skeletons in the closet

robin89

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    Autore: robin89
    Titolo: skeletons in the closet
    Rating: verde
    Categoria: azione, dramedy
    Personaggi/coppia: Cameron Leane, team
    Disclaimer: I personaggi non mi appartengono(tranne quelli da me inventati), sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
    Note: questa storia a capitoli si colloca dopo "Salvation". Vedremo Cameron in diverse situazioni e scopriremo qualcosa di più. Buona lettura ^_^



    skeletons in the closet




    prologo


    Si alzò dal letto alla stessa ora di tutti i giorni, le 7:30. Aveva dormito bene, come sempre. Camicia e cappotto eleganti erano al loro posto, aspettavano ai piedi del letto pronti per essere indossati come routine. Andò in bagno a prepararsi, si pettinò alla meglio i capelli scuri, si spruzzò più volte acqua di colonia e si guardò allo specchio,era davvero affascinante pensò. Si vestì con quegli indumenti e prese la 24 ore. Prima di uscire da casa si guardò un ultima volta nello specchio di fronte alla porta, aggiustò gli ultimi particolari del colletto. Era pronto. Anche oggi avrebbe fatto un opera buona, avrebbe scoperto la sua prossima vittima.

    Cameron non riusciva a dormire, era la quarta volta che si svegliava nel cuore della notte e a controllare l ora. Si rigirava in continuazione a cercare la posizione ideale ma nessuna la faceva stare tranquilla.Era rientrata tardi dal bar di Buck ma nonostante la stanchezza non riusciva ad addormentarsi. Quando chiudeva gli occhi le balenavano in mente tanti piccoli frammenti della sua vita, da quando era piccola fino ai giorni più recenti, non ce la faceva più, voleva solo scacciare quelle immagini, spegnere il cervello e dormire in santa pace. Quando finalmente ci riuscì era già ora di alzarsi, buttò la sveglia per terra e quel suono svanì, abbracciò ancora un attimo quel cuscino così morbido e invitante, se non si fosse alzata subito si sarebbe addormentata per 2 giorni di fila.
    Si decise ad uscire dal letto seppur di malavoglia ed entrò subito nella doccia… almeno quella riusciva a svegliarla. Ancora con l accappatoio addosso si preparò un caffè, il primo di una lunga lista come i giorni scorsi … si vestì in fretta ed uscì per andare al lavoro, non vedeva l ora di distrarsi e incontrare i suoi colleghi. Ma forse avrebbe fatto meglio a riaddormentarsi quel giorno.


     
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  2. robin89
     
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    Erano già tutti arrivati nell open-space. Aspettavano che Hotch uscisse dal suo ufficio con JJ, l aveva raggiunto poco prima con dei fascicoli in mano, c era proprio aria di un nuovo caso in arrivo.
    Nel frattempo il team se ne stava buono a godersi quegli ultimi momenti di tranquillità e pace prima che quella giornata di lavoro iniziasse sul serio. Emily era seduta composta alla sua scrivania con le gambe accavallate mentre guardava divertita la scenetta di fronte a lei, Derek faceva altrettanto in piedi appoggiato alla sua.
    - Solo quando sei sicuro di sapere dov è l’ arma reagisci.
    Con i proiettili sul tavolo Cameron puntava la pistola scarica alle spalle di Reid girato verso l ascensore, aveva l aria concentrata e per una volta non proferiva parola.
    Passò qualche secondo nel silenzio che regnava,prese un respiro e improvvisamente si girò, allungò un braccio, cercò di afferrare la pistola dalle mani di Ron ma non ebbe abbastanza presa dunque gli scivolò e prima che se ne accorgesse Cameron gli aveva preso lo stesso braccio gliel’ aveva girato e con l’ altro gli puntò la pistola alla testa.
    - Bang!! Ti ho ucciso un'altra volta.
    Emily scosse la testa e ridacchiò. Reid sembrava un cagnolino sotto la pioggia.
    - Avanti ragazzino non puoi farti battere da una femmina!
    - Questa femmina darebbe una lezione anche a te! - rispose lei alla provocazione di Morgan.
    - Avanti – la sfidò lui con un cenno della mano – Reid, ora ti faccio vedere come si disarma e si butta a terra una ragazzina.
    Emily alzò un sopraciglio curioso.
    In quel momento entrò JJ con Hotch a interrompere tutto.
    - Abbiamo un caso, tutti in sala riunioni – disse JJ.
    - Te la sei scampata ragazzina.
    Cameron rispose solo con un occhiata divertita poi si affiancò a Reid e gli spettinò i capelli.
    - Tu non hai la memoria eidetica.
    - Ma quella non ti salva la vita – rispose lei strizzando l occhio.

    Fecero cornice al tavolo e JJ cominciò a far scorrere le immagini degli omicidi.
    - Ce ne andiamo a Berkeley in California. Ci sono stati tre omicidi in 3 mesi: Linda Kimura 36 anni, era un insegnante della Berkeley High School trovata nuda nel parcheggio della scuola all entrata del cancello principale, sparata alla testa; Eric Brandon operaio di 45 anni ucciso a bastonate dietro casa sua e Jack Summers un impiegato di 39 anni è stato trovato a fianco alla sua macchina con un colpo d arma da fuoco alla testa e uno ai genitali.
    - Cosa gli fa pensare che si tratti di un Serial Killer? Il Modus Operandi è completamente differente e anche la vittimologia – disse Rossi dubbioso.
    - L’ ultimo omicidio a Berkeley è stato un anno fa e si risolse subito. Sono per lo più bande di quartiere e questi sono piuttosto insoliti, escono dagli schemi e sperano possiamo capirci qualcosa di più noi.
    - Bene, partiamo subito, parleremo del caso sull aereo – disse Hotch - ci aspettano otto ore di volo eh…. Leane, sul jet ti farai una bella dormita,non ti farò addormentare davanti a tutti.
    Cameron annuì e si sentì subito sollevata,la sua faccia stanca e tirata era così visibile? Avrebbe avuto tutto il tempo nelle 8 ore per riposarsi e tornare attiva.

    Sul jet

    Cameron era sdraiata senza troppi complessi su due sedili, non era l unica a dormire, anche Emily e JJ si erano addormentate mentre gli altri riguardavano le foto degli omicidi ed infine anche loro si concessero qualche ora di riposo prima di rimettersi a lavoro.
    Si era riposata abbastanza, quando si svegliò andò verso lo sgabuzzino e si fece il terzo caffè della giornata, poi raggiunse gli altri e si sedette vicino a Derek.
    - Ehi dormigliona,hai fatto le ore piccole stanotte? – le disse vedendola arrivare con un andamento da prima mattina.
    - Ooh si, non immagini neanche quanto può stancare una notte con Reid.
    JJ, Derek ed Emily scoppiarono a ridere mentre il profiler in questione divenne tutto rosso e restò a bocca aperta.
    - Lo sapevo che dietro quella maschera da genio incompreso c era uno stallone! – infierì ancora Derek.
    - La volete smettere!
    - Dovresti vedere la tua faccia! – continuò JJ in mezzo alle risate.
    Gli occhi di Reid divennero due fessure,continuò a fissare Cameron con uno sguardo per dire “questa me la paghi”.
    - Allora - s intromise Hotch, e tutti tornarono seri di punto in bianco – cominciamo dalla prima vittima, JJ?
    - Si, Linda Kimura 36 anni, morta con un colpo d arma da fuoco alla testa, l’ S.I. dopo averla uccisa l ha spogliata e l ha praticamente abbandonata davanti alla scuola – passò le foto e i fascicoli ai suoi colleghi.
    - L ha violentata? – chiese Emily prendendo il fascicolo in questione.
    - No, nessun segno di violenza sessuale.
    - Voleva che la vedessero tutti in quello stato, non gli interessava l’ omicidio in se ma l umiliazione – disse Cameron sbirciando la foto.
    - Ma perché nella scuola? Ci sono tanti posti pubblici in cui mostrare un cadavere a più persone possibili – intervenne Derek.
    - Linda era un insegnante e la scuola la rappresentava, forse è stato uno dei suoi studenti – gli rispose Emily.
    - Erik Brandon 45 anni ucciso a bastonate dietro casa sua – riprese il discorso JJ – morto per trauma cranico. La moglie e la figlia di 13 anni non hanno sentito nulla.
    - Ok …. qui non c è nessun tipo di umiliazione, e non credo proprio che lo scopo fosse stato mostrarlo al pubblico, dunque non gli interessa essere famoso – affermò Reid.
    - E infine Jack Summers, 39 anni sparato prima ai genitali poi alla testa vicino alla sua macchina, e a 5 km da casa sua.
    - Le vittime sono completamente casuali, non hanno niente in comune, né stile di vita né quartieri – incalzò Rossi - potrebbe essere un adolescente che non ha ancora trovato una sua identità e sperimenta vari tipi di omicidio,forse vuole vedere quale di questi gli porta più vantaggi.
    - In questo caso non aspetterà un altro mese prima di uccidere di nuovo – rispose Hotch -sperimenterà finchè non trova il suo stile personale e potrebbe colpire da un momento all altro.
    - Perché sparare ai genitali allora? – disse Cameron - Ha usato uno stile per ogni vittima, o è vero che non ha ancora trovato il suo o sono punizioni più che sperimentazioni.
    - Vi ricordate “il giustiziere”? – s intromise Reid - Sembrava scegliesse vittime a caso senza uno schema invece uccideva coloro che erano stati processati per un crimine e rilasciati ingiustamente.
    - Ma questi non sono criminali, per quello che ne sappiamo ora. Ma credo che li conoscesse molto bene.
    - Chiamate Garcia dobbiamo sapere tutto sul passato delle vittime, io e Dave ci occuperemo della vittimologia, Reid e Morgan sull ultima scena del crimine e parlate con la moglie di Summers, Prentiss e Leane parlate con il preside della scuola, JJ, non voglio che si parli degli omicidi finchè non avremo un profilo, non bisogna farlo sentire appagato.
    Tutti annuirono e si prepararono per la lunga giornata.
     
