cosa abbiamo fatto...» decise poi di dire Nicole in risposta a Derek non interrompendo quel gioco di mani con il collega.
    «No in effetti non possiamo.» sentenziò Alex, annuendo con il capo. «Però non vedo alternative. Come potremmo inventare scuse credibili che non lascino sottintendere nulla? Voglio dire…» continuò, indicando prima i due colleghi e poi lei e Derek, sperando che capissero senza bisogno che lei concludesse la frase.
    «Inventare quattro scuse diverse e accettabili non è semplice, temo che saremo costretti a raccontare la verità, o almeno, quasi tutta la verità.» le diede man forte Morgan, mentre Alex gli sorrideva imbambolata.
    «Per quanto mi riguarda, potevo essere a casa a dormire ammalata...» disse Nicole, ma non vedendo sostegno negli altri continuò cercando di spronarli. «Su ragazzi, siamo quattro profiler! Veramente abbiamo problemi a inventare qualcosa di credibile? A fingere di essere stati da qualche altra parte?»
    «Io potrei dire di essere dovuto andare d’urgenza a Las Vegas...» intervenne Reid a sostegno della ragazza, ma non aggiunse altro conscio del fatto che tutti avevano capito anche più di quello che aveva detto.
    «Certo, e credete veramente che Emily, Dave, o peggio…Hotch, guardandoci in faccia non capirebbero? Fiutano le bugie a chilometri di distanza, e poi io non sono capace di mentire.» disse Alex un po’ impensierita.
    Derek restò in silenzio per qualche istante, poi disse:
    «Ogni cosa a tempo debito. Ora non vorremo rovinarci la serata, vero?»
    «Certo che no!» rispose raggiante Nicole. Poi si voltò verso Spencer aggiungendo, «Dillo genio che stai morendo dalla voglia di leggere tutti i libri del reparto...quanto ci metteresti?»
    Morgan rise e poi prese in giro Reid:
    «Perché, pensi che ci sia ancora qualche libro in questo reparto che lui non abbia ancora letto?»
    Spencer si lanciò in una risata canzonatoria rivolta al collega. Poi rimase impietrito dal gesto di Nicole che si stirò strisciando sul suo petto per dargli un veloce bacio in segno di simpatico conforto per il trattamento appena ricevuto da Derek.
    Il volto del ragazzo divenne di mille colori e così quello della ragazza che aveva realizzato troppo tardi quello che aveva appena fatto. Ma sorrise timidamente abbassando lo sguardo verso le loro mani ancora intrecciate.
    Alex si schiarì la voce per far sì che l’imbarazzo venisse lavato via per magia come da un temporale veloce, poi scattò in piedi facendo sobbalzare Morgan al suo fianco.
    «Ok, visto che dobbiamo occupare il tempo in modo produttivo…cosa ne dite di un bel gioco in scatola? Volo alla ricerca!» esclamò prima di sparire oltre gli scaffali, lasciando solo la scia del suo profumo.
     
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    Ancora una volta, questo capitolo doveva postarlo Faith ma ha ancora il pc distrutto. Quindi posto io. Buona lettura!


