Cenere alla cenere

Emily†

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  1. Emily†
     
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    Autore: Emily†
    Titolo: Cenere alla cenere
    Rating: Per il momento verde. In caso dovesse cambiare avviserò ad inizio capito
    Avvertimenti: /
    Personaggi/coppia: Emily Prentiss; Aaron Hotchner; Jennifer Jereau; David Rossi; Spencer Reid; Penelopce Garcia; Derek Morgan (Hotch/Prentiss)
    Spoilers: Nessuno Spoiler
    Disclaimer: Criminal Minds non mi appartiene, (tranne quelli da me inventati) i personaggi sono di Jeff Davis e non ci guadagno nulla.

    Commenti: https://criminal-minds.forumcommunity.net/?...872051#lastpost




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    Prologo


    Morgan era certo che questa volta l’avrebbe fregato.
    Aveva ricercato quell’indovinello numerico per giorni, lui stesso non era riuscito a risolverlo e tanto meno JJ e Garcia che si erano scervellate per ora senza venire a capo della soluzione.
    Morgan ne era convinto: Reid questa volta non sarebbe riuscito a rispondere correttamente a quella sequenza e la cosa lo eccitava parecchio. Finalmente avrebbe vinto.
    Prentiss era appena entrata in ufficio quando Derek usurpò la sua postazione lasciandola orfana della sua amata sedia girevole. – Morgan che stai facendo?
    - Osserva dolcezza. Osserva. – rispose, poi attirò l’attenzione di Reid lanciandogli un pezzo di carta in testa. Quest’ultimo si alzò in piedi e fece il giro della sua scrivania per avvicinarsi al malandrino.
    - Che c’è?
    Morgan fece l’occhiolino ad Emily, poi prese un foglio di carta dal blocco della donna posato sulla scrivania e scrisse dei numeri: 1,1,2,3,5,8,13; dopodiché sorrise sornione e con un filo di voce iniziò a punzecchiare il ragazzo. – Allora Reid. Prova a completarmi questa serie di numeri! Vediamo un po’ se ci riesci.
    Il giovane si chinò per osservare bene la sequenza imponendosi un’espressione riflessiva.
    - Eh, Morgan. Morgan, amico mio. Se proprio vuoi battermi fallo a braccio di ferro, ma con la logica proprio non puoi farce.
    Il sorriso dal volto dell’agente scomparve lasciando sul suo viso un’espressione perplessa. Prentiss, invece, tossicchiò per nascondere una risatina: la faccia di Morgan era particolarmente esilarante.
    - Questo è il codice Fibonacci. Leonardo Fibonacci era uno dei dotti che fecero cerchio attorno a Federico II di Svevia. Tra l’altro questa sequenza è notoriamente errata. Il codice Fibonacci comincia dallo 0 e prosegue con 1,1,2,3,5,8,13, 21 – calcò soprattutto l’ultimo numero osservando l’amico con lo sguardo scaltro. - 34,55,89,144. può bastare o devo continuare!
    - Si, si. Abbiamo capito! – rise Prentiss strappandogli la penna dalla mano per impedirgli di scrivere e proseguire la sua dotta spiegazione di quel codice al quale nessuno importava niente. Morgan rimase severamente offeso ed ammutolito da quanto era accaduto e lo fissava con sguardo canino. – Reid.
    - Sì, Morgan?
    - Ti ho mai detto quanto sei fastidioso, dottor Reid?
    Il ragazzo sorrise. – Sempre. – e se ne andò.
    Morgan si rivolse ad Emily. – E tu smettila di ridere! È una cosa grave!
    - Per nulla. È divertente vedere come ti dai da fare per fregarlo. Peccato che non ci riesci mai! In più hai trovato un banalissimo enigma numerico che Reid avrebbe saputo risolvere ad occhi chiusi.
    - Come semplice? Ma se ci ho impiegato un’ora per capirlo!
    - Morgan. Reid ha visto il Codice da Vinci al cinema e letto venti volte il libro.
    - E allora?
    - E allora documentati. Il film si basa sul codice Fibonacci.
    - Ma porc…
    - TUTTI IN RIUNIONE, ORA! – la voce di Hotch tuonò come un fulmine a ciel sereno.
    Prentiss, Reid e Morgan si guardarono. Fecero spallucce.
    Morgan lasciò la sedia di Emily in modo che potesse sistemare la sua borsa e la giacca e si diresse con Reid in sala riunione.

    Edited by Emily† - 11/2/2011, 19:05
     
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  2. Emily†
     
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    Capitolo 1


    - Il corpo di un collezionista di gioielli antichi è stato trovato da dei pescatori nei pressi di un fiume a Saint Louis, Illinois. – espose JJ al gruppo mostrando le foto del corpo che venivano proiettata sul maxi schermo da Garcia. – Gli hanno sparato e poi il corpo è stato gettato nel fiume. L’autopsia ha rilevato che l’uomo è morto per annegamento.
    - All’occhio destro? – notò Reid osservando bene le immagini.
    - Si. Gli hanno sparato all’occhio destro proprio come ad altri due uomini prima da lui: un gallerista di un museo di Sant Louis ed un gioielliere di una famosa boutique in della zona.
    - Insomma, tutto di ceto medio alto. – osservò Prentiss.
    JJ annuì. – Sì. Sono padri di famiglie benestanti. Apparentemente non hanno nulla in comune.
    - A parte le morti. – Morgan era ancora nervoso per la sconfitta avuta da Reid poco prima.
    - Non può essere una coincidenza.
    - Per questo hanno chiamato noi, JJ. – la voce di Hotch parve più tranquilla del solito. – Chi ha trovato i corpi?
    - Come ho detto l’ultimo è stato trovato da dei pescatori che si recavano al fiume. Il primo da dei bambini che stavano giocando poco distante dalla riva ed il secondo dalla polizia. Era stata denunciala la denuncia di scomparsa qualche giorno prima. Sia i pescatori che i bambini sono stati interrogati ed affermano di non aver visto nessuno di sospetto in zona.
    - Certo. Il corpo sarà stato gettato da qualche ponte.
    - Probabilmente il ponte di Sant Louis, l’unico. La polizia l’ha perlustrato da cima a fondo ma non ha trovato tracce, impronte ne altro.
    - Le famiglie le hanno ascoltate?
    - Si, ma nulla di rilevante Morgan. È nato tutto come una classica scomparsa. Lui è uscito, è andato al lavoro e non è più rincasato. Hanno comunicato la scomparsa dopo ventiquattrore. Per tutti i tre hanno trovato il corpo il giorno dopo.
    - Quanto fra una scomparsa e l’altra?
    - Dal primo al secondo parliamo di settimane. Dal secondo al terzo di giorni.
    - Il nostro S.I. si è fatto esperto – dedusse Rossi dalla sua sedia. – I tre uomini avevano amici in comune? Hobby? Passatempi?
    - Uno solo. E qui entra in gioco il lavoro per Garcia.
    - Presente. Cosa devo fare farfallina? – attiva, in abito giallo e nero e pronta a farsi in quattro per dare una mano.
    - Devi controllare, o meglio, ribaltare da cima a fondo una community.
    - Che genere di forum, JJ? – domandò Prentiss corrugando la fronte.
    La biondina fece spallucce – Un semplice forum di storia. Entrambi erano iscritti allo stesso sito di storia russa. E qui entri in gioco tu, Emily.
    - A si?
    - Si, perché i nostri men rispondevano in inglese ai messaggi, ma gli articoli sono interamente scritti in russo.
    - Perfetto – esclamò poco contenta la bruna: non amava particolarmente la lingua russa. – Non posso passare la mia vita a tradurre tutto il sito, però!
    - Infatti non lo dovrai fare, per fortuna – Hotch si alzò in piedi. – Garcia, ricerca nel forum i nostri tre uomini e manda sul palmare di Emily tutti i testi degli argomenti a cui hanno partecipato.
    - Coro capo! – si alzò e sparì dalla circolazione come una saetta.
    - Tranquilla, Emily. I figli ci hanno detto che navigavano online, ma che commentavano poco. Preferivano leggere di storia u libri cartacei.
    - Dovrei sentirmi più sollevata?
    JJ fece una smorfia di assenso che però non tranquillizzò affatto Prentiss.
    - Preparatevi: si parte fra mezzora per l’Illinois.
    - Evviva… - incorarono svogliati JJ, Reid e Morgan mentre si alzavano.
    - Ed io cosa dovrei dire che mi devo tradurre centinaia di pagine?
    - Dovevi omettere nel tuo curriculum l’aggettivo: poliglotta. – rise Reid.
    Emily ebbe una voglia straziante di prenderlo a sberle e fare felice Morgan, ma si trattenne. Raggiunse gli spogliatoi con JJ e prese dal suo armadietto la borsa che teneva in ufficio per le occasioni particolare: quel giorno era un esempio.
    Nel giro di venti minuti l’intero Team sedeva sulle morbide poltrone di pelle crema dall’aereo che li avrebbe accompagnati a Saint Louis. Rossi era in procinto di iniziare una partita a poker con Morgan e Reid, mentre quest’ultimo si fregava le mani davanti alla faccia di Morgan ben consapevole che avrebbe vinto la partita, per questo motivo insisteva per giocare a soldi, ma Dave e Derek non erano così sciocchi da dargliela vinta. Hotch sedeva accanto a loro deciso a lasciar riposare il team almeno per la prima mezzora di viaggio e si era messo a legger un libro piuttosto voluminoso. Prentiss e JJ sedevano vicina poco distanti dai ragazzi ed erano in contemplazione della pista di decollo dell’aereo.
    - Allora? – bisbigliò ad un tratto la bionda alla brunetta. – Non mi dici nulla?
    Emily sapeva bene dove l’amica voleva andare a parare, ma fece spallucce e scosse il capo. – Cosa dovrei dirti?
    - Andiamo, non fare la svampita con me. Hai capito benissimo – e lanciò uno sguardo al loro supervisore. – Sbaglio o vedo che c’è qualcosa fra di voi?
    Emily si fermò un istante ad osservare il volto concentrato di Aaron nella lettura del suo libro. – Non dire sciocchezze, JJ!
    - Non dico sciocchezze. Vi vediamo io e Penelope! In ufficio non vi guardate però poi andate sempre a casa assieme.
    - Mi da solo un passaggio a casa perché la mia auto è dal meccanico… - cercò di giustificarsi.
    - E non ti domandi perché lo fa? È vedovo, solo, con un figlio che vede poco. Non credi si stia avvicinando a te?
    - Ma cosa dici! – Emily arrossì visibilmente e si tirò indietro i capelli che le erano caduti davanti al viso. – Siamo amici. Sì, amici è il termine giusto – rifletté - … mi parla di Jack, di come sta… tutto qui.
    - Ripeto: non ti è mai venuta in mente che potresti piacergli?
    Lei non rispose. Ricordò quella notte di due settimane fa e chiuse gli occhi.
    - Em, mi nascondi qualcosa? – investigò la bionda.
    Prentiss non rispose.
    - Oddio Em, non dirmi che…
    Emily alzò gli occhi al cielo – JJ stiamo parlando di un argomento che non centra nulla col caso! – bisbigliò cercando di sbrogliarsi da quel casino in cui si era invischiata.
    - Emily, non dirmi che voi due…
    - REID – gridò ad un tratto guardando verso il ragazzo dopo aver osservato una mail di Penelope sul palmare – Vero che tra le tue capacità intellettive c’è anche un po’ di russo?
    - Mi spiace bellezza. So capire quando parlano e non propriamente tutto, ma non so il cirillico!
    JJ rise vedendo l’amiche che, involontariamente, cambiando argomento, le aveva appena dato una risposta affermativa su un piatto d’argento.
    - E se io te lo leggo?
    - No, mia cara. Sta volta ti è andata male. – le disse. – Tris d’assi!! Ho vinto! – esultò alzandosi in piedi ed esultando come un bambino che aveva appena vinto alla pesca una soldatino nuovo.
     