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  3. robin89
     
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    Arrivarono al dipartimento di polizia di Berkeley, fecero qualche passo dall ascensore e videro venirgli incontro il detective Tom Lavine. JJ iniziò con le presentazioni alla quale Reid rispose con un cenno della mano mentre gli altri si limitarono ad un cenno del capo.
    - Vi ho già prenotato delle stanze in albergo, non è dei migliori ma è l unico che ho trovato libero
    - La ringraziamo andrà benissimo – rispose Hotch.
    - per il resto potete usare quell ufficio – e indicò un ampia stanza luminosa visibile dalle vetrate – per qualsiasi cosa chiedete.
    - Mi serve che qualcuno accompagni i miei agenti alla scena del crimine e a casa delle vittime mentre io l’ agente Rossi ci stabilizzeremo nell ufficio, abbiamo bisogno di tutto il materiale degli omicidi.
    Il detective Lavine annuì mentre li accompagnava lungo il corridoio e dettava ordini a degli agenti.

    Prentiss e Leane arrivarono alla Berkeley High School. Era preceduta da un grande giardino con vialetti e un ampio parcheggio.
    - L ha uccisa qui –uno degli agenti insieme a loro indicò un punto vicino al cancello – non è stato trovato il proiettile e le persone interrogate dicono che non hanno visto o sentito nulla.
    Le due profiler girarono intorno a quel punto, si vedeva ancora una macchia scura sull asfalto.
    - C è una bella distanza da qui alla scuola, dubito che qualche studente avrebbe potuto vedere cosa succedeva qui – esordì Emily.
    - Il referto medico dice che è morta intorno alle 7 e mezza del mattino.. – disse Ron.
    - non c è traffico a quell ora e gli studenti non erano ancora arrivati – la precedette l agente.
    - voleva che fosse la prima cosa visibile appena arrivati. Se la vittima era girata verso la strada, e non l ha spostata dopo averle sparato a parte svestirla,il proiettile dev essere in quel boschetto non veso la scuola – Cameron indicò un boschetto che si affacciava sull altro bordo della strada.
    - Andiamo a parlare con il preside e gli alunni – convenne Emily.

    Entrarono nella scuola, c era un ampio soffitto, attraversarono prima una sorta di salottino con un piccolo bar all angolo, poi si diramava in diversi percorsi e scale. Seguirono un lungo e largo corridoio finchè non arrivarono alla porta dell ufficio. Il preside aprì la porta sentendo bussare.
    - Salve, FBI? –chiese vedendo il tesserino che mostrarono.
    - Siamo dell Unità Analisi Comportamentale – disse Emily – vorremmo farle qualche domanda riguardo la professoressa Linda Kimura. Il preside annuì cambiando espressione al ricordo dell insegnante e li fece accomodare nel piccolo ufficio.

    Il Sig. Price Carson era preside della Berkeley High School da molti anni e conosceva bene quell ambiente e i movimenti dei suoi studenti e insegnanti. Non era un uomo altissimo, i capelli scuri facevano intuire che erano sicuramente tinti per un uomo di circa 50 anni.
    - Sono passati tre mesi dalla sua scomparsa, ci sono novità? – chiese alle due profiler.
    - Si – rispose Emily – ci sono stati altri due omicidi in circostanze altrettanto misteriose e c è la possibilità si tratti di un Serial Killer – l’ uomo sgranò gli occhi.
    - Sig. Carson cosa ci può dire della professoressa Kimura? – incalzò Ron - Avremo bisogno anche del registro di tutti i suoi alunni – continuò.
    - Pensate che sia stato uno studente?
    - Non lo so, che rapporto aveva con loro?
    - Era una bravissima insegnante di biologia, faceva di tutto per quei ragazzi, svolgeva anche dei corsi pomeridiani per chi dovesse recuperare qualche brutto voto. Viveva praticamente per loro, la scuola era la sua seconda casa.
    - Lei a che ora arrivò qui? – chiese Emily.
    - Io sono il primo ad arrivare e l ultimo ad andarmene, sono arrivato verso le 7 e ancora non c era nessuno…. Linda è una delle prime persone ad arrivare, come vi ho detto sta più qui che a casa sua.
    - E a che ora vengono aperti i cancelli? – domandò Ron.
    - Alle 8…
    - E lei non si è accorto di nulla? Non si è chiesto come mai non fosse ancora arrivata?
    - Beh no…. Come vedete da qui non si vede molto quello che succede là fuori, sono stato chiamato da una bidella quando ha notato che si stava formando la calca intorno al cancello.
    Sulla scrivania era pieno di fascicoli, registri e altri fogli, diedero solo un occhiata poi Emily riprese il discorso.
    - Si ricorda se è successo qualcosa di insolito prima della morte? Un litigio con uno studente, con un insegnante, qualsiasi cosa…..
    Si girò per un attimo a guardare un punto fisso nella stanza cercando di ricordare.
    - Ora che ci penso …. Qualche settimana prima era successo qualcosa. Mi ricordo volesse sospendere un alunno e lo portò qui in presidenza, ma successe qualche settimana prima, non penso c entri niente.
    - Di che si tratta? – chiese Emily.
    - Venne sospeso per un paio di giorni, aveva fatto una battuta sgradevole sulla professoressa, giravano delle voci e lei se la prese molto …. Non era una che perdeva le staffe anche se qui non è difficile perdere il controllo con i ragazzi.
    - Che voci?
    - Una relazione con un professore.
    - E questo studente chi sarebbe? – chiese ancora Ron.
    - Simon Mirren, vi accompagno da lui se volete,dovrebbe essere in classe.
    - Grazie – risposero loro in coro.

    Aspettarono a un passo dietro il preside che bussò alla classe, disse qualcosa all insegnante e dall aula uscì un ragazzo dall aria spavalda, alto con i capelli castani e gli occhi scuri, ben vestito, aveva tutta l aria di essere un figlio di papà. Il preside si congedò e tornò al suo ufficio.
    - Sono agenti dell FBI vogliono farti solo qualche domanda sulla professoressa Kimura.
    Il ragazzo guardò le due agenti con una strana espressione, come se sapesse già cosa dovesse dire.
    - Chiedete pure.
    - Bene…allora Simon, perché non ci spieghi cos è successo con la professoressa qualche mese fa … perché ti voleva sospendere? – gli chiese Emily.
    - Io non ho fatto nulla di male, ho solo detto quello che pensavano tutti e lei ha cercato di distruggere il mio futuro!
    - E cosa avresti detto di così impressionante da farti sospendere? – domandò sapendo già la risposta.
    - C erano delle voci, beh non proprio voci …. Dicevano di averla vista negli spogliatoi insieme al professor Sanders in atteggiamenti intimi, molto intimi….. io ho fatto lo stupido errore di farci una battuta in classe …. Lei mi ha umiliato davanti a tutti e mi portò in presidenza per sospendermi, avrei detto addio al college per colpa sua! Sapete quanta fatica devo fare per cancellare quella cosa dalla mia scheda, avevo voti altissimi e lei mi stava rovinando !
    - Così l hai uccisa per vendicarti, sai che si chiama movente questo vero? – domandò Ron.
    - Non m interessa come si chiama! Io non ho ucciso nessuno, ero già nei casini per la sospensione figuriamoci se mi fossi messo a uccidere!
    - Chi sapeva di questa relazione con Sanders?
    - Tutta la scuola! Non si parlava d altro! dubito lo sapesse il marito però….
    - insegna ancora qui quel professore? - chiese Emily.
    - No, dopo la mia sospensione è stato trasferito in un'altra scuola..
    Emily e Ron si guardarono un momento.
    - Ok, abbiamo finito …. per ora.
    - Posso tornare in classe?
    - Si vai – rispose acida Ron.

    Il ragazzo tornò in aula lasciando loro due da sole. Tornarono alla macchina traversando il giardino della scuola.
    - Pensi che il marito l abbia scoperto? – le chiese Emily.
    - Credo di si, se muore la moglie il primo sospettato è il marito, no?
    - Così saranno in due ad avere un movente. - Emily sbuffò ed entrarono in macchina.
     
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  4. robin89
     
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    Mentre Emily e Ron cercavano di scoprire qualcosa in più nella scuola, Morgan e Reid si stavano dirigendo verso casa della seconda vittima,Erik Brandon.
    Sembrava una casa di campagna, poco decorosa e con tanti attrezzi da lavoro sparsi intorno al perimetro. Li aprì una signora di circa 35 anni che trattenne il fiato alla vista dei due agenti.
    - Chi siete? – chiese con aria perplessa.
    - Salve siamo dell FBI … mi dispiace disturbarla ma vorremmo farle qualche domanda sulla morte di suo marito – la invitò Derek. Reid era di fianco a lui e ispezionava attentamente ciò che lo circondava girando la testa qua e là.
    - È morto due mesi fa, ancora polizia e agenti …
    - Mi dispiace ma pensiamo si tratti di un serial killer, vogliamo solo chiudere questa faccenda….le faremo qualche domanda.
    La signora Brandon si arrese, annuì e si spostò per farli entrare, un agente in più o un agente in meno non faceva molta differenza ormai, sperava solo se ne andassero il prima possibile.
    Si sedette nel divano spazioso con Morgan di fronte a lei nella poltrona mentre Reid si aggirava indisturbato nel salotto sotto gli occhi contrari della donna.
    - Faremo in fretta – la rassicurò Derek, anche se fosse non sarebbe stato così – può raccontare quello che successe quel giorno?
    Si guardava le mani poggiate sulle gambe poi si decise ad incontrare lo sguardo dell agente.
    - Lavorava in un cantiere edile, usciva la mattina presto e rientrava verso le cinque del pomeriggio dopodiché si rintanava nella sua cantina…. – parlava con un tono di accusa, a dire la verità non sembrava affatto affranta da quella perdita – anche quel giorno era nella sua cantina, era quasi ora di cena e non lo vedevo da ore così sono andata a chiamarlo…. E l ho trovato in quelle condizioni. Ho chiamato subito la polizia.
    - Suo figlio dov era? – chiese Reid prendendo una foto di famiglia sopra un mobiletto,avrebbe dovuto avere sui 17 anni.
    - Non era in casa, era uscito a fare un giro prima di cena, ultimamente è molto stressato, ha bisogno di restare spesso da solo. .
    - E adesso non c è?
    - No …. È in campeggio con gli amici …
    - Come ha preso la morte del padre? – domandò Derek.
    - Beh…diciamo …. Bene… voglio dire, è un ragazzo forte e non fa vedere quello che prova realmente … comunque sta reagendo bene…
    - Come lei – aggiunse Reid.
    - Già …. – lo guardò con astio la donna.
    - Non c è nessuno che avrebbe voluto fargli del male? Un litigio nel cantiere, qualsiasi cosa … - continuò Morgan.
    - No , nessuno … – rispose secca lei anche se sapeva benissimo che non era vero - tutto questo l ho detto alla polizia due mesi fa
    - Perché non ci porta nella cantina, vorremmo darle un occhiata – continuò Derek.
    - Ok… - disse alzando le spalle - seguitemi.
    La cantina era una piccola casetta a parte dall altro lato dell abitazione, era un terreno grande e potevano starci due case singole e c era anche una seconda entrata nella parte opposta del giardino.
    - Quel cancello è sempre aperto? – chiese Reid avvicinandosi a quello.
    - no , ma si apre facilmente, avrebbe dovuto aggiustarlo prima o poi, ma in quella strada non passa nessuno, non ci facevamo molto caso ….
    Aprirono la porta di legno rovinato della cantina ed entrarono in quell ambiente, era pieno di attrezzi da lavoro edile come nel giardino. Si aggirarono lì dentro dove si era consumato il delitto, ma non c era nulla di particolarmente rilevante che potesse aiutarli.
    - Avete finito? Vorrei prepararmi e andare da mia sorella.
    Morgan e Reid annuirono delusi da quelle poche rivelazioni.
    - Grazie per il suo aiuto.
    - Vi accompagno alla porta – finalmente se ne sarebbero andati pensò lei sollevata.