    CAPITOLO 11

    Dopo diversi minuti, finalmente i tre udirono i tacchi di Lehane rimbombare nel supermercato vuoto e poi la videro comparire reggendo una scatola tra le mani con un’espressione divertita e luminosa a ornarle il volto dai lineamenti regolari.
    «Eccomi, vi sono mancata, ammettetelo!»
    Derek sorrise poi aggiunse:
    «Ragazzi, la quiete è finita…»
    Lei gli fece una linguaccia e mostrò il gioco a Nicole che si allargò in un sorriso.
    «Trivial Pursuit! Un classico che non stanca mai...» esclamò osservando Lehane che apriva la scatola stendendo il tabellone sul pavimento tra loro. Sciolse la presa da Reid e si sistemò accanto a lui intorno alla plancia di gioco.
    «Ok…Via alle danze!» esclamò Alex accucciandosi al fianco di Morgan che l’aveva raggiunta, di fronte alla postazione del Trivial Pursuit. Poi lanciò i dadi e li passò ai suoi colleghi, per stabilire chi avrebbe cominciato per primo.
    «Io non tiro...» affermò deciso Reid quando Nicole porse verso di lui la mano chiusa con all’interno i due dadi. Allo sguardo interrogativo di tutti, Spencer continuò, «Statisticamente, osservando i numeri già usciti e considerando che i dadi hanno sei numeri ciascuno e quindi le possibili combinazioni sono sei al quadrato, quindi trentasei, io...»
    «Tieni Derek, inizi tu!» Liardi stava già porgendo i dadi a Morgan che fino a quel momento aveva totalizzato il numero più alto, troncando di netto il discorso del piccolo genio.
    «D’accordo…» annuì l’uomo, mentre tirava nuovamente il dado per iniziare il gioco.
    «Va bene Agente Speciale Derek Morgan, domanda sulle scienze! Come può anche essere detta una trasformazione isoentropica?» chiese Alex divertita, raccogliendo la tesserina con la domanda impossibile.
    «Trasformazione a entropia costante o trasformazione adiabatica reversibile, essendo reversibile varia l'entropia in misura uguale all'Integrale di Clausius, che, nel caso adiabatico, vale zero...» sciorinò velocemente Spencer come se stesse parlando del tempo che faceva in quei giorni a Washington.
    «Ehm, Spence.. ti chiami Derek?» ribatté Alex in un misto tra il divertito e l’interessato.
    Il ragazzo arrossì visibilmente, incapace di controbattere.
    «Gliela diamo valida e Derek ringrazia Spencer?» chiese Liardi con il viso ancora contratto in un ampio sorriso.
    «D’accordo…ma solo per questa volta! Avanti, Nicole tocca a te!» rispose Alex fingendo di rifletterci sopra, per poi tendere i dadi all’amica.
    La ragazza afferrò i dadi e li fece ruotare con molta attenzione tra le sue mani, prima di lasciarli andare sul tabellone di gioco. Presa visione del risultato, fece avanzare il suo segnaposto del corrispondente numero di caselle e alzò gli occhi verso Lehane in attesa che formulasse la domanda per lei.
    «Ok tesoro mio, domanda di storia: come si chiamava l'ultima moglie di Enrico VIII d'Inghilterra?»
    Nicole ebbe appena il tempo di alzare gli occhi per concentrarsi che una voce accanto a lei stava già dando la risposta. «Catherine Parr, è però diffusa l'idea che Catherine facesse più da infermiera che da moglie per Enrico VIII. Quest'idea si formò nel diciannovesimo secolo, prodotta dalle opere della storica vittoriana Agnes Strickland. Essa è stata messa in discussione...» Reid si fermò per gli sguardi che gli stavano indirizzando i tre.
    Derek e Alex gli lanciarono un’occhiata eloquente, poi la ragazza disse:
    «Ok, tocca a me…chi mi fa la domanda?»
    «Ma io tesoro!» rispose allegra Liardi sporgendosi in avanti. «Tira i dadi...» le disse porgendoglieli.
    Lehane li raccolse e poi li agitò nel pugno chiuso, serrando le palpebre come per portarsi fortuna, poi li lanciò e aspettò che Nicole leggesse la domanda sulla tesserina.
    «Arte e letteratura, vediamo un po’!» esordì Liardi facendo poi una pausa per creare la suspence. «Se parlo di “regola dell’arte”, a cosa mi riferisco?» chiese la ragazza infine e sulle sue ultime sillabe il dottor Reid stava già parlando.
    «La locuzione regola d'arte indica l'insieme delle tecniche considerate corrette per l'esecuzione di determinate lavorazioni, in genere artigianali, e della realizzazione di manufatti. L'Arte cui si fa riferimento nella locuzione è la categoria professionale cui appartiene il soggetto che all'osservanza della regola è tenuto e la definizione di una regola dell'Arte risale proprio al tempo delle Corporazioni, che disponevano dettagliati regolamenti in genere riguardanti l'utilizzo di determinati materiali, strumenti, procedure e soluzioni realizzative volte a garantire la qualità del prodotto o del servizio finale...»
    «Seriamente,» intervenne decisa Nicole interrompendolo, «così non c’è gusto...»
    «Prima che arriviamo a scoprire l’etimologia del termine televisione, possiamo cambiare gioco?» ironizzò Morgan, dando man forte a Liardi, mentre ripiegava il tabellone con cura e lo riponeva nella scatola.
    «Dal greco τῆλε, “a distanza”, e dal latino video, “vedere”… In origine..» iniziò Spencer, per poi interrompersi guardando le espressioni allucinate dei suoi amici, «Ok, era una battuta vero?»
    «Okay, okay. Niente Trivial Pursuit… Allora che ne dite del fantastico e a tratti misterioso ‘Obbligo o Verità’?» propose Alex con una punta di malizia nella voce, mentre si alzava in piedi e poggiava le mani gelide sulle spalle di Derek, che sussultò.
    «Se prometto di cucirmi la bocca una volta per tutte, possiamo tornare al Trivial Pursuit?» chiese improvvisamente Reid con il panico disegnato negli occhi.
    «Che problemi hai? Siamo solo noi quattro, e quello che accadrà non uscirà da qui. Ma soprattutto non riusciresti a frenarti dal rispondere alle nostre domande, se continuiamo con quel gioco...» controbatté Nicole.
    Spencer cominciava a tormentarsi il nodo della cravatta, mentre il sudore freddo gli scorreva lungo la schiena. Un gioco del genere non avrebbe portato nulla di buono, se lo sentiva. «E se mi limitassi a fare le domande e gli obblighi a voi?» domandò cercando l’ennesima via di fuga.
    «Oh no genietto, svelerai tutti i tuoi segreti più scabrosi e non ci sarà possibilità di scampo. Non pensare nemmeno di rifugiarti dietro i tuoi aneddoti. Non ti salveranno.» ribatté Derek sorridendo, per poi aggiungere: «Allora, chi comincia?»
    Reid decise di non rispondere, si mise buono aspettando il momento che l’avrebbe umiliato davanti ai suoi colleghi. Intervenne Nicole in quel momento di silenzio:
    «Teniamo la turnazione del precedente gioco, inizia tu e ti dico subito che scelgo ‘Verità’, chiedimi tutto quello che vuoi!»
    Una smorfia maliziosa si dipinse sul volto di Derek, che si avvicinò a Nicole, sporgendosi in avanti, come se la domanda che stava per farle fosse quasi proibita.
    «Allora, Agente Liardi…cos’hai pensato la prima volta che hai visto Reid?»
    La ragazza sobbalzò, poi sorrise e si voltò verso Spencer, «Potresti non ascoltare per un attimo?» gli disse timida.
    Reid stava già per portare le mani alle orecchie quando intervenne Lehane, che con aria innocente contestò:
    «Eh no, non vale! Deve sentire anche lui…altrimenti che gusto c’è?»
    «Bel guaio...» sussurrò Liardi decidendosi poi a rispondere. «Vabbè che tanto gliel’ho anche detto! Comunque quando l’ho visto per la prima volta alla conferenza, credevo che facesse inutile sfoggio di cultura con tutte le sue statistiche. Un modo per far sentire inferiori gli altri, quando invece quello con i problemi era lui…» confessò infine.
    Nicole lo guardò dolcemente, poi Derek si schiarì la voce e continuò:
    «Avanti il prossimo, e cioè Alex Lehane. Obbligo o verità?»
    «Verità, perché sono certa che se scegliessi obbligo sarei costretta a baciarti.» ribatté lei strizzandogli l’occhiolino, mentre si portava le mani incrociate sotto il mento.
    «Chiamala costrizione!» si lasciò scappare Liardi, che poi si voltò ancora una volta a guardare Spencer che non dava segni di vita.
    Alex la guardò e arrossì, nonostante cercasse di mantenersi distante. Poi si concentro nuovamente su Derek, che era pronto per la domanda.
    «D’accordo, neoagente Lehane… Qual è la cosa che ritieni più eccitante in assoluto?»
    «Il cioccolato. Specialmente se spalmato su dei pettorali definiti.» lo provocò lei con un sorriso malizioso, mentre si portava la mano sul cuore a modi giuramento.
    Derek la studiò per un istante, poi si avvicinò al suo viso noncurante della presenza di Reid e Liardi, e le sussurrò:
    «A me piace la panna montata, e direi che con la cioccolata, non va per nulla male.»
    «Corridoio 103, preparazione dolci. Se siete a corto di idee per la nottata. Personalmente, con la panna preferisco le fragole.» ironizzò Nicole portandosi una mano alla bocca per trattenere una risata.
    «Spence, il reparto ortofrutticolo è al piano di sotto, giusto per informazione.» sentenziò Lehane in tutta risposta, causando un’espressione di stupore sul viso di Reid, che iniziò a balbettare in modo confusionario.
    «L’avevo detto che questo gioco non era una buona idea.» rispose stizzito come se avesse appena scoperto di essere ancora in grado di parlare.
    «Basta, ricomponiamoci. Tocca a voi...» intervenne Liardi indicando con un gesto da Morgan a Reid.
    Derek guardò Nicole, poi si soffermò su Spencer, e dopo attimi che parvero secoli iniziò:
    «Reid, do per scontato che tu scelga verità,» studiò il genietto per valutare la sua reazione, e visto che non aveva aperto bocca proseguì, «Qual è la cosa più romantica che hai fatto per Nicole?»
    Contrariamente alle aspettative di tutti, il ragazzo non protestò, si mise solo a riflettere, mentre la ragazza accanto a lui arrossiva. «Io...» si fermò improvvisamente a pensare di nuovo, mentre lei si sporgeva a tenergli una mano per fargli capire che qualsiasi cosa sarebbe andata bene per lei. «Io...si, io credo...quella volta che...che siamo andati al parco di notte. Le ho detto che ci sarebbe stato un imperdibile evento celeste che si verifica una volta ogni...»
    «Spence… sei stato un tesoro, ma ora proseguiamo prima di arrivare a scoprire ogni quanto la cometa di Halley passeggia allegramente sopra le nostre teste.» lo interruppe Alex provocando una risata generale.
    Liardi si sistemò meglio nel posto dove era seduta sciogliendo la presa dalla mano di Reid e affermò allegra:
    «Tocca a me. Derek, obbligo o verità?»
    Morgan la guardò per un momento, inclinando il capo, poi in un solo respiro disse: «Verità, ovvio!»
    La ragazza si concentrò per formulare la migliore domanda possibile. Quella era un’occasione che non si sarebbe ripetuta. «Agente speciale Derek Morgan...la pazzia più folle che farebbe per Alex Lehane?» chiese sgranando gli occhi in attesa di una risposta e sorridendo sorniona.
    Lui esitò per un istante, perché cercava una buona scusa per evitare la risposta, quindi tentò:
    «Chi l’ha detto che farei una pazzia per lei?»
    Ma dallo sguardo che Nicole gli lanciò, capì che era meglio prendere sul serio l’intera faccenda.
    «Visto che adora il Natale, la porterei a Rovaniemi… so che è un suo desiderio, anche se non lo ammetterà mai.»
    Alex arrossì di nuovo, poi sorrise senza proferire verbo perché Derek aveva azzeccato in pieno il suo sogno più infantile e al tempo stesso magico.
    «Un ragazzo d’oro...» commentò Liardi voltandosi poi leggermente verso Lehane. «Tesoro tocca a te. Obbligo o verità?»
    «Per oggi basta verità. Io voglio obbligo, altrimenti mi sentirò nuda ai vostri occhi anche se sono completamente imbacuccata.» ribatté lei un po’ indispettita, ma sempre sorridente.
    Nicole si illuminò in viso allungandosi verso di lei per darle un cinque in alto. «Finalmente qualcuna che osa!» esclamò per voltarsi poi di scatto verso Reid che stava mormorando qualcosa sotto voce:
    «Ci metteremo nei guai...di bene in meglio...»
    «Ma dai...un obbligo innocente.» lo riprese Liardi ricomponendosi per formulare la consegna di quel gioco nel modo più formale e serio possibile. «Carissima, direi che lei ha proprio bisogno di...una bella tintura nuova!» esclamò affrettandosi poi ad aggiungere i dettagli del diabolico piano. «Al piano di sotto troveremo tutto l’occorrente. Ma per non risultare troppo cattiva, hai la possibilità di scegliere tu chi dovrà metterti le mani tra i capelli.»
    Alex rise di gusto poi sentenziò, alzandosi in piedi: «Se proprio devo cambiare colore… Nicole, tu e soltanto tu toccherai la mia folta chioma. Dei maschietti non mi fido!»
    La ragazza si alzò a sua volta e corse ad abbracciarla accompagnandola nella risata. Lo stesso fecero i ragazzi alle loro spalle.
    «Inizio a pensare che restare chiusi qui dopo tutto non è stata una così grande idea.» si lamentò Spencer causando la reazione di Liardi:
    «Vivere...per una volta vuoi provare a vivere? Andiamo, prenderemo l’ascensore per scendere sotto.» disse iniziando ad avviarsi verso la cabina stretta alla sua adorata collega.
    Derek si fermò e guardò tutti i suoi colleghi, infine disse:
    «E come prendiamo l’ascensore se non c’è corrente? Vi ricordo che ci troviamo in un supermercato chiuso, senza riscaldamenti né qualsiasi tipo di contatto con l’esterno.»
    «Errato!» intervenne Reid con il suo fare enciclopedico. «In realtà se noti i banconi frigorifero sono in funzione altrimenti gli alimenti si deteriorerebbero. Il fatto che non funzionino i riscaldamenti e le luci è dovuto ad una necessità di risparmio energetico. Non ha senso illuminare il centro consumando energia, o tenerlo riscaldato con lo stesso risultato. Ma l’ascensore, ritenendo che il centro sia deserto, non verrebbe messo in funzione e quindi il suo consumo è pari allo zero, anche se è comunque funzionante.»
    Alex guardò Derek con un’espressione trionfante, poi indicò Reid con entrambe le mani e infine disse:
    «Visto? Muovi quel sedere e andiamo a prendere l’ascensore.»
    Derek era un po’ scettico, ma comunque continuò a camminare al fianco di Spencer che restava incerto sul da farsi.
     