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  3. Emily†
     
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    Capitolo 2


    Atterrarono a Saint Louis alle cinque e mezza del pomeriggio e si recarono immediatamente alla stazione di polizia che li aveva contattati quella mattina per essere supportati in questo difficile caso che non lasciava scampo alle vittime.
    Vennero sistemati in una stanza arieggiata, luminosa e con un immenso tavolo rotondo al centro. JJ mise in ordine il PC e si connesse immediatamente alla linea di Garcia in modo da poterla vedere via webcam.
    - Garcia ha già trovato alcuni articoli, ma non ho trovato nulla di rilevante. – disse Prentiss sedendosi al tavolo continuando a leggere sul suo palmare. – Sono articoli di politica russa, su Stalin ed alcuni articolo commemorativi di Lenin. Nulla di così strano.
    - Hanno commentato le nostre tre vittime? – domandò Hotch avvicinandosi molto alla donna. JJ, nel frattempo, sorrise.
    - Si, ma solo commenti di assenso. E soltanto Jeremy Parker e Harry Loper. Le prime due vittime. L’ultima, Christopher Perry, non è intervenuto nelle discussioni.
    - Dobbiamo dire a Garcia di restringere il cerchio. – poi si rivolse alla bionda. – JJ contattala e dille di mandarci soltanto articoli a cui hanno partecipato tutti e tre assieme.
    - Ricevuto. – e si mise al lavoro immediatamente.
    - Reid, Morgan. Voi due andata a parlare con le mogli delle prime due vittime. Rossi e JJ, voi analizzate i tre casi a fondo e controllate che non ci sia qualcosa che è sfuggito agli agenti. Prentiss e io andremmo a parlare con la famiglia dell’ultima vittima.
    Emily si alzò dalla sedia ritirando il palmare e guardando torva JJ che stava già sorridendo maliziosa.
    Uscì seguendo Hotch in direzione del SUV che la centrale aveva messo loro a disposizione e salì dalla parte del passeggero: era ben consapevole che Hotch non amava stare senza far nulla, piuttosto che restare fermo su un sedile preferiva certamente guidare.
    Faceva caldo quel giorno, un caldo torrido ed afoso che non lasciava spazio a folate di vento. Il sole picchiava rovente su Saint Louis come se fosse adirato con la città e galleggiava nel cielo intonso come una palla incandescente.
    Hotch mise in moto e partirono immergendosi nel traffico della città. Accese l’aria condizionata al massimo ed un’arietta leggera inebriò l’abitacolo rovente. – Perché JJ è così sospettosa? – domandò ad un tratto Aaron guardando Emily con la coda dell’occhio.
    Lei scrollò le spalle. – Crede che fra noi ci sia qualcosa.
    - E così non è?
    - Così è, ma eviterei di raccontarlo troppo in giro. Comincerebbero a parlare e farmi domande ed io non…
    Lui la interruppe – Non sei molto estroversa. So che preferisci chiuderti piuttosto che parlare di te. Preferisci aiutare gli altri che farti aiutare.
    Emily distolse lo sguardo e fissò fuori dal finestrino. – Sono fatta così.
    - Lo so. Però adesso dobbiamo impegnarci su questo caso. Questa sera perché non passi da me in camera?
    - Cos’è? Una proposta Signor supervisore? – domandò maliziosa.
    - Potrebbe anche darsi. – si limitò a rispondere.
    Lei sorrise e lui parcheggiò davanti ad una villetta a schiera. Scesero dall’auto e si avvicinarono alla porta d’entrata.
    Hotch suonò il campanello ed una donna dai capelli rossi e due meravigliosi occhi azzurri intrisi di lacrime venne ad aprire. – Desidera?
    - Siamo gli agenti Hotchner e Prentiss. FBI. Vorremmo farle alcune domande se fosse possibile.
    La donna tentennò un istante, poi annuì e li fece accomodare.
    Si sedettero in salotto, su un divano in velluto rosso. – Signora Perry, le nostre condoglianze.
    - La ringrazio agente Hotchner. I bambini sono andati nel Kentucky da mia madre per evitargli di passare le vacanze estive in questa casa.
    - Ha fatto bene. Noi vorremmo sapere se per caso ha visto qualcuno di strano ultimamente. – Emily prese un taccuino dalla borsa ed una penna per scrivere.
    La rossa scosse il capo lentamente e con tristezza. – No. Lui non usciva mai, stava sempre attaccato a quel maledetto computer e al suo forum.
    - Non sa perché?
    - Era molto appassionato di storia. Come vede la biblioteca dietro le mie spalle è piena di libri storici russi.
    Emily alzò la testa ed osservò l’immensa libreria che le ricordava parecchio quella di camera sua nella vecchia casa in Russia. I libri erano parecchi e tutti in lingua inglese o russa, alcuni anche in francese. – Vedo che è particolarmente appassionato del periodo zarista… - mormorò poi, dopo aver osservato parecchi titoli inerenti alla famiglia reale dello Zar Nikolaj II.
    - Si. Era un’ossessione. Pensi che è persino partito per la Russia per il novantesimo anno di morte della famiglia reale. Ha fatto un tour con degli amici per la Russia e per la Siberia.
    - Non sa con chi è partito? – Hotch osservò la donna.
    - No. Non mi parla…parlava mai dei suoi viaggi ed io non chiedevo. Non amo la storia e litigavamo spesso a causa del suo lavoro che lo portava via di casa.
    - Portava via?
    - Vede Agente Prentiss. Mio marito era un collezionista di gioielli antichi russi e spesso si recava nei luoghi più remoti per acquistarli o per rivenderli. È persino riuscito ad avere fra le mani un uovo di Fabergé e questo dimostra la sua bravura.
    - Sono molto difficile da vedere originali. – mormorò Hotch. – Dunque non sa proprio come contattare gli amici con cui ha fatto il viaggio?
    - No.
    - Era organizzato dal forum?
    - Credo di si.
    - Senta. – intervenne Emily – Ha mai sentito i nomi Jeremy Parker e Harry Loper?
    Lei scosse il capo. – Mai. Come vi ho detto non usciva spesso di casa a parte per il lavoro, lui era sempre in chat con queste persone… non saprei davvero come aiutarvi…
    - Non si preoccupi. – la tranquillizzò Prentiss vedendo la donna nello sconforto.
    - Credete che siano collegate queste morti?
    - Non lo sappiamo ancora. – intervenne Hotch – Stiamo supervisionando il caso.
    - Vi prego… - la donna prese per un braccio Emily – Prendete chi ha ucciso mio marito. Era burbero e rompi scatole, ma un brav’uomo. – e scoppiò in lacrime fra le braccia di Prentiss.
    - Non si preoccupi, faremo il possibile… - le rispose accarezzandole la testa. – Se per caso le venisse in mente qualcosa non esiti a contattarci, Signora.
    - Senz’altro Agente. L’avviserò immediatamente.
    - resti a disposizione. – Aggiunse Hotch. Dopodiché uscirono dall’abitazione e si avvicinarono all’auto.
    Prentiss parve riflessiva e concentrata e lui se ne accorse.
    - Problemi?
    - E se l’S.I. fosse iscritto a quel forum? Insomma, l’unico collegamenti fra i tre uomini è quel forum di storia, dovremmo cercare più a fondo fra gli articoli e vedere se c’è qualcosa di strano nei commenti.
    - Credo sia la cosa migliore. Contatto Morgan e faccio domandare alle famiglie se anche i loro mariti sono partiti per la Russia. – prese il cellulare e compose il numero.
    Emily si guardò alle spalle. Le parve strana tutta quella passione per la storia, soprattutto per un periodo storico così particolarmente travagliato e pieno di enigmi. Ma probabilmente era proprio per quel motivo che Christopher Perry ne era così ammaliato.
    La curiosità umana fa fare tante sciocchezze e spinge l’uomo ad immischiarsi in storie in situazioni e misteri a cui dovrebbe stare lontano.
     
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  4. Emily†
     
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    Capitolo 3


    - E allora?
    - JJ smettila di guardarmi con quegli occhi a raggi infrarossi e farmi il quarto grado. – sbuffò Emily entrando nella stanza da sola dove l’amica stava conversando con Penelope. Hotch si era fermato ad aggiornare il commissario di polizia di zona sull’interrogatorio ed Emily aveva preferito raggiungere JJ per parlare con Garcia.
    - Non ti facciamo l’interrogatorio, passerrotta! Esigiamo soltanto di essere messe al corrente! – la voce di Garcia si fece largo nella stanza. Emily alzò gli occhi al cielo e chiuse la porta alle sue spalle per evitare che Hotchner sentisse. Posò la borsa e si tolse la giacca restando con una maglietta senza maniche rossa. Si avvicinò a JJ e guardò lo schermo. – Una manciata di fatti vostri?!
    - Niente affatto pulcino. Sei l’unica dopo JJ ad avere una vita privata attiva e JJ non è più interessante perché sposata ed abbiamo ficcanasato già troppo. Ora sei tu nel mirino, per cui finché non avremo il nostro scoop ti perseguiteremo fino alla morte.
    - Garcia, non doveva ribaltare il sito internet?
    - L’Oracolo della BAU lo sta facendo e come già sapevi, sa fare due o tre cose nello stesso momento. Il computer sa lavorare da solo e mentre mi scansione il sito le mie sinapsi si attivano per rompere le scatole a qualcuno. In questo caso: tu. – dallo schermo si poté vedere Penelope bere un succo di frutta con una cannuccia rossa.
    JJ non aveva ancora detto nulla, ma il suo sguardo malandrino era più che sufficiente. – Dunque…
    - Oh, ma… ma che curiose! – sussurrò inviperita Prentiss.
    - Ti ringraziamo per il complemento. Amiamo spettegolare sulla gente!
    - Penelope, spero che il succo di frutta ti vada di traverso.
    - Come sei malefica. – rise JJ, poi la fissò – Guarda che non ci muoviamo da qui finche non ce lo dirai.
    Emily osservò la porta a vetri dove il resto della squadra si stava raggruppando per accedere alla stanza.
    - Troppo tardi. – sorrise furba lei e si mise a sedere.
    Il team entrò e si dispose meticolosamente attorno al tavolo. L’atmosfera non era tesa, era abbastanza rilassata per la calura di quel giorno.
    - Sia Jeremy Parker che Harry Loper hanno fatto lo stesso viaggio in Russia. – iniziò Reid giocherellando con una penna – Questo ci fa credere che i tre uomini si conoscevano o si sono conosciuti durante il viaggio. La moglie di Jeremy ci ha informati che il viaggio è stato organizzato da un certo Scorpion. È un nick name, chiaramente, non sappiamo se è un uomo o una donna.
    - Garcia, potresti ritrovarla tramite ip?
    - Impossibile. Ho potuto trovare i nostri tre uomini soltanto perché avevo i loro ip, ma il sito è protetto maledettamente bene e mi ci vorrà del tempo capo.
    - Allora mettiti al lavoro. Avete scoperto qualcosa d’altro?
    - Si. – proseguì Morgan. – Entrambi erano grandi appassionati di storia russa, soprattutto…
    - …dell’epoca zarista… - terminò la frase Prentiss.
    - Come fai a saperlo?
    - Semplice intuizione – fece spallucce. – Qualcuno sa chi è questo Scorpion?
    - No. Quando sono partiti per la Russia, la moglie di Harry ha accompagnato il marito all’aeroporto, ma al loro arrivo hanno trovato una guida che li avrebbe accompagnati per tutto il viaggio.
    - Chi è?
    - Jessica Parker.
    - Sappiamo qualcosa di lei? – domandò Rossi.
    - Sappiamo che ha risposto ad una mail mandatale sul pc nella quale qualcuno l’assumeva come guida. È tutto ciò che ha detto ai nostri uomini. – Reid scrollò le spalle e si grattò la testa, poi iniziò a farsi aria con un fascicolo che c’era sul tavolo.
    - Come è stata assunta via e-mail? – perplessa JJ poggiò i gomiti sul tavolo.
    - Si, assunti via mail. È una ragazza, a dire della signora Loper, giovane, sui ventenni. Probabilmente aveva appena terminato il liceo e stava cercando un lavoretto. Appena si è presentata ha informato che aveva ricevuto il lavoro via posta elettronica da qualcuno che si è firmato S e come indirizzo di contatto ha messo il link del forum di storia. – spiegò Reid continuando a farsi aria.
    - S di Scorpion. Quindi non sappiamo nemmeno se è una donna o un uomo. Bene. Dobbiamo rintracciarlo.
    Garcia esplose in un – Maledizione! – riconnettendosi alla webcam. – Niente da fare amori miei. Quel piccolo demonio ha l’ip bloccato e non c’è verso di trovare il luogo da cui si connette. Probabilmente lo fa da un computer protetto con dei programmi particolarmente efficaci. Dannazione!
    - Tranquilla bambolina.
    - …e se ci infiltrassimo nel forum? – intervenne Prentiss guardando il team e poi Garcia.
    - Come? – Hotch la guardò come se non avesse voluto lasciar fare azioni avventate alla donna.
    - Beh… i nostri tre uomini si sono incontrati sul sito ed hanno fatto conoscenza con questo Scorpion. Basterà iscriversi al gruppo e cercare di approfondire gli stessi campi analizzati dalle vittime. Deve esserci pur stato un motivo per cui i Harry, Jeremy e Christopher sono stati contattati.
    - Emily ha ragione – l’appoggiò Reid – Le mogli hanno detto che soltanto in quattro si sono presentati all’aeroporto.
    - Quattro?!
    - Si, Hotch. Quattro ma non siamo riusciti a scoprire chi fosse il quarto uomo.
    - Per cui c’è un altro uomo che potrebbe essere in pericolo. Se davvero il nostro S.I. naviga su quel sito allora dobbiamo assolutamente scovarlo! Emily… - era la prima volta che JJ e Garcia lo sentivano chiamarla per nome davanti a tutti. – credi di riuscire a rispondere in russo agli articoli?
    - Si – mormorò guardandolo negli occhi – Potrei farlo, ma le vittime rispondevano in inglese.
    - Vero. – intervenne Garcia – Ma ho appena scoperto che nella top ten dei più appassionati e sfegatati del forum ci sono i primi tre, gli unici, che rispondono in cirillico. I nostri tre amici, invece, erano fra gli ultimi dieci ed avevano iniziato a scalare la classifica rispondendo con qualche frase russa.
    - Per cui mi stai dicendo che dovrei iscrivermi a questo sito e rispondere in russo agli articolo che, apparentemente, interessavano alle tre vittime, dico bene, Hotch?
    - Soltanto se te la senti.
    - Bah. Va bene, anche se di politica non ne capisco molto. Se devo rispondere ad articoli del genere avrò bisogno del nostro dottor Reid.
    - Presente!
    - Ecco, appunto. – mormorò ridacchiando. – Per il resto credo di potercela fare. Di storia russa me ne intendo abbastanza.
    - Va bene. Garcia apri un nick sul sito per Emily. Mi raccomando, non usare il suo vero nome!
    - Hotch, mi credi tanto sprovveduta! Passerotta andrà benissimo.
    - Garcia, ti prego! Passerotta no! Sembro una porno star…
    - Amorino? Ok. Ok. Va bene! Metterò qualcosa di più… di più… neutro. Ecco!
    L’orologio da polso di Rossi segnò le otto di sera. Il sole era ancora alto e faceva sempre caldo, talmente caldo che la stanchezza ed il sudore cominciavano a farsi pesanti. Fu proprio Dave a rompere la seduta ed a proporre una cena ed una doccia per ristorarsi dalla calura e dal viaggio. – Lavorare in questo stato non servirebbe a nulla. Riposiamo e domattina inizieremo ad analizzare gli argomenti seguiti dai nostri uomini.
    - Va bene. Andiamo in albergo: hanno prenotato un hotel piuttosto carino, un quattro stelle, poco lontano da qui.
    Ritirarono la loro roba, salirono sui SUV e, sfortunatamente, Emily finì sull’auto con JJ. Si dovette infilare le cuffie nelle orecchie per evitare di rispondere alle domande assillanti dell’amica.
    JJ, però, non demorse e decise di aspettare tempi migliori per darle addosso e scoprire la verità.