    I due profiler si fermarono davanti al SUV prima di salirvi .
    - Quella donna non mi piace – affermò Reid – sembra contenta che sia morto!
    - Già, anche per me nasconde qualcosa.
    - Vediamo cosa ha scoperto Garcia – rispose Derek prendendo il telefono in mano.
    - Ehi bambolina illuminaci con le tue magie, dicci cos hai trovato su Erik Brandon.
    - Oh splendore l oracolo della verità sta per illuminare il tuo cammino, vediamo …. La sig. Brandon è la seconda moglie, ha divorziato dalla prima dopo 10 anni di matrimonio per violenza domestica, a quanto pare non era l uomo più delicato del mondo, e tre anni fa è stato arrestato per guida in stato di ebrezza ….venne licenziato e cominciò a fare l operaio in un'altra ditta…
    - Ok grazie Garcia …
    - È stato un piacere mio comune mortale…
    - Visto? Avevo ragione, questo spiega perché è stato ucciso a bastonate – gli disse Reid.
    Tornarono indietro verso l abitazione e suonarono il campanello per la seconda volta.
    La donna ci mise un po’ prima di aprire e il suo volto cambiò espressione quando li vide.
    - Cosa volete ancora? Non vi ho già detto tutto? Vi avevo detto che sto uscendo ….
    - Perché non ci fa entrare e facciamo un'altra chiacchierata – disse acido Derek.
    Erano di nuovo in quel salotto, questa volta lei stava seduta e loro due in piedi la guardavano.
    - Sapeva che suo marito era già stato sposato?
    - Si e questo che c entra?
    - Picchiava anche lei? – disse con noncuranza Reid.
    La donna rimase di sasso e non rispose.
    - Perché non ce l ha detto prima…
    - E che importanza ha? Ormai è morto non può farmi più niente…
    - Per noi ha importanza – rispose Derek.
    Morgan e Reid si guardarono facendosi la stessa domanda senza parlare.
    - Picchiava anche suo figlio? – domandò ancora Reid.
    - Si…..se la prendeva spesso con lui..
    - Lo sapeva qualcun altro delle violenze, l ha raccontato a nessuno? – chiese Derek .
    La donna non voleva rispondere, non voleva mettere in mezzo altra gente ma tanto prima o poi ci sarebbero arrivati, tanto valeva dire tutto adesso e non pensarci più.
    - Un giorno lo raccontai a mio fratello – si era già pentita di quell affermazione - aveva visto dei lividi e non volle credere alle mille scuse che inventavo…..
    - E lo ha affrontatato? – ipotizzò Derek.
    - Si… lo accusò senza troppi giri di parole, arrivarono anche alle mani e Nick, mio fratello, minacciò di denunciarlo e di fargliela pagare se l avesse fatto di nuovo …. Io non volevo arrivare fino a quel punto.. – scosse la testa e si passò una mano sulla fronte.
    - Dobbiamo parlare con suo fratello ….
    - Non crederete che sia stato lui? Lui voleva solo aiutarmi non l avrebbe mai ucciso!!
    - Signora noi non abbiamo detto niente ancora, ci può dire dove possiamo trovarlo? Gli faremo qualche domanda , se non è stato lui non ci sarà nessun problema – rispose Derek.
    Li guardò spazientita, sbuffò, non ne poteva più, gli diede l indirizzo del fratello e sospirò quando i due agenti lasciarono la casa, ormai il danno lo aveva fatto mettendo in mezzo il fratello.
     
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  5. robin89
     
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    L’ ultima tappa di quel giorno era parlare con la moglie dell’ ultima vittima, Jack Summers, ma dato che era un’ amica del capo dipartimento decisero di convocarla direttamente lì.
    I capelli biondi erano raccolti in una coda, indossava un paio di pantaloni neri e una maglietta rossa larga. Sembrava una persona diffidente ed introversa, all’ incirca una quarantina d’ anni, entrò in un piccolo ufficio accompagnata dal detective Levine raggiunta in poco tempo da Hotch.
    - Grazie per essere venuta, non ci vorrà molto – le disse mentre si accomodava con i fascicoli dell’ omicidio in mano.
    Lei lo guardava armeggiare con quei fogli e aspettò che le fece la prima domanda senza rispondere al “buongiorno”.
    - Sig. Ha qualche idea di chi potesse fare questo a suo marito?
    - Nessuna … o forse in tanti – rispose fredda.
    - Suo marito è stato sparato a 5 km da casa sua ai genitali e poi in testa, un omicidio piuttosto personale – si fermò a guardarla.
    - Già, non le nascondo che gli avrei fatto la stessa cosa a quel figlio di puttana.
    - Mi scusi? – sembrava cadere dalle nuvole dopo la reazione della sig. Summers così composta e pacata.
    - Ha sentito bene, volevo chiedere il divorzio prima che fosse ucciso.
    - La tradiva? – così diede vita all’ unica ipotesi ovvia riguardo il modus operandi.
    - Me lo disse una mia amica, l’ aveva visto uscire dalla casa della sua segretaria quando mi aveva detto di essere fuori per lavoro, così cominciai a seguirlo di nascosto e lo vidi con i miei occhi …
    - Nel luogo in cui è stato ucciso?
    - Si … è il quartiere in cui abita quella sgualdrina ….
    - Tutta questa rabbia come l’ ha trattenuta? Mi sta fornendo un movente più che valido …
    - Non m interessa cosa le sto fornendo, io mi sto solo sfogando! Questo non vuol dire che l’ abbia ucciso io quel verme, e poi ero a casa con mia figlia quel giorno e ci sono altri testimoni che possono confermare – disse con tono deciso.
    Era vero c era scritto nei fascicoli anche quello. Ma prima non aveva indicato nessun altro oltre che difendersi.
    - Sa come si chiama la segretaria?
    - Non ne ho idea ….
    - Quella donna sprigionava rabbia da ogni poro quando parlava del marito. Restò a guardarla un attimo ancora poi si alzò riordinando le cartelle - Può andare adesso grazie - uscì e raggiunse i colleghi nella sala riunioni.


    - Novità? – chiese Rossi vedendolo entrare.
    - A quanto pare la segretaria di Summers era la sua amante e abita proprio nella zona in cui è stato ucciso.
    - Ok, mettiamo che sia stata lei o il marito dopo averlo scoperto – continuò Rossi - cosa c entra con le altre vittime?
    - Assolutamente niente – rispose con rammarico Emily che ascoltava in piedi insieme agli altri, nel frattempo Reid cercava collegamenti tracciando linee e puntini sulla cartina, anche se ben pochi.
    - Dobbiamo parlare ancora con un sacco di gente, riprenderemo domani adesso andiamo tutti in albergo e schiariamoci le idee – concluse Hotch.


    La mattina seguente si divisero nuovamente i compiti. Emily e Cameron continuarono la loro pista e andarono a parlare con il marito di Linda Kimura.
    La casa era piena di scatoloni, piccola ma comunque accogliente a parte tutto quel disordine.
    - Si sta trasferendo ? – chiese Emily mentre si faceva spazio nel corridoio.
    - Si… non ne posso più di questa città, ero venuto con Linda ma ora credo che tornerò nella mia vecchia casa per un po’.
    Cameron andò subito al punto, restò in piedi con Emily di fronte all’ uomo sul divano.
    - Sapeva che sua moglie lo tradiva con un altro insegnante?
    - Con Sanders? Si, lo sapevo ….. ogni tanto andavo a prenderla a scuola e sentivo i commenti dei ragazzi quando uscivano …..
    - Non credo ne sia andato fiero …. Come ha reagito..
    - Malissimo .. cioè, voglio dire, non tanto da ucciderla sia chiaro …. Ma abbiamo litigato.. lei è andata per un po’ da sua madre ma poi siamo tornati a vivere insieme e Sanders era stato trasferito….. così volevamo ricominciare ma…. È successo quello che è successo….
    - Avete parenti qui? – chiese Emily.
    - No non abbiamo nessuno … siamo di San Francisco e siamo qui solo da 3 anni ….
    - Qualcuno che avrebbe potuto saperlo e fargliela pagare al posto suo?
    - No … non mi viene in mente nessuno …. A parte quel ragazzo … quello che venne sospeso …
    - Abbiamo parlato anche con lui. Lei dov’ era quando è stata uccisa?
    - Stavo andando a lavoro, parto da casa prima di lei …. L ho saputo con una telefonata …. E mi è crollato il mondo addosso ….
    - Immagino – disse Ron con un velo di cinismo – non c è nessun testimone?
    - No purtroppo, ero in macchina da solo …..

    Ron prese per un braccio la collega e la portò in un angolino del salotto.
    - Non possiamo portarlo in centrale – Emily anticipò la ragazza.
    - Non ha un alibi e ha un buon motivo per averla uccisa e umiliata in quel modo.
    - Si è non ci sono prove sufficienti per fare niente, non possiamo arrestarlo solo per ipotesi … era già stato interrogato più volte dalla polizia e non ce lo faranno fare senza un buon motivo.
    Ron girò gli occhi a guardare quell’ uomo, fissava fuori dalla finestra con fare molto tranquillo, sembrava molto sicuro di sé..
    Le due profiler si avvicinarono di nuovo a lui.
    - Abbiamo finito sig. Kimura ma non deve lasciare la città finchè non sarà chiusa l’ indagine …
    - Se lo fa lo scopriremo in un attimo – aggiunse Ron.
    - Sono ancora un sospettato?
    - Si, dunque non vada da nessuna parte.
    L uomo sbuffò e le guardò uscire dalla porta.

