Will Never Be a Mistake

JulyAneko

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    Autore: JulyAneko
    Titolo: Will Never Be a Mistake
    Rating: PG
    Categoria: azione, sentimentale
    Personaggi/coppia: Un po' tutti, Spencer Reid, nuovo personaggio: April Johnson.
    Spoilers: La storia si dirama dalla quarta serie in poi, senza però citazioni precise dalle puntate.
    Disclaimer: I Personaggi non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
    Note: Nella storia sono presenti delle immagini, appositamente create da me con i personaggi della mia storia che hanno volti di diversi attori e personaggi famosi (tutti i credits ad ognuno di loro, ovviamente).


    Will Never Be a Mistake


    "[...] Si ricompose e disse: -E' così da settimane..- Le si chiuse la gola e dovette interrompersi. Robbie istantaneamente credette di capire cosa intendeva, ma non volle fidarsi. Lei trasse un sospiro lungo e riprese a dire in tono più pacato: -Forse da mesi. Non so. Ma oggi.. oggi è stata una giornata strana fin dal principio. Voglio dire che ho incominciato a vedere le cose in modo strano, come per la prima volta. Mi pareva tutto diverso: troppo nitido, troppo vero. Perfino le mie mani mi parevano diverse. Altre volte mi è capitato di osservare gli avvenimenti come se fossero successi molto tempo prima. E poi è tutto il giorno che sono arrabbiatissima con te - e con me stessa. Ho pensato che sarei stata molto felice di non vederti e di non parlarti mai più in vita mia. Ho pensato che tu saresti partito per andare a fare medicina all'università e che io sarei stata contenta. Ero talmente furiosa. Immagino che sia stato un espediente per non pensarci. Piuttosto efficace, direi..
    Diede in una breve risata tesa.
    Lui disse: -Non pensare a che cosa?
    Fino a quel punto, Cecilia non aveva sollevato lo sguardo. Quando riprese a parlare, i suoi occhi guardavano dritti in quelli di lui, che ne colse appena il luccichio bianchissimo.
    -Tu l'hai saputo prima di me. E' successo qualcosa, non è vero? E tu l'hai capito prima. E' come essere di fronte a una cosa talmente grande che non riesci a vederla. Ancora adesso non sono sicura di riuscirci. Ma almeno so che c'è.
    Abbassò lo sguardo e lui attese.
    -E so che c'è perché mi hai fatto comportare in modo ridicolo. Anche te, ovviamente.. [..] ..Poi, questa sera, quando ho incominciato a capire, be', ma come ho potuto essere tanto cieca su me stessa? E tanto stupida, oltretutto?- Trasalì, come colpita da un'idea sgradevole. -Lo sai vero di che cosa parlo? Dimmi che lo sai-. Temeva che lui non lo sapesse affatto, che tutte le sue deduzioni potessero essere sbagliate e che le sue parole non facessero altro che isolarla ancora di più dando a Robbie l'impressione di avere di fronte un'idiota.
    Lui si fece più vicino, -Certo. Lo so perfettamente. [...]".

    Ian McEwan, Espiazione.




    001

    "Pensare significa oltrepassare" E. Bloch

    In quel momento non si sarebbe accorta di nulla, né del via vai di gente fuori dal suo ufficio, né degli schiamazzi alla macchina del caffè, né dell'agitazione per una fotocopiatrice fuori uso. Sì, poteva succedere anche là, nella sede della BAU a Quantico in Virginia.
    Stava esaminando con cura quel caso che le era arrivato da un distretto di Philadelphia e che la stava facendo rabbrividire. Sarebbe diventata mamma tra pochi mesi e questi erano i suoi ultimi casi prima della nascita del piccolo. Se prima era più attenta a casi dove le vittime erano giovani donne ora si stava concentrando su casi dove le vittime erano dei bambini, degli adolescenti. Quel caso non era da meno. Una serie di bambini dai cinque ai dieci anni ritrovati uccisi in ogni quartiere della città.
    Jennifer Jareau si mosse repentinamente dalla poltrona nella quale era seduta, riusciva ancora a muoversi con decisione nonostante il pancione cominciasse a farsi vedere.
    -Ho bisogno della squadra.- esordì entrando nell'ufficio del capo Aaron Hotchner, non prima di aver bussato a dovere.
    -Un nuovo caso?-
    -Sì, e non ti piacerà.- disse tornando sui suoi passi a raccogliere il dossier e il materiale che aveva lasciato nel suo ufficio.
    Quando entrò nella sala riunioni trovò tutta la squadra ad aspettarla. Senza troppe chiacchiere sorrise distrattamente ed accese il monitor dove Garcia aveva caricato le foto dei file inviatele da lei stessa.
    -Philadelphia. Nell'arco di due mesi sono stati ritrovati i corpi di ben sei ragazzini dai cinque ai dieci anni.-
    -Perché ci chiamano solo adesso?- domandò Emily Prentiss guardando la brutalità delle immagini che la collega stava mostrando.
    -Per due dei ragazzi c'è in corso un processo ma le prove a carico del sospettato non sono così determinanti e il modus operandi per gli altri casi sembra lo stesso.-
    -Strangolamento.- disse Spencer Reid sfogliando il dossier sul caso. -Nei primi casi sembrerebbe una cintura mentre poi un oggetto meno spesso.-
    -Esatto, un cavo probabilmente.- continuò JJ -I corpi sono stati trovati in quartieri diversi della città ma ora un unico medico legale sta controllando i cadaveri per vedere se le ferite che i ragazzini mostrano su tutto il corpo sono dovute ad una stessa arma.-
    -Molto bene ma.. se c'è in corso un processo come mai chiamano noi? Credono che non si possa allargare il campo al sospettato?- chiese scettico l'agente David Rossi
    -No e poi l'avvocato della difesa sta facendo un ottimo lavoro, non sono più certi che l'assassino sia lui.-
    -E chi sarebbe questo avvocato?- domandò alzando le braccia al cielo Derek Morgan
    -April Johnson. E' giovane, sono i suoi primi casi ma crede fermamente che il suo cliente sia innocente, le ho parlato.-
    -Le hai parlato?- chiese Hotchner quasi infastidito
    -Sì e ci raggiungerà al distretto di polizia di Society Hill.-
    Velocemente Aaron radunò il materiale in una cartellina e si alzò dalla sedia mentre tutti gli altri erano già usciti dalla sala.
    Questo non ci voleva, sapeva che non avrebbe collaborato facilmente con loro. Sapeva che non sarebbe stato facile rivederla dopo tanto tempo. Dopo che..
    -Tutto ok?- si sentì domandare da una voce che ormai gli sembrava così familiare. In qualche modo riusciva a calmarlo il solo sentirla.
    -Sì, andiamo.- fece un cenno della testa alla sua bella collega mora, passandole accanto mentre le sfiorava distrattamente un braccio.

    Mise piede in quell'ufficio di polizia guardandosi attorno come mai aveva fatto prima. L'ultima volta che aveva sentito quella donna, perché ormai era diventata una donna, era stato dopo l'abbandono di Gideon e lei lo aveva trattato così freddamente che gli era passata la voglia di sentirla. Forse era colpa sua.
    Cercò di darsi una calmata mentre presentava i suoi colleghi al detective Benjamin Peluski che aveva seguito il caso fino a quel momento.
    -Io mi sono occupato dei quattro ragazzini non collegati al caso Bathis, dal nome dell'indiziato per gli altri due ragazzi.- spiegò l'agente, un ometto non molto alto dai radi capelli brizzolati.
    -Va bene, abbiamo bisogno di un angolo dove poter studiare il caso.-
    -Certo, usate pure il mio studio.-
    I cinque agenti federali entrarono nel piccolo ufficio e si sistemarono mentre JJ affiggeva le foto delle vittime ad una lavagna magnetica.
    -Rossi, Reid voi andate sul luogo di ritrovamento dell'ultimo cadavere. Poi dovremmo andare a parlare con le famiglie. JJ per quando hai convocato l'avvocato Johnson?-
    -Per.. le quattro.- disse lei guardando l'orologio. Mancava poco meno di un quarto d'ora.

    Stava cercando nervosamente dentro la sua borsa prima di sedersi su una panca poco fuori gli uffici di polizia del distretto di Society Hill. Finalmente tirò fuori un blocchetto nero chiuso da un laccino violaceo che velocemente aprì.
    Non le piaceva essere lì. Non le piaceva trovarsi lì per quel caso. Non le piaceva incontrare quelle persone. Non le piaceva incontrarlo. Non dopo quello che era successo, non dopo quella fredda telefonata così sprizzante di malinconia e delusione dovuta a tutt'altra persona che lui. Non le piaceva, punto.
    Sospirò sfogliando le pagine del piccolo blocchetto sempre più nervosamente.
    -Si sente bene?- si sentì domandare
    Alzò velocemente la testa incontrando lo sguardo sorridente di un bel ragazzo di colore. Lo scrutò un attimo individuando pistola e distintivo alla cintura.
    -Sì, certo.- bofonchiò scorrendo il dito su una pagina del libretto prima di chiuderlo, infilarlo in borsa ed alzarsi sorridendo. -L'agente Morgan?-
    Il ragazzo sembrò stupito e stava ribattendo qualcosa quando lei gli tese la mano presentandosi -Piacere, April Johnson.-
    -Allora credo che la stiamo aspettando, di là..- disse Derek puntando l'indice alle spalle della ragazza e avviandosi come a farle strada.
    April lo seguì con lo sguardo. Non doveva avere un bell'aspetto, era piuttosto stanca e molto nervosa. Per un attimo chiuse gli occhi, fece un sospiro e si avviò.

    -Dobbiamo parlare nuovamente con le famiglie..- stava dicendo Prentiss prima che Morgan rientrasse nell'ufficio seguito da una ragazza dai lunghi capelli castani con un paio di occhiali rettangolari a coprirle i piccoli occhi castagna, vestita con un paio di pantaloni neri e una camicia rosina mentre teneva su un braccio una giacchina scura.
    -L'avvocato Johnson.- disse Morgan indicando con un cenno della testa la ragazza mentre JJ le tendeva la mano sorridente.
    Hotchner guardò la ragazza sorridere di rimando a Jennifer per poi alzare una mano come in segno di saluto verso Emily e l'agente Peluski, infine puntò il suo sguardo nei suoi occhi. Fu un attimo. Si scostò, poggiò giacca e borsa su una sedia e mise sul tavolo un fascicolo con sopra la scritta "Bathis". -Possiamo cominciare?-
    -Sì, Morgan ci pensi te? Prentiss ed io ci occupiamo delle famiglie.- detto questo uscì velocemente dalla stanza col cellulare tra le mani.
    Emily guardò il suo capo stupita, non lo aveva mai visto così teso. Aveva accuratamente evitato di parlare e guardare la Johnson più del dovuto. Perché lei aveva notato tutto ciò?
    Cosa stava succedendo? O forse, cos'era successo? Nervosamente ticchettò con le dita delle mani sopra la scrivania poi, accennando un sorriso, seguì l'uomo che la faceva tanto pensare.
    -Vogliamo sederci?- domandò April mentre Morgan le faceva cenno di sì con la testa e JJ si accomodava. -Bene- esordì una volta alla scrivania -Volete sapere perché il mio cliente è innocente?-
    -Ne sembra veramente certa.-
    -Sembri, grazie.-
    -Ok..- mormorò Derek guardando la ragazza porgerle dei documenti.
    -Troverete tutto scritto lì. Le prove contro Greg Bathis sono la conoscenza dei due ragazzi, uno suo figlio e l'altro un amico del figlio; una somiglianza alla descrizione di una testimone che ha visto uscire il killer dall'edificio nel quale è stato ritrovato uno dei ragazzi; il ritrovamento dell'arma del delitto nel suo garage.. senza impronte digitali.-
    -Nonostante il ritrovamento dell'arma del delitto, non sarebbe stato lui?-
    -No, nemmeno lontanamente.-
    A quelle parole JJ guardò il collega alzando le spalle, per poi uscire e telefonare a Garcia chiedendole di trovare qualsiasi collegamento fra i vari ragazzini uccisi.
    Velocemente raggiunse Hotchner e gli mostrò la cartellina che le aveva dato April.
    -L'arma del delitto per i primi due casi è stata ritrovata nel garage di Bathis, senza impronte digitali ma con una macchia di sangue del primo ragazzino ucciso, il figlio dell'uomo.-
    -E c'è un'altra cosa.- continuò Emily -Tutti i ragazzi erano affetti da disfunzioni mentali.-
    -Garcia sta cercando dei collegamenti tra le vittime, saputo niente da Reid e Rossi?-
    -Sì.- spuntò da dietro l'agente Rossi -L'ultimo cadavere è stato lasciato in un'area in costruzione non molto ben delineata.-
    -Chiunque avrebbe potuto lasciare un corpo là, dopo l'orario di lavoro.- continuò il Dottor Reid.
    -Avete parlato con la Johnson?- chiese Rossi -Dovremmo comunque parlare direttamente col suo cliente.-
    -Non senza di me.- esclamò una voce da dietro il gruppetto.
    David guardò la ragazza porgendole la mano mentre diceva il suo nome per poi spostare lo sguardo verso il giovane collega e presentarlo.
    April guardò il ragazzo farle "ciao" con la manina mentre assumeva una buffa espressione. Restò qualche secondo a guardarlo. Quello che aveva davanti era davvero Spencer Reid, colui che aveva meritato una lettera d'addio da Jason Gideon?!
    Sorrise abbassando lo sguardo per poi alzarlo e fermarlo ancora una volta sulla figura di Aaron Hotchner. -Vi farò parlare con Bathis, ma voi dovreste fare un profilo prima di conoscerlo.- e detto questo se ne andò, fermandosi prima a parlare con il detective Peluski.
    -Che tipetto.- commentò Morgan guardandola andarsene.
    -Sì.- bofonchiò Hotchner mentre Spencer aveva ancora la mano alzata e un'espressione concentrata in volto. Dove aveva già visto quella donna?

    -Abbiamo parlato con i genitori dei ragazzi uccisi e non abbiamo trovato niente.- sospirò Emily sfogliando nervosamente dei fogli in una cartellina. Quel caso la stava scocciando. No, non era il caso, era la situazione che si era creata. Nessuna prova certa, nessun collegamento tra le vittime, un indiziato non indiziato, una giovane avvocato difensore tutto pepe.. già.. e un Hotchner completamente imbalsamato in chissà quali pensieri. Era nervosa. -Abbiamo elementi per un profilo?-
    -Il modo di operare e l'abbandono in zone abbastanza isolate sta a indicare una persona prudente e calcolatrice.- disse Reid
    -Le vittime invece sono una facile preda ma l'S.I. deve essere abbastanza convincente per farsi lasciare i ragazzi dalle insegnati di sostegno.- continuò Morgan
    -E' vero. Questo ci conduce ad una persona probabilmente di bell'aspetto che si avvicina alle persona e alle vittime facendole sentire sicure.- asserì Rossi toccandosi il pizzetto -Che tipo di persona è Bathis?-
    -Potete scoprirlo da soli.- entrò in quell'istante nell'ufficio April Johnson -E' di là in custodia con il detective Peluski.-
    -Bene.- decretò Hotchner -Sappiamo altro?-
    -Le vittime non avevano collegamenti tra loro, per lo più appartengono a quartieri diversi l'uno all'altro.- rispose Emily -Le ferite sul corpo delle vittime corrispondono ad una stessa arma, probabilmente un coltello seghettato. L'arma dei delitti non è stata rinvenuta se non per i primi due casi.-
    Hotchner respirò profondamente prima di dire animatamente -L'arma di quei delitti è stata ritrovata a casa di Bathis, cosa ti fa pensare..-
    -Aaron!- gridò April non facendo finire la frase all'uomo -Credi davvero che possa difendere un pluriomicida?! Lo credi sul serio?!-
    Tutti avevano puntato gli occhi su quella figura. Al nome del loro capo avevano catturato un tassello per capire lo strano comportamento di Hotchner. Quei due si conoscevano.
    Aaron non rispose ma continuò a fissare April che continuò -L'S.I. è preciso, calcolatore.. è qualcuno che avvicina le vittime senza troppi problemi. Bathis è un ubriacone, un uomo alquanto rozzo e ingenuo!-
    Dopo un attimo di silenzio Reid parlò pacatamente -Sembri quasi una profiler.-
    A quelle parole April si girò di scatto verso il ragazzo fulminandolo con lo sguardo -Beh, non lo sono.-
    Spencer si tirò indietro spostando velocemente lo sguardo da lei.
    Aaron aveva continuato a guardarla per tutto il tempo. Lui sapeva che per lei non era affatto facile. Lo sapeva e aveva contribuito a creare un clima glaciale. Strinse una mano a pugno che subito liberò dalla sua stretta per il vibrare del suo telefono. Guardò il display e pigiando un pulsante disse -Garcia ti sentiamo.-
    -Ho appena scoperto che tre delle famiglie hanno fatto dei pagamenti ad una stessa persona, un'assistente sociale..-
    -L'ultima fidanzata di Bathis era un'assistente sociale- disse April aprendo la sua cartellina -Il suo nome è..- cercò ancora nei fogli e poi, insieme alle parole di Penelope decreto -Ann Bashville.-
    -Garcia dove si trova ora?- domandò prontamente Morgan mentre tutti incominciavano a rilassarsi un poco.

    ...

    Edited by JulyAneko - 8/4/2010, 20:38
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    ...

    -La troveranno?- domandò April al ragazzo che stava disegnando qualcosa di strano su una cartina della città di Philadelphia.
    Spencer si giro per poi fissare l'ufficio dietro le spalle di lei nel quale poteva intravedere la figura di Greg Bathis: un uomo decisamente trasandato dai lunghi capelli neri e una folta barba mal tagliata. -La testimone cosa aveva visto precisamente?- chiese senza rispondere alla domanda della giovane.
    April guardò quell'alto ragazzo, in quei trenta minuti che erano rimasti soli non avevano detto una parola. Lui era rimasto fisso davanti alla cartina della città e lei aveva potuto studiare ogni singolo girigogolo della buffa camicia che lui indossava. Sospirò. Lentamente prese un foglio nella cartellina che aveva davanti e lesse -Una figura non molto alta, scura, capelli lunghi forse ondulati. Indossava una tuta e scarpe da ginnastica..-
    -Capelli lunghi, scuri.. potrebbe essere una donna. Tu hai mai visto Ann Bashville?-
    -No, aveva mollato Bathis poco prima delle uccisioni.-
    Spencer continuò a fissare la ragazza che gli stava davanti, seduta in una poltrona di pelle nera. Le dita affusolate reggevano quel foglio che gli aveva appena letto, una ciocca di capelli le cadeva davanti al viso e le si poggiava sul petto fino al seno, un bel seno che si intravedeva da quegli ultimi bottoni slacciati della camicia rosina che indossava. Deglutì prima di cercare nervosamente nelle tasche dei pantaloni il cellulare che stava squillando.
    -Allora?- chiese April appena il ragazzo ebbe riattaccato.
    -Sono appena stati a casa di Ann Bashville ma non c'era. Morgan mi ha detto che Garcia ha trovato un locale che apparteva al marito della Bashville ed ora si stanno dirigendo là.-
    -Bene, possiamo fare qualcosa?- chiese April prima che il detective Peluski aprisse nervosamente la porta del suo studio strillando -Ne ha preso un altro.-

    -Va bene, ho capito.- riattaccò il cellulare l'agente Hotchner, uscendo da una sorta di garage dove avevano trovato una sfilza di foto dei ragazzi uccisi. Si diresse alla macchina dove ad aspettarlo c'era un preoccupato Derek. -Penelope ha scavato nel passato della Bashville e sai cos'ha trovato? Che suo figlio è morto cercando di difendere un bambino mentalmente malato da una banda di teppisti.-
    -Il fattore che le ha fatto scattare l'odio verso le persone disabili- disse Prentiss raggiungendo i due.
    -Mi ha appena chiamato Reid. C'è un bambino scomparso amico dell'ultima vittima.. malato anche lui.-
    Emily sospirò, così non andava. Ora che avevano una pista, non sapevano dove cercare. -Pensiamo, accidenti! Un profilo geografico non può aiutarci?-
    -Ci sta pensando Reid mentre Rossi è tornato alla centrale per parlare con Bathis, forse lui conosce un posto dove la sua ex-fidanzata può portare dei bambini senza essere vista o sentita.-

    -Ci deve essere qualcosa!- sbraitò David battendo una mano sul tavolo davanti a Greg Bathis.
    -Greg..- incominciò April -Prova a ricordare.. ha mai parlato di un posto isolato? A te o a tuo figlio..-
    A quelle parole l'agente Rossi fece segno a Reid di portargli la cartina -Suo figlio, forse a lui ha parlato di un posto e magari voleva andarci.. dove gli chiedeva di portarla suo figlio nell'ultimo periodo?- domandò all'uomo dagli occhi lucidi e un'espressione stordita in volto. Intanto Reid aveva messo la cartina davanti all'uomo che si dondolava avanti e indietro sulla sedia nella quale era seduto, accanto all'avvocato Johnson che lo incitava a ricordare.
    -Potrebbe essere una zona di queste..- disse Spencer indicando sulla cartina dei punti colorati di rosso -..sono gli unici dove non sono stati ritrovati dei corpi.-
    Bathis sembrò guardare l'indice del ragazzo che puntava sulla cartina -Diceva che c'era un luna-park in un edificio là..-
    -Come?- chiese Rossi calcando il tempo.
    -Io gli rispondevo sempre che un luna-park non può stare dentro un edificio ma Philip replicava che c'era sul serio, che dopo una discesa finivano in una stanza piena di colori e caramelle.-
    -Dove.. dov'è che Philip diceva?- chiese April posando una mano sulla spalla del suo cliente. -Dove?-

    -Presto!- esclamò Emily scendendo di macchina e affiancandosi al suo capo.
    -Dev'essere quella la discesa..- sussurrò Hotchner facendo un segno del capo e indicando un piccolo cancelletto nero socchiuso dietro al quale si intravedevano delle luci.
    Emily andò per prima, percorse la discesa e si ritrovò in uno spiazzo con davanti un basso edificio a tre porte. Solo dalla finestra di destra proveniva una luce rossiccia. La donna si accostò al muro accanto a quella porta, sospirando.
    -No.- sussurrò una voce poco più indietro di lei -Entro io.- disse Aaron fissando la collega -Tu coprimi le spalle.-
    Emily acconsentì e così entrarono velocemente in quella stanza piena di luci, pupazzi e caramelle sparse per tutto il pavimento.
    -Ann Bashville, FBI!- gridò Hotchner individuando una porta socchiusa dalla quale provenivano dei passi e poi, flebilmente, una voce di donna -Non posso lasciarlo andare.. lei capisce, ha ucciso mio figlio! Ha ucciso mio figlio!- La porta si aprì lentamente facendo vedere una donna con in mano un coltello seghettato, davanti a un ragazzino accasciato su una poltrona, immobile.
    -Oddio..- mormorò Emily puntando la pistola verso la donna.
    -Quel ragazzo non ha ucciso suo figlio..- provò Aaron avvicinandosi.
    -Sì!! Tutti, tutti loro sono stati!- gridò la donna agitando il coltello in aria e battendo un piede a terra mentre calde lacrime uscivano dai suoi infuriati occhi. -Io devo farlo, devo farlo..- mentre diceva queste parole il bambino si mosse un poco, tirando su la testa e aprendo gli occhi lentamente. La donna si girò a guardarlo e in quel momento Aaron poté scattare su di lei e trascinarla a terra, allontanando il coltello dalle sue mani. Prontamente Emily gli passò le manette e subito accorse verso il bambino che la guardava stranito, doveva aver ingerito qualche sostanza stordante.
    Aaron si tirò in piedi con la donna e si scambiò un'occhiata soddisfatta con la collega, ce l'avevano fatta.

    -Grazie, non ce l'avremmo fatta senza il vostro aiuto- disse il detective Peluski stringendo la mano all'agente Hotchner mentre gli altri componenti della squadra si stavano avviando alle macchine.
    -Davvero?- disse l'uomo guardando alle spalle del detective una giovane donna che chiacchierava col suo cliente, rassicurandolo. -Arrivederci.- salutò infine avviandosi fuori verso le macchine dove i colleghi stavano scherzando e decidendo chi dovesse guidare fino all'aeroporto.
    -Ottimo lavoro, non è vero?- si sentì dire da una voce alle sue spalle. Non si girò ma aspettò che la ragazza lo raggiungesse. Continuò a guardare Morgan che tirava uno scappellotto a Reid mentre Emily rideva di gusto. Aveva un bel sorriso. Alla fine si girò incrociando lo sguardo di quella ragazza castana che lo stava fissando serena. Ora stava bene?
    -April..- cominciò mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni -..mi dispiace, forse avrei dovuto..-
    -No.- lo interruppe lei -Dispiace a me. So che tu non c'entri nulla.. ma la notizia mi è arrivata così inaspettata.. e tu eri l'unico che lo conoscesse davvero. In qualche modo io mi sono sentita tradita.-
    A quelle parole Aaron abbassò la testa. Forse lui avrebbe potuto fare qualcosa?
    -Ti chiamo appena arrivo a casa, ok?-
    -Volentieri.- gli sorrise lei -Adesso hai un aereo da prendere.- e così dicendo fece qualche passo avanti salutando la squadra prima che tutti entrassero nelle macchine.
    April stava rientrando dentro l'edificio quando, quasi inconsapevolmente, si girò sorridendo a due paia di occhi che la stavano fissando.
    E fu un lampo.

    image

    -Cosa ti ha detto l'avvocato Johnson prima di venire via?- chiese Rossi sprofondato sulla poltroncina dell'aereo.
    -Che era contenta del lavoro svolto.- sbottò Hotchner senza troppa convinzione e quindi senza troppo convincere tutti gli altri.
    -Comunque ho scoperto dove l'abbiamo già incontrata.- ruppe il silenzio Reid, attirando la curiosità di tutti.
    -Già incontrata?- chiese Emily.
    -Beh stavamo lavorando ad un caso e lei ha parlato con Morgan e Elle Grenaway. Io ero con Gideon nella stanza accanto ma quando l'avvocato Johnson se n'è andata le è caduto un foglio che le ho riportato. Mi ha sorriso in un modo strano quella volta..- ripensò.
    -Davvero?- domandò Aaron come se fosse una domanda retorica, alzandosi dalla poltroncina e sistemandosi negli ultimi posti accanto ad una JJ tutta indaffarata a mettere a posto pratiche su pratiche. -Serve una mano?-
    Emily guardò il suo capo parlare con la collega. Qualcosa era cambiato, ora sembrava molto più rilassato che all'inizio di tutta quella vicenda. Non sapeva cos'era successo ma anche lei si sentiva più sollevata. Sorrise sedendosi davanti a Reid. -E gli scacchi?- chiese con aria provocatoria alla quale il bel genietto rispose tirando fuori una scacchierina e posizionandola sul tavolino tra lui e la collega. -Se lo batti ti offro da bere!- sorrise Morgan aiutando a posizionare le pedine nel posto giusto.
    Rossi guardò i colleghi abbozzando un sorriso.
    Forse avevano tutti bisogno di rimettere a posto le proprie pedine.

    "Senza un avversario la virtù marcisce" Seneca.

     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    002

    "Non devi adoperarti perché gli avvenimenti seguano il tuo desiderio, ma desiderarli così come avvengono. Allora la tua vita scorrerà serena" Epiteto.

    Guardò fuori dalla finestra e sorrise al caldo sole che illuminava quella giornata. In quel momento, in quel posto, poteva essere se stessa senza troppe costrizioni. Era tornata nel paese dove era cresciuta per festeggiare il compleanno del suo migliore amico. Guardò l'orologio posizionato sul comodino accanto al letto: le undici. Era davvero troppo tardi per lei, abituata sempre a svegliarsi presto per andare al lavoro. Velocemente si infilò una gonnellina di jeans e una maglia giallognola a mezze maniche un poco larga. Si sentiva bene a poter indossare nuovamente i vestiti che usava quando ancora frequentava l'università.
    Uscì dalla stanza canticchiando una canzone e appena giunse nella veranda al primo piano della villetta scoccò un bacio sulla guancia di Brian che stava leggendo il giornale del giorno immerso nella sua sedia a dondolo.
    -Buongiorno, qualche novità stamani?- chiese sorridendo addentando una mela.
    -Ti ricordi che quando andavamo all'università la polizia aveva ritrovato un corpo di donna giù al fiume?-
    -Sì..- bofonchiò lei guardando strano l'amico. Non le andava proprio di parlare di omicidi e quant'altro. Ne vedeva già troppi a causa del suo lavoro.
    -Ecco, hanno ritrovato un altro corpo qualche mese fa, e ieri un altro.-
    April scosse la testa -Come?-
    -Sì, pare che gli omicidi si possano ricollegare ad una stessa persona.-
    Brian guardò la ragazza chinare la testa a terra. Sembrava immersa in chissà quali strani pensieri poi, all'improvviso, gli sorrise -Vogliamo stare a pensare a questo o che domani è il suo compleanno, signorino?- disse ironica sedendosi sulle gambe dell'amico e scoccandogli un altro bacio sulla guancia. Il ragazzo sorrise vedendola poi rialzarsi e andare a prendere la sua borsa bianca. -Io faccio un salto in città, devo passare dal distretto di polizia per delle pratiche che dovrebbero avermi inviato.-
    -Ok, ma sta attenta.-
    -Non ti preoccupare.- sorrise all'amico prima di uscire di casa e infilarsi in macchina mentre una lenta canzone invadeva l'aria calda.
    Appena svoltato l'angolo April pigiò sull'acceleratore.
    Una serie di omicidi probabilmente voleva dire un serial killer. E un serial killer probabilmente voleva dire un aiuto da Quantico, dall'FBI, dalla BAU.
    Sospirò picchiettando le dita della mano sul volante. Perché stava andando così veloce?