     
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  5. Emily†
     
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    Capitolo 4


    Emily sedeva al tavolo del salottino del bar controllando senza sosta gli articoli in russo che aveva da tradurre. Prendeva appunti ma, ogni tanto, doveva fermarsi per guardarsi attorno e per reprimere un leggero senso di nausea che a volte si divertiva a disturbarla dal suo lavoro.
    Sbuffò bevendo un caffé. Il sole era ancora lumino benché fossero le nove di sera. Pian piano scendeva all’orizzonte per lasciare lo spazio ad una leggera luna che dondolava dispersa nel cielo blu.
    Avrebbe dovuto salite nella camera di Hotch, ma c’era qualcosa che la bloccava su quella sedia. Sorseggiò il caffé e tornò ad osservare lo schermo del portatile.
    La sala del bar era deserta, soltanto lei sedeva ad uno dei tavoli di vetro che lo riempivano e non le importava. Il barista asciugava dei piatti e l’aria condizionata era accesa al massimo per alleggerire l’aria pesante.
    - Vedo che sei già al lavoro. – Morgan si sedette accanto a lei. - Dovresti riposare e staccare un po’ come facciamo tutti noi.
    - Hai ragione. Ma Garcia mi ha mandato i dati del mio nuovo profilo ondine e li stavo guardando.
    - Allora? Chi sei? Pasticcino86?
    Lei rise. – Per fortuna no! Mi ha iscritta come Tatijana. – mormorò mostrandole il nick scritto a pixel sullo schermo. – Se il nostro Scorpion è davvero legato a questo sito ed alla dinastia Romanov sono certa che mi contatterà non appena leggerà qualche mio post.
    - Perché?
    - Ho fatto controllare a Garcia e Scorpion ha risposto soltanto ai messaggi di utenti che portavano nomi inerenti alla dinastia. Christopher Perry era iscritto con lo pseudonimo di Alekxej55, Jeremy Parker come Nikolaj54 ed Harry Loper con Žarevic59.
    - Sarebbero a dire? – Morgan corrugò la fronte sconcertato – Non me ne intendo molto di storia russa.
    - Sono tutti nomi inerenti alla dinastia Romanov. Nikolaj sta, chiaramente, per Nicholas II, nome americanizzato perché più semplice da utilizzare. Aleksej ero lo Žarevic, ovvero il principe che avrebbe ereditato il trono alla morte del padre.
    - Quindi perché ti sei fatta chiamare Tatijana?
    - Perché è il nome della seconda figlia di Nikolaj e Aleksandra. Tatijana Nicolaevna Romanova.
    - Ok, basta, basta! Mi sembri Reid ogni tanto! Io e la storia non siamo mai andati d’accordo per cui finiamola qui o mi verrà mal di testa!
    - Va bene agente Morgan – disse poi si portò una mano allo stomaco quando sentì la nausea bruciarle il petto. Sospirò profondamente e socchiuse gli occhi.
    - Emily, va tutto bene? – Derek le si avvicinò piuttosto preoccupato.
    - Si, si. Soltanto un po’ di nausea che mi da fastidio ogni tanto. – si alzò chiudendo il pc. – Ora vado in camera, ci vediamo domani.
    - Certo, ma vedi di prendere qualcosa. Mangia in bianco per qualche giorno!
    - Grazie papà, ma non rubare il lavoro a Dave! – sorrise e sparì su per le scale.
    Avrebbe dovuto andare nella sua camera, proprio accanto a quella di JJ che, certamente, stava aspettando soltanto di vederla rientrare. Rimuginò un istante su quello che stava accadendo, su di lei e su Aaron e socchiuse gli occhi quanto bastava per immaginare il suo volto.
    Senza volerle le sue gambe la portarono verso la camera del suo capo. Bussò alla porta stringendo ancora il PC fra le braccia e, titubante, attese.
    Dopo qualche secondo lui venne ad aprire e, con un raro sorriso di felicità, la fece entrare. – Vieni.
    Lei non si fece pregare e varcò la soglia della stanza. Posò il PC su un tavolo vicino all’entrata e si sedette su una sedia portandosi una mano allo stomaco.
    - Stai bene?
    - Si. – mormorò, ma Hotch non fu convinto della sua risposta.
    - Ricordati che sono un profiler di professione.
    - Lo scordo sempre. – gli rispose ironicamente, poi il sorriso sulle sue labbra scomparve per lasciar spazio ad un’espressione spaventata.
    - Che c’è? – lui si chinò davanti a lei e le prese le mani. Emily l’osservò per qualche istante: indossava una camicia bianca ed un paio di pantaloni neri i capelli erano scompigliati. Allungò lo sguardo verso la finestra aperta e la vista del parco di Saint Louis. – emily, se c’è qualche problema puoi parlarmene…
    La mente di Emily tornò indietro ad un mese prima, quando tutto era cominciato.
    Ricordò quella notte che non avrebbe mai dovuto esserci ma che, invece, era accaduta. Nessuno sapeva della loro relazione. Dalla morte di Haley, Hotch non aveva più parlato nemmeno con Dave dei suoi problemi e lei non si sentiva di forzarlo. Purtroppo però le cose, a volte, diventano necessarie.
    - C’è un problema, Aaron.
    Lui le accarezzò il viso perplesso. – Qualsiasi cosa l’affronteremo, ma che cosa c’è di così grave.
    - Sono incinta.
    Non aveva mai pensato ad avere un altro figlio e, in quel istante, il mondo si fermo. Hotch rimase con gli occhi fissi specchiati in quelli della donna che amava. Si alzò, la fece alzare e, l’unica cosa che fece, fu abbracciarla.
    Lei non riuscì a capire se quel abbraccio significasse un cenno di gioia o di dolore, così si allontano e fece qualche passo indietro per guardarlo in viso. – Hotch, hai capito che cosa ho detto?
    - Aaron, non Hotch. – la corresse. – Si, ho capito perfettamente ciò che mi hai appena detto.
    - E non dici nulla?
    - Vuoi davvero che ti risponda? Vuoi davvero che ti dica che ti amo, che amo già questo bambino e che sono certo che Jack, adesso, non si sentirà più solo?
    Emily si portò una mano alla bocca senza riuscire a parlare.
    Lui le prese le braccia con dolcezza e l’avvicinò a sé facendola sedere sul letto. – Emily, credimi… no, no, non piangere. – le disse asciugandole una lacrima ribelle che si era staccata dalle sue ciglia. – Non c’è un problema. – lo posò una mano sul ventre – Non ci sono problemi nella vita che verrà.
    - …e allora perché io ho paura?
    - dimmelo tu…
    - Ho paura di restare da sola, Aaron. Ho paura che tu mi lasci sola perché hai già Jack, perché non sono tua moglie e perché… Dio solo sa perché! Cosa diremo agli altri? A JJ che ogni giorno mi domanda cosa succede, a Reid, Morgan o a Penelope!
    - Ehi, ehi… calma… - la strinse fra le braccia coccolandola come se fosse una bambina in preda al panico. – Non ho intenzione di lasciarti perché aspettiamo un bambino, né ho intenzione di tenerlo nascosto. Adesso calmati, va bene? Asciuga le lacrime e vedrai che il team sarà felice di quello che sta per accaderci.
    - Aaron… io… Jack cosa dirà?
    - Jack sarà felice di avere un fratellino o una sorellina… l’ha sempre voluto ed ora sono certo che ne sarà orgoglioso. – il suo sguardo sprizzava gioia, una gioia pura e vera.
    - Non voglio che la squadra lo sappia adesso… mi taglierebbero fuori dal caso e non voglio…
    - Devi pensare a lui, ora…
    - Lo so. – Emily si alzò in piedi. – Ma non voglio essere una di quelle donne che scopre di essere incinta e smette di lavorare. Io non sono così, io voglio lavorare, voglio stare al vostro fianco… lo diremo al team. Al nostro ritorno a Quantico.
     
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  6. Emily†
     
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    SPOILER (click to view)
    Il mio russo non è perfetto, domando scusa per eventuali errori




    Capitolo 5


    Quella notte Emily non riuscì a dormire.
    Si girò e rigirò nel letto, aveva caldo e si sentiva sudata. Ad un certo punto si mise a sedere guardando l’oscurità che l’attorniava spezzata solo dai raggi di luca che filtravano dalla finestra. Si alzò in piedi ed accese la luce che c’era sul comodino.
    Lo stomaco le dava ancora fastidio e sentiva il cuore batterle nel petto e questo la infastidiva parecchio. Si avvicinò al tavolo dov’era posato sul PC portatile e lo aprì, lo accese ed aspettò che si connettesse ad internet.
    Ciccò sul link del forum che Garcia le aveva mezzo sul desktop ed aspettò il caricamento della pagina web.
    Inserì la password ed il nick name ed accedette al sito. – Chissà se sei connesso… - mormorò.
    La grafica del sito era tetra, totalmente in bianco e nero e riportava una fotografia sullo sfondo di un uomo che aveva già visto, ma non riusciva ad inquadrare chi potesse essere.
    Aprì un articolo riguardante la morte della famiglia reale e si immerse nella lettura notando che i tre uomini aveva no commentato e si erano visti favorevoli a ciò che veniva esposto.
    Il testo affermava la sopravvivenza di una delle quattro figlie dello zar, Anastasia, la quartogenita.
    Sia Christopher, che Harry e Jeremy avevano commentato con frasi di apprezzamento come se ciò che avevano appena letto riscontrasse i loro più arditi pensieri.
    Mormorando sottovoce, Emily decise di tentare la sorte e di commentare anch’essa seguendo la linea guida dei tre uomini. Si trovò a inserire i simboli per creare il cirillico: espose il suo fascino verso questo argomento che tanto veniva nascosto dalle autorità russe ed aggiunse che probabilmente gli corpi ritrovati le analisi effettuate sui corpi poteva essere stata alterate da qualche scienziato sovietico.
    Dopodichè si alzò dalla sedia e decise di farsi una doccia tiepida per rilassarsi un attimo dalle notizie e dallo stress dell’ultimo periodo.
    Si levò la camicia da notte e l’intimo e si lasciò cullare dalla dolcezza dell’acqua fresca sulla pelle. Era inebriante sentire il fresco penetrarle nel profondo. Aveva i nervi tesi come corde di violino e la notizia della gravidanza non l’aveva di certo rasserenata.
    Per quanto volesse un bambino, in quel momento si sentiva perduta e spaesata. Non voleva perdere il suo lavoro, né tanto meno restare da sola.
    Era questo il suo più gran timore, che Aaron, dopo una notte di riposa, potesse cambiare idea su ciò che le aveva detto quella sera. Certo, lui difficilmente cambiava idea, era meticoloso e di rado non rifletteva su ciò che gli accadeva attorno, ma quella sera era stato così… così felice che le parve solo un utopistica realtà destinata a svanire con il risveglio.
    Sospirò chiudendo l’acqua ed avvolgendosi in un accappatoio. Strizzò i capelli per non gocciolare a terra e si recò, a piedi scalzi, verso il computer dove, con grande sorpresa, individuò un messaggio di Chat che lampeggiava sullo schermo.
    Ciccò per nulla titubante. – Dóbryi Vjecir švibzik* – diceva il messaggio.
    ‘E così ti ho beccato’ era finalmente riuscita a mettersi in contatto con Scorpion. Emily si mise seduta sperando di riuscire a scoprire qualcosa.
    - Ja njet švibzik - digitò Emily – njet Tatijana.
    - …i kto?
    - Anastasija.
    - Prabo. Ispltanje irošlo!