    Dipartimento di polizia
    La squadra era riunita nel loro ufficio in centrale e continuavano a sfogliare i fascicoli delle vittime che ormai sapevano quasi a memoria,Derek e Reid erano appena tornati da casa di Nick, il fratello della sig. Brandon, ammise la colluttazione avuta con la vittima, non aveva testimoni per il giorno dell’ omicidio e anche lui non era collocabile direttamente sulla scena.
    Infine Garcia era risalita al nome della segretaria di Summers, Amanda Leighton, così Hotch e Rossi poterono andare a sentire la sua versione e anche loro non avevano concluso niente di eclatante, Summers aveva appena lasciato casa sua quando è stato ucciso e il marito di Amanda in quei giorni non era in città. Erano ad un punto morto, tante ipotesi e nessuna dimostrabile.
    - Cos hanno in comune le vittime? – Hotch cominciava a spronare la stesura di un profilo.
    - Sono tutte colpevoli di qualcosa, rimango sempre dell’ idea che si tratti di punizioni – fu Ron a parlare, stava seduta sul tavolo e sembrava incantata in un punto fisso.
    - Dunque abbiamo a che fare con un altro giustiziere, ma come entra in contatto con loro? – intervenne Emily.
    - Tutti gli omicidi sono perfetti – rispose Reid portando lo sguardo dalla cartina ai colleghi – non ha lasciato tracce e non si è fatto vedere da nessuno pur scegliendo luoghi ben visibili.
    - L’ S.I è sicuramente un maschio alpha, e robusto direi visto che è stato in grado di prendere a bastonate Brandon – prese il discorso Derek – conosce bene le vittime e le loro abitudini.
    - E sono avvenuti a distanza di mesi gli uni dagli altri, ha tutto il tempo per studiarli. Sempre che non si tratti di singoli omicidi casalinghi – finì scettico Rossi.
    Hotch stava per aprire bocca quando entrò il detective Lavine.
    - C’ è stato un altro omicidio nel South West Berkeley, sembra un suicidio questa volta ma la vittima ha ancora odore di cloroformio.
    - Andiamo - Hotch fece cenno agli agenti davanti a lui prendendo la giacca - Forse è il suo primo errore.
     
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  6. robin89
     
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    Arrivarono sul luogo del ritrovamento, una piccola piazzetta che si affacciava sulla spiaggia, da quell’altezza si vedeva benissimo l’oceano.
    - Si tratta di Brett Rice, 55 anni, era un industriale … uno dei più ricchi della città – esordì il det. Lavine – quei due ragazzi erano appartati in spiaggia e quando sono risaliti hanno visto questo – disse indicando una coppietta al lato della strada.

    Brett Rice era nella sua macchina con con una pistola vicino alla mano e un foro sulla tempia.
    - Ha detto che si sente ancora odore di cloroformio – affermò Hotch.
    - Si, voleva farlo passare per suicidio ma a quanto pare non pensava che lo trovassero subito.
    - Non è l’unico errore – aggiunse Reid raggirando il veicolo– il finestrino del sedile a fianco dovrebbe essere pieno di sangue invece ce n’è una quantità minima rispetto al dovuto.
    - Quindi vuol dire che il nostro amico avrà la faccia sporca di sangue – intuì Morgan.
    - Già, e la pistola sarebbe dovuta essere per terra o lontano da lui .. invece gliel’ha quasi lasciata nella mano – continuò il collega.
    - Sta cominciando a deludermi questo S.I. – Ron scosse la testa.
    Hotch seguiva tutti i ragionamenti poi si rivolse al detective - Sono già stati avvisati i familiari?
    - No ancora no ….
    - Ok, Morgan Prentiss e Leane andate a casa della vittima e datele la notizia, scoprite il più possibile,io Rossi e Reid restiamo ancora qui ci rivediamo direttamente in centrale.
    I tre agenti annuirono e si diressero al SUV mentre Morgan prendeva il telefono per chiamare Garcia.

    L’informatica gli aveva mandato l’indirizzo di casa Rice sul palmare, parcheggiarono di fronte a un’imponente casa coloniale di 2 piani, un giardino ricco di alberi che sembrava formare un piccolo boschetto, siepi e colonne sulla veranda d’ingresso.
    - Ok è questa – Derek sospirò spegnendo il motore.
    Emily sgranò gli occhi mentre osservava tutte quelle decorazioni - Però.. si teneva piuttosto bene ….
    - Viste le altre vittime non credo si possa dire lo stesso della vita privata – rispose Ron mentre scendevano dalla macchina.

    Suonarono il campanello e li aprì una donna di circa 30 anni, capelli rossi e grandi occhi verdi maliziosi.
    - E voi chi siete? – chiese guardandoli dall’alto verso il basso.
    - Signora siamo dell’FBI dell’ Unità Analisi Comportamentale, perché non ci sediamo un attimo – l’ espressione della donna mutò dalla sorpresa al presentimento e li fece entrare.

    Erano seduti in un lussuosissimo salotto stile classico con specchiere ovunque, i colori dominanti della stanza erano marrone e dorato.
    La sig. Rice aveva gli occhi lucidi e per quanto si sforzasse non usciva nessuna lacrima mentre sorseggiava un bicchiere d’acqua, la figlia Jayne di 17 anni era in piedi dietro di lei e guardava isolata quella scena .
    - Chi può averlo fatto? Non aveva nemici che io sappia.
    - Dubito che gliel’avrebbe detto.
    - È quello che stiamo cercando di scoprire,pensiamo si tratti di un Serial Killer – rispose pacatamente Morgan a differenza di Ron.
    Quella donna le risultava a dir poco patetica, l’aveva già inquadrata,era la falsità fatta a persona, una mantenuta che viveva di ricchezza alle spalle del marito,non era certo la persona più distrutta dal dolore visto quello che avrebbe ereditato. Cameron continuava a guardare la figlia di Rice, capelli fino al collo marroni, magrolina e non troppo alta,se ne stava lì all’angolo con la testa abbassata,sembrava nervosa, non faceva altro che mordicchiarsi le labbra e aggiustarsi le maniche della felpa che per il caldo che faceva era decisamente esagerata. Il suo istinto,la sua esperienza e le lezioni della professoressa Collins sul linguaggio non verbale erano una miscela esplosiva. Tornò sulla madre della ragazza sentendo la voce di Emily al suo fianco.
    - Che rapporto c’era con suo marito sig. Rice?
    - Un rapporto normale di ogni coppia, ci amavamo e andavamo d’accordo – le uscì una specie di sorriso - era una brava persona per questo non riesco a capire chi abbia voluto ucciderlo … addirittura un Serial Killer?
    - Ma se quando non facevate finta di essere due estranei passavate il tempo a litigare!
    Improvvisamente Jayne aveva sbottato ritrovandosi addosso gli sguardi di tutti i presenti.
    - Jayne cosa stai dicendo vai subito in camera tua! – la madre era visibilmente imbarazzata da quell’ affermazione.
    - E perché dovrei? Hai paura di dire la verità forse?
    - Come ti permetti! – madre e figlia si guardarono dritte negli occhi pieni di imbarazzo e rabbia.
    Ron si alzò subito dal divano in difesa della ragazza – Jayne perché non andiamo a parlare due minuti in camera tua?
    - Sta scherzando? se deve fare qualche domanda a mia figlia gliela può fare benissimo qui davanti a me!
    - Mi scusi … ma credo proprio che non lo farò – la donna rispose di tutto tono alla provocazione di Ron e si alzò anche lei dal divano.
    - Chi si crede di essere lei per rispondermi così!
    Morgan fu il terzo ad alzarsi ed intervenne per mettere fine alla situazione - Signora si calmi, l’agente Leane sa fare il suo lavoro … glielo lasci fare e si sieda.
    Ellison Rice e Cameron si stavano fronteggiando nel salotto senza dire una parola, di sicuro non sarebbe stata quest’ultima ad abbassare lo sguardo,Jayne cominciava ad allontanarsi verso le scale,stanca di quella situazione …. la madre lentamente tornava a sedersi sul divano sotto un'altra insistenza di Emily senza staccare gli occhi da Ron e solo allora questa raggiunse la ragazza al piano di sopra.