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    CAPITOLO 12

    I ragazzi avevano raggiunto la struttura. Un ascensore in acciaio con una capienza di cinque persone. Nicole lasciò la presa da Lehane e si avviò verso il pulsante per la chiamata. «Rullo di tamburi...» annunciò avvicinando lentamente il dito indice fino ad arrivare a schiacciarlo. Immediatamente il rumore del motore vibrò in tutta l’aria circostante e dopo pochi secondi le porte si aprirono dinnanzi a loro. «Funziona!» esclamò entrando e aspettando che gli altri facessero lo stesso.
    Alex si precipitò all’interno dell’abitacolo abbastanza spazioso, ma pur sempre angusto, mentre agguantava Derek titubante per un braccio e lo trascinava dietro di sé.
    «Che c’è? Il nostro cavaliere senza macchia e senza paura è terrorizzato da un ascensore?» gli chiese sorniona.
    «No, ma preferirei prendere le scale.» si mantenne sul vago, puntando i piedi.
    Alex non demordeva, quindi lo trascinò dentro con tutta la forza che aveva sotto lo sguardo divertito di Nicole, e lui non poté fare altro che arrendersi.
    «Suvvia ragazzi..dobbiamo fare un piano solo e in discesa per di più. Spencer?» intervenne Liardi con le mani sui fianchi invitando il ragazzo a raggiungerli. Solo lui era rimasto fuori.
    «Ma la sapete la percentuale di decessi che si verificano a causa degli elevatori...»
    «Reid!» esclamarono all’unisono i tre bloccando il ragazzo prima che potesse continuare il suo discorso.
    Alla fine si convinse e varcò le porte che si richiusero scorrendo dietro di lui dopo il comando di Alex che aveva pigiato il bottone del piano desiderato.
    «Ehi ma perché non si è illuminato?» iniziò poi dubbiosa, «Ah, ci sono. Devo schiacciare anche questo forse.» proseguì mentre faceva pressione su un altro bottone del tastierino che aveva di fronte. «Mmh, no. Forse questo.» concluse poi, pigiandone un altro.
    «Basta, smettila di schiacciare pulsanti!» esclamò Derek, fermandole la mano prima che potesse premerne un altro, ma fu troppo tardi perché con la mano libera disobbedì all’ordine di Morgan. Un tonfo sordo li fece ammutolire.
    «Ditemi che non è successo, ditemi che non siamo bloccati qui dentro.» mormorò Derek, guardandosi intorno con aria spaventata.
    Nicole iniziò a rimbalzare lievemente sulle gambe per vedere se l’ascensore riprendeva il movimento. Ma non ottenne alcun risultato. Osservò invece Spencer che indietreggiava con molta lentezza fino ad appoggiare le spalle alla parete che aveva più vicino. «Sei...» mormorò il ragazzo.
    Liardi si voltò a guardarlo e si avvicinò. «Cosa dici?» chiese non avendo compreso quale fosse il suo problema.
    «Sei…» ripetè lui a voce più alta.
    «Cosa?» insistette la ragazza avendolo quasi raggiunto mentre alle loro spalle Alex e Derek si stavano pizzicando scaricandosi a vicenda la colpa di aver fatto bloccare l’ascensore.
    «Sei decessi all’anno e diecimila lesioni con ricovero in ospedale a causa degli ascensori. Noi siamo quattro e nessuno può aiutarci...» il ragazzo stava andando in iperventilazione per la paura.
    Morgan iniziò a schiacciare tasti all’impazzata, mentre Alex si avventava su di lui.
    «Smettila!»
    «No, forse se prem.. »
    «Sei…»
    «Smetti..»
    «Decessi…»
    «mo..qui..»
    «lesioni..»
    «Spen..»
    «..la!»
    Un altro colpo violento li fece sobbalzare e Alex finì rovinosamente addosso a Derek, mentre la luce all’interno spariva in un soffio.
    Nello sbalzo dell’ascensore anche Liardi finì contro Reid poggiato alla parete, che subito nell’oscurità iniziò a farsi spazio verso la pulsantiera e si avventò sul bottone dell’allarme suonandolo ripetutamente.
    «Spencer! E’ inutile che suoni… non c’è nessuno qui dentro, soltanto noi.» gli ricordò Alex, mentre si ricomponeva e si staccava da Morgan.
    «Fantastico, bloccati qui…Sei decessi, diecimila lesioni.. » continuava a blaterare Reid, mentre si guardava intorno terrorizzato e si slacciava il primo bottone della camicia.
    Nicole raggiunse il ragazzo cercando di calmarlo, parlandogli, ma ogni tentativo era vano. Continuava a ripetere statistiche, equazioni e tutto ciò che gli passava per la testa.
    «Spencer, raccontami...si vediamo. Il tuo primo caso alla BAU!» la ragazza non sapeva più cosa inventarsi per distrarlo.
    «Siamo in quattro dentro un ascensore...fra poco finirà anche l’ossigeno.» fu la risposta del ragazzo.
    Liardi non sapeva più cosa chiedergli, afferrò le mani di Reid per evitargli di tormentarsi ancora il collo della camicia. Erano gelate.
    Poi si guardò intorno. Non vedeva ad un palmo dal suo naso. L’intero abitacolo era riempito dal rimbombo della voce di Spencer che non smetteva di parlare. A Nicole restava l’ultimo tentativo.
    Si spinse in avanti poggiando le sue labbra su quelle del ragazzo, sicura che gli altri non avrebbero potuto vederli al buio. Ci fu un improvviso e innaturale silenzio.
    «Reid?» domandò Derek, ma fu costretto al silenzio da una gomitata, che sicuramente era di Lehane.
    Non riusciva a distinguere nulla, ma percepì senza possibilità di sbaglio il corpo di Alex aderire al suo, mentre lo spingeva contro la parete dell’ascensore. Sentì le sue labbra morbide contro le proprie e le cinse la vita, abbandonandosi a quel contatto.
    Il silenzio fu interrotto da un rumore con conseguente ritorno della luce. Liardi si allontanò di scatto da Reid che si accasciò contro la parete che aveva alle spalle mentre sentivano il movimento dell’ascensore che saliva. Nicole si voltò e non avrebbe mai immaginato la scena che si trovò davanti agli occhi: Alex e Derek erano avvinghiati in un bacio che era tutto fuorché casto.
    La ragazza rimase a bocca aperta a guardare la scena mentre Spencer si risollevò sulle sue gambe e chiese: «Cos’è successo?»
    «Ti ho baciato per calmarti.» rispose lei senza distogliere l’attenzione dai colleghi.
    «E...e...loro?» continuò lui sottovoce richiudendosi il bottone della camicia.
    «Credo abbiano fatto lo stesso.» ironizzò lei.
    L’inconfondibile campanello li avvisò che erano giunti a destinazione, infatti dopo qualche secondo le porte si spalancarono. Morgan e Lehane tornarono sul Pianeta Terra, Alex si separò da lui e arrossì immediatamente alla vista di Spencer con la bocca spalancata in segno di sorpresa e l’espressione maliziosa di Nicole.
    Morgan invece non perse tempo, si schiarì la voce e volò fuori dall’ascensore.