    - Di che prova parlava? – domandò Morgan seduto al tavolo dove il team si era radunato non appena Prentiss li aveva avvisti di aver trovato Scorpion.
    - Probabilmente una prova per i più fedeli. – disse Garcia dallo schermo del computer. – Ficcanasando fra le mail e la Chat, grazie al cielo ho trovato le cronologie, ho scoperto che anche ai nostri tre uomini ha fatto scherzetti di questo tipo.
    - Per cui questo Scorpion analizza a fondo le conoscenza degli iscritti ed accetta fra i suoi ranghi soltanto chi dimostra di sapere la storia nei minimi dettagli. – intervenne Reid piuttosto eccitato da questo fatto. – Allora voglio iscrivermi anche io!
    - Reid, per favore. – Hotch lo bloccò all’istante. – Abbiamo fatto un passo avanti. Abbiamo trovato il nostro Scorpion, ora dobbiamo organizzare un’incontro.
    - Prima vorrei tanto sapere che razza di prova era! – esclamò Morgan che, ultimamente, non era molto fortunato in questo genere di indovinelli. Fissò Reid con sguardo di sfida e lui lo ricambiò con un sorriso giocondo.
    - Mi ha chiamato švibzik, ovvero monella. L’articolo al quale ho risposto trattava della probabile sopravvivenza – iniziò Prentiss – di Anastasija, l’ultima figlia dello Zar Nikolaj.
    - E quindi stava dove? Nel fatto che ti ha chiamata monella?
    - Si. – annuì lei. – Garcia mi ha iscritta al forum come Tatijana, seconda figlia dei Romanov. Chiamandomi švibzik ha fatto in modo che qualunque persona non conosca la piccola sfaccettatura di questo aggettivo, cada nella sua trappola.
    - Ovvero?
    - L’aggettivo švibzik veniva attribuito ad Anastasija, non a Tatijana.
    - Oh… - mormorò Reid.
    Morgan rise corrugando la fronte. – Dottor Reid, non mi dica che non era a conoscenza di questo fatto!
    Spencer non rispose e voltò il capo verso JJ che era scoppiata a ridere assieme a Rossi.
    - Non ci posso credere! Prentiss ti ha battuto!! Stasera paghi da bere a tutti ragazzino!
    - Ehi, ehi! Io ho un master in filosofia, non in storia!
    - Non cercare giustificazioni, piccoletto! – intervenne Penelope.
    Emily rise e ricambiò lo sguardo che Hotch la stava donando. Si fissarono e si sorrisero.




    CODICE
    TRADUZIONE



    *-Buonasera monella
    - Io non sono monella – non Tatijana
    - …e chi?
    - Anastasia
    - Giusto. Hai superato al prova!
     
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  7. Emily†
     
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    Capitolo 6


    La situazione peggiorò in maniera esponenziale quando, verso le tre di mattina, Hotch ricevette la telefonata dal commissario di polizia per avvisarlo che avevano appena trovato il corpo di un uomo annegato. La squadra dovette così alzarsi e ricomporsi velocemente per recarsi sul luogo del ritrovamento: una zona boschiva dove passava il fiume di Saint Louis e dov’erano stati trovati gli altri tre corpi.
    Hotch, al principio aveva designato Morgan e Reid da mandare al fiume, ma un’occhiataccia di Emily lo dovette fare ricapitolare: gli aveva promesso che non l’avrebbe trattata diversamente soltanto perché la situazione fra di loro era cambiata. Così, fu Emily ad accompagnare Morgan. Hotch e Rossi avrebbero interrogato i ragazzi che avevano avvistato il corpo mentre JJ e Reid si occupavano della stampa.
    La zona era piuttosto umida e dal terreno paludoso e bagnato, nonostante la calure estiva. Emily dovette più volte aggrapparsi a Morgan per non scivolare provocando in lui battutine maliziose che lei, puntualmente, riprese bacchettandolo.
    - Sai, sarebbe carino restare soli noi due. Magari in un luogo meno melmoso! – rise lui avvicinandosi a lei.
    - Ti tiro una ginocchiata se ti avvicini ancora! – rispose secca.
    Lui scoppiò a ridere e, prendendola per mano, l’aiutò a scendere da una rupe. – Cosa diavolo facevano due ragazzi in un posto simile?!
    - Devo proprio dirtelo o preferisci un disegnino, Prentiss?
    - No, grazie. – esclamò prima che lui potesse aggiungere altro. - Bel luogo per stare soli. Molto intimo ed appartato. – disse schifata osservando il terriccio melmoso impiastricciato sotto i suoi piedi.
    - Siamo arrivati.
    Un gruppo di poliziotti era appostato vicino alla riva e pareva osservare qualcosa di scuro all’interno delle acque.
    Il fiume turbinava nero e freddo, le rocce spuntavano come zanne gigantesche ed un corpo giaceva inerte riverso sulla terra. L’ambulanza non era ancora riuscita ad arrivare in quel luogo sperduto nel bosco e così l’uomo era stato avvolto da una coperta per rivestire il corpo.
    - Anche a questo hanno sparato all’occhio destro. – disse il commissario, McDawson avvicinandosi ai due agenti.
    - I testimoni hanno detto di aver visto qualcosa?
    - Si, agente?
    - Morgan. – si presentò. – E questa è l’agente Prentiss.
    - Si, agenti. Hanno visto un uomo lanciare qualcosa nel fiume e poi scappare via.. i sommozzatori sono in attesa di ordini per perlustrare il fondo. È un fiume molto basso, arriverà quasi alla cinghia. Possono andare a cercare?
    - Beh, direi che non dovrebbe esserci pericolo… - mormorò Prentiss scrutando il fiume scuro illuminato soltanto dalla lune e dai dei fari montati dai poliziotti.
    - Che pericolo potrebbe esserci?
    - Ricorda il pazzo degli anni ’70 che lasciò come souvenir una bomba?
    - Oh, beh ma era un pazzo! – convenne McDawson.
    - Beh, perché questo? – mormorò Morgan indicando il corpo. – Gli ha sparato e la fatto morire annegato. Oltre al dolore l’ha gettato come immondizia.
    Accesero, in quel istante, i riflettori per illuminare il fiume come ad una prima teatrale – Si potrebbe camminare sui sassi per vedere meglio da vicino se ci sono indizi… - propose Morgan. – Potrei andarci io.
    - Sei matto?
    - Ripeto, potrei camminare sui sassi e bagnarmi il meno possibile, Prentiss. – ripeté – non vado mica a morire!
    - Vedo che i pazzi non li prendi sul serio! Beh, io prendo sul serio l’acqua, in questo punto è gelida e non viene mai scaldata dai raggi del sole. È un punto dove si può andare in ipotermia! – sbraitò McDawson.
    - Grazie per il consiglio!
    - Ti bagnerai – sentenziò Prentiss proprio accanto a lui appoggiata ad un albero con le braccia incrociate. Pareva divertita nel dare presagi da uccello del malaugurio.
    - Che c’è prentiss, hai paura? – la prese in giro lui.
    Lei si scostò dall’albero. – Vengo con te!
    - Voi due, agenti, lasciatemelo dire siete fuori di testa! Ci sono i sommozzatori!
    - È solo una passeggiata sui sassi! – esclamò Morgan. – Basta che non venga a saperlo Hotch…- mormorò poi ad Emily.
    Si spostarono lentamente verso la riva e misero il piede sui sassi più vicini, al quale si aggrapparono, quasi carponi, per non cadere in acqua.
    Morgan finì nel fiume con un urlo dopo qualche secondo e si immerse fin quasi il petto, muovendo le mani nell’acqua come per pulirla ma con l’unico risultato che si bagnò di più.
    - Spero non ci sia nulla in procinto di divorarla, agende Morgan! – rise McDawson e facendo ridere di gusto anche Emily, ancora saldamente in equilibrio sul sasso.
    - Morgan! Alzati da li ed aiuta una signorina ad uscire, visto che sei già bagnato! – scherzò lei mentre Morgan aveva un irrefrenabile impulso di annegarla.
    Morgan si alzò, ma subito scivolò nuovamente sul fondo sabbioso, rischiando di cadere per la seconda volta. Si girò lanciando ad Emily un’occhiataccia, la quale cercava di mostrarsi seria, ma senza riuscirci, poi si arrampicò sulla roccia. Aveva perso la torcia che teneva in tasca ed era tutto gocciolante con la camicia che gli aderiva al petto. – Gli addominali fanno miracoli, Morgan!
    - Falla finita, Prentiss o vengo lì e ti annego così farai gruppo assieme agli altri uomini!
    Emily si fermò in ginocchio su un sasso poco distante dalla riva ed illuminò il fondale con la torcia. Non avrebbe mai immaginato che un paio di Nike fossero così tremendamente comode per un’escursione tanto complicata e tutto quello soltanto per vincere le maledette sfide di Morgan.
    - Hai paura di bagnarti i piedi, Prentiss?
    - Sei solo geloso perché io sono ancora asciutta e tu no!
    - Posso farti bagnare io…
    - Soltanto nei miei incubi –costretta a saltare per raggiungere un altro sasso nella speranza che un miracolo d’equilibrio la salvasse, girò la testa ed osservò i sommozzatori: avrebbe tanto voluto una muta in quel istante. Alla fine di una piccola preghiera, si decise a farlo: saltò. Un attimo in aria e poi atterrò.
    Un piede scivolò facendola rimanere a carponi. Si aggrappò al masso con tutte e due le mani e con un piede, ma l’altra gamba sprofondò inesorabilmente nell’acqua scusa del fiume.
    Morgan rideva come un matto.
    - Se non altro, io non ho perso la torcia Derek!!
    - Hai comunque perso la sfida!
    - Hai comunque rotto la balle!
    - Dai, usciamo di qui!
    - No: ho trovato qualcosa! – esclamò Prentiss tirando fuori qualcosa dall’acqua dopo essersi presa la briga di prendere un guanto, anche lui oramai mezzo inzuppato.
     
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  8. Emily†
     
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    Capitolo 7


    - Che diavolo è? – esclamò Morgan guardando l’oggetto nero che Prentiss teneva in mano.
    - Una scatoletta… - mormorò lei mostrandola al collega.
    Era piccola, di legno, piatta. Quando l’aprirono vi trovarono all’interno sottili spaghi neri. – Che schifezza è?
    - Non ne ho idea. Mandiamola ad analizzare immediatamente! Ma prima – si fermò Emily guardando il compagni bagnato come un pulcino – Credo dovrai passare a cambiarti!
    - Vi state divertendo, voi due, su quella roccia?! – gridò McDawson – Uscite di lì!!
    Prentiss e Morgan ubbidirono da bravi ragazzi e ritornarono alla riva più velocemente di quando erano partiti.
    - Noi andiamo agente McDawson. Grazie per la pazienza.
    - Grazie a voi che mi avete risparmiato la fatica di coordinare anche i sommozzatori.
    Emily e Derek risero mentre lui veniva avvolto dalla giaccia della ragazza. Così tornarono vincitori di oggetto sconosciuto e sconfitti nella sfida del fiume.