    Jayne sbattè la porta della camera riaperta subito da Cameron che la richiuse pacatamente alle sue spalle restando con la schiena al muro.
    - È insopportabile! Non ce la faccio più! – Jayne non sembrava più la ragazzina timida di prima.
    - Me ne sono accorta, perché non mi racconti un po’ che succede.
    Ron conosceva benissimo quel tipo di famiglie grazie alla sua esperienza e aveva capito che tipo di ragazza si trovava di fronte. Jayne si sedette sul letto e cominciò a dondolarsi con le mani sul viso, intanto Ron dava uno sguardo alla camera,quella che tutti vorrebbero avere, letto a baldacchino e mobiletti lussuosi vari, ma sapeva che non era quello che interessava a Jayne.
    - Lo so come ti senti – azzardò vedendola più calma.
    - Lei non sa proprio niente, cosa può saperne un agente dell’FBI di come si vive in questo schifo di casa.
    Si aspettava anche questa reazione,la rabbia accumulata della ragazza stava uscendo tutta adesso.
    - Non sono nata direttamente con un distintivo Jayne … siamo molto più simili di quanto credi.
    - Anche lei ha vissuto con un patrigno e una madre inesistente?
    - Qualcosa di simile ….
    - Simile non è abbastanza ….
    - Ok …. – era ora di farle aprire gli occhi - Tua madre è la tipica donna che pensa solo ai soldi,che vuole stare al centro dell’attenzione,che sposa un uomo ricco sfondato di 55 anni per crearsi una facciata da mostrare agli altri per compensare il vuoto che ha dentro, le importano solo le apparenze e non ha il coraggio di guardarsi intorno e vedere che sta distruggendo una ragazza di 17 anni, l’unico mezzo che aveva tuo patrigno per darti il contentino erano i soldi, una bellissima casa con piscina,dei bei vestiti e uno stupidissimo letto a baldacchino, forse credeva che così sarebbe stato il padre perfetto … l’interesse di tua madre era esclusivamente economico, due estranei e tante litigate in una casa non possono far altro che farti scappare ogni giorno per cercare un po’ di affetto e di amore che loro non ti hanno mai dato, magari nelle persone sbagliate, con una famiglia simile e che possono farti dimenticare la vita qui con altri “divertimenti”, qualche festa prima … poi qualche bevuta di troppo…poi arriva quel momento in cui vuoi di più e cominci a fare uso di droghe.. e capita che qualche volta i ragazzi non siano così delicati. Per questo hai una felpa quando dovresti essere in canottiera, sei tutto il tempo che cerchi di nascondere i lividi, sei pallida, hai le occhiaie e gli occhi arrossati … ti auto-convinci che non succederà più, ma stare con loro è l’unico modo per dimenticare questo schifo di vita …. Togliti la felpa e dimmi che non ho ragione.
    Jayne la stava ascoltando a bocca aperta, come diavolo aveva fatto a capire tutto quello, si sentiva completamente scoperta e indifesa,era sull’orlo del pianto,ma non voleva cedere. Restò a guardare quella ragazza che era entrata nella sua vita così intimamente senza dire una parola.
    - Come ti sei fatta quel segno sulla guancia?
    - Ieri sono rientrata tardi, non ho acceso la luce e ho sbattuto contro il mobile.
    - … questo è quello che hai detto a tua madre magari …. L’ ho detto anche io una volta…
    Ron la guardava negli occhi, voleva che si fidasse di lei, voleva solo aiutarla come qualcuno aveva fatto con lei.
    - Jayne puoi fidarti di me, ci sono passata anche io e ho aiutato altri ragazzi prima di te.
    Jayne era in un turbinio di emozioni, forse per la prima volta aveva trovato una persona davvero interessata a lei, voleva fidarsi di quella ragazza, aveva la possibilità di sfogarsi e di togliersi quel peso enorme, improvvisamente si tolse la felpa facendo vedere lividi e segni che aveva sul corpo e sui polsi, così Ron confermò le sue tristi ipotesi.
    - Chi è stato?
    - Non posso dirlo ….
    - Non avere paura ti accadrà niente …. voglio solo aiutarti. Da quanto tempo fai uso di droga?
    - Due anni ….
    Jayne la guardava con degli occhi che trasmettevano mille emozioni insieme, c’era rabbia,confuzione,paura,voglia di fidarsi di qualcuno… non sapeva a quale dare retta. Ron aprì la porta con la mano dietro la schiena facendo finta di andare via.
    - Non posso costringerti a fare quello che non vuoi … sta a te decidere. Dalla tasca tolse fuori un tesserino.
    - Questo è il mio biglietto da visita lì c è il mio numero, chiamami in ogni momento della giornata quando hai bisogno, anche solo per parlare. Puoi essere molto più di questo Jayne, credimi …
    Si girò per andare via, non poteva forzarla troppo in una volta sola,doveva aspettare che il prossimo passo fosse il suo.
    - Nile Mallard.. – Ron si girò subito .
    - Ero ad una festa stanotte, abbiamo bevuto, molto…. – adesso non la guardava più - Mi ha portato nel bagno della casa e …. Ho cercato di liberarmi e mi ha picchiato e … - non riusciva più a parlare e cominciò a piangere . Ron si avvicinò piano ad abbracciarla e Jayne sembrava non aspettare altro,piangeva a singhiozzi sulla spalla di Cameron. Diede tempo a quello sfogo tanto atteso per un bel po’ di minuti poi lentamente si staccarono dall’abbraccio.
    - Sistemerò tutto …. dimmi dove lo posso trovare .
    - Frequenta un bar alla Allaston Way…
    - Ok…. Grazie Jayne - tornò di nuovo verso la porta.
    - Agente Leane … io non le ho detto nulla…
    - Non preoccuparti….


    Uscì dalla stanza lasciando Jayne in camera sua e tornò nel salotto, Morgan e Prentiss erano già in piedi e la stavano aspettando facendo le ultime domande alla sig.Rice.
    - Cosa le ha detto? – le chiese con un moto di accusa.
    - Niente che non avessi già intuito entrando in questa casa – Ron rispose senza neanche guardarla e continuò la sua camminata verso l’ uscita lasciando indietro i suoi colleghi. Quella donna la guardò con occhi pieni di rabbia. I due profile rimasti fecero finta di niente, cambiarono discorso congedandosi e dicendo alla donna che un altro agente l’avrebbe accompagnata al dipartimento più tardi così raggiunsero Ron vicino al SUV.

    - Si può sapere che ti è preso? – la rimproverò Morgan - Andiamo a dirle che è morto il marito e tu la provochi in quel modo?
    - Non mi sembra la moglie più affranta di questo mondo – rispose fredda.
    - Non è un buon motivo questo . Non puoi comportarti così…
    Ron lo guardò dritto negli occhi prima di parlare, non voleva avvelenarsi anche con lui.
    - Posso guidare io?
    Morgan si arrese e gli lanciò le chiavi scuotendo la testa.
    - Basta che non ci mandi fuori strada.
    Si sedettero e Ron mise in moto.
    - Andiamo a parlare con Nile Mallard – disse in mezzo al silenzio.
    - Cosa? – Morgan si era già pentito di averle dato il permesso di guidare .
    - È il ragazzo che ha molestato Jayne …
    - Te l’ha detto lei? – chiese Emily.
    - Si… Ha il corpo pieno di lividi e fa uso di droga, voglio solo aiutarla a uscire da qui …
    - Ron non possiamo, stiamo seguendo un indagine ti ricordo e questo non c’entra niente …
    - Gli faremo solo qualche domanda … per favore … magari sa anche qualcosa su Brett Rice – ovviamente non lo credeva affatto .
    Morgan sospirò – va bene, ma se non esce fuori niente lasci perdere. Chiaro?
    - Ok..
    La macchina stava già volando a destinazione e Morgan aveva decisamente sbagliato a darle le chiavi.
     
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  7. robin89
     
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    Arrivarono all’angolo di una strada che dava su un vicoletto illuminato dall’insegna di un bar. Era sera tardi. Scesero ed entrarono nel locale pieno di fumo, c’era un bancone,dei tavolini,qualche slot-machine e un paio di biliardini. I tre profiler restarono vicino all’ingresso e si guardarono intorno.
    - Sai che aspetto abbia questo ragazzo? – le chiese Morgan girando gli occhi in ogni dove.
    - No, basta fare così: NILE MALLARD FBI !
    Tutti i ragazzi si girarono verso di loro come statue interrompendo i loro svaghi, solo uno prese a correre verso l’uscita d’emergenza. Emily e Cameron attraversarono di corsa il locale schivando i presenti mentre Morgan faceva il giro da fuori. L’inseguimento non durò molto, lo intrappolarono all’angolo del vicoletto, Morgan se lo trovò davanti mentre le due agenti gli stavano dietro,i tre agenti lo accerchiavano.
    Nile Mallard era un ragazzo di circa 23 anni, fisico asciutto,capelli lunghi all’orecchio e due occhi celesti dentro un profilo delicato che lo faceva sembrare all’apparenza un bravo ragazzo.
    - Perché scappavi? – domandò Emily.
    - Non lo so …. Voi perché mi cercate?
    - Non scappi se non hai niente da nascondere.Dov’eri ieri notte? – Ron prese in mano il discorso.
    - Ieri notte ? ero qui con i miei amici ..
    - Prima o dopo essere andato ad una festa?
    - Non so di cosa sta parlando,qual è il problema cosa volete da me? – il suo tono decisamente strafottente.
    - Ti rinfresco la memoria, secondo te è un problema se ti arresto per violenza sessuale?
    Morgan e Prentiss si scambiarono un’occhiata di avvertimento.
    - Cosa? – Nile si rivolse a loro due - Ma da dove l’avete presa questa?
    - Stai attento a come parli ragazzino – lo ammonì Morgan.
    Ron cercava di non perdere la calma – ieri notte eri ad una festa, eri ubriaco e hai picchiato e violentato una ragazza, scommetto che ci sono parecchi testimoni che erano con te in quella casa.
    - Ehi ehi ehi vacci piano bella io non ho violentato nessuno! Lei era più ubriaca di me… Quella troia di Jayne ! È lei che mi si è buttata tra le braccia, cosa facevo? Me la lasciavo scappare? - Nile stava urlando con tutta l’arroganza che aveva - Non hai nessuna prova sono solo ipotesi e non era la prima volta che me la sbattevo! Sei gelosa? Posso fare la stessa cosa con te se ti piacciono le maniere forti – finì la frase con mezzo sorriso mentre indicava Ron con gli occhi. Morgan stava per replicare ma non fece in tempo.
    Quel poco di calma rimasta in Ron svanì in un attimo e tutto successe in un paio di secondi. Gli si avvicinò a un soffio dal viso tirandogli una ginocchiata ai genitali, con un lamento si piegò in avanti mentre lo afferrava con entrambe le mani per la maglietta e con uno sgambetto lo fece scivolare a terra, lei gli andò sopra a cavalcioni con la mano sinistra che gli stringeva la gola - Cameron lascialo subito!! – le ordinò Emily. L’altra mano l’avvicinò alla fondina della pistola e gli disse a bassa voce - Ripetilo un'altra volta e finisci in obitorio .
    Nile stava diventando paonazzo ,Ron non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare. Morgan si precipitò subito ad afferrarla, con un braccio la circondò sotto il seno immobilizzando anche il braccio della ragazza vicino alla pistola. Subito Nile sospirò cominciò a tossire mentre Emily si chinava su di lui.
    Morgan teneva stretta Ron che si dimenava trascinandola lontano da lì - Calmati! Calmati! – le disse all’orecchio.
    - Sei una puttana come Jayne – le urlò Nile mentre cercava di alzarsi.
    Cameron si agitò ancora di più tra le braccia di Morgan che aumentò la presa.
    - Schifoso vigliacco! Ringrazia che non sono sola altrimenti saresti ….
    Improvvisamente si sentì premere la bocca dalla mano del profiler.
    - Altrimenti niente ragazzina…
    Aprì la prima porta che trovò lungo il vicoletto ed entrò con lei chiudendo la porta alle sue spalle con un piede.
    Cameron cercava di liberarsi ancora senza via d’uscita, era carica di adrenalina e aveva bisogno di sfogarsi ma lui non le dava nessuna possibilità.
    - Non ti lascio finché non ti calmi …. chiaro? – le rimbombava la sua voce nell’orecchio,era davvero arrabiato, le teneva ancora la bocca chiusa facendole poggiare la testa nella sua spalla.
    Ron aveva il respiro affannoso, l’unico modo di uscire da quella situazione era cedere, chiuse gli occhi e cercò di riprendere il controllo,cominciò a contare forzatamente. Quando Morgan capì che si stava calmando le tolse la mano dalla bocca e la liberò lentamente da quell’abbraccio. Ron se lo scrollò di dosso e si girò verso lui con occhi furenti di rabbia.
    - Avevi intenzione di ucciderlo per caso? – il suo tono era lo stesso di prima.
    - Certo che no.. Anche se l’avrei fatto volentieri ….
    - Dannazione sei impazzita? Cosa diavolo hai per la testa! Ringrazia di non averlo fatto in sala interrogatorio a quest’ora ti avrebbero già cacciato a calci !
    In quel momento entrò anche Emily.
    - Dov’ è? – le chiese subito Ron.
    - È scappato.
    - Cosa? E l’hai lasciato andare senza arrestarlo? – Ron era infuriata.
    - E con quali accuse avrei dovuto arrestarlo dopo che stavi per ucciderlo! – anche Emily non era da meno.
    - Non so! Per stupro forse? Ce l’ha praticamente confessato in faccia!
    - No Cameron non ha confessato nulla! Ti ha solo provocato e ci sei cascata, andiamo Ronnie finiscila!
    Ron si girò verso Morgan in cerca di difesa ma trovò solo uno sguardo che la fulminava, scosse la testa e li superò entrambi con passo svelto, i due si guardarono e la seguirono al SUV mentre entrava nel veicolo sbattendo la portiera.
     