    -Il profilo geografico può farci individuare un'area particolare per l'S.I.- spiegò il Dottor Reid girandosi verso i poliziotti di quel disperso distretto di polizia. Faceva un gran caldo là, e l'aria condizionata era rotta. Si allargò un poco il nodo della cravatta e si maledì per essersela messa. Stava per ricominciare a parlare quando intravide una figura nell'ufficio accanto.
    -E questo profilo ha portato i suoi colleghi alla casa sulla collina?- chiese un agente ticchettando la penna sul blocchetto che teneva tra le mani.
    -Beh questo..- borbottò il ragazzo sporgendosi per vedere al di là della vetrata -..questo sì, ha portato a quella casa..- si allungò ancora un attimo poi, finalmente, si decise a muoversi ed uscire da quella stanza, ritrovandosi nell'atrio che stava osservando con tanta attenzione. Guardò la figura di spalle che stava affacciata dal bancone a parlare con una guardia. Aveva le gambe nude incrociate all'altezza delle ginocchia e un paio di occhiali da sole capeggiavano sui suoi capelli castani lasciati sciolti. Deglutì a fatica balbettando -Apr.. ehm, avvocato Johnson.-
    Al sentire il suo nome April si girò sorridente per poi fermare il suo sguardo sull'alto ragazzo che le stava davanti dondolandosi un poco.
    -Il dottor Reid, vero?- chiese lei allungando una mano.
    -Sì, Spencer.- disse lui stringendole la mano. Era la prima volta che la sfiorava, sentendone il calore della pelle. Continuò a guardarla un poco stranito. Era buffo vederla vestita così semplicemente senza troppi addobbi.
    April sentendo lo sguardo del ragazzo insistente su di lei si guardò e arrossì un poco. Quella maglia era decisamente troppo comoda e decisamente troppo fine. -Beh- mormorò portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, imbarazzata -State lavorando al caso delle ragazze uccise?-
    -Ah, sì.. ne hai sentito parlare?-
    -Lo hanno pubblicato i giornali.- intervenne una sorridente JJ proveniente dalla stessa stanza da dove era arrivato il ragazzo -Ciao.-
    -Ciao.- le sorrise di rimando April -E' un caso insoluto da un bel po' se quest'ultimi cadaveri corrispondono a quelli di anni fa.-
    -E' lo stesso modus operandi.- asserì Reid prima che un gran trambusto investisse la strada davanti al distretto di polizia. I tre si sporsero e videro il resto della squadra di Quantico trascinare due ragazzetti di quindici anni all'interno dell'edificio.
    -Cos'è successo?- chiese allarmata JJ guardando uno dei ragazzi divincolarsi ferocemente dalla stretta dell'agente Morgan.
    -Abbiamo trovato loro alla casa. Appena ci hanno visto hanno tentato la fuga.- spiegò Prentiss scuotendosi del terriccio dai pantaloni.
    -Nessun segno di Sarah.- continuò Rossi -Ma abbiamo trovato il suo cellulare acceso, dove Garcia lo aveva rintracciato.-
    In quel momento entrò nella stanza anche Hotchner con uno dei ragazzi appresso, questo sembrava molto più calmo dell'altro. Guardò i colleghi con aria preoccupata per poi fermare il suo sguardo sulla figuretta dai lunghi capelli castani -April.-
    -Aaron..- mormorò lei alzando una mano in segno di saluto verso tutti.
    Hotchner fece un segno con la testa come a salutarla e poi portò il ragazzo in una stanza per gli interrogatori, e lo stesso fece Derek.
    -Dobbiamo interrogare quei due.- decretò Rossi
    -I corpi delle vittime mostrano segni di due armi differenti ma il nostro profilo ci porta a un uomo forte, capace di rapire con violenza le vittime, quelli sono dei ragazzini.-
    -Dobbiamo chiamare Garcia e farci dire ogni dettaglio su quei ragazzi. Se sono scappati hanno qualcosa da nascondere.- finì Emily raggiungendo il suo capo che stava guardando dal vetro il ragazzino che aveva lasciato solo in una stanza.
    -Cosa ne pensi?-
    Emily scosse la testa affiancandosi a lui -Abbiamo ritrovato il cellulare della ragazza rapita in quella casa. I ragazzi devono almeno essere complici o forse anche loro vittime.-
    -Lui sembra tranquillo, non ha detto una parola. L'altro è inquieto, arrabbiato.-
    -Le cose non sono mai come sembrano, giusto?- disse la donna aprendo una cartellina che aveva velocemente recuperato dal tavolo dietro di loro.
    Aaron guardò la collega cercare qualcosa su quei fogli. Inseguendo uno dei ragazzi era caduta per via di alcune radici sporgenti dal terreno e così le era rimasto del terriccio fra i capelli, all'attaccatura della frangetta, ma lei sembrava non curarsene. Sapeva di doversi controllare, ma fu più forte di lui. Allungò una mano e accarezzò una ciocca di capelli della collega, buttando a terra un po' di polvere. Subito Emily si girò guardandolo perplessa. Non succedeva molte volte che si sfiorassero. E succedeva ancora meno che fosse lui, di sua iniziativa, a toccarla.
    -Avevi del..- disse Aaron indicandole la testa -..cercavi qualcosa?- cambiò infine discorso
    -Ah sì..- mormorò lei abbozzando un sorriso ma cercando di nasconderlo. Che il suo capo si fosse trovato in un attimo di imbarazzo? Sinceramente la cosa un poco la stuzzicava, ma non riusciva a comprenderne davvero il motivo.

    -Ufficio della strega dei computer.-
    -E perché non maga?- chiese Derek sorridendo al telefono che teneva all'orecchio.
    -Perché strega fa più mistero.. sarò buona o cattiva?-
    -Guarda di essere buona, ho bisogno di te, piccola!-
    -Dimmi tutto- sorrise Penelope pronta a scrivere alla sua postazione ai computer di Quantico.
    -Ho bisogno di due nomi. La casa abbandonata dove siamo stati non era poi così abbandonata, abbiamo trovato due ragazzi.-
    -Ma tesoro, ho trovato l'ultimo proprietario di quella casa, il suo nome è Marck Batrick.-
    -Guarda se ha dei figli.-
    -Allora.. allora..- mormorò Penelope digitando velocemente sulla tastiera del suo computer -Tre figli, due maschi Philip e Thomas e una femmina, Audrina.-
    -Abbiamo trovato solo i due ragazzi. Ho bisogno di più streghetta!- disse ironico Derek appuntandosi i nomi dei ragazzi e porgendoli a Rossi che subito gli mostrò ad Hotchner.
    -Dobbiamo interrogarli se vogliamo salvare Sarah.- disse Prentiss guardando il ragazzo silenzioso.
    -Non possiamo da soli, sono minorenni.- intervenne JJ -C'è bisogno di un avvocato statale che confermi tutto.-
    -Non c'è tempo, perderemo la ragazza!- disse pensieroso Aaron guardando Reid che stava parlando con una ragazza mentre scrutavano il ragazzino agitato divincolarsi dalla sedia sulla quale era seduto. -Non c'è tempo.-
    -E se..- mormorò Emily puntando l'indice proprio verso dove il suo capo stava guardando.
    Tutti si mossero velocemente verso Reid che subito esclamò -Lui è Philip, ha una "P" sul braccialetto che porta.-
    Rossi scosse la testa in segno affermativo mentre Hotchner, che non aveva smesso di guardare April disse velocemente, quasi a denti stretti -Abbiamo bisogno del tuo aiuto.-
    April si girò di scatto verso l'uomo vedendo i suoi occhi così preoccupati e duri più del solito. Si rigirò a guardare il ragazzetto e capì. Avevano bisogno di lei.

    -Philip.- sorrise April al ragazzo che la stava guardando in cagnesco -Sono l'avvocato Johnson, sono qua per proteggerti.-
    -Proteggermi?-
    -Sì. Gli agenti hanno bisogno di farti qualche domanda ed io controllerò che vada tutto bene.- sorrise nuovamente April accostando la sedia sulla quale era seduta a quella del ragazzo -Va bene?-
    Lui la guardò con sguardo interrogativo. -Io non ho fatto niente.- si difese continuando a fissare la ragazza che aveva preso carta e penna e stava appuntando qualcosa. -Ehy, mi hai sentito?-
    -Certo.- mormorò lei facendo un cenno della mano cosicché entrarono nella stanza l'agente Rossi e l'agente Hotchner.
    -Io non ho fatto niente!- esclamò allora il ragazzo, cominciando a innervosirsi nuovamente.
    -E qualcun'altro ha fatto qualcosa?- domandò di rimando Aaron mostrando al ragazzo le foto delle due donne trovate morte.
    -Io non ho fatto niente!- gridò Philip -Io non volevo!-
    -Non volevi cosa?- provò ancora Aaron.
    April vide il ragazzo sospirare così gli poggiò una mano sulla spalla. -Sta tranquillo, adesso sei al sicuro.-

    ...



     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    ...

    -Come hai fatto..- mormorò Morgan mentre con la collega stava osservando l'interrogatorio.
    -Come ci ha informato Garcia i due ragazzi sono cresciuti col padre.. l'S.I.- disse Emily incrociando le braccia al petto. -Gli omicidi non sono facili da commettere, soprattutto con due ragazzini che stramazzano per casa. Quindi i due dovevano sapere e forse partecipare..-
    -Ma Philip si dava troppo da fare per attirare l'attenzione.- continuò Reid che aveva seguito il discorso
    -Esatto, non poteva essere lui ad aiutare il padre. E' sconvolto, ma per il fratello non per le donne uccise. La madre ha abbandonato tutti loro prendendo con sé solo la sorella e Philip e Thomas sono rimasti ancorati ad una figura che non rispettavano.-
    -E Thomas ha finito per incoraggiare il padre negli omicidi.- finì Morgan scuotendo la testa.
    -Sì, probabilmente il primo omicidio non è stato intenzionale ma poi il padre non sapeva più fermarsi.-
    -O era in bilico tra i due figli: uno cresciuto nell'amarezza della madre e l'altro nell'incubo del fratello.- decretò Emily indicando le braccia del ragazzo interrogato. Dei lividi comparivano su polsi e gomiti. E non erano certo dovuti alla precedente agitazione del ragazzo.

    -Devi dirci dove si trova.- disse Rossi deciso.
    -Io non posso. Lui.. lui..-
    -Thomas non ti farà del male e nemmeno tuo padre.- sorrise April al ragazzo.
    -Come..- biascicò Philip non riuscendo a capire come facevano a sapere che era terrorizzato anche dal fratello.
    -Devi dirci dove la tiene prigioniera. Sai che non abbiamo più molto tempo.- finì Hotchner fissando il ragazzo -Dov'è Sarah.-
    Philip abbassò lo sguardo. -Al fiume.. c'è un capanno abbandonato verso nord.. loro le portano là.-
    A quelle parole April sospirò -Bravo, sei stato bravo..- mormorò accarezzando la testa al ragazzino mentre i due agenti uscivano frettolosamente per capire esattamente dove si trovasse il posto. Reid aveva cerchiato la zona e con l'aiuto dei poliziotti del luogo avevano individuato il capanno.
    -Andiamo.- esclamò Emily recuperando la sua pistola.
    -Bastiamo noi.- disse Aaron indicandole la macchia di terra che aveva ancora sui pantaloni.
    -Oh no.. non mi fermerà questo.- sbottò lei un po' inacidita.
    -Per favore, Emily..- mormorò allora Aaron poggiandole una mano sulla pistola che lei teneva ancora fra le sue mani.
    Sentì le sue dita sfiorate da quelle di lui e il suo sguardo duro e composto non ad ordinarle di stare là, ma quasi a pregarla perché non le succedesse niente. O forse, questa, era solamente stata la sua impressione?

    -Grazie.- disse JJ sedendosi di fianco ad April -E' stato importante che tu ci fossi.-
    -Sì, mi ha appena chiamato Morgan dicendo che hanno preso Marck Batrick. Per un soffio Sarah sta bene, la stanno portando in ospedale.- spiegò Emily poggiando il cellulare sulla scrivania.
    -Ne sono contenta.- sorrise April prendendo con sé il dossier sui ragazzi -Ma ora dovrò organizzare le carte e seguire il caso.-
    -Uff, un lavoro in meno per me. Non devo mandare niente ad un altro avvocato.- disse JJ aiutando la ragazza a riunire i vari fogli.
    -Ma che ore sono?- chiese Emily guardando l'orologio -Si è fatto tardi.-
    -Oddio!- esclamò April scattando dalla sedia -Il compleanno di Brian.. e i dolci!-
    -Cosa?-
    -E' il compleanno del mio migliore amico..- spiegò la castana chiudendo la borsa -Potreste farci un salto prima di andare via.. è sulla strada per l'aeroporto.-

    Aprì il forno annusando l'aria. Dall'odore sembravano cotti a puntino! April sperò che anche il sapore fosse buono. Guardò i muffin nella teglia davanti e velocemente li spostò su un vassoio.
    -Sembrano invitanti!- esclamò Brian tirandole una pacca sul sedere.
    -Ehy!- si lamentò lei sorridendo all'amico che aveva cominciato a girare con gusto un cucchiaio dentro una ciotola di crema. -In realtà non dovresti prepararti il dolce da solo.-
    -Eh, ma che ci posso fare se sono il migliore chef qua tra noi?-
    April sorrise scuotendo la testa. Brian era una persona sempre molto allegra e solare, amava la cucina e le fotografie più di ogni altra cosa.. beh, insieme agli uomini. Forse è per questo che andavano così d'accordo. -E vuoi farti anche le foto da solo?-
    -Sai, con un buon autoscatto, l'angolazione giusta..-
    -Brian, Brian..- lo fermò lei -..stavo scherzando!-
    -Oh.- alzò le sopracciglia allungandosi per pulirsi una mano al grembiule rossiccio che indossava la ragazza. -Credo sia tutto pronto di là.. e sono arrivati già in molti.-
    -Allora vai a divertirti, è la tua festa!- sorrise April prendendo della cannella -Io guarnisco questi e sono dei vostri!- disse indicando i muffin.
    Poco dopo sfrecciava col vassoio in mano nel giardino davanti alla villetta di Brian dove avevano creato un bell'ambiente con tavolini e sedie sotto un gazebo bianco. Dei palloncini erano sparsi per il prato. Sembrava quasi una festa per un bambino ma forse, dentro, Brian lo era proprio.
    Appoggiò il vassoio sul tavolo non prima di aver scoccato un bacio sulla guancia dell'amica che da sempre condivideva con lei ansie e paure. Doveva ancora raccontarle della nuova avventura avuta con la squadra del BAU.
    -Tina, hai visto la panna?- le chiese mentre già l'amica le passava una ciotola ripiena di una bella panna bianca.
    -Sembri quasi seria.- disse l'amica ridendo -Potrei quasi vederti nei panni di cuoca.-
    -Sì certo.. ma non lo dire a Brian sennò diventa geloso!- sorrise mentre ornava il vassoio e qualche muffin con la panna. -Ecco fatto..- si morse un labbro prima di controllare che la sua opera fosse completamente apposto.
    -April..-
    -Sì?-
    -April, credo che tu abbia visite..- disse Tina indicando verso la strada.
    Si girò. Tre suv neri avevano appena parcheggiato davanti casa. teneva ancora in mano il cucchiaio con la panna quando un bell'uomo le andò incontro mentre il resto della sua squadra sembrava aspettarlo accanto alle macchine.
    -Non ci credo..- sibilò -Aaron Hotchner ad una festa..-
    -Mi hanno costretto.- disse lui scuotendo la testa e abbozzando un sorriso. A quelle parole April agitò una mano in aria facendo cenno al resto della squadra di raggiungerli. -Però solo.. giusto il tempo di..-
    -..di una fetta di torta- sorrise April mostrandogli un piattino di carta con sopra una fetta di un dolce dalla morbida pasta con all'interno una corposa crema.
    -Appunto.- finì lui prendendo il piattino mentre April stava servendo anche il resto della squadra che ormai li aveva raggiunti.
    -Non ci credo.. chi è venuto nella mia umile dimora?- domandò esterrefatto una voce ironica.
    -Ciao Brian, auguri!- gli strinse la mano Hotchner -Eravamo qua per un caso.. ho portato il resto della squadra solo per un saluto.-
    -E hai fatto benissimo..- mormorò il ragazzo puntando gli occhi verso il bel ragazzo di colore che si era messo a chiacchiere con Tina.
    Al vederlo April gli tirò una gomitata mentre scambiava uno sguardo divertito con Aaron.
    -Non farà troppi danni.- disse lei addentando un muffin. -Ehy, sono buoni!- esclamò infine un poco stupita.
    -Non dovrebbero?- chiese una voce accanto.
    -No è che..- disse lei girandosi verso il ragazzo che le aveva parlato -..non sono molto brava con i dolci.-
    Spencer serrò le labbra annuendo con la testa mentre la guardava osservare l'interno di quel muffin poi, improvvisamente, lei allungò quella mano a mostrargli il dolcetto -Senti.-
    -Ah..- biascicò il ragazzo guardando il sorriso del giovane avvocato che aveva davanti -Va bene..- e così dicendo prese il muffin addentandolo -Uhm, è buono.-
    April gli sorrise. Era buffo vederlo così impacciato. Lo guardò ancora addentare il dolcetto finendolo. Al vederlo si portò una mano alla bocca ridacchiando -Che c'è?- chiese lui un po' allarmato, muovendo gli occhi cercando di capire.
    April allungò una mano verso il naso del ragazzo sfiorandoglielo -Hai della panna..- sorrise porgendogli poi un tovagliolino mentre lo vedeva arrossire un poco.
    Click.
    April si girò e vide Brian con la sua macchina fotografica tra le mani -Oh no!- esclamò vedendolo.
    -Dovevo immortalare un momento così!- sorrise l'amico per poi girarsi verso Morgan e scattare una foto. -Dio mi ha mandato un segno!- esclamò infine accostandosi ad Aaron -Mi ha fatto rivedere un amico.. che mi ha portato dei bei signori!-
    -Come?- chiese sorridente Derek.
    -Niente..- rise Tina -Lui è Brian, il festeggiato.-
    -Auguri!- intervenne Emily al fianco del suo capo stringendo la mano al ragazzo.
    -Vedo che ti tratti bene anche senza Haley!-
    A quelle parole Hotchner si scostò un poco dalla donna scuotendo la testa -E' una mia collega- disse agitando una mano a mezz'aria.
    -Uh.. sì!- esclamò Brian guardando l'espressione turbata dell'amico e la perplessità della donna. Aveva detto qualcosa di sbagliato? Sorridendo sornione fece un'altra foto. -Certo! Invece tu stai già invitando Tina a ballare, eh?- chiese guardando Derek e storcendo il naso -Eh, mi sa che anche per stavolta non ho avuto segni divini!-
    -Ma smettila!- gli tirò uno scappellotto da dietro April -Hai fatto danni?-
    A quella domanda Emily sorrise un po' forzatamente addentando il dolce che aveva ancora nel piattino.
    -Va tutto bene.- rispose Hotchner mentre Morgan sorrideva e si dirigeva al tavolo dei dolci raggiungendo JJ.
    -Non capitano spesso questi momenti, vero?- chiese Jennifer sospirando.
    -E' anche per questo che abbiamo convinto Hotch a fermarsi qua, no?- disse Derek prendendo distrattamente un muffin.
    -Sì.. è che mi sembra tutto così strano.- ammise JJ toccandosi il pancione -Ma dovrò farci l'abitudine. Questo era davvero uno dei miei ultimi casi.-
    -Ci mancherai.- le sorrise il ragazzo.
    -Ma tornerò presto, statene certi.- sorrise stavolta lei guardando l'orologio -Ora dobbiamo davvero andare, però.-
    -Beata pace.. a chissà quando!- commentò Morgan dirigendosi verso Rossi e Hotchner. Avevano un volo da prendere.

    image

    "In qualsiasi genere di vita troverai diletti, svaghi e piaceri se saprai render leggeri i tuoi mali invece che renderli odiosi" Seneca.



     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    003


    "La ragione umana viene afflitta da domande che non può respingere, perché le sono assegnate dalla natura della ragione stessa, e a cui però non può neanche dare risposta, perché esse superano ogni capacità della ragione umana" Kant.

    Stava ticchettando con le dita sulla scrivania. Era nervoso. Guardava a scatti il telefono e poi la porta del suo ufficio. Quanto ci metteva? Questa proprio non ci voleva, non sapeva se avrebbe retto quella situazione. Il confronto per lei sarebbe stato duro.
    Chiuse gli occhi portandosi una mano alla fronte. Era stato lui a chiederle aiuto quando serviva.. e questo era diventato il fatto scatenante per quel trambusto?
    Non riusciva a darsi pace. Come poteva una donna decidere per il futuro di un'altra? Come poteva senza il suo consenso? Perché lo sapeva, April non sarebbe mai stata contenta di quella decisione. Di quel trasferimento.
    Improvvisamente sentì un gran baccano provenire dall'open-office. La Strauss doveva aver lasciato andare April con la bella notizia.
    Sospirando si avviò alla porta del suo ufficio e, aprendola, non ebbe proprio lo spettacolo che si aspettava.
    L'avvocato April Johnson se ne stava sulle scale, a metà tra l'ufficio della caposezione Strauss e l'open-office, immobile. Pendeva sulla sinistra per il peso della borsa da lavoro che portava in quella mano. Il tailleur grigio le cadeva a pennello e la giacca aperta lasciava intravedere una maglia celestina. Guardava persa nel vuoto con la bocca semiaperta. Le persone le passavano accanto senza notare la disperazione e l'afflizione in cui era immersa.
    -Tutto.. tutto bene?- le chiese il dottor Reid avvicinandosi.
    A quelle parole che le arrivavano sorde alle orecchie, April scosse la testa poggiando la mano libera alla ghiaccia ringhiera delle scale, come a sorreggersi.
    Spencer continuò a guardarla perplesso per poi afferrare la pesa borsa che portava e così distoglierla da quello stato di trance nel quale era caduta. -Tutto bene?- ripeté il ragazzo.
    April aprì la bocca come per parlare ma la richiuse subito dopo. Guardò il ragazzo e improvvisamente sentì un calore nascerle dentro.
    A quel punto Aaron capì. Ora si sarebbe arrabbiata, sarebbe scoppiata. Ora avrebbe fatto ciò che si aspettava. Velocemente le si affiancò facendole fissare lo sguardo su di lui -April..- iniziò -..stai calma.-
    -Calma..- biascicò lei scendendo gli ultimi gradini che la dividevano dall'open-space e recuperando bruscamente la sua borsa dalle mani di Reid. -Come faccio a stare calma? Hanno appena distrutto il mio futuro!-
    Hotchner alzò le mani a mezz'aria come a farle segno di darsi un contegno.
    -Qualcosa non va?- chiese Morgan appena entrato nella stanza assieme alla collega Prentiss.
    A quello starnazzo anche l'agente Rossi era uscito dal suo ufficio e nello stesso momento anche JJ era entrata nella stanza annunciando -Abbiamo un nuovo caso.-
    Morgan, Prentiss e Reid salirono le scale per raggiungere la sala riunioni mentre Hotchner rimase davanti ad una sempre più angosciata Johnson.
    -Vedrai che alla fine non sarà così terribile.-
    -Era l'unica cosa che.. non voglio paragonarmi a..-
    -Nessuno lo farà. Non lo fare da sola..-
    -Come posso..- si lamentò ancora April dondolando su se stessa.
    -Incominciando da questo caso.-
    April guardò l'uomo che le stava davanti, preoccupato. Sorrise, era bello vedere che c'era ancora qualcuno che si prendeva cura di lei, in qualche modo. Sospirando scosse la testa chiudendo gli occhi -Ok, April dobbiamo proprio farlo.- si disse a se stessa prima di raggiungere la sala riunioni assieme ad Aaron.
    Appena entrata April si sedette sulla sedia più lontana dal monitor che JJ stava accendendo per mostrare il caso.
    -Beh?- chiese David guardandola
    -Ai piani alti hanno deciso che ci serviva un avvocato di stato per risolvere le questioni sul posto senza far mandare troppe scartoffie a JJ.-
    -E la vostra caposezione Strauss ha deciso bene che io ero la candidata numero uno. Senza troppi preamboli, senza avvertimenti e senza consultarmi.- decretò April scocciata.
    Tutti si guardarono perplessi. Per loro era palese: quella ragazza voleva essere ovunque ma non in quel posto.
    Fu Aaron a rompere il silenzio: -Iniziamo!-
    A quel comando Jennifer accese lo schermo proiettando l'immagine di una donna dal busto tagliato sotto la cintola.
    April voltò di scatto la testa verso il basso, non era abituata a tutta quella violenza.
    Emily la guardò poggiandole una mano sulla spalla, -Cambia immagine JJ, per favore.-
    -Le altre non andranno meglio.- disse April continuando a fissare la scrivania -Andate pure avanti.-
    -Si tratta di tre cadaveri. L'S.I. taglia loro il corpo a metà e pone un ragno velenoso morto sulle loro labbra.- affermò Rossi guardando le immagini.
    -Le vittime vengono prese la sera e ricompaiono la mattina del giorno successivo in questo stato. Si presuppone che le tenga un giorno e poi abbandoni i corpi durante la notte.-
    -Così i corpi vengono ritrovati alla mattina.-
    -Qualche rapporto tra le vittime?-
    -Nessuno. Una studentessa, un'imprenditrice e una postina. Età e ceti differenti, non hanno nessuna corrispondenza tra loro.. tranne che avevano tutte i capelli rossi.-
    -Dobbiamo recarci sul posto, studiare la vittimologia, i luoghi d'abbandono e il sadismo dell'S.I.- finì Hotchner alzandosi dalla sedia -Andiamo!-
    Tutti uscirono frettolosamente dalla stanza. Rimase solamente April, sprofondata sulla sua sedia.
    -All'inizio è così.- si sentì dire da una voce titubante. Si girò e vide una folta chioma bionda con qualche ciuffo rosina -Bisogna creare una barriera, un distacco, per farcela.-
    April sorrise alla donna, alzandosi in piedi -Grazie..- mormorò tendendole una mano.
    -Garcia. Sono Penelope Garcia.-
    -La maga del computer!- esclamò -April Johnson, tanto piacere.-

    -Dovrò anche abituarmi a volare..- biascicò April appena scesa dall'aereo e appena arrivata alla centrale di polizia del luogo.
    -Poi ci si fa l'abitudine.- le sorrise Jennifer mentre già prendeva posto su una scrivania che un poliziotto le aveva indicato.
    Le due donne si misero subito al lavoro per cercare qualcosa sulle tre vittime: somiglianze, conoscenze, discrepanze.
    Sulla'aereo JJ aveva spiegato ad April la funzione principale del suo lavoro. Doveva tenere in ordine e lineare con la giustizia ogni operazione che la squadra eseguiva. Spesso era successa parecchia confusione per azioni che il team aveva commesso senza stare troppo a pensare alla burocrazia, e sempre più spesso l'agente Jareau si era ritrovata a sistemare faccende che non rientravano nel suo campo d'azione. Aveva proprio bisogno di una mano riguardo a tutti quei fogli volanti.
    -I capelli rossi sono certo un segno distintivo.-
    -E come lascia i corpi.. hanno tutti dei segni ben precisi.-
    -Anche negli altri casi è stato ritrovato il ragno?- chiese Morgan sporgendosi per vedere le foto che JJ aveva affisso ad una lavagna.
    -Sì, e sempre sulla bocca.-
    -Nel medioevo esistevano varie leggende su donne che mangiavano ragni, come nel "De animalibus" di Alberto Magno dov'è una bambina di Colonia che si sazia solo di ragni velenosi, senza mai ricavarne danno.- disse Reid.
    -Davvero?- chiese April stranita mentre guardava quel giovane ragazzo con attenzione -E perché delle donne dovrebbero mangiare ragni?-
    -Si credeva che le donne fossero creature maligne che avevano il veleno dentro e quindi ne erano immuni.-
    -Beh, lei non lo era.- disse Emily appena rientrata dal sopralluogo dove era stato ritrovato l'ultimo cadavere, insieme all'agente Rossi -Le donne sono state prima tutte punte dal ragno e solo dopo, una volta intorpidite, l'S.I. ha tagliato loro il busto.-
    April fece una faccia schifata e proprio in quel momento il cellulare di Morgan squillo -Garcia dicci tutto, ti metto in vivavoce.-
    -Allora allora.. ho parlato col medico legale e sapete cosa ha detto? Tutte e tre le donne quando sono state uccise avevano il ciclo mestruale.-
    -Allora potrebbe davvero aveva un significato risalente al medioevo.- disse Spencer sempre più concentrato -Le donne erano viste come diaboliche anche perché ogni mese perdevano sangue rimanendo in vita. Sangue come segno maligno.- spiegò .
    -Bellezza, hai qualcos'altro per noi?-
    -Per ora niente di nuovo se non che ho l'ultimo posto dov'è stata Jessica, l'ultima donna uccisa. Tramite la sua carta di credito sono risalita al suo ultimo prelievo, Danver street 43.-
    -Grazie Garcia!- esclamò Emily afferrando la sua giacca e avviandosi all'uscita dell'edificio insieme a David.

    Rossi e Prentiss arrivarono sul posto. Danver Street si trovava in un quartiere residenziale, era la via principale che vedeva qualche negozio e una banca. Lì il bancomat dove Jessica era stata vista l'ultima volta.
    -E' un posto illuminato.-
    -E le persone stanno attente se devono prelevare dei soldi- disse David andando verso il bancomat -Facciamoci dare i video della telecamera di sorveglianza della banca, forse hanno ripreso qualcosa.-
    -Sì..- biascicò Emily -Non abbiamo molto tempo, l'S.I. ha avuto un'escalation molto veloce.-
    -Le prime due vittime a distanza di una settima, la terza di tre giorni.-

    -Grazie, faremo tutto il possibile.- disse Hotchner a un'anziana signora prima che lei rientrasse in casa. Poi, rivolto a Morgan -La nonna ci ha detto che Jessica era una ragazza tranquilla, aveva una vita basata sul suo lavoro, gli amici e la palestra.-
    -Non aveva un ragazzo. Questo ci potrebbe escludere la pista amorosa.- continuò Derek salendo sulla macchina
    -Sì. In questi omicidi c'è troppa brutalità, c'è dietro qualche significato.-
    -Il corpo, il ragno, i capelli bagnati.- elencò il collega sfrecciando verso l'edificio della polizia.
    -C'è qualcosa che non quadra.- asserì Hotchner guardando l'orologio.
    Derek restò per qualche attimo in silenzio poi, finalmente, glielo chiese: -Perché Hotch? Perché hanno trasferito proprio l'avvocato Johnson da noi?-
    Aaron si voltò di scatto verso il collega -Dopo quel caso hanno pensato che fosse meglio che con noi fosse sempre presente un avvocato. Non possiamo perdere tempo e nello stesso tempo lo stato non può permettersi di perdere i suoi avvocati in ogni parte del paese dove andiamo.-
    -Hotch, perché proprio lei?- provò ancora il ragazzo.
    Aaron si passò una mano sul volto -Sai perché April ci ha invitato al compleanno del suo amico?-
    -No..- scosse la testa Derek.
    -Perché era estremamente certa che non ci avrebbe mai più rivisto.-
    Morgan provò a dire qualcosa ma le parole gli morirono in bocca. Non sapeva cosa Hotchner voleva dirgli ma forse aveva risposto nella maniera più esauriente possibile alla sua domanda. E per ora gli bastava. Continuò a guidare in silenzio finché il cellulare squillo. Garcia aveva appena trovato un indizio: nel video che la banca le aveva recapitato aveva visto Jessica salire su un'auto familiare metallizzata. La targa non si riusciva a vedere e nemmeno chi fosse alla guida però Penelope aveva ingrandito l'immagine della ragazza e aveva visto che sul borsone che portava con sé c'era il nome di una palestra, centro benessere.
    Morgan fece subito inversione dirigendosi verso quel posto. Forse avevano una pista.

    ...

     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    ...