    - Le analisi effettuate su quei fili neri sono capelli umani. – espose arzillo e felice Reid. – Precisamente di un uomo, bianco, sopra ai quarant’anni di età.
    - Morgan, per favore, non essere tanto felice di ciò che hai appena detto. – Morgan si portò una mano alla tempia, l’acqua di quella notte gli aveva fatto venire mal di testa.
    - Wow, capelli umani. Che toccante lavoro facciamo. – aggiunse Rossi.
    Prentiss non commentò, si sentiva già abbastanza ripugnata di suo per aggiungere qualcosa.
    - Tra l’altro, il reperto è piuttosto antico, risalente e più di cinquant’anni fa. Come se qualcuno l’avesse messo lì per ricordare qualcosa alle vittime.
    - Reid, sugli altri corpi è stato trovato qualcosa di simile? – Hotch sorseggiò un bicchiere d’acqua fresca mentre JJ e Spencer riguardavano i fascicolo della biopsia.
    - No, mai scatolette come questa. Però sono stati trovati ciocche di capelli non delle vittime sui corpi. Al principio l’avevamo attribuito al nostro S.I., ma quando ci hanno detto che errano capelli di un morto, beh… abbiamo reputato non essere il nostro uomo.
    - Bene. Per cui abbiamo la sua firma: capelli e l’occhio destro di ogni vittima mutilata. Cosa ci vuole dire?
    - Sicuramente che è un pazzo. Probabilmente sta imitando qualcuno. È troppo scontato, soprattutto troppo attaccato alla morte. Fra la prima e la seconda vittima sono passate settimane, fra le seconda e la terza giorni e…
    -… e fra la terza e la quarta nemmeno 48 ore. – terminò JJ la frase di Rossi. – La stampa mi sta addosso, non so quanto ancora riuscirò a tenere nascoste queste prove.
    - JJ, il forum non dev’essere mai menzionato, mi raccomando! È la nostra unica traccia e se dovesse venir chiuso sarebbe la fine. Emily – si rivolse poi alla brunetta – come va con la Chat?
    Lei alzò la testa dal pc – Credo di aver faccio centro.
    - Come sarebbe a dire? – tutti si precipitarono verso la schermata del pc, ma nessuno riuscì a capire cosa ci potesse essere scritto in quegli strani caratteri cirillici che comparivano sulla schermo. Hotch la fissò stranito e severo, come suo solito, le posò una mano sulla spalla e si chinò per veder meglio.
    - Scorpion vuole incontrarmi.
    - Non se ne parla nemmeno. – cominciò subito Hotchner allontanandosi da lei. – È troppo rischioso. Non sappiamo nulla di lui!
    - Ma Hotch, non sappiamo se è il nostro S.I.! e poi voi mi starete alle costole come certamente accadrà. Hai appena detto che questo Scorpion è la nostra unica chance e vuoi rovinarla così?
    - Non rischio la vostra vita così!
    Tutti si voltarono vero Aaron quando sentirono la parola vostra, ma non vollero intervenire per paura di scatenare fuoco e fulmini.
    - Hotch reprimi le tue ire funeste e cerca di ragionare! È la nostra-unica-chance! Vado all’appuntamento, parliamo un po’ e lo arrestate! Lo interroghiamo e se sarà il caso gli daremo il fermo!
    Il supervisore picchiò un pugno sul tavolo facendo traballare tutto quello che c’era sopra. – Non andrai sola!
    - e con chi vado? Con il fidanzato? Con la guardai del corpo? Così questo prende e fugge! Smettila di fare il papà protettivo, non rubate il compito a Dave!
    - Ha ragione. Non rubarmi il mestiere Aaron. – intervenne Rossi cercando di placare le acque troppo mosse.
    - Al diavolo! – cedette l’uomo. – Ma non voglio che tu faccia avventatezze. Limitati a parlare, in un luogo pubblico e quando lo deciderò io – sottolineando quest’ultima parola – entreremo in azione! Sono stato chiaro?! – terminò furente mentre si risedeva sulla sedia.
    - Comandi! – cercò di scherzare lei. Si era piuttosto inviperita per ciò che era appena accaduto. La protezione di Hotch stava diventando assillante.
    - Quando e dove? – Morgan decise di rompere il ghiaccio prima che un iceberg andasse loro incontro.
    - Stasera all’Old Russian.
    - Parole in codice?
    - Dovrò vestire di bianco, mi troverò lui.
    JJ non si sentiva per nulla tranquilla. – Non hai portato abiti di quel colore.
    Emily scosse il capo.
    - E allora andiamo a fare compere! – dopodichè la prese sottobraccio e la portò via dagli occhi furenti di Aaron che, ancora, fissava la venatura del legno del tavolo rotondo dev’era seduto.
    Reid e morgan decisero di tagliare la corda e di andare a stendere il profilo dell’S.I. prima che una bomba esplodesse, così, in silenzio religioso uscirono dall’ufficio lasciando Rossi e Hotch soli.
    Fu allora che Rossi si decise a parlare. – Che cosa ti prende? Quando si tratta di Emily diventi un fiammifero ultimamente…
    - Non è il momento di parlarne.
    - È il momento sì di parlarne. Stai cercando di mandare all’aria l’indagine? So anch’io che è pericoloso per lei, ma Emily è sicura andrà bene e poi ci saremo noi a proteggerla!
    - Non è questo il problema.
    - È questo invece. Tu hai paura che le accada qualcosa e Dio solo sa che cosa ora stai pensando. Sono arrivato qui e sei stato tu a sgridarmi perché mi tenevo lontano e non mi amalgamavo con questa famiglia ed ora tu stai facendo lo stesso! Non è facendo il matto che aiuterai te stesso.
    - Emily voglio che resti fuori da questa storia, è pericoloso. Solo questo.
    - Se fosse JJ non lo faresti, se fosse Reid non lo faresti e nemmeno con Morgan o me.
    - È diverso.
    - No, finche tu non ci dirai che cosa c’è di diverso, noi continueremo ad essere tutti uguali li uni agli altri.
    Lui non rispose, stritolò il palmare che aveva in mano sfogando la sua rabbia.
    - Emily è importante per me.
    - Lo so, Hotch. Ma per questo devi lasciarla respirare, altrimenti fuggirà via da te.
    Aaron lo guardò in volto. – Dici?
    - Si. Lei non è Haley, non è una donna che vuole sentirsi stretta ed attorniata da protezione. Lei è libera, se l’ami com’è lei, allora lasciala rischiare.
    Lui scosse il capo. – Non puoi capire.
    - Sono stato sposato parecchie volte, te lo devo ricordare?
    Hotchner finalmente rise. – No, tranquillo. Ma non voglio che lei corra rischi, non deve farsi male.
    - Abbi fiducia in lei. Non le accadrà nulla.
     
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  9. Emily†
     
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    Capitolo 8


    Quel pomeriggio tirava un venticello leggero che riusciva a rasserenare la calura estiva.
    Era un pomeriggio di metà settimana, ma i negozi erano gremiti di ragazzine in cerca di fantastici abiti per feste o costumi da bagno per divertirsi in spiaggia con le amiche. JJ ed Emily passeggiavano tranquillamente per le vie del centro scrutando qua e là, ogni tanto, i tanti negozi di abbigliamento per ricercare un abito bianco che potesse riscontrare i gusti di Emily.
    - Quello? – esclamò JJ indicandole un abito piuttosto scollato e lungo alle caviglie che padroneggiava in una vetrina di Gucci.
    Prentiss scosse il capo inorridita. – Con il caldo che fa potrei morire. Non esiste qualcosa di più semplice in questa città? – si guardò attorno e venne attirata da un vestitino bianco senza spalline che si allacciava dietro al collo. La gonna le sarebbe arrivata alle ginocchi e, il decoltè a V non era nemmeno eccessivamente scollato. – Tipo quello!
    Apparentemente era di un tessuto leggero con alcuni decori in nero. In vita aveva una cintura nera di sera che terminava dietro la schiena.
    - Carino! – esclamò JJ, poi osservò il prezzo. – Effettivamente non costa poco.
    Emily guardò il presso e ridacchiò – Credo che dovrò dar fondo ai miei risparmi. E tutto questo per…
    -…per Hotch!
    - Stavo per dire: un lavoro sotto copertura. Ma va bene, facciamo che, questa volta te la do vinta.
    La bionda sorrise trionfante ed entrò di corsa nel negozio seguita da Emily. Si precipitò davanti all’esposizione di quei meravigliosi vestiti bianchi e ne prese uno – Provalo!
    - Questo significa che mi devo spogliare?
    - Beh, se vuoi provarlo con indosso top e jeans fa pure ma dubito che ad Aaron piacerai.
    Emily fece un sorrisino di circostanza: ormai non valeva più la pena replicare. Alla fine, presto o tardi, anche lei avrebbe saputo tutto.
    Così, malgrado la poca voglia dovette spogliarsi e sfilare davanti all’amica che appariva entusiasta ed affascina da quel vestito. – Ti sta un amore!
    - Ehi, guarda! – esclamò Emily avvicinandosi ad una camicetta abbandonata su un tavolo.
    JJ la osservò stranita, poi fissò l’amica credendo fosse impazzita. – Ho capito che sei una taglia 40, ma adesso la camicetta di un bambino dubito ti possa andar bene!
    Prentiss scoppiò a ridere mentre la commessa si avvicinava loro. Una donna bionda, dai capelli raccolti in una coda e vestita con un vestitino azzurro che le stava a pennello. – Le sta divinamente, signora.
    - La ringrazio. E, mi dica, questa camicia che taglia veste?
    La donna prese la maglia e osservò il cartellino, mentre JJ continuava a non capire perché mai l’amica fosse così interessata. Era una bella camicia, di ottima fattura ed anche firmata, ma dubitava fortemente che le andasse bene.
    - Vesto otto-dieci anni, signora!
    - Non ti piace JJ?
    - Ribadisco: per te è piccola! E poi è da uomo!
    Emily scoppiò a ridere posando la borsa sul tavolo davanti a loro. Prese la camicia e l’allargò sul piano. – Sciocchina, non per me! Per Jack!
    - Jack?
    Lei annuì. - Mi ha rivelato di voler diventare come il suo papà, ma che ha vergogna di dirglielo e così voleva fargli una sorpresa e presentarsi davanti a lui travestito da…
    - … da Hotch! E questa direi che è proprio una camicia in stile Hotch! Bel colpo!
    Emily si rivolse, poi, alla commessa che ancora sorrideva alle due agenti. – Prendo questo vestito e la camicia!
    Uscirono dal negozio in perfetta armonia e si sedettero ad un bar a bere un the freddo. Emily sapeva che JJ non vedeva l’ora di curiosare nella sua vita privata, così, per renderla felice la osservò ed le mormorò tranquillamente. – Avanti. Cosa vuoi sapere?
    JJ non riuscì a reprimere un urlo di gioia – Oddio, parla davvero? La burbera Emily che non parla mai della sua vita privata mi confessa qualsiasi cosa io voglia?
    Prentiss annuì.
    - Allora, voglio spere da quanto vi frequentate! Perché, inutile nasconderlo, so già che vi frequentate.
    - Qualche mese.
    - E perché non hai detto nulla?
    Emily abbassò lo sguardo sul bicchiere di the freddo davanti a lei. – Sai, credevo non sarebbe durata. Credevo fosse solo un fuoco di paglia per lui, che fosse ancora innamorato di sua moglie e che io fossi solo…
    - … un passatempo?
    Emily rise pianto. – Come fai a finire sempre le mie fresi, JJ? Mi inquieta questa cosa. È agghiacciante!
    - Perché ti conosco ormai mascherina! Non mi nascondi più nulla… - sorseggiò il suo The. – E nemmeno Hotch riesce a nascondere quello che prova per te dietro a quello sguardo severo ed autoritario.
    - Come dici?
    - Ho osservato spesso come ti guarda… ti divora con lo sguardo. Oggi era preoccupato e credo che anche Rossi se ne sia accorto. Quando ho guardato Dave mi ha fatto un cenno come per dirmi: ‘Ehi, spartisci e porta via Emily’. sono certa che gli avrà fatto una bella girata di capo.
    Un sorriso si dipinse sul volto di Prentiss. – Non so cosa dire. Al principio credevo davvero che tutto si sarebbe placato, ma giorno dopo giorno lo vedevo sempre più attaccato ed ora…
    - Ora lo vedi innamorato?
    Emily non rispose si limitò ad abbassare lo sguardo.
    - Io lo vedo innamorato, se la cosa ti può far sentire meglio. Lo vedo innamorato e preso molto da te. È vero, non sei Haley, ma non devi dimenticare che lei è stata il suo primo grande amore. È normale che vedi la rivalità…
    - Non vedo alcuna rivalità, JJ. Non potrò mai prendere il suo posto, e nemmeno lo voglio. Voglio solo che mi ami per quello che sono e non perché si sente solo.
    - Credi a me… - JJ le prese una mano. – Hotch piuttosto che mentirti, sarebbe disposto a restare solo per l’eternità. – le sorrise ed accarezzò il suo volto come una sorella maggiore. – E Jack?
    - Lo vedo spesso ed è molto dolce con me.
    - Quel bambino è come un barattolo di miele!
    - Mi ha persino regalato un mazzo di margherite, sai? Ora stanno seccando dentro ad un libro sul mio comodino…
     
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  10. Emily†
     
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    SPOILER (click to view)
    Visto Franci, l'ho postato solo perchè te l'ho promesso!!!!!