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  8. robin89
     
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    Cameron aveva guidato frenando bruscamente e accelerando poi di colpo facendoli sobbalzare nei sedili. “vuoi farci uscire dal finestrino?” le disse ad un tratto Morgan spazientito,ma lei non rispose. Entrarono nel dipartimento senza dire una parola, presero direzioni diverse, Hotch e gli altri non erano ancora arrivati così Morgan prese il telefono per informarlo delle novità, Prentiss lo seguì nella stanza riunioni mentre Ron si dileguò verso la stanzetta per il ristoro,sarebbe uscita appena avesse visto arrivare Hotch.
    C’ erano delle macchinette per le bibite, qualche sedia e qualche tavolino. Si avvicinò ad una di esse e premette i pulsanti per far scendere un caffè, come se non fosse già abbastanza isterica. Sentì la porta alle sue spalle aprirsi ma non si girò. Quando quella figura la raggiunse al suo fianco le bastò guardarla con la coda dell’occhio per capire che si trattava di Emily. Restava ferma a fissarla poggiata alla macchinetta, Ron sentiva la pesantezza di quello sguardo così le parlò senza voltarsi.
    - Non guardarmi così…
    - Così come?
    - Come se stessi aspettando qualcosa, non ho nulla da dire e non chiederò scusa.
    - Non ci credo.
    Il caffè era pronto e Cameron si abbassò per prenderlo, poi si appoggiò al muro e la fissò anche lei.
    - Ronnie, che ti è successo? Non perdi mai il controllo.
    La giovane profiler assunse un’espressione come di chi avesse un punto interrogativo stampato in faccia.
    - Ok … ogni tanto lo perdi … - si corresse Emily - diciamo che non sei la persona più paziente di questo mondo, ma non con quando interroghi qualcuno, sei la prima che si diverte in sala interrogatorio a tenere testa ai sospettati e a non cedere alle provocazioni.
    - Oggi non era un interrogatorio.
    - Per tua fortuna, ma è la stessa cosa. È da quando siamo entrati in casa Rice che sei suscettibile ad ogni frase – il tono della collega non era accusatorio ma di un’amica preoccupata e questo impediva d’innervosire ancora di più Ron che a sua differenza rispondeva con estrema freddezza.
    - Evidentemente non mi conosci abbastanza.
    Emily era diventata la sua migliore amica in quegli anni,le diceva sempre tutto, ovviamente gli argomenti delle confidenze con lei erano ben differenti da quelle che aveva con Derek ma adesso non aveva nessuna intenzione di toccare quell’argomento ed Emily stava cercando di abbattere quello scoglio. Addolcì ancora di più la voce.
    - Ti sei sempre confidata con me ….lo sai che puoi farlo anche adesso..
    - Non sei la mia psicologa.
    - No, sono tua amica Ronnie.
    Ron distolse lo sguardo da lei, sapeva che se avesse continuato a persuaderla le avrebbe raccontato tutto ma non ne aveva il coraggio,si vergognava troppo. Così cercò di allontanarla ancora sviando il discorso.
    - Ok, oggi ho sbagliato lo so, mi son fatta prendere dall’esaurimento e dalla voglia di dare una lezione a quel figlio di puttana ma non lo farò più, d’ora in poi cercherò di controllare i miei istinti omicidi, scusate se vi ho coinvolto … ora posso andare? – il suo tono adesso era cinico e spazientito, sperava che potesse bastare quello per chiudere e andare via da lì .
    - Ronnie, non è questo che m’interessa … non sono Hotch ….
    - E allora che accidenti vuoi ancora da me? Lasciami in pace!
    Emily si fermò di colpo, non le aveva mai risposto così prima d’ora e di scontri ce n’erano stati altri. Non sapeva più se continuare o meno, voleva solo farla sfogare invece l’aveva fatta infuriare ancora di più. Dopo il caso di Los Angeles Ron permetteva solo a Morgan di rimetterla in riga quando perdeva il controllo e lei aveva avuto un bel coraggio a presentarsi lì con lei che ancora ribolliva di rabbia. Emily restava a guardarla come se non sapesse chi si trovava davanti, col dubbio se lasciarla in pace o dirglielo. Alla fine si decise, tolto il dente tolto il dolore.
    - È per via della cicatrice? – Adesso si aspettava che la mandasse a quel paese definitivamente, non che avesse quella reazione.
    Ron sgranò gli occhi e la fissò più attentamente, si sentiva colta con le mani nel sacco e non poteva negare. Al contrario si calmò immediatamente a quella domanda.
    - Come fai a sapere che ho una cicatrice.
    - Mi dispiace non volevo …ma te l’ho vista quando ti ho ospitato a casa mia, tre anni fa.

    Era uno dei suoi primi giorni a Quantico ed Emily si era offerta di ospitarla a casa sua finché non avesse trovato un altro appartamento dato che quello di Ron era invivibile. Avrebbe dovuto fare più attenzione quel giorno, era sempre stata attenta a non mostrare la schiena,anche in “certe” situazioni. Quel giorno aveva lasciato la porta della stanza semichiusa mentre si vestiva, Emily era entrata per chiederle se avesse bisogno di qualcosa aprendo la porta di colpo, Ron si girò immediatamente ma aveva fatto in tempo a intravedere nella spalla nuda una cicatrice lunga quanto una mano e spessa quanto un dito con tante altre piccole cicatrici lungo la schiena. Emily non aveva mai avuto il coraggio di chiederle qualcosa al riguardo,lo aveva solo detto a Derek.

    Adesso Ron non la guardava più in faccia, teneva gli occhi ovunque tranne che su di lei, poteva benissimo mentirle e dirle che non erano affari suoi, Emily le aveva dato la possibilità di levarsi quel peso ma continuava ancora a lottare dentro di lei,da una parte la voglia di buttare fuori tutto, dall’altra quella di restare dentro la sua corazza. Sentì gli occhi bagnarsi di lacrime.
    - Mi dispiace ….
    La superò velocemente e si rinchiuse nel bagno della stanza. Aprì subito l’acqua fredda e si sciacquò il viso freneticamente fermando le lacrime, si guardò allo specchio e si asciugò la faccia,fece un respiro profondo e affondò la testa tra le braccia poggiate al mobiletto facendo ricadere i lunghi capelli intorno al viso.
    Sentì la voce di Emily attraverso la porta -È tornato Hotch …
    - Arrivo subito..
    Si ricompose e aspettò che Emily lasciasse la stanza, poi raggiunse gli altri una volta rinchiusa di nuovo nella sua corazza.

    - Cos’avete scoperto? -chiese Hotch vedendo entrare Cameron.
    Rispose Morgan dopo averle dato una fugace occhiata – non si può dire che sia una donna distrutta dal dolore, tutto quello che le interessa è l’eredità.
    - Su questo siamo d’accordo – tagliò Ron.
    - Perché farlo passare per suicidio? – intervenne Rossi - Non ha nessun collegamento con gli altri omicidi, erano precisi, studiati a fondo, non ha lasciato nessuna traccia, provava odio nei loro confronti ma questo sembra completamente a sé.
    - Perché rischiare così tanto, poteva semplicemente sparargli dal finestrino senza fare troppa scena - convenne Ron.
    - Per lui deve avere qualche significato altrimenti non si spiega – rispose Hotch.
    - Si spiega se è stata la moglie però, ha un movente e non ha esperienza …. – Hotch la guardò poi si rivolse al gruppo intero.
    - Siamo pronti per un profilo?
    Prese la parola Morgan - Abbiamo detto che deve essere un maschio alpha, robusto, sui 35 anni, trasmette fiducia e nessuno dubiterebbe di lui,conosce bene le vittime e le loro abitudini, dedica ad ogni uno un mese di tempo per studiare i loro movimenti e le uccide di mattina presto o la sera tardi questo vuol dire che durante il giorno lavora.
    - Probabilmente viene da una famiglia disastrata, magari gli stessi problemi che avevano le vittime così si spiega perché le uccide in maniera diversa a seconda dei problemi privati – finì Emily.
    - Tutti gli omicidi sono avvenuti nel South West di Berkeley – affermò Reid tenendo gli occhi sulla cartina - credo che lavori e abiti lì.
    - È troppo bravo a non lasciare indizi, deve aver molta esperienza alle spalle – appena finì Rossi, Hotch prese il telefono e chiamò Garcia.
    - Garcia sono Hotch, controlla se ci sono stati altri omicidi irrisolti e con storie simili alle vittime negli ultimi cinque anni, per ora solo in California inoltre sono iniziati tre mesi fa dunque dev’essersi trasferito qui nell’arco di un anno, controlla tutti gli studi privati, negozi aperti da poco.
    L’informatica diede il via alle ricerche mentre lui riponeva al suo posto il palmare.
    - Domani mattina presenteremo il profilo, è tardi adesso andiamo a riposare riprenderemo domani alle sette.
    Sei teste annuirono e cominciarono a dileguarsi fuori dall’ufficio.