    L’agente Liardi decise di rompere il silenzio imbarazzato che si era creato tra loro quattro. «Direi che l’obbligo lo lasciamo stare.» disse ridacchiando mentre si avviavano di nuovo nella zona dove avevano montato le due tende.
    Alex le lanciò uno sguardo carico di significato, poi le sussurrò:
    «Ok, mi sono lasciata trasportare dall’entusiasmo…»
    «Certo perché rimanere intrappolati in un ascensore è divertentissimo...» rispose Nicole mostrando poi la lingua alla collega.
    «Io proporrei di fare una bella dormita dopo aver rischiato la vita. Sapete...vorrei uscire da qui intero domani mattina.» si intromise tra loro Reid.
    «Io approvo l’idea del genietto…sono distrutta.» gli diede man forte Alex, passandosi una mano tra i capelli.
    I quattro si avvicinarono alle tende, e la prima a varcare l’ingresso di una delle due fu Nicole. Appena messa dentro la testa si guardò intorno e si tirò immediatamente fuori.
    «Che per sbaglio avete un sacco a pelo in più? Qui ce n’è uno solo.» affermò dubbiosa osservando i due colleghi che si stavano avvicinando alla loro.
    Morgan la guardò, poi scosse il capo sorridendo.
    «Buonanotte Nicole.»
    L’espressione dubbiosa di lei fece sorridere anche Alex, che ribattè:
    «Tesoro, temo che per questa notte dovrai dividerlo con Spencer…»
    Liardi si voltò interdetta a guardare Reid che aspettava alle sue spalle di poter entrare nella tenda. Entrambi arrossirono e poi decisero di accettare la situazione per quella che era.
     
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    SPOILER (click to view)
    E' passato più di un mese nella speranza di un ritorno di Faith su questo forum. E' tornata, ma il suo pc si è distrutto di nuovo, quindi non può pubblicare, lo farò io per lei ancora una volta. Buona lettura!

    P.s. Per farmi perdonare dell'attesa in questo capitolo ci saranno due banner...son fatti da me, quindi...altro che perdono! Sorry..


    CAPITOLO 13

    Alex si accucciò a terra, seduta sopra il sacco a pelo, mentre Derek chiudeva la tenda con la zip. Poi si sfregò le mani una contro l’altra per riscaldarsi e si avvicinò a lei, sedendosi al suo fianco.
    «Hai freddo?» gli chiese Alex, guardandolo negli occhi. Derek annuì. Era coperto solo dalla camicia perché le aveva ceduto il suo cappotto poco prima.
    «Mmh, vediamo, Agente Speciale Derek Morgan… Io un’idea su come scaldarla ce l’avrei anche.» gli disse con voce suadente, senza perdere il contatto visivo che aveva stabilito con lui.
    Si avvicinò al suo viso, tanto da sfiorare le sue labbra.

    Spencer si accomodò in silenzio in fondo alla tenda, mentre Nicole richiuse la cerniera sperando che il freddo rimanesse fuori. Poi raggiunse il ragazzo sedendosi accanto a lui e abbassandosi poi fino ad appoggiarsi dolcemente con la testa sulle sue gambe.
    «Non voglio dormire...» sussurrò facendosi appena udire.
    Reid portò istintivamente una mano a sollevare i lunghi capelli della ragazza dal suo viso. Non voleva perdersi un centimetro della sua bellezza. La sentì sospirare sotto il suo tocco.
    «Se mi addormento, il resto della notte passerà troppo velocemente. E io non voglio che tutto questo finisca.» continuò con il tono della bambina capricciosa.
    Lui continuava a stare in silenzio e a farsi cullare dal suono delle sue parole.
    «Scusami.» proferì infine.
    «Per cosa?» disse sbalordito Spencer.
    Lei si mosse portandosi con il volto verso l’alto così che potesse guardarlo in viso mentre gli spiegava il perché. «Per averti trascinato in questa cosa. Per averti costretto a confessarti con Derek, a ballare, a giocare a obbligo o verità, a rimanere chiuso in un ascensore. E poi vediamo...che altro?» elencò lei, ma lui la fermò.
    «Io invece ti ringrazio.» sorrise prima di abbassarsi e incontrare le labbra della ragazza, sperando che quello le bastasse come motivazione.

