Quando

Rabb-it

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    Nono capitolo



    Permesso?
    Domandò JJ, aprendo la porta dopo aver bussato alla stanza di Diane Reid; la donna era seduta sulla poltroncina davanti alla finestra, un immancabile libro in mano, alzò la testa ed osservo confusa la persona davanti a lei, domandandosi dove l’aveva già vista quella biondina simpatica che le sorrideva senza entrare nella stanza.
    “Entri pure”
    Poi vide la donna mora alle sue spalle, e ricordò, erano colleghi di suo figlio.
    Si alzò in piedi.
    “Voi lavorate con il mio Spencer, gli è forse successo qualcosa?”
    Domandò la donna, ora non solo confusa, ma anche un po’ spaventata.
    JJ le si fece incontro rassicurante.
    “No, non gli è successo niente.”
    “Lei è una pessima bugiarda lo sa? Cosa è capitato?”
    Emily e JJ si scambiarono un’occhiata, meglio dirle la verità, o almeno una sua parte.

    Iniziò Emily.
    “Si è assentato senza permesso dal lavoro. Speravamo fosse qui.”
    “Le dispiace se lo stiamo ad aspettare un poco? Vorremmo evitargli guai con il nostro superiore.”
    “Ma lui sta bene?”
    “Sì, ha solo voluto staccare un poco la spina, e davamo per scontato che si sia diretto da lei.”
    “E siete preoccupati, perché non è da lui andarsene senza dire niente.”
    Riprese JJ.
    “Esattamente, ma risolveremo tutto, vedrà.”
    “Spencer è fortunato ad aver dei così buoni colleghi.”
    “Siamo noi quelli fortunati ad averlo come collega ed amico.”

    Diane si rimise seduta, riprese in mano il libro che aveva poggiato sul bracciolo della poltrona e tornò a leggere.
    Come se avesse bisogno di estraniarsi dalla realtà che la circondava.
    Forse erano i farmaci, forse la malattia, ma JJ ed Emily avevano la netta sensazione che di lì a poco avrebbe anche potuto ritornare a domandare a loro cosa ci facevano nella sua stanza.
    Dimentica di quanto appena avvenuto.
    Si misero sedute ad aspettare.
    Con in testa un solo pensiero, che la parola che avrebbero usato per Spencer non sarebbe mai stata fortunato.


    Fortunato?
    Doveva sentirsi fortunato.
    Quello che gli avevano appena detto i medici mandava Derek su tutte le furie, ma sapeva che gli stavano solo dicendo la verità.
    L’ennesima visita.
    L’ennesimo parere.
    “È stato fortunato giovanotto!”

    Una gran voglia di dirgli che era un uomo fatto da un pezzo, e che giovanotto proprio non gli si addiceva.
    Una gran rabbia di non farcela ancora a superare l’afasia.
    Sapeva che per pochi millimetri la sua lesione poteva essere irreversibile, ma gliela stavano ripetendo troppe volte quella parola. Ormai la odiava.
    Un'altra volta e sarebbe sbottato, anche se non sapeva bene come.
    Pareva però che i medici ne avessero avuto a sufficienza per quel giorno, erano salvi.
    Fuori loro dentro Penelope.
    “Ho sentito gli altri, Reid non è dalla madre, tu non hai idea di dove potrebbe essere?”
    Gli aveva spiegato che se ne era andato, senza dirgli della lettera, e che erano andati a cercarlo.
    Derek cercò di pensare dove poteva essersi diretto Reid, ma anche a lui veniva in mente solo la madre.
    “P-o-l…”
    Lo sconforto.
    “Sì, Rossi ed Hotch si stanno dirigendo dalla polizia, io devo controllare se ci sono stati incidenti.”
    Una fitta colse Derek, forse lo scuotere la testa non era stata una buona idea, Penelope se ne accorse e lo aiutò a stendersi.
    Le rivolse uno sguardo colmo di gratitudine, e lei gli sorrise… e fu così che li sorprese Kevin.

    “Permesso?”
    “Ciao Kevin, non mi avevi avvisato che saresti venuto.”
    “Non sapevo di doverlo fare. Scusa.”
    “Kevin… non ora… ti prego.”
    Derek osservò lo scambio in silenzio.
    Sapeva che Kevin era geloso della sua amicizia con Garcia, gelosia insensata, ma comprensibile.
    I doppi sensi che si scambiavano continuamente lui e la donna avrebbero messo a dura prova chiunque, e mesi prima avevano anche condiviso una stanza anche se lui aveva dormito sul pavimento.
    Ma da quel momento era diventato molto vigile nei suoi confronti.
    Per un attimo non era più nella stanza con i due che si scambiavano occhiate ansiose, si rivide in Alaska mentre consolava Penelope di quello che aveva dovuto sopportare in quei giorni, vedersi morire una persona davanti, senza il filtro che di solito le forniva stare dietro agli schermi.
    Forse la gelosia di Kevin non era per niente insensata, da fuori il rapporto tra lui e Penelope poteva benissimo dare da pensare.
    Tornò a presente e ricambiò il saluto dell’uomo.
    Che dopo i normali convenevoli di una visita in ospedale fece capire alla sua donna che le voleva parlare un attimo da solo.
    Uscirono dalla stanza.

    “Ho fatto la ricerca che hai chiesto, un incidente vicino Las Vegas, la polizia ha i suoi effetti personali.”

    Continua...
     
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29 replies since 23/5/2010, 22:06   1417 views
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