    -L'uomo che cerchiamo è metodico, avvicina le sue vittime e le convince a salire in macchina con lui.- incominciò Rossi cercando di delineare un profilo -Allo stesso tempo però è afflitto da un odio mostruoso verso le donne.-
    -Quello che fa alle ragazze è senza umanità.- asserì April
    -Dobbiamo trovare il fattore di stress. La scintilla che ha fatto scoccare in lui la voglia di uccidere.-
    -Potrebbe essere stato lasciato dalla moglie, la fidanzata..- suggerì Prentiss
    -Questa è la lista delle persone presenti nella palestra il giorno della scomparsa di Jessica. Garcia sta cercando di restringere il campo.- disse JJ posando dei fogli sulla scrivania dove Reid stava cercando di individuare un profilo geografico.
    -La palestra si trova proprio al centro rispetto ai luoghi dell'abbandono.-
    -E questo cosa ci suggerisce?-
    -Che probabilmente l'S.I. abita lontano da quella zona. Non vuole che la sua vita sia toccata da questi omicidi.- rispose Emily
    -Lui uccide perché crede che quelle donne se lo meritino. Crede di fare del bene..- mormorò Rossi
    A quelle parole Reid si alzò immediatamente e andò verso le foto dei corpi.- Ma certo!- esclamò staccandone una e portandola sulla scrivania -I capelli sono bagnati..- prese immediatamente il telefono e compose il numero dell'ufficio di Penelope. -Garcia ciao! Alla palestra c'è una piscina?-
    -Allora vediamo.. sì, certo.-
    -Sui capelli delle donne c'era del cloro.- confermò JJ
    -Sì, sì.. Devi cercare un uomo che abbia usufruito della piscina e che abiti lontano dalla zona dell'edificio.-
    -Subito. Ho una ventina di nomi, che faccio?- chiese Garcia scorrendo quella lista con gli occhi.
    -Guarda se qualcuno di essi ha da poco perso la moglie o qualcosa di simile.- suggerì Prentiss gesticolando con le mani.
    -Allora.. Colin Debryan ha appena perso la causa di affidamento del figlio a favore della ex-moglie, Jared Pratt ha firmato i fogli per il divorzio e.. oddio.-
    -Cosa c'è, che succede?-
    -Michael Austin è stato lasciato dalla moglie dopo che lei aveva avuto un incidente nel quale ha perso l'utero dopo un difficile intervento.-
    -Continua, continua con lui- esclamò Reid
    -Ah.. vediamo.. Ora vive da solo.. mentre la moglie si è risposata appena un mese fa con un uomo che aveva dei bambini da un precedente matrimonio..-
    -E' il nostro uomo!- confermò Rossi.

    -Crede che l'essere femminile sia il male e per questo le uccide.- disse Reid.
    -Come?- chiese April al ragazzo mentre si incamminava insieme a lui verso la macchina. Avrebbero dovuto raggiungere la casa dell'uomo. Hotchner e Morgan non lo avevano trovato in piscina ma dovevano aspettare là se fosse arrivato, magari con un'altra vittima.
    -Sì, nel medioevo c'è una leggenda riguardo una bellissima donna di nome Melusina.- spiegò accendendo il motore.
    -Vai avanti..-
    -Ti interessa sul serio?- la guardò un attimo stupito -No, sai.. perché.. nessuno vuole mai starmi a sentire.-
    -Spencer, vai avanti..- insistette lei curiosa.
    -Sì.. Beh questa donna viene sposata da un uomo che però ha un divieto: non può guardarla fare il bagno. Lui ovviamente lo fa e vede che la donna nell'acqua assume, dalla cintola in giù, le sembianze di un serpente.-
    -Per questo.. per questo l'S.I. taglia il busto a metà delle vittime?-
    -Credo di sì. Questo, i capelli bagnati, il ragno.. tutto ci fa pensare che abbia studiato qualcosa in merito a leggende medievali.-
    Appena scesero di macchina si affiancarono a Prentiss e Rossi, anche loro giunti in quel momento con un'altra auto. Bussarono alla porta gridando FBI ma nessuno rispose, sembrava non ci fosse nessuno. Si accertarono ed entrarono nella casa vuota. Michael non era in casa.
    -E' pieno di libri medievali.- osservò April scorrendo i libri sulla libreria in salotto.
    -Guarda, il "De animalibus".. sembra la mia libreria.- commentò Reid.
    -Uhm, leggi molto, eh?!- sorrise la ragazza.
    -L'inconscio processa undici milioni di byte al secondo, quindi..-
    -Sì, legge molto e velocemente.- sentì dire Emily dall'altra stanza.
    -Leggo molto.- confermò Spencer con un sorrisetto imbarazzato raggiungendo la collega.
    April lo guardo allontanarsi nel suo golfino nocciola e con le mani nelle tasche dei pantaloni. Scosse la testa. Non doveva. Non doveva pensare a quella dannata lettera.

    -Deve essere da qualche parte!- esclamò arrabbiato Hotch guardando April che era andata alla piscina insieme ad Emily a dare la brutta notizia di non aver trovato Michael Austin.
    -Aaron, ci deve essere sfuggito qualcosa.- mormorò l'avvocato.
    -Ricapitoliamo. L'S.I. uccide le donne perché gli ricordano la moglie, dopo quello che gli ha fatto odia le donne.- disse Derek.
    -Sì ma.. la moglie non ha i capelli rossi.- pensò April -Può dirci qualcosa questo?-
    -Reid prima ha detto qualcosa sui capelli rossi, che sono stati considerati da sempre la fonte visiva di un animo corrotto, saturnino, del diavolo.- disse Prentiss.
    -Ha ucciso tre donne dai capelli rossi. Le riconduce da dove, secondo lui, sono venute.- confermò Hotch.
    -Dall'inferno.- mormorò Johnson un poco spaventata. Doveva davvero trovare il modo per affrontare tutto questo. Non era così pronta per tutto questo dolore.
    -Quindi ora lui vorrà uccidere il diavolo stesso.. il nuovo marito della sua ex-moglie!- finì Emily attaccandosi al telefono. Garcia doveva assolutamente trovare l'indirizzo di quella donna.

    -E' in preda al delirio, non si arrenderà.- bisbigliò Rossi ad Hotchner mentre si metteva il giubbetto antiproiettili.
    -Sì, dobbiamo essere prudenti. April stattene in macchina e non uscire- disse poi rivolto alla ragazza seduta nel suv nero, ancora con la cintura allacciata.
    -Ci puoi scommettere, Aaron.- esclamò lei continuando a fissare danti a sé il cruscotto dell'auto.
    -Bene, siamo pronti?- chiese Hotch guardando il suo team.
    Erano una bella squadra, non mancavano di niente. Cervello, grinta, classe. Avevano trovato un affiatamento speciale, riuscivano a capirsi e quindi a gestire le situazioni nel migliore dei modi. Aaron era sicuro che ce l'avrebbero fatta anche questa volta.
    Fu così. Michael Austin fu preso appena in tempo. Aveva legato il marito della sua ex-moglie e stava per tirare fuori da un bussolotto un ragno velenoso. Rossi era riuscito a dissuaderlo usando come tattica la storia sulla leggenda medievale che gli aveva raccontato Reid. Alla fine, lo avevano preso.
    Appena li vide uscire dalla villetta con un uomo in manette, April si precipitò giù dalla macchina sospirando. Era contenta. Era contenta anche se ora si sarebbe dovuta occupare di quell'uomo, di quell'assassino, delle sue pratiche e del suo processo verso l'ergastolo.

    JJ sorrise appena vide rientrare tutti al distretto di polizia.
    -Garcia mi ha appena avvertito che hanno trovato, nelle cantine della piscina, uno scantinato che Austin usava per massacrare le vittime. Ci sono tutte le prove là.-
    -Molto bene.- esclamò April prendendo la cartellina che Jennifer le stava porgendo -Ora ci penso io.-
    -Scartoffie e pratiche.. non so come facciate!- esclamò David guardando le due donne.
    -Non è poi così male.- sostenne JJ andando verso la scrivania a sistemare le varie cartelline per riportarle a Quantico.
    -Un po' rognoso..- ammise April guardando l'uomo prendersi una tazza di caffè -..ma pur sempre il mio lavoro e credimi, quando si tratta di condannare un omicida, è sempre un bel lavoro.-
    -Come per me catturarlo.- sorrise Rossi alzando la tazza verso la ragazza -Ne vuoi?-
    -Volentieri, grazie!-
    -Sembri felice adesso.- cominciò porgendole un bicchierone di carta con dentro una calda sostanza scura -Non sembrava così stamani.-
    -Oh..- biascicò lei -..è stato un cambiamento improvviso.. e non era nei miei programmi.-
    -Lasci qualcuno? O magari hai trovato qualcuno?-
    A quelle parole April alzò la testa puntando gli occhi in quelli dell'uomo. Sorrise. -Nessuna delle due.-
    -Già. Non hai ancora trovato chi cerchi.-
    April continuò a guardarlo mentre girava il suo caffè e ne beveva un sorso. Cosa voleva dire?
    -Hai dimenticato questi- si sentì dire da una voce dietro si sé.
    Staccò lo sguardo dall'uomo che si era rigirato verso la macchinetta del caffè, per volgersi e incontrare due paia di occhi scuri e una mano tesa verso di lei con dei fogli. Prese quei fogli e incominciò a leggerli -Sono quei racconti medievali. Erano a casa di Austin, possono valere come ulteriore prova.-
    -Prova del suo delirio..- mormorò lei sorridendo a Spencer.
    -Già.- sentenziò lui serrando le labbra in una buffa espressione, continuando a osservare la ragazza che, secondo lui inaspettatamente, si era messa a leggere quelle storie.
    Hotchner giunse alle sue spalle battendogli una mano sulla schiena. -Tutto ok?-
    -Sì, certo- bofonchiò Spencer abbozzando un sorriso
    -Aaron credi che possano servire per spiegare il profilo?- chiese April.
    -Se qualcun'altro oltre a Reid le capisce direi di sì.- rispose guardando il ragazzo che, a quelle parole, aveva puntato lo sguardo stranito su di lui -Ma.. mi sembra che tu stia capendo..- sorrise, infine, battendo una mano sulla spalla di April, stavolta.

    Si stiracchiò la schiena prima di afferrare la sua roba ed uscire dall'ufficio affianco al suo nuovo capo. Le sembrava così dannatamente strano che Aaron fosse diventato il suo capo. Lei lo aveva sempre visto senza veste ufficiale, lo aveva visto sorridere più di tutti i suoi colleghi che fin'ora avevano lavorato al suo fianco giorno dopo giorno. Le lo aveva visto come uomo. Punto. Lo aveva visto senza il peso del distintivo che portava.
    Le faceva davvero strano cominciare a considerarlo come un suo superiore. Le faceva strano vederlo sempre così serio, duro, determinato. Senza mai un attimo di pace.
    April sospirò portandosi il laccio della borsa sulla spalla. -Credo che dovrei cominciare a chiamarti Hotchner.- disse sorridendo all'uomo che le stava camminando accanto.
    Aaron si fermò alzando le spalle, poi si girò verso di lei che si era fermata ad osservarlo. Aveva assunto un'aria così seria e pesante che quasi April si preoccupò. Inclinò la testa da una parte e infine parlò con tono duro -Credo che dovremmo dirglielo.-
    A quelle parole la ragazza scostò lo sguardo da quegli occhi di piombo, incominciando a mordersi con i denti superiori il labbro inferiore. Continuò per qualche secondo come a cercare con gli occhi qualcosa sull'asfalto sotto i suoi piedi poi, tornando a guardare di sfuggita l'uomo, chiese preoccupata -Dovremmo?-
    Hotchner scosse la testa in senso affermativo, non spostando lo sguardo da quella figuretta sempre più impaurita, -Siamo una squadra, non dovremmo avere segreti.-
    Gli occhi di April continuavano a vagare su tutto, tutto tranne che sull'uomo che le stava parlando di qualcosa che proprio la infastidiva, la preoccupava.
    -E prima o poi lo verranno a sapere. Allora si sentiranno traditi.-
    -S..sì..- balbettò April continuando a martoriarsi il labbro inferiore con i denti -Va bene.-
    Aaron abbozzò un sorriso guardando quella ragazzetta che praticamente aveva visto crescere. Stava diventando grande senza accorgersene, ogni giorno era sempre più una donna.
    -Domani mattina arriverò in ritardo- disse April puntando, finalmente, gli occhi sulla figura dell'uomo -Evita i dettagli, per favore.-
    -Certo, non preoccuparti.- esclamò Hotchner portando una mano sulla spalla della ragazza e avviandosi con lei verso la propria auto.
    April sapeva che quella certamente era la cosa più giusta da fare. Lo sapeva, ma la terrorizzava. Da quel momento avrebbe passato moltissimo tempo accanto alla squadra del BAU, non poteva certo omettere una cosa così importante della sua vita. Lei doveva farcela. Doveva farcela anche senza di lui.
    -Ti senti bene?- si sentì chiedere da Aaron.
    -Non proprio.- rispose -Tutta questa nuova situazione.. e poi dovrò abituarmi ai casi, a tutte quelle immagini orrende.-
    -Vuoi venire da me, stasera?-
    A quella domanda April sorrise dolcemente -No, grazie. Però sarei felice se mi accompagnassi a casa.-
    Aaron la guardò titubante prima di salire in macchina con lei.
    Aveva capito. Aveva capito che voleva farcela da sola.

    "L'essenza dell'ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé." D. Bonhoeffer.

     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    004


    "Un grande uomo costringe gli altri a spiegarlo" Hegel.

    Hotchner stava guardando i suoi colleghi riuniti nella sala riunioni. Jennifer non aveva ancora acceso il monitor e Penelope non aveva ancora raggiunto il suo ufficio, era sempre in quella stanza.
    Lo guardavano come se fosse stato un alieno. Forse già sapevano che avrebbe parlato di April che, come gli aveva detto la sera precedente, sarebbe arrivata in ritardo.
    Si sentì addosso uno sguardo gentile e fissò gli occhi sulla collega mora che gli stava sorridendo, aspettando una qualche sua parola.
    -L'avvocato Johnson è stato scelto ovviamente per la sua determinazione e bravura nel lavoro.- incominciò -Ma la Strauss ha scelto lei anche per un'altra motivazione.-
    A quelle parole Morgan si era portato in avanti con la schiena, poggiando le braccia sulla tavola. Che Hotch stesse rispondendo alla sua domanda?
    -April è..- abbozzò, guardando un attimo verso il basso -..è la nipote di Gideon.-
    -Come?- chiese Spencer perplesso.
    -Sì.. Jason Gideon è lo zio di April.- confermò Hotchner guardando le espressioni esterrefatte dei suoi colleghi. -I genitori di April sono morti quando lei aveva una decina d'anni e da quel momento Jason si è occupato di lei.- continuò.
    Questa non se l'aspettavano. Se avevano creduto che ci fosse qualcosa fra quell'avvocato e il loro capo, ora capivano che era praticamente impossibile. Aaron l'aveva vista crescere, l'aveva vista diventare una donna, farsi strada all'ombra di un nome che la infastidiva.
    -April ha vissuto molto il trauma di avere al fianco una figura dominante come Gideon. La sua fama, il suo talento. Per questo è rimasta sconvolta dalla notizia che avrebbe lavorato dov'era suo zio. Si è sempre sentita in confronto con lo zio e l'ultima cosa che voleva era cacciarsi in mezzo a un gruppo di profiler, soprattutto dopo quest'ultimo periodo che l'ha vista allontanarsi da Jason e poi perderlo definitivamente col suo abbandono del lavoro.- finì Hotch che aveva parlato velocemente, come se quelle cose non dovessero essere dette.
    -Per questo..- incominciò Morgan dopo un attimo di frustrante silenzio -..per questo nel caso di Philadelphia era così convinta dell'innocenza del suo cliente. Perché sapeva che il suo profilo dell'S.I. era esatto.-
    -Jason l'ha educata bene.- disse Aaron un attimo prima che la porta della sala di spalancasse, facendo vedere una ragazza sommersa dal suo borsone che si precipitava verso una sedia vuota.
    -Scusate il ritardo!- esclamò April sorridendo ai colleghi che le abbozzarono un saluto. Si mise a sedere tirando un'occhiata al suo nuovo capo. Aveva capito. Aaron glielo aveva detto. Prese dei fogli bianchi dalla sua borsa da lavoro e li posizionò sul tavolo mentre una penna era strinta fra le sue dita. Era tesa, ma non voleva darlo a vedere. -Beh, non iniziamo?- disse improvvisamente alzando lo sguardo verso Jennifer che subito accese il monitor.
    Penelope guardò la ragazza ancora un secondo prima di salutare e fiondarsi nel suo ufficio, pronta per un nuovo caso. Pronta ma forse con un pensiero in più dentro la testa.
    Jennifer abbozzò un sorriso forzato prima di alzarsi in piedi ed accendere il monitor alle sue spalle. Sospirò prima di parlare nervosamente -Si tratta di un caso qua in Virginia-

    Stava davanti a quella porta ormai da qualche minuto, la fissava come se fosse stata la cosa più interessante che avesse mai visto.
    Il team si era recato sul posto degli omicidi subito dopo la riunione, lei invece era rimasta negli uffici di Quantico a sbrigare le varie pratiche inerenti il luogo degli omicidi: un multisala.
    Strinse i fogli che aveva fra le mani accartocciandone i bordi, fece un sospiro e aprì velocemente la porta di quell'ufficio.
    -Uh, mi hai fatto paura!- gridò Penelope sobbalzando sulla sedia nella quale era seduta.
    April le sorrise alzando le mani come a scusarsi e si posizionò accanto alla collega, davanti a una sequela di schermi che proiettavano le immagini delle varie sale del cinema. -Non credo che troveremo qualcuno con una bella pistola in mano.- commentò svogliatamente ticchettando con una penna sulla scrivania.
    A quel gesto Penelope la guardò di sfuggita sfilandole la penna dalla dita e buttandola nel cestino. -No che non lo troveremo.-
    April guardò con aria stranita la collega continuare a fissare quei monitor come se nulla fosse. Aprì la bocca come a dire qualcosa ma decise che sarebbe stato meglio lasciar perdere ogni commento. Poggiò la testa nell'incavo della mano, poggiando il gomito sulla scrivania, -Se ti prometto di non farlo più, me la rendi?-
    Garcia si girò verso di lei stralunata -Cosa?-
    -La.. la penna.- balbettò la castana alzandosi e raccattando l'oggetto dal cestino.
    -Ah.- esclamò Penelope -Non farci caso.. sono protettiva verso il mio rifugio.-
    A quelle parole April sorrise -Rifugio?-
    -Beh, cerco di rendere questo posto tutto tranne un covo di immagini violenti.. quale effettivamente è.- pensò scuotendo la testa in senso affermativo.
    Sapeva che sarebbe stata una lunga giornata quella ma ugualmente era molto contenta di essere rimasta all'unità invece di essere andare insieme a tutti gli altri.
    Forse avrebbe evitato gli sguardi di tutti.. o forse avrebbe solamente sentito il parere di una ragazza che poteva diventare sua amica.
    Tornò a sedersi e si avvicinò col viso ai monitor -Sembra tanto strano?-
    A quella domanda Penelope si girò verso di lei senza commentare. Nessun stralunato "come" a invadere l'aria, sapeva benissimo a cosa si stava riferendo.
    -Beh.. io credo che..- farfugliò qualcosa per poi chiudere gli occhi qualche secondo -Ok, tu non sei Gideon.. quindi posso starmene tranquilla.-
    April la guardò ridacchiando -Era tremendo..- bisbigliò a se stessa mentre vedeva la ragazza tornare a digitare qualche strano codice sulla sua tastiera.
    -Insomma, è strano.- continuò Penelope -E' una notizia che non ci aspettavamo. Prima eri la forse amante del capo, e credimi l'idea era molto allettante di battute, ed ora sei la certa nipote di un ex-capo!-
    A quelle parole dette con tanta freschezza l'avvocato scoppiò in un'ilare risata -Io e.. e Aaron, oddio no!- balbettò fra le risa
    -Non era così campata in aria.- esclamò subito Garcia -Una misteriosa avvocatessa che rende Hotch prima più burbero del solito e poi così premuroso!-
    -Sì, certo.- sorrise April. -Sai che mi aiutava spesso negli studi? Mi fa così strano pensarlo adesso!-
    -Anche a me fa strano quindi, bellezza, stop ai ricordi! Non voglio sapere nulla!- scherzò Penelope guardando la ragazza che aveva davanti. Com'era possibile che fosse imparentata proprio con un uomo come Jason Gideon? Non aveva assolutamente nulla di lui. O forse.. non era quella la vera April?

    Scese di macchina sbattendo la portiera. Quel caso era davvero strano: due omicidi nell'arco di pochi minuti avvenuti in due diverse sale di un multisala. Com'era possibile che nessuno si fosse accorto di nulla? Insomma, un uomo assassinato, anche se infondo e nella penombra della sala, non era una cosa che poteva passare così inosservata, soprattutto se l'omicidio era stato attuato con una pallottola di una pistola con silenziatore dritta in fronte.
    Hotchner chiuse il suv nero e fece per girarsi verso l'edificio dove erano già tutti i colleghi, tutti tranne uno. Guardò il ragazzo ancora in piedi davanti all'auto, come a specchiarsi nei finestrini scuri. Stava contemplando la sua immagine con la bocca semiaperta e uno sguardo vacuo negli occhi.
    Sospirò avvicinandosi al ragazzo e battendogli una mano sulla spalla.
    A quel gesto Spencer si girò verso il collega, fissandolo con quello stesso strano sguardo che aveva prima negli occhi.
    -Andiamo.- disse solo Aaron facendo qualche passo, ma le parole del ragazzo lo fermarono di colpo. Sapeva che gli avrebbe sicuramente detto qualcosa, sapeva che lo avrebbe fatto, ma non credeva così presto e in quel modo.
    -Perché non me ne ha mai parlato?-
    Aaron piegò la testa da una parte, girandosi nuovamente verso Spencer, -Jason non parlava spesso di se stesso-
    -Sì, ma..-
    -Credo tu non sappia molte cose, Spencer.- continuò Hotchner come nulla fosse -E credo che dovresti continuare a pensare a lui come una figura che ti ha insegnato e dato tanto. Come qualcuno che ti ha voluto al suo fianco molto più che come collega..- fece una pausa, guardando lo sguardo del ragazzo che si faceva sempre più pensieroso -..anche se non lasciando mai trasparire nulla di se stesso. Jason aveva diviso perfettamente la vita che stava vivendo con noi e la vita che gli proveniva dall'esterno, come April.. e come Sarah.-
    -Per questo..- incominciò Spencer titubante -..per questo alla sua morte si è trovato così sconvolto?-
    Aaron lo fissò più seriamente del solito -Questo non posso saperlo.- esclamò duro prima di girarsi e raggiungere tutti gli altri.
    Spencer lo guardò allontanarsi, mise le mani nelle tasche dei pantaloni e tornò a guardare la sua figura riflessa negli scuri vetri del suv nero. Inconsapevolmente portò una mano a scostarsi una ciocca di capelli, riportandola dietro l'orecchio. In quel momento non sapeva se odiare la sua figura più del solito o se cominciare a trovarvi qualcosa di buono.
    Decise che quello non era il momento di pensarci. Velocemente scostò lo sguardo e raggiunse gli altri nell'edificio.
    Un nuovo caso, una nuova distrazione per la sua mente.

    -Non è verosimile che qualcuno abbia agito in questo modo.- sbottò Rossi entrando nella sala del primo omicidio.
    -Avrebbe usato un silenziatore quando l'audio del film era al massimo.- disse Prentiss guardando la vittima ancora seduta su una delle ultime poltroncine della sala, un poco riversa su se stessa e con la testa china. -Ma non è possibile che nessuno l'abbia notato.-
    -Lui era Nicholas Martin e se per il suo caso è più plausibile, per quello dell'altro ragazzo lo è ancora meno.- disse JJ porgendo un foglio al collega.
    -L'altro ragazzo avrebbe avuto accanto la fidanzata?- chiese stupito Rossi.
    Jennifer scosse la testa in senso affermativo -E per un po' non si è accorta di nulla.-
    Emily guardò la collega spalancando gli occhi, com'era possibile una cosa del genere?
    -Io torno al BAU, mando qua April a parlare col gestore della multisala.. non vuole collaborare, è innervosito perché deve rendere i soldi del biglietto a tutti gli spettatori.-
    -Non per le morti?- chiese David.
    -Sembrerebbe..-
    -Dobbiamo parlare con lui.- finì Emily seguendo i due colleghi fuori dalla sala e dirigendosi verso gli uffici dell'amministrazione del multisala.

    -E' stato ritrovato accanto al corpo?- chiese Morgan guardando un foglio con una strana scritta rossa, conservato in una busta trasparente.
    -Sì, per l'altro cadavere invece era qualche poltrona avanti.- disse Hotchner osservando quell'immensa sala cinematografica
    -Sappiamo cosa sono?- chiese ancora Morgan mostrando i due fogli che aveva fra le mani a Reid.
    -Per il cameriere l'eroe non esiste: esiste per il mondo, per la realtà, per la storia.- lesse il ragazzo -"Lezioni sulla filosofia della storia", Hegel.-
    -Dobbiamo cercare un filosofo, quindi?- scherzò Derek scuotendo la testa -L'altro cos'è?-
    -Questo sangue, ch'io spargo, / non imbratta, anzi lava: / questo perenne e largo / fonte ogni sete cava: / ogni mia pena aggrava, / se non è conosciuto tanto amore.- lesse ancora Spencer dall'altro foglio, per poi rimanere in silenzio a contemplare quei versi.
    Hotchner guardò il ragazzo analizzare ogni singola parola senza però ricavarci niente. Cos'era quella frase?

    Rossi e Prentiss erano da almeno cinque minuti ad aspettare nell'ufficio del direttore del multisala, intento a parlare fitto fitto al telefono con chissà quale alta autorità.
    -Il giro di soldi di queste cose è veramente pazzesco, potremmo trovarci affari così sporchi..- lasciò in sospeso la frase sussurrata appena alla collega che lo guardò annuendo poi, portando una mano sulla scrivania dell'uomo, fece come per bussare. Adesso si stava spazientendo.
    L'uomo, sprofondato sulla sedia e girato di spalle rispetto ai due agenti dell'FBI, si girò verso di loro alitando di fumo di sigaro. -Ne parliamo dopo.- disse alla persona dall'altra parte del telefono -Ora devo sbrigare queste cose con la polizia.-
    A quelle parole Emily alzò gli occhi al cielo. Forse quell'uomo aveva capito che non erano là perché lui facesse i suo comodi.
    -Scusatemi ma questa cosa ha fatto arrabbiare parecchio i miei superiori.- disse l'uomo riattaccando finalmente il telefono -E comunque non so come posso esservi utile, io non so niente di tutto ciò che è successo.. solo che è una grande scocciatura per gli affari.-
    -Lo possiamo immaginare Signor Foster.- incominciò Rossi cercando di rimanere calmo ma con un tono di voce ancora più burbero del solito -Ma le voglio ricordare che ci sono stati due omicidi nel suo multisala, abbiamo bisogno di sapere se possono essere mirati a distruggere la sua figura o se non c'entrano con lei.-
    -In poche parole avremmo bisogno di controllare i suoi affari.- finì Emily puntando lo sguardo n quello dell'uomo dall'altra parte della scrivania, adesso decisamente più irritato di prima.
    -Scusatemi..- disse una voce non prima di aver bussato alla porta dell'ufficio. April entrò nella stanza sorridendo ai colleghi per poi concentrarsi sull'altro uomo -Sono l'avvocato Johnson.-
    -Adesso assoldate anche avvocati?- chiese Foster picchiettando le dita sulla scrivania.
    -Ha per caso qualcosa da nascondere?- chiese Rossi in un ghigno mentre la faccia di Foster cominciava ad assumere uno colorito sempre più pallido.

    -Quell'uomo è legato a un giro do traffici enorme.- disse April appena uscita dall'ufficio del direttore della multisala -Ma non c'entra assolutamente nulla con gli omicidi, non credo siano riferibili alla sua persona, è protetto bene.-
    -Immagino..- alzò le sopracciglia Emily in una buffa espressione -..abbiamo scartato un'ipotesi.-
    -C'era qualche legame tra le vittime?- chiese Johnson avviandosi con la collega verso gli altri che si erano riuniti nella hall del cinema.
    -No, Garcia non ha trovato nulla.-
    -Uh.. prima che venissi via dal BAU stavamo visualizzando le cassette della sorveglianza ma non abbiamo trovato nulla.- continuò April stavolta davanti a tutta la squadra.
    -Credo che ci sia qualcosa di più dei semplici omicidi.- affermò Hotchner.
    -I biglietti devono significare qualcosa.- disse Spencer per poi ripetere ad alta voce quel verso che non era riuscito a decifrare.
    -Amore io vo fuggendo..- sussurrò April con aria spersa nel vuoto.
    -Tu, tu la conosci?-
    -Sì, fa parte delle "Rime spirituali" di Lorenzo il Magnifico..-
    -Giusto, giusto! Come ho fatto a non ricordarlo!- esclamò Spencer elettrizzato -Lorenzo De' Medici, il padrone della Firenze rinascimentale, colui che teneva in mano le sorti e gli equilibri di tutta Europa! Già, era anche un poeta.- finì serrando le labbra mentre tutti lo stano fissando, aspettandosi qualche altra rivelazione -Beh.. questo non ci dice nulla.-
    -Perfetto! Abbiamo in giro uno psicopatico che ammazza la gente lasciano frasi filosofiche e poetiche!- esclamò Morgan prima di tirare fuori dalla sua giacca il telefono che stava squillando -Dimmi bambolina, ti metto in vivavoce!-
    -Brutta notizia, altri due morti in un altro multisala..-
    Prentiss guardò l'orologio -Ha colpito al secondo spettacolo pomeridiano.-
    -I poliziotti hanno bloccato tutte le uscite, il killer dovrebbe essere ancora dentro.- gli avvertì Penelope prima che Morgan chiudesse la comunicazione e tutti si precipitassero alle macchine.

    -Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna.- lesse Emily il bigliettino lasciato sull'ultimo cadavere: una donna di mezza età isolata infondo alla sala.
    -Machiavelli, il "Principe"- asserì Spencer osservando il corpo mentre Hotchner stava valutando la posizione da dove poteva aver sparato il killer.
    -Filosofia, poesia, politica.. cosa ci sta dicendo?-
    -Ci sta sfidando, vuole dimostrarci che è più bravo di noi- disse Aaron con tono fermo.
    -Sì, ma adesso ha commesso uno sbaglio. Noi siamo più avanti di lui- disse Derek facendo presente che loro erano lì, con l'S.I. in trappola.

    -Vi rendete conto che l'S.I. è qui fra noi?- disse JJ guardando i monitor delle telecamere nell'ufficio sicurezza del multisala.
    A quelle parole April rabbrividì e subito si sedette accanto all'addetto della sicurezza che stava riportando indietro i video per vedere tutti i movimenti che c'erano stati fuori dalla sala dell'uccisione.
    -Non troverete nulla.- la voce di Garcia arrivò metallica dal portatile lasciato socchiuso sul tavolo davanti a Jennifer che subito lo aprì sorridendo alla collega. -Ho controllato i video dell'altro multisala, nessuno è uscito dalle sale degli omicidi prima degli altri. Il killer si è guardato il film fino alla fine come tutti gli altri.-
    -Dopo aver ucciso un uomo.- commentò Rossi mentre anche il video dei loro monitor mostrava l'immagine silenziosa del corridoio davanti all'uscita della sala cinematografica. Improvvisamente videro una figura alta e snella uscire velocemente dalla sala e dirigersi in direzione dell'uscita. -Fermo!- gridò David all'uomo della sicurezza che subito stoppò il video.
    -Il direttore ha detto che nessuno è uscito dall'edificio.- disse April -Ha fatto chiudere tutto perché aveva sentito degli altri omicidi..-
    -Quindi quell'uomo è qui, dobbiamo trovarlo.-

    ...
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    ...