    Derek la strinse a sé e la baciò, affondando il viso nei suoi capelli fino a che fu certo di ricordarne il profumo.
    «Grazie.» gli sussurrò Alex in un orecchio, mentre avvolgeva le sue spalle in una coperta, nella stessa coperta che riscaldava lei. Lui le sorrise di rimando e poi ribatté:
    «La prossima volta però cerchiamo di non restare chiusi in un ascensore, mi fai paura al buio.»
    Lehane scosse il capo incredula, poi gli tirò un pugno sul braccio e rispose fingendosi infastidita:
    «Ma smettila! Perché per una volta non ammetti quanto ti sia piaciuto?»
    Erano di nuovo vicini, pericolosamente vicini. Alex si insinuò tra le sue gambe, e si sporse a mordicchiargli il labbro.
    «Ehi, ehi…rallenta.» mormorò Derek, spiazzato da quel gesto.
    «Siamo adulti e vaccinati! O vuoi il permesso della mamma?» ironizzò allora lei sorniona.
    In tutta risposta lui prese a fare il solletico, e mentre Alex si contorceva su se stessa, lanciava dei gridolini di divertimento.

    Nicole stava assaporando quel bacio profondo e sempre più passionale, sollevandosi e avvicinandosi sempre di più a Spencer, quando delle grida raggiunsero le loro orecchie.
    Separarono le loro labbra respirando affannati. Si guardarono dubbiosi. Poi Liardi si lasciò andare alle risate. «Sembra proprio che si stiano già divertendo dall’altra parte.»
    «Chi? Cosa? Dove? Perché?» cominciò a chiedersi il dottor Reid guardandosi intorno.
    La ragazza assecondava il movimento della sua testa avvicinandosi sempre di più. «Aspetta.» esclamò di colpo ricordando una cosa. Si allontanò raccogliendo di nuovo la sua borsa. La aprì e cominciò a cercare qualcosa al suo interno. Era lì, ricordava di averla messa lì.
    Finalmente la sua mano incontrò la macchina fotografica. Senza farsi notare dagli altri, dopo che avevano scattato le foto l’aveva riposta nella sua borsa. Sarebbe potuta tornare utile in seguito.
    Quando Spencer vide il trofeo che la ragazza raggiante teneva tra le mani, non seppe esattamente come reagire.
    «Non ti mangerà.» scherzò lei per lo sguardo sul suo volto mentre si avvicinava a lui. Tanto. Troppo. «Ora non dire di no perché non farò in modo che ti tiri fuori dalla mia idea.» continuò lei accendendo l’attrezzo tecnologico.
    «Che intenzioni hai?» chiese lui sempre più preoccupato.
    Lei non rispose, semplicemente quando la macchina fu pronta si avvicinò sempre più pericolosamente a lui fino a baciarlo. E quando le loro labbra si incontrarono allungò il braccio alla loro sinistra. La luce abbagliante del flash immortalò per sempre quel momento.

    Alex si rotolava ancora su stessa, quando a un certo punto disse tra le risate:
    «Ok, ok, mi arrendo. Pausa!»
    Derek sorrise a sua volta e smise di farle il solletico, ma dopo qualche istante si ritrovò sdraiato sul sacco a pelo, Alex sopra di lui a cavalcioni.
    «Mai fidarsi di me. Dovresti averlo imparato ormai.» gli sussurrò nell’orecchio, chinandosi sopra di lui, per poi baciarlo nuovamente.
    «Non starai correndo un po’ troppo?» chiese Derek un po’ in dubbio.
    «Abbiamo avuto una giornata speciale, tutta per noi. Dove non siamo stati due agenti dell’FBI, dove non abbiamo dovuto ricoprire nessun ruolo ufficiale… Non sto correndo, Derek. Solo non voglio perderti questa notte.» ammise con sincerità scrutando i suoi occhi nocciola.
    Morgan non seppe che altro dire, forse perché da dire non c’era proprio nulla. Si portò a sedere e Alex si avvinghiò a lui, lasciando che le cingesse la vita mentre lei gli sbottonava lentamente la camicia.
    «Sai che se qui dentro ci sono delle telecamere, molto presto qualcuno vedrà tutto?» disse in un sussurrò Derek, mentre iniziava a baciare il collo della ragazza.
    «Beh..si godranno lo spettacolo.» sentenziò lei sicura, mentre faceva scivolare la camicia giù dalle spalle, per togliergliela completamente e rivelare un torace perfettamente scolpito, corredato da due braccia muscolose al punto giusto e decorate da tatuaggi tribali.
    Lasciò che lui le sfilasse il vestito, e poi gli stivali, lasciandola coperta della sola biancheria intima.
    «E che spettacolo…» sussurrò lui compiaciuto, mentre Alex si aggrappava sempre più salda al suo corpo.

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    Liardi guardò più volte quella foto sul display della macchina fotografica. Si chiedeva come un’immagine così piccola potesse contenere tutte quelle emozioni. Infine schiacciò il pulsante per lo spegnimento e ripose il tutto in borsa. Spencer nel frattempo alle sue spalle aveva raggiunto il sacco a pelo e ci si era infilato dentro.
    «Freddo?» chiese lei avvicinandosi. Lui fece cenno di si con il testa. La ragazza si mise a sedere e tolse lentamente gli stivali che portava ai piedi. Poi sfilò via anche il cappotto. Quando se ne fu liberata sgusciò anche lei dentro il sacco a pelo, così stretto per entrambi.
    Reid sentiva scivolare il corpo della ragazza accanto al suo e non potè trattenere un brivido. Non appena se la trovò sistemata accanto, non potè fare a meno di seguire l’istinto di portare le sue labbra nella parte di collo che aveva scoperto mentre con le braccia le cingeva la vita. Cominciò a giocare con labbra e lingua.
    Lei rabbrividì lungo tutta la schiena e rimase sbalordita per l’intraprendenza mostrata quella sera dal ragazzo. Anche se il suo tocco delicato le stava provocando piacere, decise di manifestare a parole i suoi dubbi.
    «Siamo in un centro commerciale, accanto a noi ci sono due colleghi e tu ti comporti come non hai mai fatto in vita tua?»
    «Non mi importa...» sussurrò lui allontanandosi quel tanto che bastava per pronunciare le tre parole e tornando poi a dedicarsi al collo della ragazza che lo allontanò violentemente guardandolo negli occhi.
    «Non ti importa? E io che pensavo di essere andata al centro commerciale con il dottor Spencer Reid...» disse lei maliziosa, baciandolo poi con sensualità. Interruppe il bacio per guardarlo e poi aggiunse, «Sai che ti dico? Non importa nemmeno a me.»
    Ripresero a baciarsi mentre le loro mani iniziavano a ispezionare i corpi l’uno dell’altra. Le loro gambe si intrecciavano all’interno di quel sacco a pelo e le ginocchia del dottor Reid, muovendosi, alzavano sempre più la gonna di Nicole lasciando così libere le sue gambe di risalire strisciando contro le sue come dolci carezze fino a stringere sempre più la presa intorno al bacino del ragazzo. Neppure la presenza dei vestiti poteva attutire la risposta dei loro sensi.