    In albergo
    Ogni uno entrò nella propria stanza salutando gli altri con un “buonanotte”, Ron fu la prima a rinchiudersi nella sua senza rispondere. Lasciò il giubbotto in pelle con la cintura e pistola sul letto e raggiunse subito il bagno. Si sciacquò di nuovo il viso e si guardò allo specchio, aveva una faccia tirata dal nervoso mista a stanchezza,era pessima. Strinse più forte i bordi del lavandino e pensò all’ultima discussione avuta con Emily,“sei una vigliacca e sei una stronza” si disse mentre si guardava, chiuse gli occhi e le tornò quella voce nella testa che la martellava da prima. Uscì in fretta dal bagno e anche dalla sua stanza.
    Emily stava seduta nel letto con le mani sul viso, pensava a quello che era successo poco prima, l’aggressione di Ron e la sua reazione di fronte alla saputa della cicatrice. Non doveva dirglielo, aveva sbagliato,adesso si sarebbe chiusa ancora di più a riccio orgogliosa com’era e avrebbe evitato di rispondere ad ogni sua domanda, e menomale non le ha detto di aver parlato della sua schiena a Morgan altrimenti sarebbe stata la fine. Stava ancora rimuginando sul come comportarsi con Ronnie nei prossimi giorni cercando di immaginare possibili discorsi e possibili reazioni da parte dell’amica quando sentì bussare.
    - Sono Ronnie…apri…
    Di sicuro quella era l’ultima reazione che si sarebbe aspettata da lei.
    Ron si fiondò subito dentro la stanza, quando Emily chiuse la porta cominciò a parlare guardandola negli occhi.
    - Ero ancora in Spagna avevo 16. Ero in mezzo alla strada a notte fonda, non so neanche io dove stavo andando. Conosci il mio passato dunque ti puoi immaginare in che condizioni potessi essere, sono usciti in due da un bar, che siano stati ubriachi o fatti non ha importanza,erano solo due dei tanti criminali del quartiere , pensa che combinazione perfetta quando mi hanno vista… mi hanno trascinato in una casa abbandonata lì vicino e mi hanno buttata per terra, era pieno di vetro delle finestre …. mi hanno violentata uno dopo l’altro, io non avevo neanche la forza di reagire né di urlare - ecco di nuovo gli occhi bruciare e pungersi di lacrime - sentivo solo il vetro che raschiava nella schiena.
    Emily era impressionata dalla freddezza con cui stava raccontando quell’incubo.
    - Non mi aiutò nessuno, non so che fine abbiano fatto … me la sono sempre cavata da sola… e a proposito,la madre di Jayne sembra la fotocopia della mia.
    Restò a fissarla stupita, non sapeva cosa dire.
    - Vieni qui… - decise infine.
    Ron si avvicinò e ricambiò il suo abbraccio lasciando finalmente spazio alle lacrime.
     
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  9. robin89
     
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    Ron si sentiva decisamente rinata dopo quella notte, scacciò via ogni pensiero ed era pronta al cento per cento per dedicarsi all’indagine senza farfalle che giravano per la testa. Almeno per il momento.
    Arrivarono freschi e riposati al dipartimento,il primo compito della giornata era quello di presentare il profilo. Presero posto nell’aula conferenze e Hotch dominò le argomentazioni insieme a Morgan e Reid mentre Rossi Prentiss e Leane stavano seduti al loro fianco. Gli agenti di polizia li ascoltavano attenti e in silenzio facendo giusto una o due domande di sicurezza.
    - Per qualsiasi altro chiarimento siamo disponibili. Grazie.
    Cominciarono ad uscire un po’ per volta fino allo svuotamento della sala. Il detective Lavine invece li stava aspettando fuori dalla porta, era uscito nel bel mezzo della discussione e li guardava uscire con una faccia che non prometteva niente di buono. Aspettò che gli passassero davanti i profiler e fece cenno a Hotch.
    - Possiamo parlare? In privato.
    - Certo – rispose,così si allontanarono dal resto della squadra per chiudersi in un ufficio.

    Erano dentro da più di un quarto d’ora mentre gli altri erano ritornati nella loro sala .
    - Di cosa staranno parlando? –JJ diede voce alla domanda che tutti si stavano facendo .
    - Se fosse un altro omicidio dubito che l’avrebbe detto a Hotch in privato – gli rispose Reid.
    - Di sicuro non era una buona notizia vista la sua faccia –Morgan finì la frase appena in tempo, Hotch li stava raggiungendo con la stessa espressione del detective, tagliarono i commenti e lo aspettarono impazienti. Hotch aprì la porta volgendo lo sguardo a Cameron che stava seduta beatamente con le gambe accavallate.
    - Leane fila in ufficio. Subito - Si drizzò in un attimo sotto gli sguardi dei colleghi,conosceva quel tono di voce. - Anche Morgan con me – aggiunse infine, com’era entrato uscì riprendendo il suo passo veloce.
    Ron si scambiò un’occhiata con Emily e Derek mentre li sorpassava ed uscì anche lei seguita dal collega.
    Hotch la stava aspettando fuori dall’ufficio, le mantenne la porta mentre le passava davanti e la richiuse dietro di lui trovandosi con i due profiler in quella piccola stanzetta. Ron si girò verso di lui con le braccia conserte preparandosi a una ramanzina mentre lui stava di fronte alla porta e continuava a guardarla storto.
    - Spero ti darai una calmata dopo quello che sto per dirti.
    - Sono tutta orecchie.
    - È arrivata una denuncia per aggressione di Nile Mallard da parte tua. Mi devi dire qualcosa? – la incitò Hotch.
    Morgan sospirò e scosse la testa.
    - Ma quale aggressione l’ho solo rimesso al suo posto!
    - Ti conviene raccontarmi tutto prima che ti rispedisca a Quantico sul primo volo – il suo tono era apparentemente calmo e freddo.
    Lei gli girò la faccia e prese tempo prima di rispondere.
    - Okay - rispose poi abbassando il tono - Siamo andati a parlare con lui dopo che siamo stati a casa Rice. Sono stata io a coinvolgere Morgan e Prentiss. La figlia di Rice mi ha detto di essere stata violentata da lui, volevo solo fargli qualche domanda.
    - Saltandogli addosso e minacciandolo di morte?
    - Quella è stata una conseguenza.
    - Una conseguenza? – detestava quando lei faceva sembrare tutto così ovvio,aveva una gran voglia di prenderla a schiaffi.
    - Ti ha minacciato con una pistola?
    - No.
    - Con un coltello?
    - No.
    - Ti ha messo le mani addosso?
    - No. Ma la prossima volta starà più attento a quello che dice.
    - Ti rendi conto di essere un agente dell’FBI e non una paladina della giustizia?
    - E lui si rende conto di aver violentato una ragazza? Dovresti far arrestare lui invece di prendertela con me! – aveva di nuovo alzato la voce.
    - Modera i toni Leane. È stata una denuncia o una confidenza?
    - L’ha detto a me è come se lo fosse.
    - La domanda è semplice,confidenza o denuncia?
    Cameron sbuffò,sapeva bene la differenza tra le due cose.
    - Confidenza.
    - Ancora peggio – sospirò lui - Non faceva parte di questo caso non ti dovevi intromettere…
    Ron girò gli occhi dall’altra parte per evitare oltre quelli di Hotch, trovò Derek che assisteva in silenzio, non aveva mai partecipato ad una delle tante sfuriate di Hotch contro Ron e notò senza stupirsi che lei aveva una bella faccia tosta a rispondergli a tono,tipico di Leane.
    - Non ha prove per denunciarla se non presenta un certificato medico – Morgan ruppe quel silenzio.
    - Spiegami cosa gli hai fatto – le domandò Hotch. Lei continuava a non guardarlo.
    - Gli ho tirato una ginocchiata ai genitali e l’ho buttato a terra …. E gli ho messo una mano al collo..poi Morgan mi ha allontanato. Ma non gli ho lasciato segni, e non ci sono testimoni….
    Hotch scosse la testa visibilmente irritato – la prossima volta pensaci tu due volte a quello che fai, il padre di Nile è John Rich Mallard.
    Quel nome le risuonò come un pugno allo stomaco, non aveva collegato i cognomi prima,d'altronde non c’era solo lui che si chiamasse così. Cominciò ad agitarsi, prese a batterle sempre più forte il cuore, si sedette nella poltrona e nascose la faccia tra le mani.
    - Lo conosci? – chiese Morgan.
    - Si..è una storia vecchia… Quello mi distrugge…
    - Può fare ricorso contro di te – Hotch aveva cambiato il tono di voce,non era più di rimprovero.
    - Non ha un’accidenti di prova per l’aggressione , non può fare ricorso senza un motivo valido…
    - Può richiedere i tuoi dati personali e usarli a tuo sfavore a partire dal tuo passato, può far revisionare il tuo comportamento dell’ultimo anno all’FBI. In poche parole cercherà ogni tuo minimo movimento per farti giudicare non idonea a questo lavoro.
    - Non può farlo! E poi la Strauss mi ha obbligato a fare il test psicologico dopo il caso di Los Angeles significherà qualcosa se l’ho passato brillantemente o no?
    - Lui può fare ricorso quanto vuole, ma sarà lei e un’altra commissione esterna e giudicare la sua proposta.
    - Si, la Strauss non aspetta altro che cacciarmi, non le sembrerà vero.
    - Finché la denuncia resta qui non ci dovrebbero essere problemi gravi, sono io che gestisco la situazione, aspettiamo prima che ci parli io, poi vedremo cosa fare.
    Cameron stava andando avanti e indietro mentre si toccava continuamente i capelli – è assurdo,non posso neanche pensare che mi cacceranno dall’FBI.
    - Frena,nessuno ti ha cacciato ancora – le rispose Morgan.
    - Morgan – Hotch riprese a parlare mentre guardava Cameron agitarsi – gestisci la squadra quandò io sarò assente, non dev’essere distratta da questa situazione,continuate il vostro lavoro, e fai cercare a Garcia più materiale possibile riguardo Nile Mallard, se lui va contro Leane noi andiamo contro il figlio.
    - Va bene.
    - Un’ultima cosa Leane – lei sembrava non ascoltarlo – Ehi …. guardami – Cameron si girò e ricercò gli occhi del suo capo – si ?
    - Sappiamo entrambi dove andrà a parare, quando lo incontreremo lascia parlare me,frena la lingua e bada ai tuoi impulsi. Chiaro?
    - Chiaro…

    Uscirono dall’ufficio pronti per ritornare nella sala riunioni. Tempismo perfetto, il detective Lavine era infondo al corridoio affiancato da un uomo alto e robusto,stessa stazza di Hotch,sui 45 anni con capelli brizzolati e uno sguardo che sembrava pronto a divorare la sua preda. Se lo ricordava così Ron, cercò di convincersi che sarebbe andata bene anche questa volta mentre cercava il suo sguardo come se lo sfidasse lungo il corridoio . Gli altri membri della squadra erano fuori dalla porta, Lavine aveva chiesto dove si trovassero i diretti interessati e JJ disse qualcosa con un cenno del capo quando li vide arrivare. Ron e Mallard continuarono a squadrarsi finché i tre profiler si trovarono davanti a loro.