    Sul palmare di JJ era appena arrivata la foto del tipo che avevano visto sul video, Penelope era riuscita ad identificarlo: un ladruncolo che aveva avuto problemi con la droga.
    Appena David lo localizzò gli si parò davanti facendo un cenno della testa. Il ragazzo si guardò a destra e sinistra per verificare le sue opportunità di fuga ma c'erano troppi agenti, non avrebbe fatto più di due passi. Con la testa bassa si fece perquisire per poi seguire l'agente che gli fece strada in un ufficio della direzione dove si erano piazzati Hotchner e Prentiss.
    -Carl Stuart, giusto?- chiese l'uomo appena il ragazzo entrò nella stanza
    -Sì.- ghignò lui sedendosi sull'unica sedia al centro dell'ufficio.
    -Sei uscito da poco di prigione.-
    -Tre mesi.. e sono pulito!-
    -Questo lo verificheremo noi.- disse calma Emily scrutando quel ragazzo che diventava ogni minuto che passava sempre più nervoso.
    -Perché sei uscito dalla sala durante il film?-
    -Dovevo prendere aria.-
    -Correndo?-
    -Sph.- sbuffò il giovane incrociando le braccia al petto.
    -Allora?- insistette Aaron mentre vedeva Rossi fargli un segno negativo con la testa prima di uscire dalla stanza. -Non è lui.. è totalmente spaventato.- mormorò poi alla collega
    -E va bene. Stavo seduto nelle ultime file quando ho visto un'ombra svignarsela e quella donna rimanere immobile con la testa china.-
    -Sei tu che hai avvertito gli altri?-
    -No, credevo che avreste incolpato me.. insomma, sono un pregiudicato!-
    -E non sei stato te?-
    -No!- gridò stringendo i pugni ai braccioli della sedia. -Non sono stato io!-

    Spencer aveva fra le mani quei bigliettini scritti da una vecchia macchina da scrivere. Cosa erano quelle frasi, perché proprio quelle? Dovevano avere una valenza, qualcosa. Stava fissando quei fogli quando una voce gli arrivò sorda alle orecchie: -E' inutile che le rileggi.. non hanno senso insieme.-
    -Non le sto rileggendo, ho una memoria eidetica..- mormorò lui continuando a fissare quelle parole.
    -Sì, sì, va bene..- lo interruppe April sedendosi al suo fianco -..non importa che me lo ricordi tutte le volte.- disse sfilandogli dalle mani uno dei bigliettini.
    -Sono per sfidarci, per dimostrarci che è intelligente.- disse Morgan ripetendo le parole di Hotchner.
    -Uhm.- biascicò il ragazzo riprendendosi il bigliettino dalle mani di April che subito lo guardò attonita -Potrebbe aver fatto studi umanistici e poi essere finito a fare un lavoro che per lui non lo valorizza.-
    -Sì, e Stuart non è assolutamente il tipo da sapere delle frasi del genere.- disse Rossi appena entrato nella stanza.
    -Non è lui?-
    -Improbabile.. che ci dice il fatto di aver scritto i biglietti a macchina?-
    -Che è un tipo organizzato e che fa tutto questo per un motivo che noi ignoriamo..- disse Derek -..ci sfida per una ragione.-
    -Potrebbe aver conosciuto qualcuno della polizia culturalmente inferiore a lui?- chiese innocentemente April, prima di accorgersi di aver attirato su si sé tutti gli sguardi dei colleghi, -Beh, io ne ho incontrati di sbirri non propriamente.. come dire.. colti.- finì facendo un mezzo sorrisetto.
    -E' che l'intelligenza se l'è presa tutta Reid.- sorrise Morgan scuotendo la testa mentre Spencer faceva una strana espressione alzando gli occhi al cielo -Potrebbe essere.. questo può aver fatto traboccare il vaso a un accumulo di insoddisfacimento.-
    In quel momento entrò nella stanza della sorveglianza Hotchner che, con sguardo cupo, asserì -Stuart è innocente, dice di aver visto una figura correre verso la destra della sala.-
    -Da quella parte c'è la stanza del macchinista, giusto?- chiese Spencer.
    -Sì, Prentiss è andata a parlare con l'uomo per sapere se ha visto qualcosa.-
    -Bene, la raggiungo.- uscì dalla stanza Morgan.
    -C'è qualcosa che non mi torna..- pronunciò Rossi guardando le immagini video che continuavano ad andare sugli schermi della sorveglianza.
    -L'uccisione, i biglietti.. e nessuna fuga.-
    -Nessuna fuga..- pensò Aaron per poi alzare la testa e puntare lo sguardo in quello di David -Non è fuggito fuori dalla sala ma non può nemmeno essere rimasto dentro. L'unico modo è..-
    -..essere entrato nella sala del macchinista.- finì Spencer alzandosi in piedi e uscendo di corsa insieme al proprio capo mentre Jennifer chiamava Morgan al cellulare ed April faceva mettere sui video l'immagine della telecamera che puntava dritta nella sala del macchinista.
    -Oddio, Emily sta attenta..- mormorò fra sé e sé l'avvocato mentre vedeva l'amica avanzare verso un uomo dalla corporatura abbondante.

    -Quindi lei non ha visto nessuno..- disse Emily avvicinandosi all'uomo che se ne stava seduto su un alto sgabello.
    -Avrei dovuto? Sto tutto il giorno in questa stanza a fissare lo stesso film.-
    -Certo, ma avrebbe potuto notare..- incominciò Emily guardando l'uomo che si toccava un fianco sotto la maglietta.
    -Sì?- domandò lui sorridendo vedendo l'attimo di esitazione della donna.
    Improvvisamente sentì dei passi di corsa e poi Morgan che chiamava il suo nome a gran voce, si girò verso la porta non calcolando che era una mossa abbastanza azzardata visto i suoi sospetti su quell'uomo che infatti subito le cinse la vita e le puntò una pistola col silenziatore alla tempia.
    -Emily!- puntò Morgan la pistola verso l'uomo che teneva la collega prigioniera.

    -No!- gridarono all'unisono April e Jennifer a vedere quello che stava succedendo nella sala del macchinista.
    Rossi si passò una mano fra i capelli sospirando.
    Le cose si stavano mettendo male, l'S.I. aveva anche indicato un barile di benzina e minacciato di sparargli e far prendere fuoco a pellicole e tutto il resto se non avessero accolto le sue richieste.
    Emily teneva le mani alzate e respirava lentamente per cercare di mantenere la calma. Ce l'avrebbe fatta, l'uomo non le aveva ancora tolto la sua pistola che rimaneva all'altezza dei fianchi sotto la giacchina scura.
    -Dobbiamo far uscire tutti dall'edificio.- disse Jennifer rimanendo però incollata a quel video. Erano tutti preoccupati e stare a vedere quello che succedeva in quella stanza li faceva sentire un po' più vicini alla situazione.
    Appena Rossi vide entrare Hotchner nella stanza dalla porta alle spalle dell'uomo che teneva Emily tirò un sospiro di sollievo, ora sapeva che ce l'avrebbero fatta. -Andiamo!- decretò aprendo la porta e guardando le due ragazze e l'uomo della sicurezza che subito uscì.
    April prima di uscire tirò un'ultima occhiata allo schermo mentre anche David lo osservava. Morgan aveva distratto l'uomo e Hotchner prontamente gli era saltato addosso dando l'opportunità a Prentiss di afferrare la sua pistola e sparare ad una gamba del killer che però si era venuto a trovare vicinissimo al barile di benzina.
    -Corri!!- fu l'ultima parola che sentì prima di precipitarsi velocemente verso l'uscita.
    Si trovavano al primo piano, proprio sopra la stanza del macchinista, fecero velocemente le scale e giunsero nell'atrio vedendo le ultime persone rimaste fuggire dall'edificio. In un attimo erano fuori.
    Johnson poggiò le mani sulle cosce chinandosi un poco, non era abituata a correre, figuriamoci con un paio di tacchi! Ma appena vide una fumata nera uscire dall'edifico si tirò su spalancando gli occhi e portandosi una mano alla bocca.
    -Andrà tutto bene.- disse Rossi guardando i pompieri, che era arrivati sul posto prima assieme a loro, incominciare a lanciare acqua al fuoco che ancora non si vedeva.
    Jennifer si precipitò verso l'entrata dell'edificio dalla quale era appena sbucato Reid tossicchiando.
    April sospirò per poi mordersi il labbro inferiore, dov'erano gli altri?
    In quel preciso momento David fissò i suoi occhi sulla figura della ragazza -No, tu hai già trovato chi cerchi.. ma non era nei tuoi programmi.-
    A quelle parole April guardò l'uomo sorpresa. Si ricordava ancora benissimo una delle prime conversazioni che avevano avuto. Come poteva averla ritirata fuori ora? Lo guardò intensamente mentre anche lui fissava i suoi occhi poi, con un sorriso, distolse lo sguardo. April scosse la testa. Lui non poteva sapere della sua lettera, lui non poteva sapere che qualcuno le aveva indicato chi stava cercando. Lui non poteva saperlo eppure.. quelle parole.
    Abbassò lo sguardo stringendo le mani in dei pugni, adesso doveva pensare solo ai suoi colleghi. Senza una parola raggiunse JJ e Spencer mentre vedeva uscire dal fumo tre figure.
    Si stavano tenendo una mano sul naso mentre con l'altra cercavano di farsi strada. Appena incominciarono a vedere senza che i loro occhi fossero appannati dal fumo si fermarono e subito furono raggiunti dai colleghi. Per fortuna stavano tutti bene, nessuno alla fine si era ferito. Avevano intuito subito la mossa del macchinista di sparare alla tanica di benzina, così senza perdere un attimo, si erano buttati nella sala cinematografica e avevano corso verso l'uscita. Ce l'avevano fatta.


    April era appena uscita dall'ufficio di Hotch e si stava dirigendo sorridente verso l'uscita. Per quella giornata avevano finito.
    Spencer la guardò scambiare due parole con Emily mentre fissavano di vedersi dopo cena per una birra, con Morgan che ammiccava per far finta di voler essere invitato.
    Si morse il labbro inferiore continuando a rigirarsi fra le mani una penna blu piuttosto consumata. Appena April varcò la soglia dell'ufficio si infilò velocemente giacca e tracolla e uscì trafelato senza salutare. La raggiunse sulle scale fuori dall'edificio che si stava dirigendo verso la propria macchina.
    -Spencer.- lo salutò lei scoccandogli una veloce occhiata. In quel momento proprio non voleva starsene sola con lui. Non voleva minimamente sapere cosa ci facesse lì al suo fianco.
    -Ti.. ti puoi fermare un attimo?- le sfiorò il braccio costringendola a girarsi verso di lui che subito puntò il proprio sguardo a terra. Non sapeva perché si stava comportando a quel modo. Aprì la bocca come a parlare ma in un primo momento le parole gli morirono in gola, vedendo gli occhi di lei così fermi e allo stesso tempo.. insicuri. Fece un respiro e finalmente parlò -Come.. com'è essere stati cresciuti da.. da..-
    April strattonò il proprio braccio dalla mano del ragazzo e non lo lasciò finire la frase -Essere cresciuti da qualcuno che, quando ha deciso di abbandonare tutto e tutto, ha scritto una bella lettera d'addio a un'altra persona?!- disse freddamente puntando lo sguardo in quei tremanti occhi nocciola. Sapeva che probabilmente per lui era stato difficile dirle quelle due parole ma.. ma ancora era troppo arrabbiata con suo zio perché potesse ragionare sulle cose. O forse era solamente incapace di credere a quello che lui le aveva scritto nella sua.. di lettera.

    image

    Emily stava sorseggiando una birra in compagnia di quella ragazza che era diventata ormai da qualche settima una sua collega e che la stava osservando con sguardo preoccupato. -Sicura di stare bene?-
    -Certo! Non c'è da preoccuparsi, sono cose che capitano nel nostro lavoro.-
    -Vorrai dire nel tuo lavoro..-
    A quelle parole la mora sorrise guardando l'altra ragazza immergersi nel suo cocktail alla frutta. Oramai aveva intuito che persona era. Anche se fra di loro non si sarebbero dovuti fare il profilo poteva benissimo dire quali erano le caratteristiche principali di quella ragazza. Allegra e determinata esteriormente ma dannatamente instabile dentro. Era riuscita a dedurlo dalle loro uscite serali e della sempre maggior confidenza che stavano prendendo l'una nei confronti dell'altra. -Tu invece hai qualcosa che non va.-
    April alzò la testa a guardare perplessa l'amica. -Scusa?-
    Emily scosse la testa per poi poggiare il gomito sul tavolo che la divideva dall'amica e portarsi la mano sulla guancia. Era pronta per ascoltare.
    April al vederla rimase un attimo titubante poi, finalmente, ammise -Credo di essermi comportata male con Reid.- tirò un sorso al suo cocktail abbassando lo sguardo -In realtà non volevo ma ha tirato in ballo Jason e..- sospirò.
    -Gideon?-
    -Sì. Vedi, io mi sono sempre sentita in competizione con lui, col nome che mi porto sulle spalle. Poi quando ho deciso di intraprendere giurisprudenza invece di psicologia lui c'è rimasto molto male e i nostri rapporti si sono affievoliti, ci sentivamo sempre meno.. io stessa volevo evitarlo. Avevo la strana convinzione che non vedendolo non mi sarei ritrovata a rispondere a domande riguardo la mia parentela con lui.. era diventata la mia ossessione.- parlava a ruota senza fermarsi, come se le riuscisse più facilmente buttare fuori tutto senza pensarci troppo. -Poi, qualche anno fa ci siamo ritrovati. O meglio, io ho capito la mia stupidità.-
    -Non credo si tratti di stupidità.- intervenne Emily -La pressione di un parente importante è sempre un peso, lo riconosco pure io nella mia situazione con mia madre.-
    April scosse la testa in segno affermativo -Sì, ma questa non è una buona scusa per rispondere male ai colleghi.. soprattutto se li frequenti da poco. Ma in un certo senso mi sembra di conoscervi già da lungo tempo, Jason mi parlava di voi, mi chiedeva consigli per i regali.. non so se lo facesse più per effettivo bisogno o solo per farmi sentire partecipe della sua vita, in un certo senso..-
    Emily vide gli occhi dell'amica risplendere ai ricordi, nonostante tutto doveva essere molto legata allo zio. Le venne da pensare che forse lei sapeva dove era, dove si sta dirigendo, dove si stava rifugiando. Ma subito scacciò quel pensiero. Gideon non avrebbe mai permesso a nessuno di capirlo fino in fondo, nemmeno alla nipote che aveva cresciuto con tanta cura.

    "Al saggio tutta la Terra é aperta, perché patria di un'anima bella é il mondo intero" Democrito.

     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    005


    "L'uomo é difficile da scoprire, ed egli é per se stesso la più difficile delle scoperte" Nietzsche.

    April varcò la soglia dell'ufficio di Hotchner con un'espressione furiosa in volto.
    Aaron la guardò serio per poi passare lo sguardo su quell'uomo seduto davanti alla sua scrivania che, appena vide la ragazza entrare, si alzò in piedi tendendo le braccia verso di lei che evitò accuratamente di avvicinarsi e guardarlo.
    -April..- mormorò il giovane uomo vestito con un completo grigio.
    -Credo che non ci sia nulla da spiegare, solo un enorme malinteso.- disse lei puntando gli occhi in quelli immobili del suo capo.
    -Non credo.- affermò subito l'uomo al suo fianco -Io non me ne vado senza di te, devi tornare a Philadelphia.. loro non ti possono trattare a questo modo!-
    -Davvero Aaron.. va tutto bene.- continuò la ragazza senza mai spostare il suo sguardo, fermo in quegli occhi neri che stavano osservando ogni minima espressione del suo volto.
    -Bene, allora noi abbiamo un caso.- disse infine Hotchner alzando una mano a indicare la porta dell'ufficio.
    -Ma..- provò ancora l'uomo prima che April, finalmente, lo guardasse con austerità e dicesse seria -Andiamo fuori di qui.-
    Hotch guardò i due uscire dal suo ufficio e dirigersi verso l'open-space. Tirò un sospiro di sollievo.

    Jennifer era appena uscita dal suo ufficio con il dossier di un nuovo caso quando si vide prendere una cartellina, che teneva fra le braccia, dalla mano di una arrabbiata April.
    -Adesso devo lavorare, ne parliamo dopo.-
    -Questo non è il tuo lavoro.- ribadì l'uomo incrociando le braccia al petto.
    Penelope tirò un'occhiata a Emily per poi indicargli con un cenno della testa i due -Chi è?- mormorò
    -Alto, atletico, castano, occhiali.. direi l'avvocato amico di April a Philadelphia.- rispose la mora continuando a guardare la scena.
    -Tom per favore, non qui.- provò ancora April.
    Emily scosse la testa in segno affermativo -Sì, Tom.. il collega con cui usciva.-
    -Chi usciva con chi?- chiese Morgan appena entrato nella stanza, prima di accorgersi della discussione che c'era in atto. Sorrise sedendosi alla sua postazione per poi tirare un foglio di carta appallottolata a Reid che se ne stava chino sulla scrivania a riempire chissà quali moduli.
    Spencer alzò lo sguardo tirando un'occhiataccia al collega per poi fermare il suo sguardo su quella ragazza vestita con gonna di jeans, maglioncino e stivali verdi. Chi era quell'uomo?
    -Io non ti capisco.- continuò Tom scuotendo la testa.
    A quel punto April sospirò e sentendosi addosso gli occhi di tutto l'ufficio, prese per mano l'uomo che aveva davanti e lo portò in un angolo della stanza. Gli altri, nel frattempo, avevano finto di essere improvvisamente occupatissimi.
    -Tom adesso non è davvero il caso di parlarne.. ma ormai il mio lavoro è qua.-
    -Non volevi nemmeno venirci.-
    -Lo so..- abbassò lo sguardo la ragazza -Ma invece mi sto trovando bene. Credevo di non farcela ma.. voglio andare avanti.-
    -Ti fa sentire bene..- incominciò l'uomo portandosi una mano a fra i capelli -..stare qua, magari lontano da me?-
    April si morse il labbro inferiore della bocca abbassando lo sguardo -Ma no.. Tom, noi avevamo smesso di vederci già da un po' prima che io fossi trasferita a Quantico.-
    -Lo so, ma speravo che..-
    -Niente.- alzò le spalle la ragazza -Non speravi niente.- disse puntando gli occhi in quelli di lui. Doveva fargli capire che in realtà non c'era mai stato niente fra loro, ma non voleva fargli del male, era pur sempre un suo buon amico.
    -Certo.- sospirò lui -Mi spiace di aver creato un po' di casino.-
    -Non ti preoccupare, ci penso io ad Hotchner.-
    Ton abbozzò un sorriso -Ho l'aereo tra qualche giorno, ci vediamo prima?-
    -Se torno in tempo.- sorrise April prima di vedere il ragazzo uscire dalla stanza e quindi dall'edificio. Sospirò salutando con la mano dalla finestra. Adesso come avrebbe affrontato gli altri?
    Velocemente attraversò tutto l'open-space mormorando un -No comment!- ai colleghi che la guardavano divertiti, per poi fiondarsi nell'ufficio di Hotchner.
    -Non si bussa?-
    -Certo. Vuoi che esca, bussi e tu mi faccia entrare?- chiese April sedendosi sulla poltrona davanti alla scrivania dell'uomo.
    -No, ovviamente.-
    -Mi spiace per questa storia.-
    -Voleva andare dalla Strauss, l'ho fermato per tempo.-
    -Grazie.- sorrise flebilmente lei -E' dannatamente impulsivo! Anche in aula è così..-
    -E' per questo che è bravo.- disse Aaron finendo di scrivere qualcosa su dei fogli -Conosco suo padre.- spiegò poi.
    -Meraviglioso.- mormorò April accavallando una gamba.
    -Mi vuoi spiegare come ti sei vestita?- chiese poi Hotch lasciando andare la penna sulla scrivania e puntando lo sguardo sulla figuretta che aveva davanti.
    April si guardò alzando le sopracciglia -Tutta colpa della scelta delle scarpe, le ho ritirate fuori da uno scatolone!- disse infine -Tu non vuoi sulla coscienza una bella, brillante e giovane avvocatessa morta perché inciampata su tot centimetri di tacchi mentre correva per salvarsi da chissà quale catastrofe o serial killer, giusto?- sorrise con un'espressione ilare negli occhi.
    A quelle parole Aaron scosse la testa abbozzando un sorriso -Tu sei tutta pazza!-

    Il caso di quel giorno stava portando la squadra nel sud degli Stati Uniti. Un caso infuocato: incendi. Un piromane che si divertiva a bruciare vive le sue vittime, senza però allargare l'incendio a edifici o quant'altro. Avevano ritrovato quattro cadaveri arsi con mani e piedi legati da difficili nodi.
    Sul jet stavano tutti osservando il dossier del caso, un fascicolo alto e pomposo che comprendeva foto e rilievi.
    April girò pagina e si ritrovò la foto di uno dei cadaveri proprio sotto il naso, no non riusciva proprio a reggere. Immediatamente chiuse la cartellina e velocemente si alzò quasi impaurita da quelle pagine che tanto le recavano ribrezzo. Tirò un'occhiata al fondo dell'aereo, Reid stava leggendo il suo dossier in disparte, taciturno.
    Aveva notato che quella mattina l'aveva evitata e lei, d'altro canto, era stata troppo impegnata per accorgersene sul momento.
    Fece qualche passo e gli si sedette davanti senza che lui battesse ciglio o scostasse lo sguardo dal dossier. Non le era d'aiuto.
    Guardò dal finestrino le nuvole scorrere veloce poi, con un sospiro e puntando gli occhi sul ragazzo, mormorò -Mi dispiace.-
    Spencer deglutì, girò una pagina del fascicolo e continuò a leggerlo attentamente. Non le era affatto d'aiuto.
    April ticchettò un attimo con le dita sul tavolinetto che la divideva dal ragazzo poi, velocemente, portò una mano sul dossier facendolo arrestare sul tavolo. Adesso non aveva scuse per non guardarla, ma gli occhi di Reid continuavano ad osservare quel fascicolo e non sembravano intenzionati a guardare il giovane avvocato.
    -Spencer.- continuò April togliendo la mano a coprire il dossier -Tu lo sai che non è con te che ero arrabbiata. Mi dispiace di aver reagito a quel modo.-
    Fu in quel preciso istante che Spencer alzò lo sguardo a guardare gli occhi sinceri di April. Abbozzò un sorriso chiudendo il fascicolo abbandonato sul tavolinetto. -Non ti preoccupare.-
    April lo guardò muovere impercettibilmente la testa, come in un tic nervoso. -E' stato complicato il mio rapporto con..-
    -Non dovevo chiedertelo.- la interruppe subito il ragazzo -Sono io che mi dovrei scusare.- incominciò a tormentarsi le mani.
    April continuò ad osservarlo, poi sorrise dolcemente abbassando la testa. Forse tutte e due avevano capito il dolore che provavano su quell'argomento così delicato. Ci sarebbe stato tempo per conoscersi e parlarne.
    Improvvisamente le balenò in testa un'idea -Spencer.. credi di poter dare una mano ad un ragazzo in fisica?-
    Reid la guardò stupito, capendo l'attimo dopo che gli stava chiedendo bandiera bianca. -Ho un dottorato in fisica..-
    April gli sorrise. Aveva capito.
    Spencer le sorrise. Aveva capito.

    -Da fuoco alle persone come se fossero oggetti..-
    -Per fare questo ha bisogno di uno spazio grande e ignifugo se non vuole rischiare di creare un incendio.- disse Rossi sedendosi su una sedia dell'ufficio che il distretto di polizia del posto aveva riservato alla squadra di Quantico. Erano arrivati lì da pochi minuti ma già Reid aveva attaccato ogni singola prova e foto riempiendo la lavagna a loro disposizione.
    -Le vittime non hanno legami, sono uomini e donne di età differenti..-
    -Tutti di ceto medio, tranne Amy Jackson che è figlia di un procuratore.. ed è la prima vittima.- osservò JJ.
    -Dovremmo parlare con suo padre, forse lei ha qualche legame con l's.i.- disse Hotchner pensoso facendo un cenno con la testa a Prentiss che subito si infilò la giacca e uscì seguendo il suo capo. Emily aveva notato che sempre più spesso facevano coppia assieme, che avesse iniziato davvero a fidarsi di lei? Infondo aveva dimostrato più volte di essere legata alla squadra e Hotch sembrava prenderla in considerazione per qualsiasi consiglio e parola. Ricordava ancora, quando c'era l'agente Todd, che Aaron aveva accettato la sua proposta di esporla sul campo e poterle dare una seconda possibilità. Era stata lei a consigliarlo e tutto era andato per il meglio. Non sapeva perché ma si sentiva bene. A quella considerazione non poteva che rispondere che con un gran sorriso.
    -Pensi l's.i. conoscesse la prima vittima?-
    -Può darsi, è una tipologia differente dalle altre.. magari è stato il fattore che gli ha fatto perdere il controllo.- suppose Hotch aprendo la macchina e salendo al posto del guidatore.
    -E' così confuso questo caso, questo profilo..- disse Emily allacciandosi la cintura di sicurezza.
    -Per i piromani c'è sempre una componente che fa scattare la scintilla: sesso o potere.-
    -E la nostra scintilla potrebbe essere stata Amy Jackson, giusto?-
    -Giusto.- confermò Aaron tirando un'occhiata veloce alla collega. Perché si sofferma sempre più spesso ad osservarla? Non si dava pace, gli dava i nervi accorgersi di queste sue debolezze. Gli dava i nervi farsi il profilo e accorgersi di tanti piccoli gesti che meno di anno fa non avrebbe mai fatto, che se ci fosse stata Haley ancora con lui non avrebbe mai fatto, mai pensato. Beh, se ci fosse stata Haley non avrebbe mai notato certe cose, gli venne da pensare mentre digrignava i denti. Ancora un pensiero che non gli piaceva affatto. Doveva davvero smetterla di comportarsi con tanta leggerezza a volte, doveva smettere di sorridere più del solito. Doveva. O forse no?

    April scosse la testa sospirando. -Come si può stare a guardare qualcuno bruciale? Come può essere.. divertente?- disse più a se stessa che al resto della squadra.
    Morgan la guardò un attimo per poi alzarsi e richiamarla ad andare con lui sul luogo del ritrovamento dell'ultimo cadavere.
    L'avvocato lo guardò con una strana espressione del volto ma senza fiatare lo seguì fino alla macchina. Non voleva sembrare timorosa ad esporsi sul campo anche se quello non era propriamente il suo lavoro.
    -Ti ho visto parlare con Reid sul jet- ruppe il silenzio che si era creato nell'auto scura.
    -Quattro chiacchiere.- la buttò lì April. Non le piaceva affatto che le facessero il profilo ma era conscia che questo era inevitabile, stava a stretto contatto con i migliori profiler del mondo.
    Derek sorrise ticchettando le dita sul volante -Sei sfuggente.-
    -Sfuggente?- domandò ironica lei girandosi a guardare il bel ragazzo.
    -Noi siamo una squadra e tu sei entrata a farne parte.. dovresti cominciare a fidarti di più.-
    -Sono sicura che fareste l'impossibile l'uno per l'altro, e credo che lo fareste anche per me.. ed io mi lascerei aiutare.- disse April concentrandosi sulla strada che le scorreva davanti -Ma il punto è: tu ti lasceresti aiutare?-
    Morgan accostò la macchina lungo la strada provinciale vicino ad altre macchine della polizia. Poco più avanti degli agenti stavano analizzando il terreno arido.
    April aprì lo sportello della macchina, sapeva che la sua non era affatto una domanda. Derek non le avrebbe risposto. Forse nemmeno lui aveva davvero una risposta.
    Si stava dirigendo verso gli agenti quando una mano le sfiorò il braccio -E tu ammetteresti che sei più una profiler che un avvocato?-
    Lo guardò mettersi gli occhiali da sole e camminarle davanti per poi fermarsi dagli agenti e interrogarli sugli ultimi sviluppi di quella scena dell'abbandono.
    April si scostò con una mano i capelli che le si erano arruffati a quel vento che sembrava non voler smettere di soffiare. Si guardò intorno. Tutta quella zona sembrava abbandonata da Dio se non fosse stata per quella strada asfaltata che correva lungo quella pianura arida e stepposa. Una strada che attraversava un paese in movimento senza che nessuno badasse al suo percorso. Forse in quella stessa strada una macchina era sfrecciata veloce portando con se un uomo senza meta alla ricerca di se stesso, le venne da pensare. Lei non era una profiler, le uniche cose che sapeva gliele aveva insegnate un uomo che aveva rinunciato a troppe cose nella sua vita che alla fine, ne era fuggito. Lei non era affatto come quell'uomo.
    Sospirando fece quegli ultimi passi che la portarono al fianco del ragazzo di colore che si era girato per sorriderle. Era strano come loro due tirassero i dati, guardassero i punteggi, e finissero sempre in parità. Era strano come si intrufolassero ognuno nella vita dell'altro senza chiedere o bussare ma trovassero sempre la porta socchiusa. Era strano come poi tornassero a sorridersi senza chiedere altro. Era strano.
    -I cadaveri sono stati trovati tutti su questa strada a distanza di pochi chilometri.-
    -Giusto per trovare una spiazzo dove parcheggiare e poi potersi addentrare con facilità e lasciare il corpo..-
    -Dovremmo perlustrare la zona, potrebbero esserci altri cadaveri.- asserì Derek prendendo il telefono. Garcia doveva fornirgli una mappa aerea di quel posto.

    -I giornali già urlano al serial killer.- disse JJ mostrando un quotidiano del posto -Il caso ormai è di dominio pubblico.-
    -L'uomo del rogo.- lesse Rossi -Questo non ci aiuterà, i piromani si nutrono della paura degli altri.. la fama fa il suo successo.-
    -Da dove incominciamo?-
    -Dal profilo.- disse Hotchner appena rientrato assieme a Prentiss che subito si mise a sedere di fianco a Jennifer.
    -I piromani solitamente sono giovani maschi bianchi che appiccano incendi per vandalismo o motivi politici o vendetta..- incominciò Reid.
    -E questo non si rifà ai primi due. Tutto ci porterebbe alla vendetta ma questo vorrebbe dire che l's.i. dovrebbe conoscere le vittime.-
    -I piromani sono socialmente inadeguati, Amy Jackson era una ragazza in vista nella città e nel polo universitario.. l's.i. potrebbe aver subito un rifiuto da lei.- disse Emily -Il padre non vedeva la figlia da qualche settimana, non sono molto legati, lui non c'entra.-
    -Quindi dobbiamo trovare un nesso logico fra queste vittime.- finì David osservando le foto degli omicidi attaccate diligentemente alla lavagna, prima che l'attenzione di tutti fosse diretta verso il cellulare di Hotch che aveva cominciato a squillare all'impazzata. Appena risposto il volto dell'uomo si rabbuiò e ogni secondo che passava sembrava assumere un'espressione sempre più severa. -Ci sono altri corpi.- disse appena riagganciato -Morgan dice che avanzando hanno trovato altri due corpi e su uno di questi c'era un segnalibro.-
    -Un segnalibro?- chiese Emily perplessa.
    -Sì, della biblioteca cittadina. Morgan e Johnson si stanno dirigendo là.-

    ...