    Capitolo 9


    La sera arrivò in fretta.
    Il sole era ancora alto in cielo quando Emily entrò nel bar dell’appuntamento con Scorpion.
    Si guardò attorno quanto bastava per vedere Rossi seduta al bancone che le dava le spalle, certamente era stato mandato lì di Hotch per controllare le loro mosse. Lei gli fece un cenno d’intera quasi invisibile ed andò a sedersi ad uno dei tavolini vicino che si affacciavano sul lago.
    Il bar era in un posto accogliente, molto isolato e lontano dalla strada, immerso nel parco di St. Louis dove una leggera brezza rendeva più sopportabile il caldo.
    I tavolini erano completamente all’ombra e, poco distanti, alcune panchine adornava il parco che scorreva tranquillo davanti al locale.
    Erano le sei quando si sedette al tavolino e posò, per calarsi nel ruolo, un libro di storia russo recuperato dall’archivio che Reid si portava sempre appresso. Non riusciva a capacitarsi di cosa potesse farsene di un libro di storia russa durante un viaggio di lavoro, ma non ebbe il coraggio di domandare spiegazioni.
    Emily scrutò ogni persona che entrava, ma nessuna di quelle che vedeva le dava la sensazione che potesse essere Scorpion.
    - Tatijana?
    Ad un tratto dovette voltarsi e guardare al suo fianco. Un uomo sui quarantenni le sorrideva come un ragazzino. Vestiva piuttosto sportivo, con un paio di jeans ed una camicia a quadretti portata fuori dai pantaloni, le scarpe da tennis completavano il quadro. Le porgeva la mano distintamente come se volesse salutarla.
    Emily lanciò un’occhiata a Rossi che si era seduto poco distante loro e stava leggendo un giornale mentre, con occhio attento, osservava ogni mossa.
    Quasi tentennando Emily prese la mano e si alzò in piedi – Si. Sono io. E lei dovrebbe essere?
    - Scorpion. – rispose fermo.
    Prentiss non poté fa r altro che sorridere. Notò JJ seduta su una panchina davanti al lago vicino a Reid e Morgan che correva per le vie del parco come se volesse mettersi a fare jogging. Con suo dispiacere Hotch non c’era. – Il suo nome?
    - Non do mai il mio nome al primo appuntamento. Si chiama veramente Tatijana?
    - Credo la lascerò con questo dubbio. Come ha fatto lei, del resto.
    - Poco arrendevole. Mi piace. – mormorò sedendosi al tavolo dinanzi a lei. Ordinò un aperitivo al cameriere che serviva i tavoli e tornò ad osservare Prentiss con occhio attento. – Come ha conosciuto il mio sito?
    Emily sorrise, senza troppi sforzi aveva appena saputo chi era l’ideatore di quella community. – Navigando in rete a tempo perso, sinceramente.
    - Apprezzo la sincerità. – disse con voce roca. – Quanti anni ha?
    - Non si chiede ad una donna.
    - Ha ragione. Perdonami. Ma credo che lei sia la più giovane utente del forum. Sa, amo conoscere i miei utenti di persona.
    - Davvero?
    - Certo. – asserì. – Se vuole… - si avvicinò un po’ troppo obbligando Emily ad indietreggiare mettendo fra loro due il bicchiere - …sto organizzando un tour per la Russia per visitare la tomba di Rasputin.
    Emily corrugò la fronte. Come un flash le venne in mente un particolare importante per le indagini: Rasputin. Non poteva credere di non essere riuscita subito a collegare il forum di storia, gli omicidi e Rasputin. – Gregorij Efimovic Rasputin. Meta piuttosto strana per un tour in Russia. Solitamente si va a visitare il Palazzo d’Inverno e la tomba dei Romanov.
    - Io amo immensamente il personaggio di Rasputin. Lei no?
    - È un personaggio affascinante, un truffatore, oserei dire.
    Lo sguardo dell’uomo di accese di rabbia. Alzò il volto e si appoggiò allo schienale. – Credevo fosse appassionata di storia.
    - Infatti lo sono, ma non amo tutti i suoi personaggi allo stesso modo. – il suo piano stava funzionando. – C’è chi viene apprezzato e chi non è amato dagli appassionati. Un po’ come in guerra, c’è chi parteggia per una parte chi per l’altra.
    - Rasputin non è un ladro.
    - Mai detto che lo sia. – l’uomo mise una mano in tasca ed Emily lo notò iniziando a diventare irrequieta.
    Si alzò in piedi e fece qualche passo verso l’interno del locale, poi si voltò e gli disse – Vado un attimo alla toilette. – l’uomo non disse nulla e lei si allontanò.
    Avvicinandosi a Rossi, gli passò davanti e, senza guardarlo in faccia, gli sussurrò – Ho trovato un collegamento con le morti. State pronti. – poi vanì dietro la porta del bagno.
    Si sciacquò il viso e si guardò allo specchio, l’alcolico che aveva preso non le aveva fatto molto meno e sentì una leggera nausea attanagliarle lo stomaco.
    - Fa il bravo… - mormorò portando una mano al ventre e cercando di respirare intensamente. – Avanti, non iniziare a farmi disperare proprio ora!
    Cercando di non apparire una pazza si asciugò il viso ed aprì la porta del bagno uscendo ma andò addosso a qualcosa, o meglio, qualcuno. Quando alzò il viso vide lo sguardo di Scorpion su di lei e qualcosa che gli premeva sullo stomaco. Era qualcosa di duro, di metallico come una pistola.
    Rimase ad osservalo senza dire nulla. Erano lontani da Rossi e non poteva di certo mettersi ad urlare, avrebbe spaventato le persone che c’erano nel bar ed avrebbe creato scompiglio permettendo a Scorpion di scappare.
    - Cosa vuoi?
    - Credevo fossi diversa…
    - Da chi?
    - Dagli altri! – disse con voce diversa da quella che aveva sentito prima, più cattiva e roca.
    - Altri chi?
    - Non dirmi che non sai di quelle tre morti. Perché devi sapere che sono stato io.
    Emily indietreggiò picchiando la schiena contro il muro. – Certo e cosa vorresti fare? Uccidermi qui? In mezzo a tanti testimoni? E perché? Per vendicarti di cosa?
    Una sberla le colpì il viso e la fece cadere a terra, picchiò la testa contro una porta semi aperta ed il mondo le si annebbiò completamente. Rimase ferma, immobile finché il buio non l’avvolse e la portò con se in un altro mondo.
     
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  11. Emily†
     
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    Capitolo 10


    Emily si sistemò con prudenza sul sedile del passeggero del SUV. Era difficile star seduti con una ferita alla testa appena suturata. Il vestito bianco, nuovo, era macchiato di sangue e l’umore di Prentiss era particolarmente alterato, quasi innervosita da quanto era accaduto.
    Si spostò leggermente in avanti posato la testa sulla mano ed il gomito alla portiera cercando di trovare una posizione comoda.
    Era passata l’ora di cena da parecchio, l’orologio digitale del SUV segnava le undici e mezzo. Aveva passato circa sei ore al pronto soccorso per colpa di un idiota che voleva giocare al seria killer e, tra l’altro, c’era quasi riuscito se Rossi non fosse intervenuto con la velocità di una ghepardo.
    - Hai preso i sedativi? – chiese Morgan seduto al suo fianco mentre guidava. Rossi e Reid avevano dovuto portar via di forza Hotch prima che facesse male all’infermiere ed al medico che non volevano dirgli come stava il suo agente. JJ, nel frattempo, era corsa ad avvisare il commissario che Scorpion era in circolazione ed erano finalmente riusciti a fare un bel identikit.
    - No. – lei cercò di rimanere immobile con gli occhi chiusi cercando di allontanare la nausea.
    - Perché?
    - Perché quella dannata roba non mi servirà a nulla e io non voglio dormire! Devo solo ricordarmi che cos ami ha detto quel idiota!
    - Dormire con i sonniferi non è come dormire, Prentiss. E poi stai tranquilla. Hai l’adrenalina al massimo, è normale un po’ di amnesia. Ti sei beccata un mezzo trauma cranico, avresti dovuto restare in ospedale e non fare la pazza per andartene a casa.
    - È un graffio!
    - Certo. Come no! – rispose sarcastico.
    - Mi stupisce che tu sia riuscito ad entrare in sala medicazione. Come hai fatto? Hai sguinzagliato la pistola?
    - Hotch ha leggermente minacciato il medico. Lui si è spaventato e così ha concesso a me, notare bene bello sono, di venire a calmarti dato che eri in preda ad un’ira funesta e stavi litigando persino con la suora che era venuta per darti conforto.
    - Non mi stava dando conforto! Mi stava dando l’estrema unzione! È diverso! Credeva fossi un paziente morente! Tié! – esclamò secca portandosi le mani alla testa. Ogni singola parola che pronunciava rimbombava dentro di lei a volume altissimo.
    - Bella addolorata: avresti dovuto restare in ospedale per stanotte. Ripeto.
    - Cosa vuoi che siano pochi punti!
    - Venti te ne hanno messi!
    - Diciotto! – precisò lei che aveva voglia di infastidirlo dato che, mentre le mettevano i punti alla ferita, lui le parlava della sua ultima partita di football. Era contenta che lui le tenesse la mano, anche se avrebbe preferito qualcun altro al suo fianco, ma non farla pensare al dolore alla testa parlando di calcio l’aveva alquanto innervosita.
    - Era per arrotondare!
    - Non ce n’è bisogno, fidati Morgan. – assicurò con una smorfia.
    - Ti fa male, Prentiss?
    - Ogni volta che prendi un sasso o un tombino fa un male cane. Per cui regolati di conseguenza!
    - Eh ma come siamo acide! È normale: ogni volta che muovi un muscolo senti la testa farti male. È normale. Il nostro corpo è tutto un groviglio di arti connessi. Non hai mai abbastanza stima della testa, prima che ti freghi.
    - Grazie. Devo iniziare a chiamarti Dottor Morgan?
    - No. Ne basta già uno. Allora – disse poi l’autista. – Ricordi qualcosa?
    Emily scosse il capo. – Anche muovere la testa fa male!! Diamine!
    - Farà più male domani.
    - Oh, grazie, Morgan! Era proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire.
    Lui scrollò le spalle. – Mentire non ti allevierà il dolore, bambolina.
    - Ti ha mai detto nessuno che a rassicurare la gente fai letteralmente schifo?
    Lui fece spallucce. – Garcia ogni tanto.
    - Lo credo bene – sbuffò – Comunque non ricordo assolutamente nulla. Nemmeno come ho fatto a cadere e picchiare la testa e soprattutto ricordo di aver scoperto qualcosa, che Scorpion mi ha accennato a qualcosa di rilevante per l'indagine, ma non ricordo nulla in questo momento. – più provava a ripensare all’accaduto di quella sera, più non riusciva a ricordare e, pian piano, ogni frammento di quanto accaduto veniva smarrito come pezzi di un puzzle. – Dannazione! Un lavoro per nulla!!
    - Stai calma, adesso. Agitarti ed arrabbiarti ti aiuterà soltanto a star peggio. – proprio in quel momento la fila d’auto di fermò e lui fu costretto ad inchiodare.
    Emily fu sbattuta in avanti e gemette di dolore. – L’hai fatto apposta!!! – gli urlò contorcendosi sul sedile.
    - No, ma forse avrei dovuto. – rise. – Magari ti tornava la memoria!
    - Sono già affranta di mio, non ti ci mettere anche tu con le tue battutine idiote, Morgan! Non è serata!
    Ripartirono non appena la macchina davanti fu sufficientemente lontana. Imboccarono una stradina laterale e Morgan accelerò. Svoltò in Olive Street e proseguì dritto fino ad un semaforo fortunatamente verde.
    - Hotch ha fatto fuoco e fiamme. Sappilo!
    Emily non rispose e si limitò ad arrossire.
    - Ha obbligato la reception a preparare una stanza matrimoniale dove JJ e tu andrete e dove la nostra biondina dovrà tenerti d’occhio. Hotch è stato categorico, la tua roba è già stata spostata.
    - mamma mia, siete peggio di mia madre! Ho solo…
    - …rischiato un trauma cranico! Ti pare poco?
    - Ma perché terminate tutti le mie frasi!! Sono così prevedibile? – sconcertata, Emily si voltò piano verso il collega.
    Lui rise. – No, però quando ti fai male solitamente cerchi di minimizzare al massimo il problema e questo ormai lo so. Tre volte su quattro sei con me quando ti fai male.
    - Ecco, appunto. – osservò lei. – Forse dovrei smettere di lavorare con te. Forse dovrei evitarti, almeno come compagno di lavoro.
    - Stasera non eri con me.
    - Stasera è stato un caso!
    - Sottigliezze. Resta che stasera io non centro, anzi! Siamo stati io e Rossi a salvarti!
    - E a fare scappare Scorpion!
    - Bambolina, o pensavamo a te che eri in un bagno di sangue o al fuggitivo. Ora che Hotch e JJ hanno dato l’allarme, il nostro caro uomo era già a Honolulu.
    - Vorrei esserci io a Honolulu, in vacanza!
    - Beh, pensa che da ora in poi sarai in vacanza perché Hotch non ti vuole vedere in ufficio per i prossimi giorni.
    - Quando mi vedrai il bikini, su una spiaggia, senza di voi, anzi, te fra le balle e con un bicchiere di Metropolitan ghiacciato in meno, allora e solo allora, potrai dire che sono in vacanza.
    - Eh ma come sei spigolosa oggi. – quella volta Morgan si prese una bella sberla in testa.
     