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    CAPITOLO 14

    Alex aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco gradualmente ciò che si presentava alla sua vista, perché per un attimo non sapeva dove si trovava né cosa stesse facendo. Poi improvvisamente ricordò, e sorrise.
    «Che hai da ridere, Brontolo?» disse una voce profonda alle sue spalle, mentre sentiva delle mani, che con delicatezza le carezzavano i capelli.
    «Niente, Gongolo…» ribatté, senza smettere di sorridere, poi si voltò nella sua direzione e si lasciò abbracciare, mentre le sue labbra incontravano quelle carnose di Derek.
    Lentamente scivolò via da quell’abbraccio e si rivestì perché aveva freddo, ma soprattutto perché i raggi del sole filtravano docilmente dalle grandi finestre del supermercato.
    «Sarà mattina… A che ora apre il centro commerciale? Penso sia il caso di levare le tende, in senso metaforico e letterario, al più presto possibile.» sentenziò con decisione, mentre apriva la chiusura zip e annusava l’aria al di fuori di quel piccolo accampamento.
    «Dove scappi? Prima mi seduci, e poi mi abbandoni?» le sussurrò Derek in un orecchio, mentre le cingeva la vita, «Non si fa, Alex Lehane.»

    Ricciolo dopo ricciolo li stava esaminando attentamente tutti. Li toccava con le dita delicatamente, mentre con i piedi non smetteva di accarezzare le gambe intrecciate alle sue dentro il sacco a pelo.
    Lui dormiva ancora, lei non voleva svegliarlo. Anche se sapeva che dovevano fare in fretta.
    Lo stava ancora osservando quando una smorfia gli attraversò il viso prima che iniziasse a sbattere lentamente le palpebre.
    «Buongiorno...» sussurrò lei dolcemente mordendosi poi il labbro inferiore.
    «Allora non era un sogno.» disse lui sollevandosi leggermente. Nicole scosse la testa per rispondere negativamente.
    I due si sciolsero dall’abbraccio uscendo dal loro stretto rifugio. Reid si avviò direttamente ad aprire la cerniera della tenda per rendersi conto che era già giorno. Purtroppo.
    Uscì dalla tenda, seguito da Liardi che da dietro portò le braccia intorno alla sua vita, stringendolo con forza. Reid si voltò per poterla guardare in viso.
    «Allora è tutto finito?» chiese Spencer, mentre la giovane sfiorava il suo collo con il naso.

    Alex mise un piede nudo fuori dalla tenda con una sonora risata, inseguita da Derek che le teneva la mano. La attirò a sé e si ritrovarono occhi negli occhi, stava per baciarla quando sentì una presenza vicino a loro.
    Lehane si voltò, staccandosi subito da lui, mentre si sistemava la manica del vestito che le era caduta di lato rivelando la sua spalla nuda.
    «Ehm..Buongiorno Nicole, buongiorno Spencer.» accennò un po’ imbarazzata.
    «Buongiorno a voi.» disse Liardi allontanandosi sorridente da Reid e avviandosi verso i colleghi tenendolo per mano. «Dormito bene?» chiese maliziosa ricordando le grida sentite prima di addormentarsi.
    «Divinamente.» ribatté Derek con un sorriso ebete stampato sul volto, mentre riceveva ancora una volta una gomitata da Lehane.
    «Penso sia arrivato il momento di andarcene, prima che arrivi qualcuno ad aprire.»
    «Tecnicamente se non viene qualcuno ad aprire non ce ne possiamo andare.» ricordò Spencer agli altri, aggiungendo poi, «A proposito, a che ora è l’apertura?»
    Nicole sciolse la presa dalla mano del ragazzo e si avviò decisa verso l’ingresso che era dritto di fronte a loro alla fine del corridoio. Proprio lì accanto aveva visto il tabellone con gli orari. Iniziò a correre per far prima e quando era quasi arrivata, prese una brutta scivolata che la lanciò direttamente su uno dei maniglioni antipanico che con sua grande sorpresa si abbassò, facendola rovinosamente cadere sulla neve stipata all’esterno.
    Si voltò verso i tre colleghi che la guardavano dal punto da cui era partita. Erano tutti sbalorditi. Quella porta era sempre rimasta aperta e non se n’erano accorti.
    Lehane iniziò a balbettare incredula, guardando a turno tutti i suoi colleghi.
    «N-noi…chiusi…era..aperto…»
    Nessuno sapeva cosa dire, quindi Morgan aggiunse con risolutezza:
    «Forza, sistemiamo tutto quanto al posto giusto e filiamocela.»
    Spencer porse una mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi. Lei si ripulì il vestito e si avviò nuovamente in tenda di corsa. Afferrò la sua borsa e guardò i suoi colleghi. «Io per prima cosa mi occupo della macchina fotografica. Poi ditemi di cosa avete bisogno.»
    «Io riporto tavoli e sedie al loro posto.» si propose Reid cominciando a muoversi.
    «Io butto la spazzatura e riporto i giochi al loro posto, mentre Derek si occuperà delle tende.» decise Alex per entrambi, senza che lui potesse replicare. Raccolse il suo cappotto, si infilò gli stivali e tese la giacca di pelle a Morgan che la afferrò. Poi si avvicinò ai tavolini, recuperando i cartocci e gli avanzi.

    In breve tempo tutto era tornato al suo posto. Proprio come l’avevano trovato e i quattro ragazzi si stavano avviando all’uscita. Nicole e Spencer erano passati dalla cassa quindici a recuperare il regalo per Jack. Poi si erano ritrovati con gli altri due colleghi all’esterno.
    La neve ricopriva le strade ma nel cielo splendeva il sole.
    «Eccoci.» disse Liardi raggiungendoli. «Dico di avviarci in macchina e andar via prima che arrivi qualcuno.»
    Alle sue spalle il dottor Reid stava richiudendo la porta, poi intervenne anche lui. «Dobbiamo decidere cosa dire in ufficio. Direi di fermarci da te per discuterne.» propose indicando Derek, che annuì per poi seguire Alex in direzione del SUV.
    «Guido io.» le disse in tono perentorio, mentre tendeva una mano per ricevere le chiavi.
    «Oh, no. Scordatelo proprio.» contestò lei, salendo dal lato del guidatore, mentre faceva segno a Nicole di seguirla con l’auto.
    Anche Liardi si accomodò alla guida del suo SUV lanciando la sua borsa sul sedile passeggero. Mise in moto e dopo essersi assicurata che anche la macchina di Reid li aveva raggiunti iniziò a seguire il veicolo di Lehane fino a casa di Morgan.