     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    ...

    -Bambina dammi qualche bella notizia!- disse Morgan al telefono, appena uscito dalla macchina, davanti alla biblioteca pubblica.
    -Mi sono messa in contatto col database della biblioteca, hanno un sistema di monitoraggio per sapere chi usufruisce dei loro servizi, ed ho scoperto che tutte le vittime vi sono andate il giorno del proprio omicidio.- disse Penelope dall'altra parte della cornetta.
    -Credevo in qualcosa di meglio.-
    -Oh ma così non hai fiducia in me!- fece finta di lamentarsi Garcia -Ho trovato che qualcuno usufruisce della linea internet della biblioteca per aggiornare il proprio blog.. e sembrerebbe proprio che sia l'uomo che state cercando.-
    -Così mi piaci! Invia tutto a Reid.. passo e chiudo.- sorrise Morgan mentre apriva la porta dell'edificio ad April che subito si avvicinò al bancone del reference.
    -Buongiorno.- sorrise alla donna di colore che stava sfogliando un libro -Avremmo bisogno di qualche informazione.-

    -Il suo corpo si muoveva come dominato da una forza maggiore, non aveva più nulla di umano nemmeno i folti capelli di cui tanto si vantava.- lesse Spencer dal computer portatile.
    -Fammi capire, in questo blog ci sono i dettagli degli omicidi?- chiese JJ allungandosi per vedere il monitor.
    -A quanto sembra..- mormorò il ragazzo.
    -Garcia è risalita all'account ma è tutto stato fatto dalla linea della biblioteca.- disse Hotchner.
    -Dove tutti possono utilizzare i computer.- continuò Emily scuotendo la testa.
    -Ci sono voluti giorni per identificare i corpi.. quanto ci vorrà per sapere di chi sono i nuovi corpi trovati?- David continuò a guardare le foto delle vittime sospirando -Qualcuno si diverte a cercare persona in biblioteca e poi le attira nella propria trappola mortale..-
    -..trascrivendo tutto su internet.- finì Spencer continuando ad esaminare quello scritto.

    Quella biblioteca era stata sistemata in un vecchio ed imponente edificio ma come non la finiva di spiegare la bibliotecaria lo spazio era sempre molto ridotto rispetto alle ingenti quantità di materiale cartaceo che la biblioteca possedeva. Era una delle maggiori di quella zona, serviva sia i normali utenti che gli studenti che gli universitari. Tutti potevano essere plausibili piromani ma solo uno si divertiva a dar fuoco alle persone.
    Johnson più ascoltava quella donna spiegarle il funzionamento della biblioteca più vedeva la lista dei sospetti crescere.
    -Quindi ci sta dicendo che serve una tessera magnetica per entrare?- chiese Morgan interrompendo il monologo della donna.
    -Sì, basta passarla nella base che il cancelletto si apre.-
    -Quindi potete monitorare chi sono gli utenti?-
    -Oh questo no.. la privacy.-
    -Ovviamente..- mormorò April guardandosi attorno. La maggior parte delle persone erano studenti che leggevano in disparte o a gruppetti che ripetevano a bassa voce.
    -L'unico metodo di monitoraggio sono per i libri in prestito.-
    -Può fornirci una lista degli ultimi due mesi?-
    -Sarà un papiro, lo sa?-
    Morgan scosse la testa in segno affermativo. Non sapeva proprio cosa doveva fare con quel posto, gli sembrava di dover trovare un ago in un pagliaio.
    Lasciata la bibliotecaria avevano deciso di fare un giro per rendersi conto degli spazi e dell'utenza ma proprio non sapevano cosa aspettarsi di diverso a quello che già avevano valutato. Quel posto sembrava normalissimo, non aveva una cosa fuori posto, nemmeno un libro: un uomo monitorava costantemente tutti i libri sugli scaffali grazie al loro codice di segnatura.
    -Sembra tutto stramaledettamente normale..-
    -..ma da qui parte un piromane- finì Derek guardando la collega poggiare la schiena ad una scaffalatura.
    -Sono un serial killer che cerca persone da uccidere in una biblioteca.. da dove parto?- chiese April cercando di far mente locale.
    -Devo farmi conoscere, apprezzare dalle persone perché mi seguano.-
    -Esatto.. quindi devo essere presente qua dentro in maniera quasi costante.. non si fanno tante conoscenze in biblioteca se devi studiare.- finì la ragazza guardando la copertina di un libro un po' usurata. Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austin. Sorrise a leggere quel titolo, era uno dei suoi libri preferiti. A volte si ritrovava ad essere romantica.. una caratteristica che aveva perso man mano che le sue relazioni le avevano dato solo dispiaceri.
    -Parli per esperienza personale?- domandò ironico Morgan.
    -Forse- rispose April avviandosi verso l'uscita della biblioteca seguita dal collega -In realtà non è che frequentassi molto questi posti.-
    -College di feste e rock 'n roll?-
    -Uhm..- storse il naso lei -..semplicemente un gruppo di amici e tante foto.-
    -Brian!- sorrise Derek aprendo l'auto.
    -Colpito e affondato!-

    Era da un bel po' che era davanti al computer a leggere accuratamente quelle pagine del blog dell'omicida. Aveva gli occhi ormai lucidi e rossi, non era proprio abituato a stare tutto il giorno davanti ad un monitor, in quel momento non sapeva proprio come facesse Garcia.
    Si era appena rimesso a leggere, dopo essersi strofinato bene le palpebre, quando sentì una mano posarsi leggera sulla sua spalla per poi scomparire e trasformarsi ai suoi orecchi in una delicata risata e ai suoi occhi in un dolce sorriso di quella ragazza che gli si era appena seduta di fianco. Restò qualche attimo ad osservarla mentre si sporgeva verso di lui per vedere il monitor del computer. Una fresca folata di buon profumo era arrivata fino alle sue narici e gli aveva fatto ricordare strane sensazioni di benessere.
    -Ehy genio, mi hai sentita?- gli disse April girandosi e poggiandogli l'indice sulle labbra come a vedere se fosse ancora vivo.
    Spencer si inumidì subito le labbra assaporando un dolce salato che lo fecero subito destare da quello stato di trance nel quale era sprofondato così improvvisamente.
    -Dicevi?- chiese tossicchiando e allontanando un poco la sedia dal tavolo e quindi da lei.
    -Chiedevo se era questo il blog dell's.i.- mormorò April -..ma credo di esserci arrivata da sola.- sorrise infine scostandosi e poggiandosi sullo schienale della sedia nella quale era seduta.
    -Morgan è..- accennò Reid guardando alle sue spalle oltre la vetrata che lo divideva dal resto della squadra.
    -..nell'altro ufficio con gli altri..- disse lentamente lei -..ma cos'hai Spencer, tutto bene?- chiese infine un aria quasi preoccupata. Che avesse fatto ancora qualcosa di sbagliato?
    -Certo!- esclamò subito il ragazzo tornando a posizionarsi davanti al computer -Tutto bene.-
    -Ok..- biascicò April appena prima che il resto della squadra entrasse nella stanza.
    -Trovato qualcosa?- domandò subito Hotch
    -C'è qualcosa di strano..- incominciò Spencer concentrandosi sul monitor -..qui sembra siano descritti per filo e per segno gli omicidi.. tutto torna con i corpi che abbiamo ritrovato..-
    -..ma?-
    -..ma l's.i. chiama le vittime con nomi diversi dai cadaveri che abbiamo trovato..- continuò il giovane ragazzo portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio -..Emma, Dorian, Holden..-
    -Holden?- domandò Emily perplessa -E il nostro killer troverebbe le vittime in biblioteca..-
    -C'ho pensato.. credo che l's.i. immagini le persone come personaggi di libri.- concluse Reid guardando gli altri soddisfatto.
    Ci fu un attimo di silenzio generale infine Morgan afferrò il suo telefono, mise il vivavoce e una voce femminile rispose dall'altra parte della cornetta.
    -Tesoro!-
    -Bellezza siamo in vivavoce, comportati bene!-
    -Agli ordini!- esclamò allegra Penelope -Ditemi tutto.-
    -Prendi la lista che ti ha mandato la biblioteca.. quella dei dipendenti.- esclamò il ragazzo mentre April sorridendogli diceva -Per far conoscenza in biblioteca il nostro uomo deve passarci molto tempo e rendersi una figura sicura agli occhi degli altri.-
    -E deve avere il tempo di studiarsi ogni libro per ogni vittima.- concluse Rossi.
    -Ce l'ho.. fra dipendenti occasionali, bibliotecari di reference, front e back office sono un bel po' di persone.-
    -Restringi il campo a quelli maggiormente presenti dentro la biblioteca e al pubblico.- disse Emily poi, pensando al profilo di un classico piromane aggiunse -Guarda chi ha avuto piccoli precedenti magari di vandalismo o violenza contro gli animali..-
    -Allora.. Peter Morrigan è stato denunciato per disturbo della quiete col suo vicino.. gli aveva investito il gatto.-
    -Potrebbe essere lui. Quale è il suo compito in biblioteca?-
    -Monitorare i libri.-
    -Lo abbiamo visto!- schizzò su April -Stava parlando con un ragazzo.-
    -Sì, che aveva tutta l'aria di Harry Potter da adulto.- finì Morgan prendendo il telefono, salutando Garcia e precipitandosi verso le auto con gli altri.

    -Non c'è.. è uscito dall'edificio circa un'ora fa.- disse Prentiss appena uscita dalla biblioteca.
    -La bibliotecaria lo ha visto uscire insieme ad un ragazzo.- confermò Hotchner mentre prendeva il telefono e avvertiva Rossi che si stava dirigendo a casa del killer.
    -E' un appartamento..- mormorò Emily scuotendo la testa -..non può uccidere lì, ha bisogno di uno spazio grande e isolato..-
    -Non mi deludere bambolina!- rispondeva intanto Morgan al telefono poco prima di fare un cenno agli altri due e salire in macchina -Garcia ha detto che Morrigan ha da poco ereditato un fabbricato in Westhouse, è una zona di cantieri.-
    -Perfetto, è il nostro posto!- esclamò Hotch pigiando sul pedale dell'accelerazione.
    -Garcia mi ha anche detto che la biblioteca lo ha messo in aspettativa.. potrebbe essere il fattore di stress.-
    -Sta perdendo il lavoro che ha fatto da una vita..- continuò Emily, seduta nei posti posteriori dell'auto, -..ha sempre lavorato a stretto contatto con i libri, vede nelle sue vittime i personaggi di romanzi.. lui vuole bruciare i testi stessi.-
    -Nel suo delirio pensa che se eliminerà i protagonisti farà dimenticare i testi e quindi..-
    -..niente libri niente biblioteca, niente lavoro per tutti.- concluse Aaron accostando velocemente l'auto e scendendo estraendo la pistola -State attenti.- sussurrò appena prima di dirigersi verso l'entrata del capannone.
    -Peter Morrigan, FBI!- esclamò Derek sfondando la porta malandata dell'edificio.
    Il buio e il silenzio avvolgevano quel grande stanzone. I tre agenti entrarono con le pistole ben puntate davanti a loro dove si trovavano due porte, una delle quali era aperta e si poteva intravedere la luce accesa.
    Emily si accostò al muro della porta mentre Aaron vi si affacciava a controllare. Con un gesto della testa richiamò i colleghi che velocemente entrarono nella stanza. Quello che si ritrovarono davanti fu una strana situazione. Peter era seduto comodamente sprofondato su una poltrona che guardava nella stanza accanto separata da quella da una grande vetrata. Nell'altra stanza un giovane ragazzo aveva le mani legate al soffitto con un cordone, i capelli arruffati e qualche colpo sul corpo mostrava che aveva combattuto, che si era difeso.
    Morgan puntò la pistola alla tempia dell'uomo che non accennava a girarsi verso di loro e fu in quel momento che parlò -Vi ho visto alla biblioteca.. siete venuti a cercare me.-
    -Libera quel ragazzo!- gridò Hotch mentre con un cenno faceva sì che Emily uscisse e cercasse di entrare nell'altra stanza.
    Intanto le sirene della polizia si sentivano da fuori l'edificio.
    -Io non potevo lasciarli vivere.. lo sapete.-
    -Alza le mani, mettile bene in vista!-
    -Se lo farò brucerà tutto..- mormorò l'uomo con un ghigno in faccia, quasi di compiacimento -Noi bruceremo.. ritorneremo quello che siamo sempre stati: cenere.-
    Rossi e Reid intanto avevano raggiunto Prentiss che proprio in quel momento era riuscita a spalancare la porta dell'altra stanza.
    -Soffriremo tutte le sofferenze..-
    Hotchner guardò Morgan di sfuggita appena prima di uscire dalla stanza, gridare ai colleghi, avanzare verso Emily spingendola da una parte. Derek intanto, avendo intuito anche lui il piano del piromane, aveva seguito il suo capo e appena questo gli aveva liberato la porta dell'altra stanza, si era precipitato sul ragazzo sciogliendo le corde e buttandosi faccia a terra nello stanzone.
    Peter nel momento in cui aveva visto entrare Morgan nell'altra stanza aveva pigiato il bottone fatale che aveva attivato due fasci di fuoco per ogni stanzetta.
    -Via, via, via!!- gridò Rossi correndo verso l'uscita dell'edificio, non prima di aver aiutato Morgan e il ragazzo ad alzarsi in piedi.
    Si ritrovarono tutti fuori dall'edificio tossicchiando mentre sentivano le sirene dei pompieri raggiungerli.
    Fu solo in quel momento che Emily si accorse che la sua mano era ancora legata a quella di Aaron che gliela aveva stretta per impedirle di entrare nell'altra stanza e per lasciar campo libero a Derek. Fu solo in quel momento, guardando il volto di quell'uomo i cui occhi stavano vagando lontani dai suoi, che si accorse di quanta sofferenza era segnata in quell'espressione sempre seria e accigliata. Fu in quel momento, stringendo quella mano per una manciata di attimi, che lasciò che le sue dita si sfilassero da quelle di quell'uomo che a lei piaceva chiamare Aaron nei suoi pensieri. E fu in quello stesso attimo che lui sentì di essersi lasciato andare mentre il suo sguardo si posava sul sorriso di quella donna che si impediva di chiamare Emily.

    Appena rientrarono al distretto di polizia trovarono due preoccupatissime Jennifer ed April ad aspettarli. Avevano sentito dell'incendio e la loro mente aveva accantonato ogni pensiero per fissarsi sul team, sulla caparbietà di tutti i suoi membri, sull'avventatezza, l'orgoglio e qualsiasi altro aspetto che poteva farle preoccupare maggiormente. Per questo, appena tutti varcarono la soglia dell'ufficio, trovarono ad aspettarli due sorrisi irrequieti ma sinceri.
    Jennifer scosse la testa sospirando per poi afferrare il cellulare e chiamare William che sarebbe tornata presto.
    -Forse avrebbe bisogno di più tempo..- disse Hotchner sedendosi alla scrivania così come Rossi.
    -E' lei che è voluta tornare, vuol dire che le va bene così.- rispose l'altro.
    -Lo so ma.. potrebbe perdersi delle belle cose di Henry.-
    -Quando succederà sarà lei a dirtelo.. ricorda che è una mamma, vuol dire molto di più.- si intromise nel discorso Emily sorseggiando il caffè che si era appena preparata.
    A quelle parole Aaron assunse una strana espressione mista di ricordi, gioie passate, sofferenze e tanta, tanta voglia di andare avanti. David lo guardò sorridendo. Forse era qualcun'altro a dover mettere a posto le proprie carte, non JJ.


    -Vieni, vieni, entra!- gli sorrise April in jeans e maglietta facendolo accomodare nel salotto.
    Era stato per quasi un minuto a fissare quella porta in quel dannato corridoio. Si era dondolato su se stesso, si era portato più volte una ciocca di capelli dietro l'orecchio, si era guardato la punta delle scarpe tanto che ora sapeva i minimi dettagli e sfumature di quella pelle marrone trattata.
    Poi gli era bastato suonare, finalmente, quel campanello per sentirsi ancora più agitato.
    Infine gli era bastato il sorriso di quella ragazza per rilassarsi.
    Lei era in quella casa ad aspettarlo anche se abitava nell'appartamento accanto. Lei era in quella casa per rassicurarlo su quel lavoretto che gli aveva procurato. Lei era lì per non farlo sentire in imbarazzo con quelle persone che non aveva mai visto né conosciuto.
    April gli fece strada fino alla cucina dove trovò una donna intenta a preparare la cena. -Eve lui è il Dottor Reid. Spencer, lei è Eve Russell.-
    -Piacere.- esclamò la donna mentre Spencer la salutava con la mano -Mio figlio sta scendendo..-
    -Sono qua mamma.- disse un ragazzo appena sceso da una piccola mansarda. Aveva i capelli neri arruffati e gli occhi chiari si puntarono subito sul giovane ragazzo accanto ad April, lei che sorridendogli lo presentò -Lui è Sasha.. e credo che la vostra postazione sarà in salotto.-
    -Sì, vieni.- disse lui avviandosi lungo il corridoio e posizionandosi al tavolo nella stanza opposta alla cucina. Spencer lo seguì e si sedette davanti al ragazzo che aveva cominciato a prendere fogli, penne e aveva aperto un voluminoso libro di scuola. Fisica.
    -April mi ha detto che hai un sacco di lauree, non volevo credere che fossi giovane.-
    -Sì, lo fanno tutti.- abbozzò un sorriso Spencer indicando al ragazzo un esercizio dal libro -Devi fare questi?-
    -Sì, io non ci capisco molto di numeri e tutte queste cose.- disse Sasha scrivendo l'intestazione di una formula -Sai, ho altri interessi.-
    -Immagino.- borbottò Reid lievemente in imbarazzo, lui aveva fatto il college a 12 anni, aveva solo una vaga idea di quello che il ragazzo voleva dirgli. -Vediamo un po' come sei messo per ora.. facciamo questo?-
    Sasha si mise a leggere il testo di un esercizio per poi iniziare a fare strane figure sul foglio. Spencer lo guardò silenzioso cercare di cavar fuori qualche ricordo dalle lezioni che probabilmente non aveva seguito con attenzione. Lo guardò per un po' poi spostò lo sguardo lungo il corridoio che avevano percorso per raggiungere quella stanza. Dall'altro capo intravedeva la sedia sulla quale era seduta April che proprio in quel momento aveva poggiato la schiena allo schienale e stava ridendo di gusto.
    -E' molto carina, vero?-
    -Come?- si girò subito Spencer verso il ragazzo.
    -Sì, insomma.. April.- sorrise furbetto -E' stata una fortuna che lo prendesse lei l'appartamento qua accanto, fin'ora c'erano state solo vecchie signore.- continuò. scarabocchiando qualche altro segno sui fogli poi, alzando lo sguardo, finì -Parla spesso di te.-
    Spencer lo guardò assumendo una strana espressione e scuotendo un poco la testa poi, appena vide il ragazzo riconcentrarsi sull'esercizio, girò appena lo sguardo ad incontrare due occhi che gli stavano sorridendo dall'altro capo del corridoio. Abbozzò un sorriso mentre un colorito rossastro gli coloriva le guance.
    -Lei ti piace.-
    A quelle parole Spencer si ricompose, deglutì tossicchiando per poi serrare le labbra e portare la sedia più vicina al tavolo. Poi, facendo finta di non aver sentito disse -Fammi vedere cosa hai fatto dell'esercizio.-
    Sasha guardò il ragazzo con sorrisetto furbo sulle labbra, gli passò i fogli e ripeté -Lei ti piace da matti!-

    "Non cantata, l'azione più nobile morirà" Pindaro.

     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    006


    "Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi" B. Russell.

    Jennifer riattaccò il telefono restando poi per qualche attimo ferma nel buio del suo ufficio illuminato solamente da una piccola lampada sulla scrivania. Era la prima volta dopo la nascita di Henry che si fermava così a lungo in ufficio ma stava davvero aspettando quella telefonata anche se, in realtà, non le piaceva affatto quello che il detective le aveva appena detto.. ma purtroppo se lo aspettava. Un'altra vittima. Un caso davvero troppo atroce perché restasse ancora insoluto, perché ancora loro non ci lavorassero sopra.
    Velocemente scostò alcune cartelline per afferrare il dossier del caso e, senza nemmeno aprirlo, si alzò dirigendosi verso l'ufficio di Hotchner.
    -JJ, ancora qua?!- si sorprese lui al vederla entrare di fretta porgendogli un malloppo di fogli e foto.
    -Avevo avvertito William che stasera probabilmente non sarei tornata a casa.-
    Hotchner la guardò con aria quasi di rimprovero ma poi, senza dire una parola, cominciò a guardare quei fogli che lei gli aveva passato. -Cos'è?-
    -E' quello che si chiede anche il detective che sta seguendo il caso.. troppi morti e troppi nello stesso modo.-
    -Non possono essere tutti incidenti.- continuò lui ad osservare quel dossier
    -Troppi ubriachi che cascano accidentalmente in un lago.-

    Afferrò il suo bicchiere di grecale facendovi girare un poco il vino dentro. Quella situazione le sembrava così dannatamente strana. Tom era rimasto in città per quasi una settimana e l'aveva chiamata tutti i giorni in cerca di sue notizie, ma lei ormai aveva deciso di rimanere, di rimanere in quella città con quella squadra.
    April sospirò guardando l'uomo bere un sorso del suo whiskey. A Tom la sua decisione doveva sembrare davvero fuori luogo. Se ne era andata da Philadelphia imprecando perché costretta a lavorare in un posto nel quale non sarebbe mai voluta andare ed ora, ora che lui era venuto a prenderla, lei non voleva più andarsene da quel posto.
    Sospirò. Tom non sapeva nulla di suo zio. Tom non sapeva quale legame la legava a quel posto. Tom non sapeva che lei non voleva andare a Quantico per non riaprire una ferita mai chiusa. E Tom, Tom non sapeva che probabilmente lei, ora, era felice perché sapeva di star affrontando la sua paura più grande: di non essere all'altezza.
    -E' complicato.- mormorò senza distogliere lo sguardo dagli occhi chiari di quell'uomo. Doveva assolutamente fargli capire che non era colpa sua se non voleva tornare a Philadelphia con lui.
    -Sembra che i tuoi nuovi colleghi ti stiano a cuore.-
    A quelle parole April sorrise -Sembra che tu sia geloso di qualcuno che non conosci.-
    -Sembra.- puntualizzò Tom facendo tintinnare il ghiaccio nel suo bicchiere.
    -La situazione è cambiata, io credo di stare bene adesso.-
    -E' solo per questo motivo che domani me ne tornerò a casa.-
    April lo guardò meravigliata, davvero non capiva. Credeva di dover affrontare un uomo testardo, quale lui era, che non voleva sentir ragioni per non riportarla con sé. Continuò a fissarlo finché lui non continuò -Ho fatto due telefonate.. ed ho avuto il nome che cercavo.-
    -Nome?- chiese febbrilmente, in agitazione.
    -Jason Gideon.- esclamò Tom senza mezzi termini, tagliente come solo lui riusciva ad essere. -Sono un avvocato April, faccio il mio mestiere.- finì guardandola negli occhi mentre un sorriso dolce gli si formava sul bel volto, nonostante in quel momento volesse rimanere il più freddo possibile. Ma era lei, era quella ragazza che un giorno era entrata nel suo ufficio a reclamare il suo posto di avvocato, che gli era entrata dentro come una fresca folata primaverile, a non farlo rimanere impassibile.
    Finì il suo whiskey con un gesto veloce. Lui non era affatto innamorato di April, non lo era mai stato come lei non lo era mai stata di lui. Sentiva solo una grande attrazione verso quel visetto che ora lo stava guardando con tanta serietà. Sapeva che si era legato a lei più del dovuto ma lui davvero non ne era innamorato. E anche se non fosse stato vero, ora doveva solo convincersi di questo.
    Quel lungo minuto di silenzio fu interrotto dallo squillo continuo del cellulare di April che, come risvegliata, prese velocemente l'oggetto dalla borsetta e rispose con un mugolo.
    Tom vide l'espressione del suo visto cambiare verso una dannatamente preoccupata. Quando riattaccò la guardò interrogativo afferrare borsa e cappotto ed alzarsi dal divanetto nel quale era seduta. -Era JJ, c'è un nuovo caso e devo correre al Bureau.-
    -April.. è da poco passata l'ora di cena.- disse Tom scuotendo la testa.
    -Purtroppo gli omicidi non attendono.. mi dispiace.- disse sorridendo realmente dispiaciuta. Stette per qualche attimo a guardarlo poi, chinandosi, gli scoccò un bacio sulla guancia. -Se passi da queste parti fammi uno squillo.-
    -E tu se dovrai venire a Philadelphia.- sorrise l'uomo continuando a fissarla finché non fu uscita da quel locale lasciandogli un dolce sorriso negli occhi.

    image

    Aveva lasciato cadere la sua immancabile tracolla su un fianco mentre con la mano destra afferrava il contenitore del suo caffè. Aveva proprio bisogno di caffeina in momento.
    Sospirando uscì dal locale dirigendosi verso l'entrata della metropolitana, attraversando un grande parcheggio affollato. Era sera e i locali erano aperti e quel parcheggio sembrava l'unica sosta consentita vicino ai punti più in voga della città.
    Anche quella sera si era fermato a casa di Sasha per aiutarlo nelle lezioni ma stavolta non aveva trovato April ad aspettarlo. Il suo sorriso si era quasi spento quando aveva visto la Signora Russell aprirgli la porta. Davvero non riusciva a capirsi, lui non era certo lì per vedere lei.. ma forse si aspettava quegli occhi nocciola ad attenderlo.
    -Ehy.. Spencer?-
    Davvero non capiva come il suo cervello potesse fare delle considerazioni così stupide.
    -Spencer!- stavolta April gridò dando un leggero colpo al clacson. Vide il ragazzo sussultare fermando i suoi passi e girandosi dalla sua parte. -Buongiorno.- sorrise facendogli cenno di salire in macchina.
    Reid la guardò qualche secondo ancora prima di scuotere la testa e corricchiare per raggiungere la portiera e salire nel posto del passeggero.
    April l'osservò mentre si allacciava la cintura e finalmente alzava lo sguardo verso i suoi occhi.
    -Ero da Sasha e allora mi sono fermato a mangiare un boccone da queste parti.- spiegò Reid sorridendo
    -La prossima volta bussa alla porta accanto, magari ceniamo insieme.- esclamò April evitando di guardare la sua espressione, poggiando le mani sul volante e dando gas.

    -Non è affatto vero.. McEwan ha una grande capacità descrittiva.- ribadì April entrando nell'ufficio semi deserto dell'FBI accanto ad uno spensierato Reid che togliendosi la tracolla e abbandonandola sulla scrivania si girò verso la ragazza sorridendo. -Non ho detto che non ce l'ha, ho detto che riesce meglio ad esprimere le emozioni dei personaggi ed è solo per questo che entra nei cuori dei lettori.-
    -Tu sei troppo matematico!- esclamò lei poggiando una mano sulla scrivania del ragazzo.
    -Razionalizzo quello che leggo.- ribatté lui andando verso la macchinetta del caffè -Ne vuoi?-
    -Grazie.. ma tu dovresti smettere.- gli sorrise mentre saliva le scale per dirigersi verso l'ufficio di Garcia dal quale sentiva provenire delle risate.
    Appena si affacciò nella stanza vide le sue colleghe zittirsi restando però con un sorrisetto stampato in faccia. -Beh?- chiese curiosa
    Le tre di guardarono ridendo sotto i baffi e poi fu Emily a chiederle sorridente -Ma come fai?!-
    -A fare cosa?-
    -A stare ad ascoltare Reid per un sacco di tempo! Sai, ti abbiamo vista uscire di macchina con lui.- rispose JJ scuotendo la testa
    -Ah..- balbettò April facendo spallucce -Mi piace ascoltarlo, mi piace guardarlo mentre parla.-
    A quelle parole le altre donne scoppiarono nuovamente in una risatina ed Emily e JJ uscirono dall'ufficio verso la sala riunioni dove già erano riuniti gli altri.
    -Ma perché, è tanto strano?- le gridò dietro April, girandosi poi verso Penelope con aria interrogativa.
    -Ah, io non ho detto nulla!- si difese lei girandosi verso il suo computer e immergendosi in chissà quali notizie..
    April guardò l'amica e poi uscì dalla stanza sorridendo. Che si dovesse preoccupare?

    Sorrise afferrando il caffè che Spencer le aveva preparato. -Grazie..- disse bevendone subito un sorso.
    Insieme al ragazzo entrò nella sala riunioni sedendosi accanto ad uno sveglissimo Morgan -Ehy, vieni da una festa?-
    -Più o meno.- esclamò lui prendendo il dossier che JJ gli porgeva.
    -Un appuntamento selvaggio.- ironizzò Emily anche lei bevendo un sorso del suo caffè.
    Avevano tutti l'idea che quella sarebbe stata una lunga notte. Avevano bisogno di caffeina in circolo.
    Derek ridacchiò spostando lo sguardo da April ad Emily -Piuttosto.. sembra che anche voi due foste a fare baldoria.-
    -Più o meno.- sorrise Emily sedendosi accanto a Reid che era tutto intento a leggere il dossier sul caso.
    Anche Jennifer finalmente si sedette e l'attimo dopo entrarono nella sala riunioni Rossi ed Hotchner. -So che è tardi ma credo sia meglio partire il prima possibile.-

    Emily socchiuse gli occhi poggiando la testa alla poltroncina nella quale era seduta. Il viaggio in jet sarebbe durato abbastanza, sarebbero arrivati a destinazione alle prime luci dell'alba. Era stanca ma la sua mente continuava ad elaborare teorie su quel nuovo caso, così come tutti i presenti su quell'aereo che era appena decollato.
    Troppi uomini erano stati ritrovati morti annegati nello stesso posto e con nel sangue le stesse sostanze: alcool e stupefacenti. Non poteva trattarsi solo di incidenti, di così tante coincidenze mortali.. no, doveva esserci qualcosa di più. Sarebbe stato estremamente difficile risolvere quel caso.
    Si girò alla sua sinistra trovandosi accanto una pensierosa April. Emily la guardò un attimo intuendo subito chi stava osservando dall'altra parte del jet, anche se lei faceva dannatamente finta di leggere il dossier sul caso. Ormai era un po' di tempo che si frequentavano ed era riuscita a capire che tipo di ragazza fosse April.. proprio per questo aveva notato come lei cercasse in tutti i modi di difendersi dai propri sentimenti e soprattutto di non mostrarli agli altri. Impresa altamente vana in un team di profiler.
    -Preoccupata?-
    A sentire la voce dell'amica April distolse subito il proprio sguardo posandolo sulla donna al suo fianco -Credo che sarà un caso molto difficile..- abbozzò
    -Non intendevo questo.- riprovò ancora Emily
    April continuò a fissarla per qualche secondo poi, poggiando il dossier sul tavolinetto che avevano davanti, disse -Credi che.. che non dovrei passare del tempo con Reid?-
    -Perché non dovresti.- fece spallucce l'altra
    -Beh.. non lo so. Voi trovate strano che mi piaccia starlo a sentire..- sospirò -Insomma, io non credo che..-
    -April.- la interruppe Emily prima che l'amica finisse in un discorso senza fine -Io credo che sia una bella cosa.-
    -Cosa?- domandò l'avvocato sempre più preoccupato per la risposta che la collega poteva darle.
    -Che tu ti trovi bene con Spencer.-
    Colpita e affondata. Le parole che proprio non voleva sentirsi dire.
    April scostò subito lo sguardo da quello di Emily, non voleva che lei potesse capire ancora di più la sua preoccupazione. E pensare che se non fosse stato per quella dannata lettera lei si sarebbe sentita dannatamente bene e probabilmente consapevole di potersi concedere un sorriso in più. Ma adesso, sapendo ciò che lui le aveva lasciato, non voleva assolutamente lasciar entrare dentro di sé quel sorriso che prepotentemente voleva prendere il sopravvento, soprattutto quando un certo dottore era nelle vicinanze.
    Emily guardò la collega cambiare espressione e scostarsi dal suo sguardo. Aveva imparato bene a nascondersi. Sospirò consapevole del fatto che ancora April non si fidava così tanto di lei da metterla al corrente dei pensieri che le assillavano la mente. Beh, nemmeno lei ancora c'era riuscita. Non c'era riuscita ancora con nessuno, non si sentiva pronta per far sapere a se stessa quello che le stava nascendo dentro.. perché lei lo sapeva bene, se lo avesse detto a qualcuno lo avrebbe anche ammesso a se stessa.
    Inconsapevolmente aveva girato la testa e i suoi occhi si erano soffermati sulla figura di quell'uomo che imperterrito cercava di riempire la propria vita col lavoro, per non sentire i grandi vuoti che gli invadevano l'animo, per non sentire quel pensiero prepotente che aveva un solo nome. Un nome di donna.