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  12. Emily†
     
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    Capitolo 11


    - Come ti senti? – domandò Rossi ad Hotch sedendosi accanto a lui sulla veranda dell’hotel. Lui era assorto nella contemplazione di qualcosa di irreale, posta davanti a lui ma che nessuno riusciva a vedere.
    - Non avrei dovuto lasciarla fare… - mormorò – Dovevo impedirglielo, se non ci fossi stato tu ora sarebbe…
    - Sarebbe viva comunque, Hotch. Smettila di distruggerti così, sono cose che possono succedere. Si è risolto tutto per il meglio però.
    Lui picchiò un pugno sul tavolo. – Per fortuna, ma ha rischiato un trauma cranico e di perdere mio figlio! – urlò senza rendersi conto di quando aveva detto.
    Rossi sbatté più volte le palpebre per confermare che non era un sogno, poi lo fissò incuriosito. – Come scusa?
    Hotch fu costretto a calmarsi e tornare composto seduto sulla sedia. – Hai capito cos’ho detto.
    - Hai detto mio figlio. vuoi forse dirmi che…
    Hotch annuì. – Si. Non voleva che il team lo sapesse fino a missione compiuta. Mi spiace avertelo fatto sapere così, ma…
    - Tranquillo. So tenere un segreto, ne ho già altri da mantenere: uno più, uno meno che differenza vuoi che faccia?
    Hotch stranamente fu scosso da un moto di serenità nel sentir l’amico incoraggiarlo con quella semplice frase. A volte basta un sorriso per stare accanto ad una persona, non servono parole. – Grazie.
    - Adesso bisogna solo che lei si riposi e si tranquillizzi, poi potremmo farle un’intervista cognitiva.
    - Non di certo domani.
    Rossi scosse il capo. – Il medico ha detto a Derek che sarà meglio lasciarla tranquilla per qualche giorno. Domani resterà in albergo con JJ, tanto non avremmo bisogno di colloquiare con la stampa e noi ci recheremo dalla moglie dell’ultima vittima.
    - Ragazzi, abbiamo un problema! – esclamò Reid mentre correva verso di loro cercando di non andare addosso ad una bambina che stava correndo spensierata sulla veranda.
    - Che succede?
    - Il TG stanno trasmettendo le ultime notizie: pare che qualcuno abbia dichiarato alla stampa che l’unica cosa che univa le tre vittime era il forum di storia. Il comandando di polizia ha i telefoni che sembrano impazziti, tutti gli utenti di St. Louis stanno telefonando per sapere di più perché hanno paura.
    - Chi diavolo è stato!? – tuonò Hotch.
    - Non lo sappiamo. Una telefonata anonima al giornale.
    - Dannazione! È un disastro. Adesso come faremo a scovare il nostro uomo?
    - È stato furbo… - disse Aaron meditabondo. – Scorpion, il nostro S.I. è stato lui. Ne sono certo.
    - In questo modo… sì, è vero! In questo modo, fra la confusione e noi impegnati con gli utenti spaventati, non baderemo a lui e potrà scappare senza farsi notare!
    - Dobbiamo sapere cos’ha detto a Emily…
    - Lo so, Dave. – disse Reid. – Domani inizieremo a farle qualche domanda, ma sarà già lei che verrà ad avvisarci se e quando ricorderà qualcosa. Adesso è con JJ e sta litigando con Derek perché non vuole che faccia le scale.
    - Perché?
    - Eh, Hotch. Sai com’è fatta. Dice che sta bene e non è moribonda e può fare benissimo due piani di scale. JJ e Morgan la stanno persuadendo ma pare stia vincendo lei.
    Aaron si alzò in piedi – Adesso non possiamo fare nulla. È tardi. Domattina ci recheremo al commissariato. – se ne andò raggiungendo in poco tempo la donna che stava facendo fuoco e fiamme infondo al corridoio mentre Morgan la teneva per un braccio e cercava di farla salire in ascensore.
    - Ma la volete piantare? Non sto morendo, ho un taglio in testa!
    - Vedo che stai già meglio… - le disse Hotch. – Andate pure, farà le cale con me. Tanto la sua camera è accanto alla mia.
    JJ ridacchiò ed annuì con un sorriso portandosi sull’ascensore Morgan che, per quanto fosse intelligente, non aveva ben capito la situazione e, soprattutto, non aveva ancora capito che i due volevano rimanere soli.
    - Mi sento una povera vecchietta rattrappita.
    - Su, non fare troppo la noiosa. Infondo, hai vinto tu. Le scale le stai facendo o sbaglio?
    - Si ma vorrei far notare a tutti – rispose col fiatone mentre faceva l’ultimo gradino della prima rampa di scale. – che non sono morta e resuscitata. Ho un taglio in testa, nulla di così tremendo.
    Lui la fermò e la guardò negli occhi. – Non sei solo tu, Emily! – le disse prendendola per le braccia e facendole toccare il muro con la schiena. – Hai un’altra vita a cui devi render conto adesso. Avresti potuto farti male davvero e perdere il bambino! Capisci perché sono preoccupato per te? – non la lasciò rispondere e posò le sue labbra su quelle morbide di Emily.
    Fu un bacio dolce, tenero, perfetto. Non durò molto, ma bastò per far battere il cuore all’impazzata alla ragazza.
    Quando si staccò le sorrise dolcemente. – Emily, io ti amo. E amo questo bambino. Voglio che stiate bene, non voglio che vi facciate male.
    Lei gli prese il viso fra le mani – Non devi avere paura per noi, Aaron. Noi stiamo bene. È solo che non voglio restare con le mani in mano perché sono incinta, non sarebbe giusto, né per me né per JJ che ha lavorato fino all’ultimo quando aspettava Henry.
    - Tu sei importante per me… - le sussurrò.
    - Anche tu. – lei lo baciò un’altra volta, poi tornarono a fare le scale con estrema lentezza cercando di non affaticare troppo la ragazza.
     
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  13. Emily†
     
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    Capitolo 12


    Emily era seduta confusa e smarrita sul letto matrimoniale che aveva condiviso con JJ quella notte.
    Si rese conto che, effettivamente, Morgan non aveva tutti i torti nel dirle che il giorno dopo sarebbe stato peggio dato che si sentiva come se l’avessero presa a sassata in testa per ore.
    Mentre sentiva la testa scoppiare e, ogni tanto, perdeva l’equilibrio era decisa ad andare in ufficio col team.
    - Senti tu oggi resti qui e non voglio sentire ragioni per cui devi andare a lavorare. Non raccontarmi che senza i te il mondo verrà sommerso da una valanga di omicidi, non dirmi che senza te Hotch non riuscirà a fare nulla, potrà anche essere vero, ma non mi interessa. Tu, Emily Prentiss, oggi rimarrai in albergo con me.
    Emily ebbe quasi paura a replicare le parole di JJ. Rimase ad osservarla con occhio pallato mentre la vena sulla fronte tamburellava insistentemente a ritmo del suo cuore.
    JJ si sedette su una sedia e la osservò. – Oggi rimarremo qui – disse con calma, una calma che la fece spaventare ancora di più. – Poi faremo colazione, usciremo a fare un giro ed andremo al controllo in ospedale come ti ha detto il medico.
    Quella fu la giornata peggiore che lei abbia mai passato. Era stata tutto il giorno con JJ che le faceva da baby sitter come se fosse una bambina di dieci anni. Non era riuscita nemmeno ad allacciarsi le scarpe da sola perché JJ non aveva voluto che si chinasse per via della ferita sulla testa.
    All’appuntamento in ospedale le cose non era cambiate. La bionda si era impuntata per accompagnarla a fare la visita ma, categoricamente, Emily le aveva detto di attendere fuori. Apprezzava molto quello che stava facendo per lei, ma viveva in simbiosi era esagerato.
    Seduta sul lettino nella sala delle visite attese il medico in silenzio.
    Ritornò indietro con la mente cercando di far riaffiorare parole, gesti, movimenti che potessero farle ritornare il ricordo di quei momenti.
    Si vide seduta al tavolino del bar, stavano parlando, forse del più e del meno, riusciva soltanto a veder muore le labbra senza sentire le parole.
    Scorpion la fissava con sguardo strano, quasi lei gli avesse rivelato di essere un agente dell’FBI ma, di certo, questo non era successo.
    Si vide rialzarsi, si vide sciacquare il viso con l’acqua poi cadere a terra e battere la testa.

    Schiuse gli occhi, fu in quel istante, quando il medico entro nella stanza che ebbe una folgorazione.
    - Facciamo una cosa …Rasputin – disse lui.
    Confusa, Emily corrugò la fronte. – Scusa, cos’ha detto?
    - Facciamo una cosa rapida, così potrà andare a riposare. – il medico era giovane, due occhi azzurri sui posarono su di lei e lei li fissò.
    - Signorina, si sente bene?
    Emily annuì. – Si, si… ho solo capito male ciò che mi aveva appena detto.
    - Con la botta che ha preso è normale sentirsi confusi o sentire parole non dette.
    - No – scosse il capo tranquilla. – Era come… un ricordo… quasi come se mi fossi lasciata suggestionare dal ricordo di ieri.
    - Non si ricorda ancora cosa le è successo?
    - No.
    - Forse sarebbe il caso di farle una TAC, non vorrei la situazione potesse peggiorare.
    - No, dottore. Sto bene e poi sono incinta e non potrei sottopormi.
    - Invece dovrebbe. Sarebbe per il suo bene.
    Emily scese dal lettino e si avviò alla porta velocemente. – Devo andare, dottore. La ringrazio. – ed uscì di corsa.
    Appena vide JJ le andò incontro. – Rasputin! Devi darmi una mano!
    - Chi? Cosa? Perché?? – esclamò lei vedendo l’amica dal viso paonazzo. – Ma ti sei fatta visitare? Credo che tu stia davvero male!
    - No, no! JJ Rasputin! mi sono ricordata che Scorpion ha cambiato gatteggiamento quando è stato citato durante l’aperitivo!
    JJ non capì bene quanto era appena accaduto, ma senza aggiunger altro uscì dall’ospedale assieme alla ragazza. Salirono in macchina e partirono per tornare in albergo.
    - Portami da Hotch, JJ!
    - Ho avuto ordine…
    - … JJ portami da Aaron! – esclamò questa volta in tono più autoritario ed utilizzando il nome dell’uomo che amava. Era la prima volta che JJ la vedeva così dura.
    Avrebbe dovuto riposare, ma c’era qualcosa dentro di lei che non voleva farlo, quasi si sentisse in colpa per qualcosa.- Non devi fare così, Emily. Lo troveremo…
    - Lo so che lo troveremo. Ma sono stata io a farlo scappare, l’ho perso di vista…
    - Ti ha tramortita, cosa potevi fare?
    - Reagire. Essere più forte.
    - Era armato? – le domandò.
    Emily abbassò lo sguardo cercando di ricordare. Riaffiorò alla mente qualcosa di metallico e nero premuto contro il suo stomaco, ma era tutto talmente confuso. – Credo…credo di si! – si sforzò lei.
    - Dunque hai fatto bene a restare a terra. Non eri in grado di difenderti…
    - Lo so… però…
    - Però basta. Smettila di mortificarti! Ora andiamo da Hotch e vediamo che cosa ricordi!
    - Nulla di così importante. Ma quel nome mi è risuonato nella mente più volte e l’ho sentito dire persino da dottore. Chiaramente me lo sono immaginato, però ho il timore che ci fosse qualcosa di connesso.
    - Un movente?
    - No, non credo un movente. Però qualcosa che li lega ci dev’essere di certo.
     