    Salirono un vano di scale, perché preferirono evitare l’ascensore, e in un batter d’occhio si ritrovarono all’interno dell’appartamento di Derek.
    Si accomodarono sui divani e iniziarono a guardarsi con circospezione. Cos’avrebbero dovuto fare ora? Come avrebbero dovuto comportarsi?
    Nicole sul cuscino accanto a Spencer non smetteva di agitare le gambe. Avevano poco più di un’ora per presentarsi in ufficio, specialmente se prima volevano passare da casa.
    «Qualche idea?» Reid ruppe il silenzio continuando a tormentarsi il nodo della cravatta.
    Alex scattò in piedi nervosa, mentre continuava a camminare avanti e indietro davanti a loro.
    «Se..se dicessimo semplicemente la verità?» azzardò.
    Nicole si alzò a sua volta nervosa. «Puoi prepararti a riconsegnare questa e il distintivo.» disse indicando la pistola che aveva nella tasca del cappotto.
    «Beh, ma non dobbiamo necessariamente raccontare tutto. E con tutto intendo proprio tutto tutto. Tutto…» ribatté Lehane agitando le mani convulsamente in aria.
    «Tutto. Abbiamo capito.» la interruppe Derek. «No, non diremo proprio niente. Dobbiamo inventarci una scusa.»
    I quattro sbuffarono ancora senza idee. E le lancette dell’orologio continuavano a correre.
    Morgan tamburellava con le dita sul tavolino in vetro posto di fronte a lui, poi ad un certo punto i suoi occhi si illuminarono, come se avesse avuto un’idea geniale.
    «Che hai?» gli chiese Alex speranzosa. Lui le sorrise, poi si rivolse a Spencer:
    «Ragazzino…Ripetimi un po’ quella storia dei rapporti sul traffico…»
    «Rapporti governativi si chiamano. E dovresti leggerli...» affermò brevemente il ragazzo mostrandosi offeso.
    Morgan distolse lo sguardo da Reid, poi lo riposò su di lui con aria minacciosa.
    «Visto che hai una memoria eidetica, la mia minaccia è ancora valida…Te la ricordi vero?»
    Le due ragazze guardavano interdette la scena. «Potreste renderci partecipi?» intervenne Nicole.
    «Rapporti governativi, saremmo tenuti a leggerli essendo lavoratori per il governo. Io li leggo sempre tutti e mi tengo informato. Quella volta ho previsto il traffico di Los Angeles evitando di restare bloccati come gli altri. Ti avvisano sempre di particolari congestioni e problemi sulle strade.» spiegò brevemente Reid.
    Il volto di Liardi si illuminò, «E ce lo dici così? Come fai a trovarli, dobbiamo consultarli subito.» affermò alzandosi in piedi raggiante sperando che gli altri capissero come questo poteva salvarli.
    «Sono iscritto alla newsletter, mi arrivano direttamente sulla casella email. Mi basta avere un computer con collegamento a internet.» rispose Spencer assumendo poi l’espressione di un bambino orgoglioso.
    Alex lo guardava esterrefatta, come se avesse davanti un marziano e stesse valutando il miglior modo per approcciarsi a lui.
    «Spence… Credo che a Natale ti regalerò un abbonamento a Playboy. Lo faccio per il bene di tutti.»
    Lo sguardo di Liardi saettò verso la collega. Uno sguardo carico di stupore e gelosia. «Eh no. Direi che quello è anche meglio che non lo veda!»
    «Scusa Nicole, sai che ti adoro, ma questa cosa mi ha spiazzato!» ribattè l’amica ancora sconvolta.
    «Ok, concentriamoci.» si intromise Derek, interrompendo quella discussione.
    «Concentratevi...» rispose Liardi, «arriva un momento in cui le ragazze hanno bisogno di passare del tempo da sole. Derek possiamo andare di là? Si, vero? Chiamateci quando avete fatto.» disse rapida la ragazza cominciando a spingere Lehane verso la camera adiacente.
    Reid e Morgan le guardarono sparire oltre la soglia del salotto, poi Derek batté una mano sulla spalla di Spencer in modo amichevole e lo invitò ad accomodarsi alla postazione pc, che si trovava poco più in là.
    «Forza genio, siamo nelle tue mani.»
     
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  15. ~Faith On Mars~
     
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    SPOILER (click to view)
    E finalmente sono tornata! Con l'hard disk e basta...visto che il pc è k.o. e tento l'ultimo salvataggio questo pomeriggio, incrociate le dita per me! Comunque eccoci con un nuovo capitolo della storia, che personalmente ho adorato scrivere con Mary e che adoro rileggere quando posso! Spero sia di vostro gradimento <3


    CAPITOLO 15

    «Ma come ti salta in mente di dire al mio...si insomma ci siamo capite... di leggere playboy?» disse imbarazzata Nicole richiudendosi la porta della stanza alle spalle.
    Alex sorrise e poi, cingendole la vita, disse:
    «Scusami tesoro, era solo una battuta! Ma leggere i rapporti sul traffico…beh, di certo sarebbe utile anche per te se leggesse riviste un po’ più interessanti.»
    Le strizzò l’occhiolino e poi le schioccò un bacio sulla guancia.
    La ragazza arrossì per il gesto poi rispose alla provocazione. «Beh, dipende dai punti di vista...» replicò mordendosi il labbro inferiore. Poi aggiunse, memore della serata precedente. «A quanto pare a voi questi consigli non servono.»
    Lehane arrossì a sua volta, poi le sussurrò in un orecchio: «Beh, per quello che ho osservato e recepito… mi sembra nemmeno voi.»
    «Non eravamo noi quelli che ci lasciavamo andare a gridolini in un centro commerciale deserto.» rispose Nicole cercando di mantenere un certo contegno, si gettò quindi sul letto rilassandosi.
    Il viso di Alex si contrasse in un’espressione stupida, poi si buttò a sedere al fianco di Nicole, facendola appena rimbalzare.
    «Ehi! Stavamo giocando…era solletico, semplicemente solletico. Che hai pensato?» tentò di scusarsi poi. «Piuttosto, voi eravate stranamente silenziosi…»
    «Dici che riusciranno a trovare qualcosa in quei rapporti governativi?» chiese la giovane nel tentativo di cambiare discorso.
    «Ah, ah! Colpita e affondata.» la prese in giro Alex, poi continuò: «Spero proprio di sì, altrimenti cosa raccontiamo in ufficio? Non voglio pensare alla faccia di Hotch. Nemmeno lontanamente.»
    «Nemmeno io...» rabbrividì Nicole. «E comunque non hai colpito e affondato nulla. Non ti ho mica risposto. Non abbiamo fatto nulla. Non lo...ma perché ti sto rispondendo?» balbettò con difficoltà.
    Alex assunse un’espressione trionfante, poi prese a saltellarle intorno.
    «Dai raccontami! Avete fatto fuochi d’artificio vero? E bravo il nostro genietto!» esclamò quasi urlando.
    «Perché non racconti tu visto che io non ho proprio nulla da raccontare?»
    «Oh certo. Non vorrai farmi credere che ieri notte, in quella tenda, avete dormito come due angioletti, ognuno nel proprio angolino, vero? Sputa il rospo.» insistette Lehane, avvicinandosi a lei, mentre si sedeva composta.
    «Abbiamo dormito abbracciati in un sacco a pelo, cosa c’è di strano?» l’avvicinarsi minaccioso della collega la fece sorridere, ma non indietreggiò.
    «Mmh mmh. Avete dormito abbracciati. E io ho contato le pecore insieme a Derek, ma che idiota che sono! Era così ovvio.» ironizzò, senza demordere.
    «Visto! Quante ne avete contate?» ribatté raggiante Nicole mostrando la lingua alla collega.
    «Anche troppe, per i miei gusti!» sentenziò Alex, facendole a sua volta la linguaccia.
    Le due si abbracciarono lasciandosi andare ad una fragorosa risata.