    -Buongiorno.- sorrise l'agente Devrit alla squadra appena arrivata al distretto di polizia. Era mattina presto ma quell'ufficio brulicava di agenti indaffarati.
    Jennifer sorrise stancamente alla donna presentando il resto della squadra.
    -Siamo partiti subito dopo aver saputo dell'ultima vittima.- disse Hotchner guardandosi attorno
    -Grazie mille. Appena ho saputo che sareste arrivati ho convocato tutti gli agenti che stanno lavorando al caso.- disse la donna mostrando un ufficio dove potevano sistemare le proprie cose.
    April sorrise entrando nella stanza e posando la propria valigetta, seguita da tutto il resto della squadra.
    -E' molto presto credo sia meglio fare il punto della situazione, più tardi andremo a parlare con i familiari delle vittime.-
    -Dovremmo concentrarci su tutte le morti per annegamento.. meglio non tralasciare nulla.- disse Rossi
    -Certo, tutto il materiale lo potrete trovare in quella scatola.- disse l'agente mostrando uno scatolone pieno di cartelline -Avevo già pensato che sarebbe stato utile.- disse appena prima di uscire dalla stanza e lasciare la squadra a sistemarsi al meglio in quell'ufficio.
    -Non sarà facile.- asserì Morgan sedendosi nella prima sedia vicino allo scatolone e cominciando a tirar fuori il materiale.
    -Stiamo sicuramente cercando un s.i. organizzato.. qualcuno che copre i propri omicidi a partire dalla morte stessa.- disse Emily scuotendo la testa
    -In realtà non le vede morire.- intervenne Reid -La morte avviene per annegamento, l's.i. non vede le sue vittime morire.. quindi non prova piacere nell'uccidere.-
    -Questo porta ad una sola conclusione.- asserì Rossi -..che il killer conoscesse le sue vittime.-
    -Bene!- esclamò Hotchner -Dovremo ricostruire gli ultimi momenti delle vittime prima di trovarsi in compagnia del nostro s.i.. Rossi ed io andremo dai familiari dell'ultima vittima, Morgan e Prentiss sul luogo del ritrovamento del cadavere, Reid tu puoi andare a parlare col medico legale.-
    -Johnson ed io analizzeremo le vittime e chiederò a Garcia se riesce a trovare qualche collegamento.- finì JJ
    -Molto bene, incominciamo!-

    David indugiò un attimo prima di scendere dall'auto e raggiungere il suo collega. In quel periodo lo aveva visto sempre più pensieroso, come se non lo fosse già abbastanza prima. Inizialmente aveva creduto che tutto fosse dovuto alla sua situazione matrimoniale, al suo divorzio.. ma c'era qualcosa che non andava, c'era qualcosa di più che tormentava l'amico.
    -Hotch.- lo chiamò prima che lui suonasse al portone di una casa borghese -Tutto bene?-
    Aaron si girò con un'espressione accigliata in volto. -Certo- disse con un tono di voce sicuro, tanto sicuro che non convinse affatto l'altro profiler.
    -Sai che per parlare con le famiglie sarebbe stato meglio mandare una donna.- disse Rossi cercando di calcare quell'argomento che aveva supposto turbare il collega. In quegli ultimi giorni aveva visto Aaron, più taciturno del solito, cercare in tutti i modi di evitare un contatto con Prentiss, qualcosa doveva avergli fatto scattare una molla che lui ancora non conosceva. E David era fermamente convinto che il lavoro non c'entrasse nulla.
    Hotchner tirò una vaga occhiata al collega. Forse avrebbe dovuto portare con sé qualcuno che non avesse il coraggio di interpellare i suoi sentimenti. Questo non lo aveva proprio calcolato.. o forse era proprio quello che il suo subconscio voleva? -Qualche problema a parlare con i familiari?- chiese infine ignorando del tutto la frase dell'altro.
    A quelle parole Rossi sorrise fra sé e sé -Sai che non intendevo questo- disse suonando il campanello.
    Sentirono dall'interno della casa dei passi avvicinarsi alla porta ma prima che questa si aprisse David lanciò uno sguardo al collega mormorando -Dovresti pensarci, non vorrai diventare come me.-
    Aaron aprì la bocca come a voler replicare qualcosa, anche se non avrebbe saputo cosa, ma la porta si aprì mostrando una giovane ragazza con in braccio un bambino di circa due anni. Sorrise distrattamente anche se nella sua mente continuavano a rimbombare prepotentemente le parole dell'amico con alle spalle tre matrimoni e nessuna consolazione.
    -Salve, siamo gli agenti dell'FBI Rossi e Hotchner.. stiamo indagando sul caso che riguarda suo marito.-
    La ragazza gli guardò un attimo prima di chiamare un nome spagnoleggiante -Cosa c'è da indagare?- chiese allora mentre una donna messicana apparve dall'ingresso.
    -Potremmo entrare?-
    -Certo.- disse la ragazza lasciando il bambino all'altra donna e facendo accomodare i due agenti in un comodo salotto.
    Rossi si guardò attorno costatando l'alto prezzo di tutta quella mobilia moderna, quella ragazza doveva sicuramente essere aiutata finanziariamente da qualcuno.
    -Pensiamo che suo marito sia stato ucciso.- disse Hotchner sedendosi sul divano davanti alla poltrona nella quale si era seduta la giovane.
    -Ucciso?- chiese lei perplessa -E' stato ritrovato.. ubriaco- disse quasi con stizza
    -Suoi marito beveva?-
    -Non.. sì certo, ma non si era mai..-
    Aaron tirò un'occhiata al collega, c'era qualcosa che non andava. Come mai stava vacillato ad una domanda così semplice?

    Aveva la sua fidata tracolla che gli dondolava su un fianco mentre camminava per raggiungere la stanza del medico legale. Si contorceva la mente per capire come mai Hotchner gli aveva affidato un compito in solitario, anche se sapeva esattamente che non si trattava di questa gran cosa, molto probabilmente il medico legale non gli avrebbe detto niente di così utile.
    Le mani, accuratamente nascoste nelle tasche dei pantaloni, si stringevano al tessuto come se quel gesto impedisse di far entrare nella sua mente altri pensieri, come se rilasciando le mani permettesse al suo cervello di concentrarsi anche su altre cose, cose che lui non voleva appartenessero ai suoi pensieri.
    Quella giornata era iniziata col sorriso di April che lo svegliava avvertendolo che sarebbero atterrati poco dopo; quella giornata era iniziata su un aereo sul quale era giunto prigioniero di un solo pensiero che gli tormentava la mente. Non voleva permettere a se stesso di lasciarsi andare, di abbandonarsi a qualcosa che non sapeva controllare, a qualcosa per cui non aveva formule e statistiche. Non voleva, la sua mente non aveva ancora il coraggio per permetterselo.
    Sospirando si fermò davanti ad una porta metallica, era arrivato. Doveva solamente aprire quella porta, doveva lasciare che la sua mano si schiudesse per arrivare alla maniglia della porta, girarla ed aprire, poi l'avrebbe lasciata tornare a stringere la stoffa dei pantaloni. Doveva farlo.
    Guardò per qualche attimo quella maniglia poi, scuotendo la testa come a darsi una svegliata, tirò fuori le mani dalle tasche, aprì la porta e sorrise all'uomo che si trovò davanti.

    -Una pistola, un coltello..- mormorò April sfogliando un fascicolo
    -Come?- le chiese Jennifer appena rientrata nell'ufficio dopo aver chiamato Garcia.
    -Sì, insomma.. tutte queste vittime devono essere state costrette a bere.-
    -Sono quasi tutti uomini atletici, io opterei per una pistola.. qualcosa per cui non si può provare a ribellarsi.-
    -Quindi potrebbe essere un uomo come una donna?-
    -Sì..- mormorò JJ -Non abbiamo praticamente nulla in mano.-
    -Non abbiamo un profilo.- intervenne Emily entrando nella stanza con Morgan, appena tornati dal luogo del ritrovamento dei cadaveri.
    -Il lago ha tre pontili pubblici praticamente collegati ai migliori locali cittadini.. il nostri s.i. è dannatamente furbo.- disse Derek bevendo del caffè che si era preparato appena rientrato nella stazione di polizia.
    -Ha metodo, è organizzato e non prova piacere nell'uccisione.. per lui quegli uomini dovevano morire, punto e basta.- continuò Prentiss
    -L'unico modo che abbiamo di trovarlo è concentrarsi sulle vittime.-
    -Garcia non ha trovato nulla.. nessun collegamento.- scosse la testa Jennifer
    -Sono tutti di ceto medio, lavoratori ben inseriti nella società..- continuò April -Nessuno sembra aver avuto fastidi di qualsiasi genere..-
    -Dobbiamo trovare un collegamento.. ci deve essere!- esclamò Prentiss sedendosi accanto a Jennifer

    ...

     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    ...

    Rossi si accomodò accanto al collega, fissando la ragazza che si contorceva nervosamente le dita delle mani. -Signora Curtis, c'è qualcosa che non va? Che ci vorrebbe dire?-
    -In che rapporti era con suo marito?- incalzò Hotchner.
    -Eravamo una bella coppia.. sì, ogni tanto c'era qualche incomprensione..- mormorò la ragazza evitando di guardare i due agenti
    -Incomprensione di che genere? Lui tornava spesso a casa ubriaco?-
    -No..- esclamò la donna -..lui semplicemente tornava molto tardi la sera.-
    -E lei ha cominciato a fare lo stesso?-
    -No!- esclamò convinta prima di tornare a guardare il pavimento davanti a lei -Io ho solo..- abbozzò sospirando -Sean non c'entra niente con tutto questo.-
    -Sean.- disse Aaron duro mentre nella sua mente rivedeva il cellulare di Haley squillare poco dopo che qualcuno aveva riattaccato a lui al telefono di casa. Quella volta aveva provato una sensazione mista fra la rabbia, la rassegnazione, l'indignazione e la pena.. adesso provava solo tanta rabbia.

    -Sean Bilard.- disse Garcia al telefono con Morgan -E' stato dentro per piccole truffe ma niente di grave.. non risulta collegato a nessuna vittima a parte il signor Curtis, ovviamente.-
    -Non ha l'aria di uno organizzato, eh piccola?-
    -Organizzato in che senso? Essere è un bell'uomo..- mormorò ironica Penelope mentre sentiva Derek sorridere -No, ha tutta l'aria di un piccolo delinquente sprovveduto.-
    -Rossi ha detto che lavora per un locale in centro, puoi trovarmi qualcosa in questo senso?-
    -Bistrot Rouge.- disse Garcia -Dimmi, ti ho stupito?-
    -Lo fai sempre piccola!- sorrise Derek riattaccando. Quella sarebbe stata la loro prossima mossa.
    Quell'uomo forse poteva avere a che fare col caso, magari solo di seconda mano ma comunque sia avrebbe potuto aiutarli ugualmente. Avevano così pochi indizi che dovevano tessere una tela molto più ampia se volevano catturare questo serial killer.
    Morgan rientrò nell'ufficio salutando con un cenno della testa Reid che era appena rientrato senza novità dal medico legale.
    -Abbiamo il locale dove lavora Bilard, Bistrot Rouge.-
    -Certo, è vicino al molo.. vi accompagno.- disse l'agente Devrit -E' un locale non propriamente chic ma ultimamente va molto di moda.-
    -Come mai?- chiese April raccogliendo le sue cose per uscire.
    -Diciamo che l'avere delle ballerine di lap-dance ha alzato il suo giro.-

    -Qualcosa non va Signor Bilard?- chiese Emily guardando il ragazzo al di là del bancone
    -Niente affatto.- disse restituendo la foto del Signor Curtis che Morgan gli aveva appena mostrato. -Non conosco quest'uomo.-
    -Ne è sicuro?-
    -Signor Bilard..- intervenne April sorridendogli pacata -..sappiamo che sicuramente sa chi è sua moglie.. ma non si deve preoccupare se non ha nulla da nascondere, vogliamo solo delle informazioni.-
    -Certo.- biascicò l'uomo -Credo che dovrei chiamare il mio avvocato.-
    -Non ce n'è affatto bisogno, ci sono io a tutelarla, sono un avvocato.-
    -Uhm..- mormorò guardando di sfuggita i due agenti dell'FBI -Avevo una relazione con Donna.-
    -La Signora Curtis, certo.. e suo marito lo sapeva?-
    Bilard fece una risatina strana scuotendo la testa -L'altra sera credevo lo avesse scoperto, l'ho visto entrare nel locale come a cercare qualcuno.. ma non ero io chi stava cercando.-
    -Martedì notte? E chi stava cercando?- domandò Derek puntando i suoi occhi scuri in quelli celesti dell'uomo.
    -Sì, era martedì. Non lo so, si è seduto vicino ad un tale, non saprei dire chi fosse.-
    -E se ne è andato con lui?-
    -Sì.-
    -Bene.- sorrise April -Ce lo può descrivere?-
    -Era bianco, non molto alto, portava un impermeabile scuro e un cappello con una strana medaglietta sul davanti.-
    -Come mai strana?-
    -Sembrava una di quelle spille militari.. ma aveva una sorta di ciondolo che cadeva all'altezza dell'orecchio.-
    -Grazie.- disse Emily allontanandosi dal locale assieme agli altri due.
    -Quell'uomo se deve uccidere qualcuno non lo farebbe dalle retrovie.- constatò Morgan
    -E poi non ha il senso dell'ordine e della meticolosità.. avete visto che caos in quel locale?-
    -Sì.. ma ci ha dato la descrizione di un uomo che potrebbe essere il nostro s.i.-
    Con quella descrizione avevano girato tutti i locali del luogo cercando qualcuno che avesse visto e riconosciuto quell'uomo, ma sembrava un fantasma senza nome. Molti si erano ricordati di un uomo da quelle caratteristiche ma nessuno aveva saputo dare un nome.
    -Com'è possibile che nessuno lo conosca?-
    -Se nessuno sa chi sia può darsi che sia arrivato da poco in città o che non esca tanto spesso da farsi conoscere.- ipotizzo Emily
    -E della spilla che sappiamo?- chiese Hotchner guardando Reid che aveva chiesto a Garcia di cercare qualcosa di simile nel database dell'FBI.
    -Non è qualcosa di militare né di qualsiasi altra cosa inerente alle forze dell'ordine, sembra non avere corrispondenza.- scosse la testa il ragazzo
    -Quindi non abbiamo nulla in mano!- esclamò l'agente Devrit sempre più nervosa
    -Abbiamo il profilo..- incominciò Rossi -Il nostri s.i. è sicuramente una persona metodica, calcolatrice.. sceglie le sue vittime con precisione, le conosce e le convince a seguirlo in un luogo isolato dove può attuare il suo piano.-
    -Le conosce..- ripeté Reid -..può darsi che la moglie di Curtis l'abbia almeno visto e può darsi che l's.i. sapesse della relazione di lei con un altro uomo..-
    -Le altre vittime avevano qualche problema sentimentale?- chiese Morgan subito dopo aver afferrato il telefono per chiamare Garcia che prontamente si mise al lavoro a cercare ogni singolo aspetto delle precedenti vittime.
    -La seconda vittima stava divorziando dalla moglie, così come la quarta. La prima vittima invece ha una denuncia per stupro ai danni di una ragazza che, secondo gli atti del processo, risultava essere la sua fidanzata.-
    -Magari lei lo aveva lasciato e lui non c'ha visto più dalla rabbia.-
    -Può essere. Per la terza non ho trovato niente.-
    -Grazie Penelope.- la salutò April prima che Derek riattaccasse il telefono -Credo che dovremmo andare da quella ragazza.. è il primo omicidio quello del suo ex-ragazzo.-
    -Se l's.i. conosce davvero le sue vittime quella ragazza può averlo visto.- confermò Emily
    -Come tutte le altre donne delle vittime, dividiamoci ed andiamo a parlare con loro.-

    April guardò Reid vagare per quel modesto salottino nel quale gli aveva ospitati Samantha Videwall, la ex-ragazza della prima vittima. Aveva l'aria strana quel giorno, era più silenzioso del solito e lo aveva trovato ad osservarla più volte di sempre. April cercò di ricordarsi ogni singolo istante che avevano passato insieme quella mattina per cercare di trovare qualcosa di insolito o di tremendamente stupido che magari aveva fatto o detto senza rendersene conto e che poteva aver turbato il collega, ma proprio non riusciva a trovare niente. Sospirò mentre spostava lo sguardo dal ragazzo alla donna che le stava davanti.
    -Non mi stupisce che Michael sia morto ubriaco.. era così tutte le sere.- disse rigirandosi nelle mani il piccolo album fotografico che teneva aperto sopra le ginocchia.
    -Beveva continuamente?-
    -Spesso.. lo era anche quando me lo sono ritrovata a casa dopo che lo avevo lasciato.- si strofinò gli occhi col palmo della mano
    -Mi dispiace..- mormorò April guardando dolcemente quella ragazza e pensando a quanto doveva aver sofferto.
    -Noi pensiamo che non sia morto per caso ma che sia stato ucciso- intervenne Reid avvicinandosi ad una scrivania al lato del divano sul quale erano sedute le due donne.
    -Ucciso?-
    -Sì.. crediamo che possa essere stato un uomo che lui conosceva e forse magari anche lei può conoscere..-
    -Oddio.- mormorò lei sempre più impaurita.
    -Questa!- esclamò improvvisamente Spencer prendendo dalla scrivania un piccolo oggetto e subito mostrandolo alla donna -Dove l'ha presa questa?-
    -E' la spilla del gruppo di volontariato contro le dipendenze, alcol droga..- mormorò Samantha
    -Che tipo di gruppo è?- chiese April guardando Spencer speranzosa, forse avevano una pista.
    -Noi ascoltiamo chi vuole smettere, organizziamo gite, distribuiamo volantini.. cose di questo genere.- spiegò cercando nell'album una determinata pagina e mostrandola ai due agenti.
    -Samantha, l'uomo che cerchiamo è stato visto con questa spilla sul cappello.-

    -Jack Randall!- urlò Hotchner fuori dall'abitazione di quell'uomo assieme a Rossi mentre Morgan e Prentiss gli stavano raggiungendo. -FBI!-
    Nessuna voce proveniva dall'interno dell'abitazione, si sentivano solo dei sommessi passi avvicinarsi sempre più al portone principale che lentamente si aprì lasciando intravedere un uomo non molto alto dai radi capelli color dell'ebano.
    -Qualcosa non va, agenti?- chiese mestamente sorridendo
    -Lei è Jack Randall?-
    -In persona.-
    -La prego si seguirmi alla stazione di polizia, dobbiamo farle delle domande.-
    -A che proposito?- chiese l'uomo nella tranquillità più assoluta prendendo il suo soprabito.
    -Su tutti gli uomini che ha ucciso.-
    -Ucciso? Lei vuole scherzare agente.- disse calcandosi in testa il cappello con appuntata la spilla del gruppo di volontariato.

    -Non abbiamo nessuna prova effettiva contro di lui!- esclamò April continuando a sfogliare le mille carte dell'indagine -Nulla, tranne il profilo e il fatto che è stato visto assieme al Signor Curtis nella notte in cui è stato ucciso, ci dà prova che lui sia il killer! Nessun giudice lo condannerebbe.-
    -Ci deve essere un modo!- urlò Morgan sbattendo una mano sulla scrivania e facendo svolazzare i fogli.
    -Dobbiamo farlo confessare.- disse Rossi guardando l'uomo attraverso il vetro che lo divideva dalla stanza degli interrogatori.
    -Possiamo trattenerlo per 24 ore, poi dovremmo rilasciarlo.- disse l'agente Devrit scuotendo la testa.
    -E' senza senso.- esclamò JJ -Quell'uomo ha ucciso tutte queste persone..-
    -Beh, tecnicamente non l'ha fatto.- disse Spencer mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni
    -E' vero, noi dobbiamo provare che le ha minacciate per farle bere, ubriacarsi, e che poi le abbia abbandonate sul molo.-
    -Ma si deve essere assicurato che siano cadute in acqua.. deve averlo fatto!- esclamò convinta Emily
    -Da un molo forse avrebbero potuto anche salvarsi, in qualche modo. Deve aver trovato un altro modo.. potrebbe averli portati al largo con una barca?!-
    -Potrebbe..- mormorò Derek afferrando il telefono e sperando che Garcia trovasse qualcosa, qualsiasi cosa!

    Reid se ne stava immobile a guardare oltre il vetro l'interrogatorio che Rossi stava conducendo su quell'uomo tanto tranquillo che non sembrava intenzionato a vacillare nemmeno per un attimo.
    -Ci vuole così tanto autocontrollo..- mormorò April affiancandosi al ragazzo che girò un poco la testa per osservarla. -Come può essere così tranquillo..-
    -Perché sa che qualsiasi altra prova troviamo non sarà mai abbastanza per incriminarlo senza un processo che lascerà a tutti un ragionevole dubbio.-
    -Uhm..- sospirò la ragazza fissando Hotchner appena entrato nella stanza dell'interrogatorio. -Anche se trovassimo questa barca o qualsiasi cosa sia?-
    -Qualsiasi cosa?- mormorò il ragazzo girandosi verso April e poggiandole una mano sulla spalla -La fotografia che ci ha mostrato Samantha..-
    -Era il gruppo di volontariato..-
    -Sì, sì, ma dove si trovavano? Erano sull'acqua!-
    -Su una sorta di.. chiatta..-
    -Bingo!- esclamò Spencer prendendo il telefono e chiamando il numero dell'associazione di volontariato per sapere quali gite effettuavano sul lago e come.
    April lo seguì fino nell'ufficio dove era radunato il resto della squadra e lo sentì parlare con sempre più enfasi, appuntandosi su un foglietto volante dei nomi. Nel frattempo spiegò cosa credevano di aver scoperto e tutti si animarono un poco così quando Reid riattaccò tutti si zittirono e puntarono i loro sguardi su quell'esile figura. Spencer li guardò sorridendo e finalmente disse il nome del posto nel quale avrebbero dovuto fare un sopralluogo, sperando di trovare quegli indizi che almeno avrebbero fatto partire il processo contro quell'uomo così astuto.


    Jennifer si avvicinò alle poltroncine davanti al tavolinetto del jet che stava riportando la squadra a casa. Prima di sedersi osservò quella sua nuova collega continuare a scarabocchiare su dei fogli.
    Al sentirla April alzò la testa sorridendo a JJ che le tendeva una tazza di caffè. -Grazie, ne avevo bisogno.-
    La bionda sorrise continuando ad osservare la collega analizzare delle carte. -Perderà, non è vero?-
    Johnson scosse la testa portando la schiena a rilassarsi sulla comoda poltroncina sulla quale era seduta. -Non lo so.. la scientifica ha trovato impronte di tutte le vittime su quella chiatta; Randall ha visto morire la moglie in un incidente stradale causato da un ubriaco, potrebbe essere stato un fattore di stress..-
    -E poi abbiamo il suo interrogatorio.- disse Jennifer guardando al di là della spalla della collega, il capo di quella squadra -Hotch e Rossi sono riusciti a cavargli di bocca una mezza parola.-
    -"Non si meritavano di vivere se non sapevano tenersi le loro mogli".- disse April citando le parole di quell'uomo.
    -Potrebbe essere considerata una confessione.-
    -Speriamo solo in un giudice consapevole.- finì l'avvocato abbozzando un sorriso a quella dolce ragazza che si trovava davanti.
    Jennifer la guardò e in un attimo chiuse la cartellina che aveva davanti -Adesso è meglio riposarsi, questo caso è stato estenuante.-
    -Hai ragione.- disse Emily appena arrivata di fianco alle due con in mano un mazzo di carte.
    JJ si scostò per farla sedere mentre April metteva a posto le proprie carte nella cartellina così da fare spazio sul tavolinetto.
    -Una sfida senza uomini?-
    -Ci sto!- esclamò Emily incominciando a mescolare le carte mentre osservava, nel fondo del jet, quell'uomo che silenzioso stava leggendo per non essere assalito dai propri pensieri.
    Aaron si scostò un poco sentendo uno sguardo insistente su di lui ma immediatamente alzò il proprio libro per evitare che nel suo campo visivo entrasse quel volto e quel sorriso che continuavano a bruciargli l'animo. Non avrebbe dovuto pensare a lei.. ed in effetti non avrebbe proprio dovuto pensare a una donna. Non poteva lasciarsi andare a una situazione che aveva già vissuto e che era finita così male, con quel cellulare che suonava e poi con quella casa lasciata nel silenzio più assoluto, senza l'ombra del suo Jack.
    Se ci pensava sentiva ancora nelle orecchie quel suono metallico, il volto di Haley infastidito, le sue parole e poi il suo andarsene con la borsa riempita da quel cellulare.. da un altro uomo. Non poteva dimenticare. Non poteva dimenticare quel fastidioso suono che riempiva le sue notti insonni, non poteva.
    In un attimo lasciò cadere il libro sulle proprie ginocchia mentre si passava le mani sul volto stanco. Non poteva permettere ad un'altra donna di impadronirsi dei suoi pensieri. Sapeva che quella sarebbe stata una dura lotta con se stesso, lo sapeva ma avrebbe combattuto. Avrebbe combattuto con un esercito stanco, malridotto e decisamente poco convinto.
    In effetti, gli erano sempre sembrate insensate le guerre.

    "La ragione è, e deve solo essere, schiava delle passioni; non può rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di obbedire e di servire ad esse" Hume.

     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    007


    "La speranza è il sogno di chi è sveglio" Aristotele.

    Quella mattina si sentiva tremendamente bene, si era fermata alla caffetteria conscia che avrebbe fatto tardi al lavoro ma ugualmente aspettò il suo turno col sorriso sulle labbra. Quella mattina si sentiva bene e non sarebbe crollato il mondo se per una volta fosse arrivata tardi al Bureau.
    Entrò nell'open-office salutando e lasciando le sue cose sulla propria scrivania per poi salire le scalette e dirigersi verso la sala riunioni dove vedeva riuniti tutti gli altri.
    -Scusate il ritardo.- esclamò con una mano alzata a saluto prima di voltarsi verso lo schermo che stava proiettando le immagini di alcuni giovani donne uccise.
    Fu un attimo, uno sguardo fugace e sentì un brivido percorrerle la schiena. Si irrigidì mentre sentiva Aaron alzarsi e poggiarle le mani sulle spalle e mentre sentiva la voce di Emily gridare a JJ di spengere lo schermo.
    -April, April guardami..- le sussurrò Aaron scuotendola un poco.
    April aveva lo sguardo fisso davanti a sé, i suoi occhi continuavano a vedere riflessa quell'immagine, quel volto straziato che lei conosceva bello e sorridente. Non riusciva a percepire niente se non la sua stramaledetta gioia di quella mattina sfumata in un attimo e trasformata nella peggiore delle torture. -Non è lei.- biasciò scuotendo la testa per poi finalmente vedere l'uomo che le stava davanti con un'aria mista fra la serietà, il dispiacere e la dolcezza. -Non è lei- disse ancora, stavolta più convinta.
    -Credo sia meglio che tu torni a casa.-
    -No.- Mormorato, un sussurrò che lei stessa non voleva sentire. Aveva appena ammesso che quella giovane donna dal volto straziato era lei, era Tina.

    Emily sospirò prima di avvicinarsi alla sedia nella quale April era sprofondata dopo quella notizia.
    Si stavano preparando per partire e andare a risolvere quel caso e lei si era impuntata e ostinata ad andare con loro, perché lei doveva sapere.
    Non aveva mai visto quell'espressione sul volto di April, i suoi occhi erano come spenti, come se le fosse stata tolta la luce e lo splendore che sempre li riempivano. Scosse la testa afferrando una bottiglietta d'acqua e porgendola all'amica.
    -Grazie.- mormorò April afferrando la bottiglietta senza però alzare lo sguardo verso la collega, ma continuando a fissare una non bene specificata parte del pavimento della stanza.
    Avrebbe voluto dirle qualcosa, avrebbe voluto convincerla a non andare con loro ad indagare sulla morte di una sua cara amica ma nello stesso tempo sapeva che se lei fosse stata al suo posto avrebbe fatto di tutto per scoprire chi fosse l'omicida. Lei non era proprio la persona giusta per frenarla nelle sue convinzioni.. no, non lo era affatto.
    -Sei sicura di voler venire?- le chiese allora, dolcemente.
    A quelle parole April abbozzò un mezzo sorriso tirato alzando lo sguardo ad incontrare gli occhi della collega. Certo che era sicura di voler venire ma di sicuro non era certa di potercela fare ed April sapeva esattamente che la domanda di Emily conteneva anche questa sottile aggiunta.
    Non disse niente ma per Emily quella smorfia sul volto dell'amica era già una buona risposta.