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  14. Emily†
     
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    Capitolo 13


    - Credevo di averti detto di tenerla a riposo. – protestò Hotch vedendo le due donne varcare la soglia dell’ufficio.
    JJ fece spallucce vistosamente depressa. – Cosa devo dirti. Non sono riuscita a tenerla al guinzaglio.
    Senza dir nulla, Emily andò al lato opposto del tavolo e rubò il computer a Morgan che, esterrefatto la fissò a bocca aperta.
    Digitò velocemente qualcosa e cominciò a scrutare la sia ricerca con fare speranzoso e meticoloso allo stesso tempo.
    - Ma che cosa sta facendo?
    - Non lo so, Reid. Appena usciti dall’ospedale ha detto di essersi ricordata qualcosa.
    Impiegò circa dieci minuti a trovare ciò che cercava ma, alla fine, esultò felice alzandosi in piedi e saltellando come una cavalletta davanti a JJ.
    - Niente da fare, la botta le ha fatto davvero male! – intervenne Reid scuotendo il capo.
    Prentiss non gli diede edito e mostrò una foto a Hotch. La foto raffigurava il disegno in bianco e nero, probabilmente l’originale era stato fatto col carboncino, di un uomo morto, sdraiato a terra al quale avevano sparato nell’occhio destro.
    - Cosa vorrebbe dire?
    - Ho impiegato parecchio a ricordare questo minuscolo particolare, ma ci sono riuscita! Il tutto sta qui dentro!
    - Emily è un disegno!
    - Si, JJ è un disegno. Ma non un semplice disegno!
    - A volte riesci ad essere più enigmatica di Dave, caspita!
    - Modestamente ha imparato dal migliore – si intromise Rossi con aria trionfale. – Comunque, vorresti spiegare anche a noi cos’hai ricordato?
    - Questa è un disegno che ricordavo di aver visto quando frequentavo le scuole in Russia. È la raffigurazione della morte di Rasputin.
    - Ma è un disegno inutile e senza senso! – Morgan non parve molto convinto. – E poi chi era questo Rasputin?
    - Era un contadino della campagna russa che prestò servizio alla corte dello Zar Nikolaj II. L’ultimo figlio, Aleksej, era malato di emofilia.
    Fu interrotta da Reid. – Dicasi malattia ereditaria recessiva comportante una grave insufficienza nella coagulazione del sangue dovuta alla mancanza, totale o parziale, del "fattore VIII" (emofilia A), o del "fattore IX". Più rara è l'emofilia C, data dalla mancanza totale o parziale del "fattore XI".
    Tutti guadarono il ragazzo con aria sprezzante. – Reid te l’ho mai detto che mi fai schifo?
    - Si, Morgan. Apprezzo molto! – e sorrise sornione.
    - Il bambino era molto malato ed i medici temevano per la vita dell’unico erede maschio. Disperata, la Zarina domandò aiuto a Rasputin: più volte durante le crisi del bambino l’uomo pregava e lui dava segni di ripresa.
    - Un santone
    - Esatto JJ. Divenne santo agli occhi della famiglia. – annuì. Poi proseguì nella sua spiegazione sedendosi al tavolo davanti ai colleghi. - Ma a Pietrogrado, al di fuori delle mura di palazzo, Rasputin si faceva strada fra alcool e donne: ben presto le dicerie popolari arrivarono a sostenere persino che egli intrattenesse rapporti intimi con la Zarina.
    - Ciò che aggravò la posizione, fu che la Zarina si rivolgeva a Rasputin anche per consigli di tipo politico – fu Reid a proseguire. – e questo portò, chiaramente, sconforto e rabbia fra i parenti dei Romanov.
    - …e qui entra in gioco la sua leggendaria morte – Emily chiuse la pagina web e mostrò loro un documento stilato in russo ritrovato fra gli articolo in che i loro tre uomini avevano commentato aspramente. - Poco prima di Natale, durante una cena a casa del Principe Yusupov, parente dei Romanov, Rasputin fu avvelenato con il cianuro. Con grande stupore, l’uomo rimase ancora vivo. Considerato troppo pericoloso alla corte zarista, fu vittima di un secondo attentato: un proiettile lo colpì all’occhio destro ma anche questa volta ne uscì ancora in vita. Yusupov, allora, ordinò la sua fucilazione e fece poi gettare il suo corpo nelle acque gelide della Neva. Anni dopo, l’autopsia avrebbe dichiarato che la morte avvenne per annegamento e non a causa delle ferite.
    - Ecco il nostro copycat. – mormorò Hotch. – I commenti dei nostri uomini cosa dicono?
    Emily scese col cursore e lesse velocemente. – Tutti sostengono che Rasputin fosse un ladro, un infame traditore che portò soltanto distruzione fra la famiglia - citò le frasi scritte da Christopher, Harry, Jeremy e Artur, l’ultima vittima.
    - Quindi potrebbe essere possibile che il nostro S.I. sia legato in qualche modo con Rasputin e voglia difendere la sua memoria in maniera ossessiva, arrivando persino ad uccidere. – Hotch si passò una mano dietro il collo. – Dobbiamo contattare Garcia e cercare di risalire al DND i quei capelli. Non vorrei fossero un regalino del nostro S.I.
    - Intendo una firma?
    - Si, JJ. Una firma macabra per di più.
    - Potrebbero essere appartenuti proprio a Rasputin. Infondo i capelli non si deteriorano. Dov’è sotterrato? – si rivolse a Prentiss.
    - Fu sepolto, ma il suo corpo venne poi dissotterrato e bruciato ai bordi di una strada.
    - Per cui non è possibile che siano i suoi.
    - Beh, perché no, Morgan? Potrebbero essere stati tagliati dalla moglie e conservati di generazione in generazione. Non saranno stati tutti dei malati di mente nella sua famiglia. – Reid osservò lo schermo del pc riguardando la fotografia in bianco e nero. – Non è poi fatta così male, devo dire!
    - Risparmiaci i tuoi giudizi artistici, ragazzino. Almeno quelli.
    - Tu mi devi ancora una partita a scacchi!
    - Te lo puoi scordare. Falla con Prentiss.
    Emily scosse il capo. – Con Reid non gioco, mi spiace Morgan.
    - Mi sembra che adesso tu possa tornare il albergo, Emily. JJ portala via.
    - Ok, capo.
    Con una smorfia di disappunto, Prentiss si alzò dalla sedia e si lasciò trascinare fuori dalla stanza: effettivamente il mal di testa era peggiorato ed il suo lavoro era finito.
     
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  15. Emily†
     
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    Capitolo 14


    Dopo lunghe ricerche finalmente, l’ambasciatrice Elisabeth Prentiss, dall’alto delle sue conoscenze diplomatiche era riuscita a far avere il DNA di Rasputin al centro scientifico dell’FBI. Nessuno di loro era riuscito a capire come avesse fatto, nemmeno Emily, fatto sta che ore più tardi il dottore del centro inviò una mail al palmare di Hotchner affermando senza dubbio che il DNA del reperto ritrovato sulle scene del delitto e quello inviato dall’ambasciatrice coincidevano.
    - È un movente un po’ tirato per i capelli – affermò Rossi dondolandosi sulla sedia mentre cercava un cenno d’assenso in Aaron che sorseggiava un caffé amaro.
    - Considerando che potrebbe essere un parente non vedo tutta questa stranezza.
    - Le ricerche sono estenuanti, la polizia sta facendo di tutto per trovarlo. Molti testimoni l’hanno visto vicino al Museo di St. Louis ma nessuno ha potuto descriverlo con certezza.
    - Elisabeth ha detto che Rasputin aveva una figlia, giusto?
    - Esattamente.
    - Per cui potrebbe anche darsi che il nostro S.I. si voglia vendicare di chiunque sporchi il nome del suo antenato. Forse è una sorta di venerazione. Ci sono molti fanatici che ucciderebbero per i propri beniamini.
    Rossi si guardò attorno. Il sole stava tramontando e, seduto al solito tavolino sulla veranda dell’albergo, ripensava al caso.
    Ormai era chiaro che Scorpion era il loro S.I., avevano ben chiaro il movente, mancava soltanto lui.
    - Dobbiamo sbrigarci a prenderlo e ritornare a Quantico. Hanno bisogno di noi su altri casi.
    - Hai ragione, ma non possiamo saltare le tappe. Dobbiamo terminare questo lavoro anche se…
    - Anche se? – Hotch guardò l’amico senza cenno di curiosità.
    - Tu vuoi terminare il lavoro per obbliga Emily a restare a casa. – rise. – Sai meglio di me che non resterà con le mani in mano per nove mesi.
    - Si, lo so. – sbuffò. – Cosa dirò a Jack?
    Rossi l’osservò attento. – Perché?
    - Lui sa che mi frequento con una donna. Gli si è particolarmente affezionato e la vede bene al mio fianco, ma da questo a vedere un fratello o sorella… non lo so…
    - Ci stai ripensando? Ti ricordo che il danno è fatto…
    Aaron scosse il capo veloce. – Assolutamente. Voglio questo bambino, ma mi domandava Jack come lo potrebbe prendere.
    - Secondo me Jack sarà felice di avere un fratellino. Sbaglio o qualche Natale fa ve ne aveva chiesto uno? O meglio, l’aveva chiesto a Babbo Natale. – rise nel ricordare il bambino che gli mostrava la letterina tutto contento dell’impegno che aveva messo per farla.
    Hotch sorrise nel pensare al suo bambino. – È vero, ma poi io e Haley ci siamo lasciati e poi… poi… lei è morta… -concluse. – Mi piacerebbe che Jack fosse felice come prima.
    - Sai meglio di me che i bambini affrontano il lutto meglio che un adulto. Si svagano, la loro testa è leggera e, non dico dimentichino, ma il dolore si allevia pian piano. Sono certo che Jack sarà orgoglioso di avere accanto qualcun altro che lo ama.
    Lui non rispose, si limitò a finire il suo caffé.
    - Cosa pensa di Emily?
    - Ah, è entusiasta. È molto felice che lei vada a trovarlo. Ogni volta che viene a trovarci si mette a giocare con lui e Jack si diverte molto. Dimentica la tristezza e sembra un bambino felice.
    Il discorso tranquillizzò molto Hotch che parve più sereno dopo il confronto con Rossi.
    Il suo bambino poteva finalmente essere felice e ritornare a ridere e smettere di avere paura del buio. Poteva finalmente tornare a giocare come un bambino normale senza aver paura che qualcuno lo additi perché non aveva più la mamma.
    Si, avrebbe certamente fatto bene ad entrambi ricominciare a vivere, ma vivere a pieno la vita e smettere di pensare solo al lavoro.
    Mentre JJ giocava a carte nel salone con Morgan e Reid, lui si recò nella camera di Emily. Bussò e quando sentì un fievole –Avanti. – aprì la porta ed oltrepassò la soglia.
    - Ehi. – le sussurrò vedendola sdraiata a letto con un libro sulla gambe.
    - Ciao – gli sorrise con dolcezza chiudendo il libro e facendogli segno di sedersi accanto a lei.
    - Come ti senti, Emily?
    - Sempre un po’ confusa, ma molto meglio di ieri. Grazie. – posò il libro sul comodino e tornò a fissarlo.
    - Vorrei che tu venissi a cena da noi, me e Jack, non appena torneremo a casa.
    - e come mai, agente Hotchner?
    - Voglio che Jack sappia che presto avrà un fratellino… - le posò una mano su ventre e la baciò.
    - Agente chi le dice che sarà un maschio?
    - Oh, beh. Io! Così lo porterò con Jack alle partite di calcio! Oppure gli insegnerò a giocare a baseball.
    Emily scoppiò a ridere contorcendosi sul letto per poi avvicinarsi ad Aaron e stringersi a lui, accoccolandosi fra le sue braccia. – E se fosse una bambina non la vorresti?
    - Oh, si. Ma non le insegnerei a giocare a baseball. Però conosco qualche trucchetto di poker e che magari potrebbe…
    - AARON! Una bambina!
    - E si, perché no scusa? Deve imparare a farsi valere – sorrise e l’abbracciò forte facendole posare la testa sul suo petto. – Non importa se sarà maschio e femmina, l’amerò lo stesso.
    - Davvero?
    - Si. Davvero. E Jack ne sarà orgoglioso come se fosse davvero suo fratello.
    - Credi lo accetterà?
    - Si, ne sono certo. Ha sempre voluto un fratellino con cui giocare.
    - Jack ha sei anni, avranno sette anni di differenza. È tanto.
    - Vorrà dire gli farà da secondo papà. – le accarezzò la testa. – Vorrei restare così.
    - Anche io, ma JJ potrebbe tornare.
    - E ti interessa?
    - Sinceramente, ora come ora, no. Non mi interessa. Tienimi così ancora un po’. – gli disse accoccolandosi ancora di più e socchiudendo gli occhi.
    Lui continuò ad accarezzarle la testa mentre lei cadeva pian piano fra le braccia di Morpheus.
     
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