    «Che staranno facendo Nicole e Alex in camera da letto?» chiese Spencer concentrato sullo schermo del computer di Morgan.
    «Credimi, è meglio non farsi domande di questo tipo.» replicò sicuro Derek, fissando a sua volta il monitor del pc.
    Delle risatine raggiunsero i ragazzi che si riconcentrarono subito sulla posta di Reid. Stava scorrendo i vari nominativi in cerca dei rapporti governativi. Trovatili li aprì e cominciò a leggerli alla sua velocità ineguagliabile.
    «Comunque,» riprese poi senza staccare gli occhi dalle righe nere su sfondo bianco, «potevate essere più discreti.»
    Derek lo guardò allibito, poi ribatté prendendolo in giro:
    «Pensa ai tuoi di peccati, che a questo punto ne avrai un bel po’ da espiare.»
    «E tu che ne sai?» chiese il ragazzo chiudendo il terzo rapporto e avviandosi ad aprire il quarto. Al termine avrebbe brevemente riassunto il contenuto di ciascuno al collega.
    Morgan rise e gli scompigliò i capelli, come era solito fare, poi continuò:
    «Fino a prova contraria, non sono io quello che ha una relazione clandestina con una collega. Quindi, non pensare di darmela a bere con la storia che avete passato una notte casta e pura.»
    Spencer si rimise a posto i capelli, «Sulla notte a te non devo render conto di nulla, per il resto penso che ora sei anche tu nel club ‘viviamo una storia clandestina con una collega’ o mi sbaglio?»
    «Frena, genio. Io non ho mai ammesso niente. E comunque, non avrei problemi a raccontarti di questa notte… » accennò malizioso, sorridendo, «lo sai bene.»
    Il dottor Reid si sistemò meglio sulla sedia e con la miglior espressione furba che potesse fare si rivolse al collega, «L’hai voluta tu. Su, racconta.» lo provocò.
    «Non si fa mai niente per niente. Quindi…se racconto io, confessi anche tu.» gli propose un patto, prendendo posto al suo fianco.
    Spencer si irrigidì, si aspettava che il collega avrebbe evitato la sua provocazione. Non aveva messo in conto questa possibilità. Ci pensò su chiudendo il sesto rapporto, poi pose l’attenzione su un altro dettaglio che al momento riteneva più importante, «Tu non hai ammesso niente, ma hai passato la notte con Alex. Sei sicuro che lei sia a posto con questo?»
    Derek si irrigidì a sua volta, poi rispose facendosi serio: «Ehi, mi conosci. E intendo…mi conosci per davvero. Se l’ho fatto, l’ho fatto per amore. »
    «È meglio per te che sia così, Lehane merita una persona onesta, e faresti bene a non fartela scappare.» rispose lasciandosi quindi andare ad un sospiro. «Io sono pronto, puoi chiamare le ragazze.» concluse poi richiudendo le finestre aperte sul desktop del computer.
    Morgan lo guardò e annuì serio, poi si recò in camera e bussò alla porta.
    «Ehi, il genio ha processato tutte le informazioni, venite di là.»
    «Arriviamo!» ribatterono loro all’unisono dall’altra parte, dopo qualche secondo l’uscio si spalancò e rivelò le figure ben proporzionate di Lehane e Liardi, che lo oltrepassarono per dirigersi in salotto.
    «Siamo salvi?» chiese Nicole ridendo raggiungendo il tavolo al quale sedeva Spencer, che si alzò e vi girò intorno portandosi al centro del salotto.
    «Penso proprio di si,» esclamò schiarendosi poi la voce prima di iniziare a riportare sulle informazioni appena acquisite. «Dai rapporti governativi delle ultime ventiquattro ore emerge chiaramente che abbiamo ben sei congestioni del traffico nella zona che si trova tra le nostre abitazioni e quella di Hotch.»
    «Che fortuna!» ironizzò Alex, sfiorando per errore la mano di Derek, che sussultò al contatto, mentre lei arrossì violentemente.
    «Non si tratta di fortuna.» continuò il genietto, «Ma di semplice e pura probabilità e calcolo statistico. In un raggio di circa cinquecento chilometri all’interno di una città popolata come Washington...»
    «Spencer...dobbiamo andare in ufficio e faremo meglio a capire cosa dire. In fretta!» lo interruppe delicatamente Liardi.
    «Giusto...» affermò il dottor Reid con un sorriso ingenuo in viso. «Dicevo abbiamo sei congestioni del traffico. Iniziamo da...da te Nicole. Tra casa tua e casa di Hotch abbiamo avuto un incidente mortale che ha coinvolto un tir e due autovetture. La neve ha rallentato i soccorsi e il traffico è stato bloccato dalle ore nove alle ore undici e ventisette, senza possibilità per la polizia stradale di creare una deviazione e far defluire il traffico.» spiegò gesticolando animatamente.
    La ragazza non riuscì a trattenere la gioia per la notizia appena ricevuta e saltò al collo del ragazzo dimenticandosi della presenza dei due colleghi. Non appena se ne ricordò sciolse immediatamente l’abbraccio e si sistemò i vestiti come se non fosse accaduto nulla.
    Spencer ci mise qualche secondo a tornare al suo colore di pelle originario, tese un dito nel collo della camicia e poi si rivolse ad Alex e Derek. «Voi volete dire la verità, cioè che tu hai avuto un guasto alla macchina e lei è venuta a prenderti?» chiese indicando il collega di colore, che annuì e poi disse:
    «Sì, sarebbe più credibile, penso. Sempre che lei sia d’accordo.»
    «Certo, questa è la verità. Quella vera!» gli strizzò l’occhiolino Alex, complice.
    «Perfetto, allora anche per voi, blocco stradale per lavori al ventiseiesimo chilometro della statale che congiunge questo appartamento a casa di Hotch. La porzione di carreggiata interessata dal cantiere era troppo estesa per il quantitativo di macchine in giro. Ringraziamo la neve che non ha permesso la creazione di svincoli o correnti di deflusso. Blocco dalle nove e trenta all’una meno otto del mattino, magari dite che avete tardato con la scusa del guasto.» suggerì il giovane.
    «Siamo pronti allora! Perfetto. » rispose Alex, stritolandosi le mani per l’agitazione, poi guardò Nicole, quasi in cerca di una conferma.
    «Manca solo lui, ma stando alle situazioni che ha creato a noi, sono sicura che la sua sarà altrettanto perfetta.» disse Liardi all’amica.
    «Oh si. Io mi sono riservato il posto di blocco istituito dalle otto a mezzanotte al quindicesimo chilometro della statale che collega casa mia alla nostra destinazione.»
    «Come faremmo senza di lui?» scherzò Nicole iniziando a raccogliere le sue cose.
    «Ah non ne ho idea…Reid, se non ci fossi, bisognerebbe inventarti!» scherzò Alex, dirigendosi a sua volta con un po’ di incertezza a prendere il cappotto.
    «Tu vieni via con noi o resti qui?» chiese Liardi a Lehane schiacciandogli l’occhio mentre si dirigeva alla porta con Reid.
    «Io…» accennò lei senza sapere bene cosa dire. Ci pensò Derek per lei, perché le cinse le spalle con un braccio e rispose: «Brontolo resta qui, io sono ancora a piedi e ho ancora bisogno di un passaggio per l’ufficio.»
    Alex si limitò a scrollare le spalle sorridente, poi fece un gesto d’intesa a Liardi, che ricambiò con un sorriso uscendo dalla porta che Spencer stava tenendo aperta. Dopo un secondo tornò indietro sporgendosi oltre il braccio del ragazzo e urlò verso i colleghi, «Contate tante pecore mi raccomando!» e infine i due sparirono oltre la porta che si richiusero alle spalle.
     
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