    Si slacciò la cintura di sicurezza e si diresse verso il fondo del jet dove vedeva April immersa nel proprio silenzio. Gli altri si erano radunati dall'altra parte per parlare del caso senza troppo coinvolgere la ragazza. Si sedette nel posto accanto lasciando che lei gli tirasse una fugace occhiata.
    -Mi dispiace per Tina.-
    April scosse la testa come in segno affermativo continuando a guardare le nuvole bianche dal finestrino. In quel momento le sembrava tutto così dannatamente patetico! Sentiva che la gioia di quella mattina le andava stretta, quasi se ne vergognava. Come poteva essere stata felice? Ora l'unica cosa che sentiva era tanta rabbia e una morsa allo stomaco che sapeva non l'avrebbe mai più lasciata, era il suo dolore.
    Era stato tutto così dannatamente veloce che i suoi occhi non avevano realizzato la cosa, non era sgorgata da loro nemmeno una lacrima. In quel momento si sentiva carica di emotività trattenuta all'interno del suo corpo che sentiva solo come un guscio esterno, non sapeva quanto avrebbe retto, non sapeva se avrebbe retto. Sapeva solo che voleva andare avanti, affrontare tutto questo.. e ce l'avrebbe fatta solo trovando chi gli aveva portato via la sua migliore amica.
    Si mordicchiò il labbro inferiore tirando un'altra leggera occhiata al ragazzo che sapeva la stava osservando attento. Nei suoi occhi aveva visto un'immensa tristezza trasformarsi verso di lei in tanta dolcezza. In qualche modo sentiva dentro di sé un lumino acceso che lo sguardo di quel ragazzo alimentava di fuoco nuovo, forse avrebbe potuto salvarsi.
    -Le ho parlato ieri sera..- mormorò tornando a guardare le nuvole bianche -Ieri sera era ancora viva!- esclamò continuando a mordersi il labbro inferiore e ricacciando indietro le lacrime. Ci stava riuscendo estremamente bene a trattenersi ma fu troppo quando sentì la mano di Spencer sfiorare la sua e stringerla come in un caldo abbraccio. Sobbalzò mentre sentiva una lacrima scenderle sugli zigomi e rimanerle indecisa sulla guancia. Velocemente si portò l'altra mano ad asciugarsi mentre i suoi occhi si fermavano ad immergersi in quelli di Spencer che le stava sorridendo titubante ma con tanta dolcezza.

    -Ce la farà?- mormorò Derek osservando la scena in fondo al jet.
    Aaron scosse la testa -E' una ragazza forte.-
    -Dovremmo metterla a conoscenza dei particolari se vuole collaborare..-
    -Lo ha chiesto lei.- rispose decido David -Credo che ne abbia bisogno.-
    -Come può averne bisogno..- esclamò Penelope, anche lei sul jet diretta verso quel caso così spietato.
    -Sì..- biascicò Emily per poi sorridere ai due ragazzi che gli avevano appena raggiunti. Spencer le si sedette di fianco mentre April si accomodò accanto a Jennifer che le sorrideva tristemente.
    -Avanti.- sospirò pesantemente April -Sono pronta, ditemi tutto.-
    Aaron l'osservò ancora qualche secondo con quella sua espressione seria in volto ma lei lo sapeva benissimo che si trattava di tenerezza, la sua tenerezza. Gli sorrise e fu in quel momento che lui incominciò a parlare -Sono almeno tre donne ritrovate nello stesso modo con una mano a coprirsi gli occhi e una il cuore.-
    -Come sono state uccise?- chiese April deglutendo a fatica
    -Soffocate da un veleno.- disse in un soffio Emily
    -Sì.. una è stata ritrovata nella capitale e due in due cittadine vicine.-
    -Come hanno fatto a collegare i casi?-
    -Il detective Bristol ha fatto una ricerca su tutto il territorio perché il caso era abbastanza insolito.-
    -Insolito?- chiese ancora April
    -Questo tipo di veleno.. la postura..-
    -Cos'ha il veleno di strano?- April parlò come se nulla fosse ma a quella domanda si creò il gelo più assoluto.
    -Le vittime muoiono lentamente, si sentono soffocare.. e nel frattempo il killer le sta a guardare e..- Il giovane avvocato trattene il respiro guardando David che parlava lentamente, come a soppesare le proprie parole. -..e le fotografa mentre muoiono.-
    -Come?- un filo di voce uscì dalla bocca di April il cui sguardo era sbarrato sul tavolinetto sul quale era poggiata una cartellina chiusa con scritto in bella calligrafia "Tina Brower". Con un gesto veloce l'aprì trattenendo il fiato. Quello che vide le fece sentire nuovamente quel brivido lungo la schiena che quella mattina l'aveva paralizzata. Le ci volle un attimo prima di cominciare a respirare normalmente. Jennifer le aveva poggiato una mano sulla spalla mentre Derek aveva cominciato a sfogliare il dossier con tutte le fotografie che il killer aveva inviato il giorno successivo all'omicidio alla casa della vittima.
    -Come si può fare questo..- mormorò April portandosi una mano alla bocca -..Tina era una ragazza così solare, non aveva problemi, non aveva nemici..-
    -Noi ipotizziamo che il killer conoscesse le sue vittime.- disse Hotch -Le foto, il tempo che passa con loro, la postura che indica un legame specifico..-
    A quelle parole April scosse la testa senza dire niente, lasciando che il suo sguardo scivolasse da quegli occhi scuri che la guardavano con aria quasi paterna.
    -April tu hai detto che hai sentito Tina ieri sera.-
    -Sì, per telefono.. era prima di cena, stava andando a mangiare fuori con l'uomo con cui stava uscendo da un po'..-
    -Sai chi è?-
    -Non lo conosco, ma so come si chiama..- esitò un attimo prima di alzare lo sguardo verso quel ragazzo che prima le aveva trasmesso tanta dolcezza e pronunciare -..Spencer.-

    L'ufficio di polizia brulicava di agenti e persone, quel caso aveva sconvolto le piccole cittadine a pochi passi dalla grande metropoli.
    L'agente Swon si diresse a passi svelti verso il gruppo appena entrato nell'edificio -Ben arrivati, vi stavamo aspettando! Potete sistemarvi nella sala riunioni?-
    -Andrà benissimo.- esclamò JJ entrando nella stanza che l'agente aveva indicato.
    -Abbiamo già attaccato le foto delle vittime sulla lavagnetta, per il resto dovete pensarci voi.-
    -Non si preoccupi.- disse Hotchner andando a posizionarsi davanti alla foto di Tina, così da coprirla momentaneamente alla vista.
    -Io ho bisogno dei computer.- disse Penelope prima che un agente l'accompagnasse in un'altra stanza, centro operativo per database e internet.
    -Ho convocato Spencer Trowan, l'ultimo che ha visto Tina Brower viva e colui che ha scoperto il corpo.-
    -E non l'avete interrogato? Potrebbe essere un sospettato..-
    -Se lo avesse visto.. era sconvolto dalla morte della sua fidanzata.-
    -Fidanzata?- intervenne subito April -Tina non era fidanzata.-
    -Credo si sbagli avvocato, quei due si stavano per sposare.-
    April rimase a bocca aperta guardando l'agente uscire dalla stanza.
    -No, Tina me lo avrebbe detto!- esclamò girandosi verso la squadra che già stava analizzando fascicoli e prove.
    -Può darsi che..- incominciò Morgan ma April lo zittì subito sovrastando la sua voce con un "no" secco e con uno sguardo che non ammetteva repliche.
    Sospirò mettendosi a sedere alla scrivania -So che Tina teneva un diario.. lì lo avrebbe scritto sicuramente.-

    Hotchner, Rossi e Morgan stavano andando verso il luogo dell'ultimo omicidio, la casa di Tina. Aaron per il momento aveva vietato ad April di andare con loro, lei aveva fatto un po' di storie ma alla fine si era convinta a rimanere alla stazione di polizia aspettando Brian.
    -E' troppo scossa.- disse Morgan chiudendo lo sportello dell'auto e dirigendosi verso quella villetta bianca.
    -Lo so ma è il suo modo di affrontare la cosa.-
    -Non mi piace vederla così.- continuò il bel ragazzo di colore
    -Neanche a me.- mormorò Aaron prima di stringere la mano ad un agente che fece entrare i tre nella stanza dove avevano ritrovato il corpo.
    Il salotto sembrava in ordine se si tralasciava un vaso a terra e il tappeto arruffato da una parte.
    -Si deve essere accorta di quello che stava succedendo.- disse Rossi portando le mani sui fianchi -Deve aver provato a reagire.-
    -Ma ormai non poteva fare niente.- asserì Derek guardando una foto posata su un mobiletto di legno, ritraeva due ragazze e un ragazzo che sorridevano felici. Sospirò, April si doveva attaccare a tutti quei momenti felici e mai ricordare l'amica come nelle foto dell'omicidio, mai.

    -Non ricordavo facesse così caldo qua.- sbottò Reid arrotolandosi le maniche della camicia fino ai gomiti.
    -Ti permette di essere trasandato.- disse una voce nuova appena entrata nella sala riunioni di quel distretto di polizia.
    Al sentirla April si girò e corse ad abbracciare l'amico che d'impeto le cinse la vita nascondendo il volto fra i suoi capelli. Restò qualche attimo con la fronte schiacciata al petto del ragazzo mentre alcune lacrime avevano finalmente cominciato a sgorgare dai suoi occhi. Vedere Brian lì rendeva tutto il resto stramaledettamente vero.
    Prima di scostarsi dall'amico si asciugò gli occhi col dorso della mano e tirò su col naso. Gli sorrise mestamente mentre lui contraccambiava e la guardava con tenerezza.
    -Brian..- incominciò tornando a sedersi così come aveva fatto il ragazzo -Abbiamo bisogno di alcune informazioni.-
    -Certo, se posso esservi utile per prendere quel.. quel bastardo- disse a denti stretti.
    Reid guardò il ragazzo continuare a fissare insistentemente April e sentì uno strano fastidio che cercò di mandare via scuotendo la testa e domandando velocemente -Tu conosci Spencer Trowan?-
    -L'ho visto qualche volta, è arrivato in città da qualche mese e ha subito incominciato a frequentare Tina.-
    -Si stavano per sposare?- chiese allora Emily continuando a guadare il suo dossier
    -Come? No, no, no! Tina per queste cose ci andava coi piedi di piombo, non lo avrebbe mai fatto dopo così poco tempo e poi senza avvertirmi.. avvertici.- guardò April che scosse la testa come a dire che nemmeno lei sapeva niente.
    -Lui dice che si erano fidanzati.-
    -Io dico?- disse un ragazzo moro sulla soglia della porta dell'ufficio.
    -Lei è Spencer Trowan?-
    -Sì. L'agente Swon mi ha richiamato ma proprio non riesco a capirne il motivo.. sono così..- sospirò portandosi una mano alla fronte -Scusate- disse girandosi e andando dall'altra parte dell'edificio verso le macchinette del caffè e dell'acqua.
    -Vado io.- esclamò Prentiss alzandosi e uscendo velocemente per raggiungere l'uomo che stava bevendo affannato un po' d'acqua. -Si sente bene?-
    -No.. sì! Sì, mi sento bene.-
    Emily sorrise a quel ragazzo dal naso perfetto e con una strana piccola cicatrice vicino all'orecchio. -Mi dispiace per la sua perdita- incominciò l'agente -Ma vorrei che mi dicesse ancora tutto quello che si ricorda dell'altra sera.-

    April allungò lo sguardo fino a cercare Emily che stava parlando con quell'uomo che l'aveva guardata stranamente. Si era sentita i suoi occhi addosso come fiammelle, era stata una strana sensazione ma probabilmente era solo data dal fatto che il suo animo era instabile in quel momento. Sospirò tornando a guardare Brian che parlava con Jennifer, prima di soffermare il suo sguardo sul ragazzo che stava scrutando la cartina del posto. Sapeva che tra poco sarebbero tornati gli altri col diario di Tina e in quel momento sperò vivamente che non ci fosse scritto niente riguardo a lei. Le venne da maledirsi per quel pensiero, come poteva preoccuparsi per se stessa? Scosse la testa con impeto cercando di darsi una svegliata, per ora non era stata di alcun aiuto se non a rallentare le indagini, doveva davvero reagire e scoprire chi aveva ucciso Tina. Doveva farlo.
    -I posti degli omicidi non hanno alcun senso.- incominciò Reid -La capitale e due cittadine in periferia.-
    -Ma voi avete detto che probabilmente l's.i. conosce le vittime.-
    -Le conosce o comunque le ha incontrate e dato loro la fiducia per almeno aprirgli la porta di casa.. non ci sono segni di effrazione.-
    -Ok, ma questo vorrebbe dire che sono omicidi organizzati in precedenza.. quindi cerchiamo un uomo metodico, organizzato?-
    Reid storse il naso -E' questo lo strano, tutto ci porta a questo profilo, la situazione, il veleno.. ma il profilo geografico, le foto scattate che hanno permesso alla vittima di muoversi nella casa tanto da creare confusione.. questo non sembra così preciso.-
    -Potrebbe essere preso dall'atto in sé dell'omicidio.- disse Emily appena rientrata nella stanza
    -Lo hai lasciato andare?- chiese Jennifer guardando Spencer Trowan uscire dal distretto di polizia.
    -Gli ho detto di non allontanarsi dalla città.. non abbiamo elementi per trattenerlo.-
    -Ha detto qualcosa di utile?-
    -No, semplicemente che ha riaccompagnato Tina a casa verso le dieci e poi è tornato nel suo appartamento. La sua vicina ha confermato l'orario ma sarà meglio andare a parlarci personalmente.-
    -Delle foto sa nulla?-
    -Non riusciva a guardarle quando gliele abbiamo mostrate.- intervenne l'agente Swon entrato nella stanza con Penelope.
    -Ho analizzato le foto ma sono prese troppo da vicino.. nessun riflesso del nostro killer.-
    -Foto?- chiese Brian perplesso
    -Sì e ti consiglio di non guardarle.- disse April stavolta con voce ferma. Aveva riacquistato sicurezza.

    Jennifer ed Emily avevano appena varcato la soglia di casa di quell'anziana signora vicina di Spencer Trowan. Le aveva accolte calorosamente, doveva essere molto sola.
    -Signora vorrei mi confermasse l'orario in cui il suo vicino è rientrato a casa l'altra sera.- disse JJ sorridendo
    -E' già venuta la polizia.. ma lo ripeterò volentieri anche a voi, care ragazze.-
    -Grazie signora.- esclamò Emily constatando che in casa c'era un solo orologio a lancette posizionato su uno scrittoio nel salotto.
    -Stavo sentendo alla radio quel programma di vecchi successi.. come si chiama.. "Memory"!- sorrise sedendosi lentamente su una grande poltrona -..ho guardato l'orologio appena ho sentito la macchina di Spencer arrivare, fa un gran rumore!-
    -E si ricorda di preciso che ore erano?- domandò JJ con delicatezza
    -Le dieci e qualche minuto! In effetti un po' presto per "Memory"..- mormorò girando la testa da un lato ma poi, come preso nuovo vigore, esclamò -Volete una tazza di tè?-

    Era ormai sera quando tutti rientrarono nella stazione di polizia.
    Aaron guardò oltre il vetro, verso la sala riunioni che era stata adibita a loro ufficio. Strinse nella mani quell'agenda dalla copertina rosa con disegnate sopra delle nuvole bianche, sembrava il diario di una bambina. Non lo aveva aperto, lo aveva solamente preso dalle mani della madre di Tina che voleva stare il più lontana possibile dal commissariato e dalle indagini, si era chiusa nel suo dolore e non aveva nemmeno voluto vedere né April né Brian.
    Sospirando entrò nella stanza posando il diario sul tavolo davanti ad April che lo guardò per qualche secondo, ne accarezzò la copertina e infine lo prese e lo porse verso Spencer -Immagino sia tu l'esperto..-
    Reid osservò quel mezzo sorriso che si era stampata in faccia, prima di afferrare l'agenda chinando un poco il capo come a dare una risposta affermativa alle parole di April.
    -Credo tu debba farlo in albergo però.- disse Rossi guardando l'orologio -Si è fatto tardi e credo sia meglio riposare prima di iniziare la giornata di domani.-
    -Ma non abbiamo concluso nulla!- esclamò l'avvocato alzandosi in piedi
    -Infatti, a mente fresca sarà tutto migliore.- disse Hotch evitando di guardare April più del dovuto.
    Brian si alzò in piedi andando verso l'amica e la convinse ad andare a dormire a casa sua. Quando se ne furono andati cadde in quella stanza un silenzio tombale, tutti avrebbero voluto andare a riposarsi in albergo, quel giorno era stato psicologicamente pesante per tutti, ma nello stesso tempo avrebbero voluto trovare un qualsiasi cavillo che conducesse al killer.
    Rossi si mosse per primo esortando gli altri a seguirlo.
    Emily afferrò la sua borsa prima di voltarsi a guardare l'ufficio vuoto, non avrebbe perso quel tempo in chiacchiere, si sarebbe rilassata per poi ragionare a mente fredda su quel caso.
    -Andiamo..- le disse Hotchner tornato nell'edificio a prenderla.
    -A volte sembra distante anni luce..- mormorò lei per tutta risposta, girandosi a guardare quell'uomo che le faceva battere il cuore. -Si vede che è coinvolta emotivamente ma a volte sembra così.. distante.- continuò riferendosi ad April.
    Prima di rispondere Aaron la guardò intensamente ed a Emily parve di non scorgere più nei suoi occhi quel velo, quel muro che lui aveva pazientemente innalzato. Inclinò la testa da una parte e parlò lentamente -Credo che l'essere cresciuta con Gideon, in qualche modo l'abbia temprata a nascondere i suoi sentimenti.-

    ...
     
    Top
    .
  14.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    ...

    Non si riposarono quella notte.
    Anche se non fosse arrivata quella notizia non sarebbero comunque riusciti a chiudere occhio.
    Quella chiamata arrivò dal distretto di polizia, dall'altro lato della cornetta Aaron sentì la voce di April arrivargli metallica e confusa.
    Immediatamente chiamò tutti, mandò Rossi e Morgan alla casa di Tina, Prentiss e Reid alla casa di Brian e lui, con JJ e Garcia, si diresse velocemente verso il commissariato.
    Quando entrò nell'edificio April gli corse incontro con un'espressione sconvolta -Devi dirgli che hanno sbagliato, che Brian non c'entra nulla con questa storia!-
    -Calmati, April calmati!- urlò Hotch afferrando i polsi della ragazza che gli stava davanti e portandola a sedersi nella sala riunioni mentre JJ si affrettava a chiamare l'agente Swon.
    -Cos'è successo?- chiese duro l'uomo quando tutti furono riuniti in quella stanza.
    -Stanotte qualcuno ha rubato delle videocassette dalla casa della Brower ed in più è stato appiccato un incendio ai danni di alcuni album fotografici.. per fortuna è rimasto tutto circoscritto e i pompieri sono intervenuti subito.- spiegò l'agente
    -E loro hanno pensato bene di accusare Brian perché quei nastri e quelle foto sono stati fatti da lui!- esclamò April lanciando uno sguardo omicida a quell'uomo.
    -Sapevo che l'avvocato Johnson era con lui e quando ho avuto il minimo sospetto sono intervenuto, prima che fosse troppo tardi.-
    -Tardi per cosa!- sbraitò lei mentre JJ le poggiava una mano sulla spalla come a calmarla e Penelope le si sedeva accanto.
    -Cosa contengono quei nastri e le foto?- chiese Hotchner dopo un attimo di silenzio.
    -Suppongo siano le vecchie pellicole che ci divertivamo a fare al tempo della scuola e dell'università.- disse April -Brian ci faceva un sacco di foto proprio come un professionista, una sorta di album fotografici..- sorrise ricordando quei momenti -E poi facevamo dei filmini rifacendo dei video musicali.. cosa da ragazzini insomma.-
    -E i protagonisti?-
    -Soprattutto Tina ed io.. poi a volte partecipavano anche altri ragazzi e ragazze, dipendeva da cosa facevamo.-
    -Sono sue opere quelle, perché non lo potrebbero essere anche le foto delle vittime?-
    -Brian vorrebbe fare quel lavoro, per lui è arte! Non considererebbe mai tale quelle macabre foto!-
    -Calmi.- intervenne ancora Hotch
    -E comunque che senso avrebbe avuto eliminarli se Brian possiede gli originali?-
    -Dici sul serio?- chiese Garcia animandosi -Dovremmo analizzarli allora.-

    Quando April vide portare alcuni scatoloni pieni da casa di Brian le prese male al pensiero che i suoi colleghi gli avrebbero dovuti vedere. Aveva cercato di convincere Aaron a farli guardare solo a Penelope ma lui non aveva acconsentito se non con una smorfia sul volto.
    Se ne stava sola nella stanza delle riunioni ticchettando con le dita sul tavolo e con lo sguardo perso nel vuoto. Improvvisamente batté la mano sulla superficie liscia del tavolo e si alzò in piedi andando verso la stanza dei computer dove trovò Penelope, JJ, Emily e Derek a guardare sorridenti alcuni filmati di quando lei era giovane. Appena sentì le note di quella canzone degli Abba divenne rossa in volto prima ancora di vedersi riflessa, ragazzina, su un monitor di computer.
    -Quella sei te?- chiese ironico Spencer superandola all'ingresso della stanza
    -Per favore no comment!-
    -Ma dai, sei una bomba!- rise Morgan mentre anche gli altri sorridevano.
    -Non credo che troverete qualcosa di utile lì dentro.- mormorò April sempre più color peperone.
    -Di sicuro possiamo scagionare Brian.- disse Penelope girandosi verso di lei -Sia i filmini che le foto sono realizzati in alto formato.. le foto delle vittime sono tutt'altro.-
    -Poi non avrebbe avuto senso.- finì Emily
    -Ma può darsi che abbiate ripreso l'omicida.- entrarono nella stanza anche Hotchner e Rossi mentre Garcia abbassava il volume dei filmati.
    -Come?- chiese perplessa April
    -Ci deve essere un motivo per cui quei filmati sono stati rubati e incendiati.-
    -Può darsi.. ma si tratta di cose vecchie, alcune risalgono ad almeno dieci anni fa!-
    -Lo so ma può essere l'unico motivo o..-
    -..o qualcuno voleva incastrare Brian.- finì April sbattendo un piede a terra e tornando nella sala riunioni ad esaminare una cartellina.
    Non capiva proprio perché non le permettessero di vederlo, di vedere Brian, la cosa proprio non le andava giù. Doveva scagionarlo definitivamente e l'unica maniera era trovare il vero colpevole. Incominciò ad analizzare foto per foto tutti i volti immortalati da Brian, doveva trovare qualcosa!
    Era immersa nel suo lavoro quando sentì qualcuno bussare alla porta aperta della stanza. Alzò la testa e vide una giovane donna sorriderle pacatamente.
    -Mi hanno detto di venire qua da lei. Sono Marie Delafois..-
    -..certo, la migliore amica della prima vittima- la interruppe April facendo cenno di accomodarsi -E' lei che ha scoperto il corpo, giusto?-
    -Sì. Quando ho saputo che anche l'FBI lavorava al caso sono corsa qua.. forse posso aiutarvi, non so.-
    April sorrise, in qualche modo stavano passando la stessa sorte.

    Anche Emily e Jennier erano entrate nella sala riunioni per ascoltare cosa Marie aveva da dirgli, anche se avevano già letto il rapporto della polizia. Era ormai quasi mezz'ora che la ragazza parlava della vita dell'amica senza però traccia di qualche collegamento con Tina o di qualche indizio per il caso.
    Fu solamente una frase che fece drizzare le orecchie alle altre tre donne.
    -L'avevo sentita il giorno prima, mi divertivo a prenderla in giro perché aveva conosciuto un uomo col nome uguale al mio fidanzato.-
    -Come?- domandò perplessa April alzandosi in piedi e guardando dalla vetrata l'altra stanza dove un giovane dottore stava analizzando il diario di Tina.
    -Sì, Robert.. Storlain mi sembra, l'ho solamente visto una volta di sfuggita.-
    -Oh..- biascicò Emily guardando il giovane avvocato che si trovava davanti -Potrebbe essere un punto in comune..-
    -In che modo?- chiese April scostante
    -Potrebbe..- provò JJ ma la voce dell'altra ragazza la sovrastò -No, non ha senso.. io non.. insomma, andiamo!- sorrise nervosamente prima di afferrare la sua borsa e dirigersi fuori dall'edificio.
    Emily la guardò allontanarsi mormorando qualcosa di incomprensibile poi, facendo un gran sospiro, si avviò nell'altra stanza fino a raggiungere Spencer.
    -Trovato nulla su quel diario?-
    Reid alzò un dito come a dire di aspettare poi, alzandosi in piedi, disse -Tina e Spencer non si erano fidanzati.. o almeno qui non ne parla.-
    -Come immaginavo..- mormorò Prentiss prima di uscire dalla stanza ma appena varcata la porta si rigirò verso il collega -Reid.. in quel diario.. si parla di April?-
    -Molte volte Tina ne fa riferimento.-
    -Sì ma..- incominciò cauta -..niente a proposito di un ragazzo?-
    -Di Johnson?- domandò il ragazzo deglutendo a fatica mentre vedeva la collega rispondergli affermativamente -Quasi alla fine dice che.. che è buffo che abbiano incontrato un uomo così con lo stesso nome.- Fece una pausa poi chiese distrattamente -April esce con qualcuno di nome Spencer?-
    A quelle parole Emily scosse la testa guardando il ragazzo con una strana espressione sul volto poi, senza dire parola, si rigirò e corse nell'ufficio dei computer chiedendo a Garcia di trovare tutto quello che poteva su un certo Spencer Trowan.

    Penelope scosse la testa demoralizzata -Va bene che questi computer non sono la tecnologia che ho a Quantico.. ma di quest'uomo non esiste praticamente nulla!-
    -Prova a cercare Robert Storlain.- disse Emily avvicinandosi ai computer
    Garcia digitò velocemente sulla tastiera aprendo file e cartelle ma non trovò niente di utile, anche quell'uomo sembrava non esistere.
    -Non è possibile, Marie ci ha raccontato che Robert aveva da poco comprato una macchina inglese da un rivenditore della cittadina.. non può averla pagata in contanti.-
    -Ma può averla pagata col vero nome.- esclamò Rossi che seguiva attentamente i ragionamenti della collega.
    Hotchner era chiuso nella stanza degli interrogatori insieme a Brian mentre Morgan continuava a chiamare al telefono April, senza successo. Sbattendo una mano sulla porta della stanza dei computer Derek fece sussultare Penelope che aveva cominciato a cercare tutti i nomi degli acquirenti d'auto della cittadina nell'arco di una settimana. -Io vado a cercare April.-
    Reid alzò la testa dal diario di Tina che stava rileggendo con attenzione per poi scuotere la testa in senso affermativo. Da un lato avrebbe voluto andare con l'amico ma dall'altro era incapace di staccare gli occhi da quelle parole scritte con tanto entusiasmo. Prese una foto dagli album che provenivano da casa di Brian e l'osservò attentamente. Quella ragazza che sorrideva dolcemente, vestita da un semplice abitino color pesca, era davvero quell'April Johnson che lui aveva conosciuto? Avrebbe tanto voluto scoprirlo. Tanto.

    Proprio non riusciva a capire cosa c'entrasse quella frase con lei. Non aveva alcun senso!
    Sospirò accostando la macchina al lato della strada, in quello spiazzo dove era solita andare con Tina e Brian. Da lì si poteva avere una bella vista della sua cittadina. Era su una sorta di collinetta adibita a vista panoramica su quelle terre infuocate dal sole. Chiudendo l'auto fece qualche passo per poi sedersi su una panchina di legno sulla cui spalliera c'erano tre lettere scritte a grandi caratteri maiuscoli. T A B. April sorrise mentre le osservava con malinconia. Quelle erano le iniziali dei loro nomi, segnate come un'etichetta indelebile sul cuore.
    Sospirando puntò lo sguardo su quel panorama che aveva segnato molti anni della sua vita ma il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dal rombo di una macchina, una macchina inglese.

    Hotchner aprì la porta dell'ufficio dei computer e fece entrare un Brian abbastanza innervosito che subito si sedette accanto a Garcia che gli aveva indicato la sedia davanti ad uno schermo che mostrava una lista di nomi. I nomi degli acquirenti di quel tipo di auto inglese in quella cittadina.
    -Pensiamo che il killer sia collegato alle vittime.- incominciò Aaron -Tu riconosci qualche nome?-
    Brian spostò lo sguardo dall'uomo allo schermo e scorse i vari nomi soffermandosi su uno in particolare.
    -Quarta cassetta, ultimo video.- disse facendo un cenno a Penelope che subito fece partire il filmato richiesto dal ragazzo. -Quello, quello è Jake Michell!- esclamò puntando il dito su un ragazzo moro mentre Garcia aveva messo in pausa per poi sbrigarsi a cercare qualsiasi notizia su quel ragazzo.
    -Lo conoscevate bene?-
    -Non direi.. ricordo che Tina si era presa una bella cotta per lui ma Jake invitò al ballo di fine scuola April che ovviamente rifiutò.-
    -E dopo?-
    -Dopo..- mormorò Brian cercando di ricordare -..dopo sparì, alla fine non venne al ballo e l'anno successivo non si presentò a scuola, non so cosa gli fosse successo.-
    -Ha avuto un incidente.- disse Penelope leggendo da un articolo di giornale -Un grave incidente, è rimasto vivo per miracolo..-
    -C'è altro?- chiese Aaron impaziente, non sopportava di non vedere tornare April, dove diavolo si era cacciata?
    -Direi di sì..- biascicò Garcia continuando a spulciare in quei dati -..ha subito un intervento plastico al volto.-
    A quelle parole, mentre il computer elaborava la foto del nuovo viso di Jake, Emily spostò lo sguardo in quello del suo capo e vi lesse la sua stessa emozione, timore. Loro sapevano che avevano già parlato con quell'uomo. Loro sapevano che avevano conosciuto quell'uomo come Spencer Trowan.
    Emily ne aveva la certezza ogni secondo che passava, aveva anche controllato il programma radiofonico "Memory": andava in onda da un quarto alle dieci. Sospirò pensando che probabilmente Trowan aveva mandato avanti l'orologio della sua vicina perché confermasse l'orario. Si sentiva tremendamente stupida per aver mandato via quell'uomo ma niente faceva supporre che lui fosse l'omicida. Sembrava emotivamente scosso, così poco razionale.. Scosse la testa cercando di darsi una calmata. Ora doveva solo pensare a trovare quel maledetto bastardo.

    Aveva paura, era seduta su quella panchina osservando quel ragazzo in piedi davanti a lei. Perché si era trovato lì? Perché? Improvvisamente le parole di Marie le rimbombarono nella testa "L'avevo sentita il giorno prima, mi divertivo a prenderla in giro perché aveva conosciuto un uomo col nome uguale al mio fidanzato".
    Guardò quell'uomo che si faceva chiamare Spencer girarsi verso di lei con una strana espressione negli occhi, non capiva proprio cosa potesse volere da lei. Lo guardò meglio e intravide la cicatrice che aveva vicino all'orecchio destro e una più piccola vicina all'attaccatura del naso. Eppure c'era qualcosa di familiare in quel volto, ora che lo guardava meglio, che lo poteva osservare da vicino gli ricordava qualcosa, qualcuno.. ma non avrebbe proprio saputo dire chi.
    -Sai, è strano ritrovarsi in questo posto insieme.-
    -Ritrovarsi?- chiese April con un soffio di voce.
    -Certo, non ti sei resa conto di nulla, vero?-
    Non rispose ma continuò a guardarlo sedersi vicino a lei e posare le mani a circondare le proprie ginocchia.
    -Non avrei voluto, mi stava simpatica.. era così solare! Ma non riusciva a capire, non ricordava di avermi già amato.. nel momento sbagliato!- calcò quell'ultima parola quasi con spregio, come se gli tornassero alla mente brutti momenti della sua vita. -Anche Marie non mi ha riconosciuto, ma forse ora siete pronte a innamorarvi di me?-
    -Cosa.. cosa stai dicendo?- chiese titubante April scostandosi un poco e puntando i piedi a terra, pronta per alzarsi e correre il più lontano possibile.
    A quella domanda l'uomo si girò con un'espressione infuriata -Non ricordi un ragazzo di nome Jake Michell?-
    April pensò un attimo per poi portarsi una mano alla bocca -Sei tu..-
    -Ci sei arrivata!- esclamò sfoderando un coltellino dalla tasca del proprio giubbotto di pelle.
    -Stai calmo..- mormorò lei portando le mani a mezz'aria come a dividerla da quell'uomo.
    -Non voglio farti del male adesso, adesso che non abbiamo impedimenti.. niente amiche di mezzo.- disse prima di cambiare espressione -Quel giorno avresti dovuto dirmi di sì, sai. Alla fine era solo un ballo!-
    -Infatti, era solo un ballo.. di una decina di anni fa, Jake.. dove sei stato tutto questo tempo? Avresti potuto telefonarmi..- disse April cercando di rimanere lucida. Adesso si ricordava perfettamente quel ragazzo che l'aveva invitata al ballo di fine scuola. Lei aveva rifiutato perché Tina si era invaghita di lui in quel periodo.. gli aveva risposto che non era lei la ragazza che doveva invitare, che forse doveva guardarsi un po' di più attorno e avrebbe trovato quella giusta. Ovviamente si riferiva a Tina.
    Si portò una mano a scostarsi una ciocca di capelli, non poteva aver ucciso Tina per una ragione così assurda, dopo così tanti anni, non poteva. Respirò profondamente come a cercare di scacciare quei pensieri, quell'uomo era uno squilibrato, aveva ucciso tre ragazze e probabilmente per lo stesso motivo, per un rifiuto, ma adesso lei doveva pensare di aver davanti un ragazzo che si credeva legato a lei così come ad almeno altre tre donne, non doveva pensare allo psicopatico quale lui in realtà era.
    -L'ho fatto..- mormorò Jake stringendo il coltellino che teneva in mano -..tu hai risposto ma non mi hai detto niente.-
    -Tu non hai parlato?-
    -No.. tu lo sapevi che ero io! Ma poi ho sentito una voce maschile che ti avvertiva di andare perché sarebbe arrivato Spencer.. Spencer.-
    April si morse il labbro inferiore ricordando perfettamente la voce di Sasha che la chiamava. -Io non sapevo che fossi tu.. se avessi parlato..-
    -No!- esclamò lui alzandosi in piedi e strattonando April così da tirarla verso di sé -Credevo che dopo l'incidente, l'operazione al volto.. sareste tornate da me!-
    April si divincolò scostandolo dal suo corpo, se lo ritrovò davanti con uno sguardo che mai più avrebbe dimenticato. Le sembrò che il tempo si fermasse, tutto divenne scuro, sentì solo un urlo dire il nome dell'uomo, quello vero, e un rumore metallico che proveniva da terra. Si sentì trascinare indietro e mettere a sedere, nuovamente, sulla panchina. Le orecchie le fischiavano incessantemente. Ricominciò piano piano a vedere normalmente, vide Jake che si divincolava tra le braccia di due agenti poi, finalmente, vide il volto di quel ragazzo che le teneva la testa fra le mani e che ora le parlava con voce tenera. -Stai bene? April, stai bene?-
    -Sì..- mormorò posando una mano sulla gamba del ragazzo che le era seduto di fianco e che aveva appena ritirato le mani dal suo volto.
    -April, tu non hai assolutamente colpe. April, ricordatelo.-
    Ripeteva il suo nome con una cantilena. Voleva farle capire.
    Lei scosse la testa in segno affermativo prima che una lacrima scendesse a incorniciarle il volto.
    Derek sorrise mestamente alzandosi in piedi. -Sai, mi aveva lasciato il suo numero..- incominciò lentamente, quasi come se dovesse confessare i propri peccati, -..non l'ho mai chiamata.-
    April alzò lo sguardo ad incontrare i piccoli occhi scuri dell'amico e come se le avesse fatto capire solamente adesso tutto ciò che era successo, dai suoi occhi nocciola cominciarono a sgorgare copiose lacrime di dolore. Il colmo contenitore del suo corpo aveva straboccato, finalmente poteva dar voce alla sua anima.
    Si portò le mani a coprirsi il volto poi, lentamente, riprese a respirare normalmente, dopo aver pianto tutte le sue lacrime. Quando riaprì gli occhi vide la mano di Derek tesa verso di lei. L'afferrò alzandosi in piedi e sorridendo al ragazzo si avviarono insieme verso le macchine della polizia e quei suv neri che erano appena arrivati.
    -Adesso potrà riposare in pace.-

    image

    "La vita può essere capita solo all'indietro, ma va vissuta in avanti" Kierkegaard.

     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    *sofficina*

    Group
    Spencer Reid Fan
    Posts
    27,605
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    008


    "La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca" Heidegger.

    Era passata ormai più di una settimana da quel caso, tutti avevano fatto i loro conti e si erano preparati ad affrontare il futuro.
    Sempre più spesso Emily si trovava in compagnia di April, avevano cominciato sul serio a conoscersi, senza maschere e senza inganni. Le sere passavano nella tranquillità di un buon locale a sorseggiare vino, con musica jatz che contornava di sottofondo le loro risate.
    Emily aveva cominciato ad apprezzare quel misto di carattere forte ed estremamente fragile che si maschera dentro April. Lei, d'altro canto, aveva cominciato ad apprezzare la fresca sincerità mista a quella titubanza di farsi scoprire che avvolgeva Emily.
    La voce di April aveva cominciato a riempire i pomeriggi isolati di una Emily sempre più restia a uscire con uomini che non appartenessero ai suoi pensieri, anche se lei sapeva bene che così facendo si stava precludendo una vita fuori dal lavoro. La sua mente aveva cominciato a chiudersi a riccio attorno a quell'uomo che April gli raccontava sempre più umano, sempre meno capo e molto più compagno.
    Emily aveva capito che se voleva concentrarsi davvero sulla sua vita avrebbe dovuto trovare in quel ring un angolo tranquillo. E poteva farlo solo se il ring diventava il suo lavoro e l'angolo un rifugio per pensare e far pensare. Quello era l'unico modo per affrontare il suo cuore. Capirlo. Ma questo le faceva dannatamente paura perché forse, in fondo, sapeva esattamente cosa il cuore celava con così tanta insistenza, precludendole una vita da affrontare col sorriso sulle labbra.
    Rimaneva affascinata quando April le raccontava dei momenti che aveva passato con Aaron, più lei parlava e più le sembrava di conoscere quell'uomo, di capirlo in ogni gesto che aveva compiuto. Di capirlo in ogni gesto che avrebbe fatto.
    Sapeva esattamente ogni suo movimento in quell'ufficio che riusciva a intravedere dalla sua scrivania. Sapeva che quel giorno sarebbe stato indaffarato in mille verbali, relazioni, cartelle e cartelline e che non avrebbe alzato lo sguardo da quei fogli se non per tirare una veloce occhiata all'open-office e, inaspettatamente, puntare il suo sguardo su di lei più del dovuto. Proprio come stava facendo in quel momento.
    Emily gli sorrise appena prima che lui scostasse il suo sguardo e tornasse ad immergersi nel suo lavoro. Era un po' di tempo che andava avanti così. Lui guardava a casaccio nella stanza, si soffermava sulla sua figura, lei gli sorrideva e lui subito tornava a lavorare. Si sentiva onorata di quello sguardo, di quegli occhi che, in qualche modo, ritrovavano serenità nei suoi. Credeva davvero che insieme si dessero coraggio per andare avanti in quel lavoro. Senza una parola, senza un gesto preciso, solo con lo sguardo e tanti pensieri.
    Adesso Emily cominciava davvero a capire che la sua vita non iniziava dove finiva il suo lavoro. Che anche per Aaron fosse così?!

    Si stava rigirando quella penna in mano da ormai qualche minuto buono. Era passata una settimana e lui ancora non era riuscito a spiccicare parola, non era riuscito a dirle niente di sensato se non per parlare del lavoro. Per tutto il caso Brower si era sentito strano. Certo, era dispiaciuto per la morte di Tina ma, in fondo, non l'aveva che vista una sola volta scambiandoci non più di qualche frase. Era dannatamente triste per April, questo sì. Non era stato affatto bello vederla in quelle condizioni, no non lo era stato affatto. Ma c'era qualcosa di più.
    Scoprire qualcosa di così personale della vita di un collega. All'inizio aveva avuto lo stesso effetto di quando erano andati a Chicago per aiutare Morgan, ma poi il tutto si era stabilizzato in qualcosa di diverso. Non era lo scoprire il passato di April, la sua vita al college, all'università.. quelle foto così straordinariamente solari. No, non era solo quello.
    Spencer lo sapeva bene. E solo lui lo sapeva. Nemmeno Emily era arriva a capire sul serio, e lei poteva essere l'unica. L'unica che gli aveva chiesto di quel diario.
    Continuò a rigirarsi quella penna fra le mani, macchiandosi il pollice destro di inchiostro nero.
    Lui lo sapeva. Era quel diario. Quelle parole gli rimbombavano in testa come una canzone che non riesci a smettere di canticchiare. Lui non riusciva a scordarle. A volte proprio avrebbe voluto non avere la sua memoria eidetica e malediva se stesso per quella qualità così geniale. A volte voleva solo dimenticare.
    "Eppure fa così strano sentirla parlare di qualcuno con lo stesso nome di quel bel ragazzo che sto frequentando! In realtà fa molto strano sentirla parlare di un ragazzo a quel modo, c'è un misto di entusiasmo e terrore nella sua voce, non riesco proprio a capirne il motivo. A volte è super eccitata di un sorriso, uno sguardo.. altre volte sembra esserne infastidita. A volte proprio non riesco a capirla. Che ci sia qualcosa sotto?"
    La sua mente si fermò a quelle parole. Se chiudeva gli occhi riusciva anche a vedere la scrittura di Tina, così ordinata, grande, tondeggiante.. così entusiasta. Ricordava quell'ultimo punto interrogativo come qualcosa di prezioso, calcato con la penna più volte. Perché non aveva scritto altro? Perché non gli aveva svelato l'arcano?
    Quella semplice domanda lo innervosiva. Lo infastidiva non saperne la risposta ma soprattutto, soprattutto lo infastidiva non sapere con certezza a chi erano riferite quelle parole. Prepotentemente sperava che quello Spencer fosse veramente lui altre volte, invece, ne sperava il contrario.
    Sospirò ricordandosi la faccia di Emily alla sua domanda, se April uscisse con qualcuno di nome Spencer. Un'espressione desolata. All'inizio il volto le si era contratto in un qualcosa di molto simile all'espressione di una mamma che guarda il proprio bambino dire un'ingenuità, dopo i suoi occhi si erano addolciti ancora di più mentre gli angoli della sua bocca si erano sollevati in uno scarno sorriso, infine.. infine il suo viso aveva assunto una posa straordinariamente semplice, niente sorriso, niente profondità, niente di niente.. desolazione. Ricordava quel volto nei minimi particolari, lo rivedeva dentro i suoi occhi cercando una chiave rivelatrice dei pensieri della collega. Ricordava quelle espressioni sparire dietro la folta chioma di Emily che velocemente si dirigeva nell'ufficio di Garcia. Ricordava tutto. Ma non aveva ancora avuto una risposta. Non l'aveva trovata.
    E di nuovo quelle frasi ad assordargli le orecchie. Prepotenti.
    In quelle parole, quelle parole confuse, c'era dentro qualcosa di buono o no?
    Forse doveva solamente riuscire a rispondere a quella domanda. A quella dannata domanda.
    Sospirò prima di posare con un colpo secco la penna che si rigirava fra le dita. Si diresse a passo svelto verso le macchinette del caffè e rallentò solo quando vide una figura di spalle versarsi quel liquido scuro in una buffa tazza colorata.
    Quella era una maledizione. O forse l'occasione giusta?
    Spencer si passò nervosamente le mani fra i capelli a sistemarsi delle ciocche dietro le orecchie poi, senza pensarci due volte, si accostò alla ragazza sorridendo impacciato.
    April, al sentire qualcuno avvicinarsi, si scostò dalla macchinetta del caffè tirando una rapida occhiata al ragazzo.
    -Posso?- domandò lui indicando la caffettiera che ancora lei teneva fra le mani
    -Oh, certo..- si riscosse dai suoi pensieri, incominciando a versare il caffè nella tazza che il ragazzo le stava porgendo.
    Non si guardavano negli occhi e nessuno dei due sembrava intenzionato a parlare.
    Non era poi molto che April era tornata visto che dopo il caso Brower si era fermata qualche giorno con Brian e la madre di Tina che, finalmente, aveva acconsentito a vedere i due ragazzi. Era stata proprio per quell'occasione che Spencer ed April avevano avuto l'ultima conservazione che implicava più dei saluti, delle banalità e meno del lavoro.
    Dopo essere tornati alla stazione di polizia, dopo aver arrestato Jake, dopo ogni rassicurazione da parte di April data ad Aaron e al resto della squadra, dopo aver riabbracciato Brian, dopo tutto il trambusto che c'era stato, in un momento di pace nel quale April si trovava da sola nella stanza riunioni.. Spencer le era andato vicino sfiorandole le spalle e facendola girare in un sussulto verso di lui. Le aveva allungato il diario di Tina che lei prontamente aveva accolto fra le braccia e, come la prima volta, aveva preso ad accarezzarne la copertina. Le aveva detto parole scombussolate su come lui non dovesse leggere quel diario perché era personale e perché implicava anche persone a lui vicino. Lei. Le aveva detto che andava tutto bene. Le aveva detto di leggere quelle parole prima di restituire il tutto alla madre. In quel momento April gli aveva solamente sorriso mentre le parole scombussolate del ragazzo le rimbombavano in testa senza un senso preciso. Gli aveva preso la mano, gli aveva scoccato un bacio sulla guancia e se n'era andata.
    Quello era stato l'ultimo vero contatto fra quei due ragazzi che ora si trovavano l'uno davanti all'altra incapaci di guardarsi.
    April bevve nervosamente un sorso del suo caffè. Ricordava bene il volto di Brian mentre gli porgeva il diario di Tina, decisa a non leggere nemmeno una sillaba. Lui l'aveva guardata perplesso come se avesse detto un'assurdità, per lui in quel diario non ci potevano che essere cose che loro già conoscevano, sentite direttamente dalle labbra della loro migliore amica. Ma Brian non doveva fare i conti con il proprio essere, con i propri sentimenti che, April lo sapeva bene, sarebbero riaffiorati ad ogni singola parola. Lei non voleva sapere la verità su se stessa, anzi la stava ricacciando dentro di sé come un male insormontabile. Sì, ricordava bene lo sguardo di Brian.. già le era bastato quello per farle capire quanto fosse stupida ad affrontare la situazione in quel modo, ma alla fine lui si era limitato a sfiorare la sua fronte con le labbra in un tenero bacio, prima di restituire il diario alla signora Brower. Lontano da loro. Lontano da lei.
    Spencer guardava assorto il suo caffè, come se quel liquido potesse svelargli qualcosa, qualsiasi cosa. Poi, tossicchiando, portò il suo sguardo sulla figura che gli stava davanti, immobile.
    -Ci saresti stata utile in questi ultimi casi..- disse riferendosi ai giorni che era rimasta assieme a Brian.
    -Uhm..- biascicò lei prendendo un altro sorso di caffè.
    No, questa non era davvero la via giusta.
    Dall'altra parte della stanza uno stralunato Derek stava osservando la scena perplesso. Proprio non riusciva a capire come il collega potesse essere così dannatamente imbranato in fatto di donne. Va bene essere timidi, va bene essere ingenui.. ma fino a che punto? A quel pensiero scosse la testa ricordandosi che si trattava di Reid. Ricordava ancora il suo smarrimento per la storia con quella splendida attrice. Ricordava ancora la soddisfazione nei suoi occhi dopo essersi fatto dare il numero da quella bella barista.
    Sorrise scuotendo la testa pensando a tutti i consigli che aveva riservato al giovane collega. Gli aveva parlato come si faceva a un fratello minore, come si faceva ad una persona inesperta desiderosa di consigli. Si era creato un bel rapporto fra di loro: un'amicizia profonda, una professionalità indubbia. Ma stavolta era diverso. Derek lo sapeva, stavolta non avrebbe dovuto dare i soliti consigli da playboy. Stavolta no. Stavolta era una cosa seria, e non perché c'erano in gioco due colleghi ma per un qualcosa che andava ben oltre tutto ciò. Non aveva mai visto quello sguardo così assorto dell'amico se non per una qualche strana formula di fisica.. o era chimica?
    No, decisamente doveva cominciare a pensare a qualcos'altro. Non poteva finire a scomodare una materia scientifica nei suoi pensieri, anche se si trattava di Reid. A quel pensiero sorrise battendo una mano sulla scrivania prima di alzarsi e dirigersi verso quei due ragazzi che lo avevano distratto dal proprio lavoro.
    -Più che caffè sembra stiate bevendo della camomilla.- esclamò afferrando una tazza e versandosi del liquido scuro.
    -Potrebbe essere quasi l'orario giusto..- mormorò April tirando un'occhiataccia a Morgan.
    -Ma se non è nemmeno l'ora di cena!-
    -Beh in realtà è già passata da circa un'oretta..- biascicò Spencer.
    -Stai scherzando!- saltò su Derek guardando l'orologio -Cavolo!-
    -Stai facendo aspettare la tua bella?-
    -Quale delle tante?- esclamò Emily che si era appena avvicinata al gruppetto.
    -Sì, divertente..- bofonchiò il bel ragazzo di colore afferrando il cellulare e allontanandosi per parlare in pace.
    -Credo sia un po' tardi.- incominciò Emily guardando l'altra ragazza -Ma ti va di andare a mangiare qualcosa insieme? C'è anche Penelope.-
    -Ottima idea, ho proprio bisogno di un po' d'aria.- esclamò April facendo un gran sospiro prima di tornare verso la sua scrivania.
    -E tu genietto, sei dei nostri?-
    -Sai cosa si dice di un uomo fra due.. beh tre donne?- domandò lui ironico posando la propria tazza di caffè.
    -Che si divertirà da pazzi!- esclamò Emily sorridendo a trentadue denti prima di svignarsela verso l'ufficio di JJ senza dare possibilità di ribattere al giovane ragazzo.
    Spencer rimase come impalato a guardare la collega andarsene il più lontano possibile da lui. Si era fregato da solo. Si portò quella ciocca di capelli ribelle nuovamente dietro l'orecchio, con un movimento ormai automatico e con altrettanto automatismo i suoi occhi si andarono a posare su quella figura che stava sistemando le proprie carte sulla scrivania.
    Lo sapeva, prima o poi sarebbe impazzito ma il suo cervello non voleva assolutamente saperne di cambiare argomento di conversazione con se stesso.
    Si inumidì le labbra, forse sarebbe stata la serata giusta per riuscire a dirle almeno una frase sensata. Forse.

    Per una volta non aveva fatto la cosa giusta. Non per lui in quel momento, in quella situazione. Ma proprio non ce l'aveva fatta a dire la parolina magica che diceva solitamente, proprio non gli era voluta uscrire di bocca. Era convinto di stare per dire quella sillaba, quel no, ma dalla sua bocca era uscito tutt'altro suono e lo aveva pronunciato con tanta semplicità e naturalezza che la stessa Emily era rimasta basita. Ma lui più di lei.
    Emily era entrata nel suo ufficio raggiante, con un gran sorriso sulle labbra. Senza preamboli gli aveva detto il programma della serata: cena tranquilla a casa sua con il team, meno JJ che sarebbe dovuta tornare a casa dal suo Henry. Poi aveva aspettato. Lui aveva alzato la testa da quegli incartamenti, l'aveva osservata un attimo e infine aveva riabbassato lo sguardo verso quei fogli scarabocchiando qualcosa con la penna che teneva in mano. Poi aveva risposto sì. Sì. Sì.
    Emily aveva corrucciato la fronte sorpresa, lo aveva guardato continuare a scrivere e infine era uscita da quell'ufficio così com'era entrata.
    Solo in quel momento Aaron aveva ritirato su la testa a fissare il punto dove l'attimo prima si trovava Emily. Aveva detto di sì.
    Posò la penna, picchiettò i fogli sulla scrivania per renderli in ordine. Aveva detto di sì. Aprì il cassetto e vi lasciò quei fogli. Aveva detto di sì. Riprese la penna e la sistemò al proprio posto. Aveva detto di sì.
    -Sì.- mormorò dopo aver posato le mani sulle proprie ginocchia. Lo aveva detto sul serio.
    Non poteva restare un attimo di più ad ascoltare i propri pensieri. Non poteva. Velocemente si alzò ed uscì dall'ufficio trovandosi davanti ad una April con la mano alzata come se stesse per bussare alla porta.
    Al vederlo April fece un passo indietro poi, guardandolo stranita, gli posò la mano che teneva ancora alta sulla fronte.
    -Cosa c'è?-
    -Cerco di capire quanta febbre hai.-
    A quelle parole Hotch scosse la testa facendo sì che lei ritirasse la mano. -Non è la fine del mondo.-
    -Più o meno..- mormorò April guardandolo dirigersi verso l'ufficio di David.
    L'agente Hotchner che lasciava il lavoro per concedersi una piacevole serata fra amici. Questa doveva proprio segnarsela.
    Scese le scalette e raggiunse l'open-office dove trovò il resto dei colleghi già pronti per uscire.
    -Cambiamento di meta, facciamo un salto qua vicino.- l'aggiornò Emily
    -Cioè?-
    -Cioè a casa mia.- sorrise Jennifer
    -Recepito.- esclamò Spencer mostrando le chiavi di uno dei suv neri. -Stasera guido io!-
    -Solo perché io prendo la mia macchina- ribatté Derek -..non si sa mai che debba andare via prima.-
    -Ma non hai appena dato buca ad una delle tue tante ragazze?- ironizzò April
    -Ehy bambolina!- sorrise lui puntando l'indice verso di lei -Stai attenta, potresti essere la prossima.-
    -Uhm.. è una proposta?-
    -No, a me lo dice continuamente.. ma senza nient'altro.- intervenne Penelope sospirando mentre gli altri erano scoppiati a ridere.
    -Iniziate già a divertirvi senza di noi?- esclamò David scendendo le scalette assieme al capo e raggiungendoli.
    -Un piccolo assaggio.- disse Emily sorridendo -E JJ ci ha invitati a casa sua.-
    -Così strapazzeremo un po' il piccolo Henry!- sorrise Garcia già pronta a coccole e faccette buffe.
    -Ma non sarà un disturbo JJ?- domandò preoccupato Aaron
    -Oh no, ho già avvertito Will.. siamo contenti di mostrarvi il nostro piccolo rifugio.-
    -Allora non ci resta che andare.- esclamò David facendo strada verso l'uscita dell'edificio.
    Appena varca la porta, appena toccato l'asfalto, Spencer si avvicinò ad April e senza pensarci troppo esclamò -La macchina è di qua, vieni con me April?-
    A quella domanda April alzò di scatto la testa verso il ragazzo che la stava guardando a labbra serrate e con una buffa espressione in volto. -Ah.. ehm, sì..- mormorò avviandosi dalla parte che le aveva mostrato prima il ragazzo. Questa mossa proprio non la capiva. Cosa voleva ora da lei? Ora, dopo che non l'aveva considerata da quando era tornata?
    Si girò sorridendo goffamente al ragazzo prima di constatare che tutti avevano deliberatamente deciso di non andare con loro. Nella sua testa si formò la nitida immagine di lei con una grande mitragliatrice in mano e dall'altra parte tutto il resto della squadra ma poi, piano piano, si fece spazio un altro pensiero, un'altra immagine. E un suono leggero arrivò alle sue orecchie, una voce maschile: "Se passi di qui meglio che non ti presenti a un certo ragazzetto".
    Salì in macchina titubante lasciando che i suoi occhi si fermassero sulla figura di quell'alto ragazzo che, allacciata la cintura di sicurezza, si accingeva a girare la chiave e mettere in moto.
    Dove gli avrebbe portati tutto ciò?

    Spencer si maledì mentalmente per quella stupida idea. Cosa credeva di fare? Ed ora che era rimasto solo con lei? Perché voleva tartassare ulteriormente la sua testa con queste sciocchezze? Perché voleva convincersi di provare qualcosa per quella ragazza? Solo perché si ritrovava a guardarla ed osservarla senza motivazione alcuna? Solo perché si era sentito morire quando l'aveva vista angosciata per l'amica? Solo perché i suoi pensieri ogni tanto erano affollati dalla sua presenza? Solo perché quell'"ogni tanto" si trasformava spesso e volentieri in costante, un pensiero costante? No, decisamente non era nulla. Il suo cervello poteva risolvere anche questo. Beh, forse.. per ora, a dire il vero, non c'era riuscito molto bene.
    -Ti farai male..- mormorò April continuando a guardare la strada davanti a sé.
    -Co..come?- chiese imbarazzato lui. Quelli erano i suoi pensieri, come faceva a sapere?
    -Se continui a stringere a quel modo il volante ti farai male.-
    A quella risposta Spencer guardò le nocche delle dita più bianche del solito. Scosse la testa mentre una mezza risata gli si formò sulla bocca. Si era preso un bello spavento per nulla. Come poteva April sapere qualcosa se non c'era nulla da sapere? Perché era esattamente così.
    Lasciò andare un poco le mani cercando di concentrarsi esclusivamente sulla strada e non a quella ragazza che aveva appena sentito sospirare. Perché lo aveva fatto? Perché lui gli aveva offerto un passaggio ed ora se ne stava zitto senza dire una parola? Anzi, ridacchiando nervosamente tra sé e sé? Era proprio uno stupido.
    Doveva pensare a qualcosa. Doveva capire cosa fare. Ma in quel momento, per la prima volta, sentì che il suo cervello lo stava abbandonando. Non aveva una risposta.
    Improvvisamente svoltò velocemente a destra tanto che April si dovette reggere alla maniglia della portiera. -Guarda che gli altri sono andati a dritto.-
    Spencer non rispose, aveva bisogno di pensare. Precisamente aveva bisogno di attuare un pensiero sensato. E poi aveva bisogno di formulare una frase razionale e dirla con tutte le sensazioni che provava in corpo. Lei avrebbe capito?
    Vide un parcheggio e subito vi si infilò cercando un posto tranquillo, un po' ai margini, un po' lontano dal caos della strada trafficata.
    -Spencer..- sospirò April incominciando a spazientirsi. Non era mai stata una persona calma e in quel momento le sembrava di aver tollerato anche troppo. Non si era mai sentita a quel modo, provava un misto fra frustrazione, delusione, rabbia, indecisione. Proprio non andava, doveva rimediare. Non voleva assolutamente provare niente di tutto ciò. Soprattutto se era per via di un certo ragazzetto. -Spencer..-
    -Aspetta!- esclamò subito lui slacciandosi la cintura e girandosi un poco verso di lei -Solo un attimo.-
    A quelle parole April poggiò la testa allo schienale del sedile guardando dritta davanti a sé. Proprio non riusciva a star dietro alle intenzioni di quel ragazzo. A volte le sembrava così vicino, le sembrava di capirlo con uno sguardo. Altre volte, invece, era come se fosse lontano anni luce. Ora era uno di quei momenti. A dire il vero era così da quando era tornata. Improvvisamente rimpianse di non aver letto quel diario.. che fosse stato quello a renderlo così distante? Nuovamente si maledì per quel pensiero. Non voleva assolutamente che la sua mente pensasse alle sensazioni che quel ragazzetto le dava, ai mille dubbi che le faceva venire.
    -April..- sentì la sua voce arrivargli lieve alle orecchie. Sentì un leggero calore sfiorarle la guancia, un tocco così delicato da farle quasi il solletico. Lentamente si girò ed incontrò quegli occhi da cucciolo che tanto le erano mancati. Le sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che lui l'aveva guardata a quel modo.
    -April mi dispiace.-
    Ma ora doveva riprendere il controllo di se stessa. Scosse la testa cercando di assumere un'espressione perplessa -Di cosa?-
    Era difficile per lui dire ad alta voce ciò che provava, era davvero difficile. Difficile perché se il suo cervello e il suo cuore avevano preso una strada lui stava cercando di fare di tutto per negarla, per prendere e cambiare sentiero anche se i suoi piedi volevano continuare a battere quella complicata via. Difficile perché lui non voleva assolutamente provare quelle sensazioni. Difficile perché lui non voleva nemmeno pensare di provare quelle sensazioni. Difficile.
    Stava cercando una qualche frase da dire, un qualcosa che giustificasse il suo comportamento.. ma in quel momento il suo cervello lo aveva davvero abbandonato.
    Fu allora la voce di April a fargli alzare lo sguardo a guardarla nuovamente negli occhi.
    -Non ho letto quel diario.-
    Rimase ad osservarla mentre tutte le sue elucubrazioni mentali crollavano di colpo. Lei non aveva voluto sapere. Lei non aveva voluto sapere cosa lui aveva appreso da quelle parole. Lei voleva vivere al momento senza troppi pensieri, senza troppe parole vaganti nella mente. Deglutì a fatica.
    -Non ti devi scusare di nulla, capisco che può essere difficile sapere qualcosa della vita di una persona che vedi tutti giorni, di cui sei collega.. lo capisco.- si stava arrampicando sugli specchi ma voleva solamente chiudere quel discorso. Discorso che non era affatto un discorso. Perché non era nemmeno iniziato.. quel discorso. Le parole le erano uscite prima che potesse collegare il cervello, prima che potesse pensare a mente lucida a tutta quella situazione. Ma forse erano le parole giuste da dire.
    Spencer l'osservò ancora per qualche secondo mentre lei lo guardava mordendosi il labbro inferiore. In quel momento gli sembrava di essere senza difese, incapace di gestire un qualcosa che era diventato dannatamente impalpabile ma che si respirava nell'aria, che lui respirava.. e respirava sempre più spesso, sempre maggiormente. E più respirava e più nella sua mente cadevano certezze su certezze e il tutto si perdeva in quei occhi color del miele. Quegli occhi che ora lo guardavano sperando di non dover mai più tornare su quell'argomento.
    -Forse non avrei dovuto ricordarti..- mormorò riferendosi al diario, a Tina, -Scusa.- finì girandosi e portando le mani sul volante.
    April lo guardò osservare per qualche attimo davanti a sé, come in contemplazione di un qualcosa che non c'era, poi lo vide portare la mano destra sulla chiave della macchina e mettere in moto. Fu veloce, posò un mano sulla sua coscia e in un sussurrò mormorò -Grazie.-
    Lei lo sapeva.. lo sapeva che lui in realtà si stava solo preoccupando per lei.
    Lui doveva ancora scoprirlo.

    ...

     
    Top
    .
29 replies since 6/4/2010, 13:52   1663 views
  Share  
.