    - Cameron Leane…. – l’uomo in giacca e cravatta l’accolse con un ampio sorriso perfido – è sempre un dispiacere avere a che fare con te,sono passati due anni e si ripete la stessa situazione, sei recidiva…
    - John Rich Mallard,capo del dipartimento di San Francisco – disse allungando la mano.
    - Aaron Hotchner, capo dell’Unità Analisi Comportamentale dell’FBI.
    - Wow …. Bel coraggio a far entrare all’FBI una pregiudicata … pessima scelta visti i risultati.
    “Maledetto bastardo!” Ron si morse la lingua e si tenne quel pensiero per sé. Morgan Prentiss Reid Rossi e JJ gli facevano da cornice e a quell’affermazione rimasero confusi e stupiti mentre si scambiavano occhiate interrogative, solo Hotch rimase impassibile e freddo.
    - Sig. Mallard sono io che decido chi far entrare o meno nella mia squadra,lasci i suoi problemi personali con l’agente Leane fuori da questa storia e mi dia un buon motivo per la sua presenza qui altrimenti questa discussione è inutile.
    - Aggressione e abuso di potere, oppure possiamo fare direttamente tentato omicidio dato che è la sua specialità. Perché non facciamo quattro chiacchiere io e lei.
    - Con piacere.
    - Ma lei resta fuori – disse accennando Ron con la testa. Lei stava per replicare quando ogni suo pensiero fu interrotto dallo sguardo affermativo di Hotch – resta con gli altri. Ron si allontanò immediatamente evitando di dire o fare qualcosa di sbagliato, entrò nella loro stanza seguita da Morgan e dagli altri membri.
    Mallard Hotch e Lavine si allontanarono verso un’ufficio lasciando i presenti sempre più confusi .


     
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  10. robin89
     
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    Cameron tirò una manata al muro, era furiosa,come si era permesso di trattarla così davanti a tutta la squadra ?! – BASTARDO! – adesso lo disse a voce alta, sentiva la presenza di Morgan alle sue spalle.
    - Non voglio vederlo, non fatemelo vedere…..
    - Prima o poi dovrai farlo, dunque preparati...
    I loro colleghi erano presero posto nella sala,chi nelle sedie chi restò in piedi, nessuno osava dire niente, tranne Rossi.
    - Cameron cosa sta succedendo?
    - Ieri ha aggredito il figlio di Mallard,ma non è niente di grave,Hotch sistemerà tutto e noi continueremo a lavorare al caso senza complicazioni – rispose Morgan cercando di farli ritornare al loro scopo principale,poi prese il telefono e chiamò Garcia per avvertirla delle indicazioni di Hotch riguardo Nile senza aspettare la reazione degli altri.
    Ron si era appoggiata con la schiena al muro e richiamò la loro attenzione quando Morgan finì la chiamata - Ascoltatemi … Prima vi dico cosa c’è tra me e Mallard,credo vogliate una spiegazione per quello che mi ha detto.
    - Ti ascoltiamo – disse Rossi da parte loro.
    - Prima di entrare all’accademia lavoravo alla crimini sessuali di Los Angeles. Stavamo indagando su un omicidio e io andavo frequentemente in un locale notturno sotto copertura per seguire i movimenti di un sospettato, avevo notato un certo Scott che lo frequentava,scambiavano merce e soldi e s’incontravano in disparte… così una notte l’ho seguito dopo un loro incontro in una macchina. Quando la macchina si allontanò puntai la pistola presentandomi come agente della polizia ma appena sentì la mia voce si girò con la pistola in mano, gli sparai uccidendolo subito – si fermò un attimo per vedere la reazione dei suoi colleghi.
    - Qual è il problema? – chiese Reid.
    - Morale..Scott era l’agente MgRyan, uno dei migliori agenti sotto copertura di Mallard, stava indagando su un traffico di droga e di ragazze. Ho fatto saltare tutta l’operazione e Mallard mi accusò di omicidio,fece di tutto per farmi sbattere in carcere.
    Notò le facce a bocca aperta di Prentiss e Reid .
    - Non c’ è riuscito –Morgan restò invece impassibile.
    - No, venne giudicata difesa personale, io avevo un registratore nascosto così venne confermata la mia versione, lui non si era fatto riconoscere, lo sbaglio fu di MgRyan … e Mallard non lo digerì affatto.
    - Hotch lo sa vero? – chiese Rossi.
    - Si … sa tutto di me, non ho tralasciato nulla nella scheda di presentazione…
    Si scostò dal muro e uscì dopo averli guardati ad uno a uno - scusate..
    Rossi la seguì facendo cenno a Morgan – vado io…

    Era seduta per terra nella piccola stanza ristoro con il viso affondato tra le braccia, riconobbe le scarpe di Rossi scostando il viso dalle gambe.
    - Dove ci sono io c’è un casino… sono un disastro…. Hotch farebbe meglio a liberarsi di me prima che gli complichi ancora di più il lavoro, sono un peso per tutti voi..
    - Non dirlo neanche per scherzo … - l’agente più anziano si chinò sulle gambe portandosi alla stessa altezza della ragazza – Hotch è quello che ti conosce meglio di tutti noi, sapeva benissimo a cosa andava incontro prendendoti nella squadra e nonostante tutto è sempre lì che si fa in quattro per tenerti al tuo posto e noi faremo lo stesso… pensi davvero che avesse voluto non ti avrebbe già mandato via?
    Cameron sollevò la testa e lo guardò, aveva uno sguardo così confortevole e dolce quell’uomo…
    - Non importa cosa pensa Mallard di te, tu hai fatto la cosa giusta non deve rimproverarti niente nessuno….noi siamo orgogliosi di te per quello che sei diventata e nessuno ti fa andare via da qui… specialmente Hotch…ora smettila di farti venire i complessi e torniamo dentro che ho mal di gambe…
    Le scappò un sorriso mentre lo guardava - Grazie …
    - Siamo una squadra - le sorrise anche lui.
    Stava un po’ meglio adesso dopo quelle parole di conforto, anche se il peggio doveva ancora venire. Si alzarono insieme e lui le diede una pacca sulle spalle mentre uscivano da lì.
     
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  11. robin89
     
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    Rossi e Cameron rientrarono in silenzio nella stanza seguiti dagli sguardi dei colleghi, Reid aveva il telefono in mano e sicuramente stava parlando con Garcia dato che continuava a tracciare segni sulla cartina.
    - Dov’è Morgan? – chiese Ron girando gli occhi tra i colleghi.
    - Ha chiamato Garcia ed è uscito di corsa, ha detto che andava da Hotch… - le rispose Emily.

    In ufficio

    Hotch stava discutendo da circa mezz’ora quando sentì bussare e Morgan entrò senza aspettare risposta.
    - Hotch puoi uscire un momento? È importante… - aggiunse dopo gli sguardi contrari che ricevette.
    Il capo-squadra asciò la stanza senza dare tempo di replicare e restò nell’uscio con il collega …
    - Se riguarda il caso non è momento, di che si tratta?
    - Ho chiamato Garcia per frugare nella vita di Nile Mallard, non c’è niente, i file sono tutti secretati… penso che lui ne sappia qualcosa – finì indicando Mallard con gli occhi…
    - Va bene, ci penso io….grazie.. – quella poteva essere un’ancora di salvezza per Cameron.
    Morgan si allontanò e Hotch raggiunse nuovamente Mallard nel piccolo ufficio che aspettava impaziente.
    - Suo figlio ha qualcosa da nascondere sig. Mallard?
    - Cosa? Lasci fuori Nile stiamo parlando di Leane non di mio figlio…
    - I suoi file sono secretati – Mallard si ammutì di colpo - forse so cosa potrebbe esserci… forse droga? Magari qualche aggressione e lei l’ha coperto ….
    - Come accidenti si è permesso di indagare su mio figlio?
    - Lei va’ contro Leane e io vado contro suo figlio, se non vuole che indaghi oltre quest’incontro è concluso ,altrimenti posso ottenere un mandato e trascinare suo figlio in sala interrogatorio e accusarlo di stupro,e questa volta non riuscirà a coprirlo – Hotch rimase sempre composto e calmo al contrario dell’altro .
    - Mi sta ricattando?
    - Se vuole chiamarlo così va bene …

    Lavine ascoltava la discussione senza intervenire, Mallard si sentì completamente annientato, voleva proteggere suo figlio ,non fargli passare i prossimi anni in carcere…. Per il momento avrebbe lasciato le cose così com’erano,almeno per ora gli convenivano e non fece altre storie. Sollevò di nuovo gli occhi verso l’agente con una tale frustrazione.
    - Lei non ha idea di quale elemento ha preso con sé …. Quella ragazzina porta solo guai ..
    - Quella ragazzina è uno dei miei migliori agenti. – aspettò una reazione ma c’era solo silenzio - ora se mi vuole scusare non ho tempo da perdere con questa storia avrei un’indagine da continuare, la prossima volta che deve accusare qualcuno si preoccupi di trovare prove che lo dimostrino, le parole non bastano. Arrivederci. – disse tendendogli la mano, Mallard uscì senza ricambiare. Hotch era pronto ad uscire dall’ufficio quando sentì la voce di Lavine.
    - Agente Hotchner, non deve capitare un’altra cosa del genere.
    - Occupiamoci del caso – gli rispose mentre aprì la porta.


    - Cos’abbiamo? – chiese subito rientrando dalla squadra. Fu subito aggiornato da Reid.
    - Ci sono due cliniche private nel raggio degli omicidi e una marea di negozietti, generi alimentari,pub, e una lavanderia aperti più o meno un anno fa e altri piccoli studi medici.
    - Non possiamo interrogare tutti dobbiamo restringere il campo.
    - Può aver sentito le storie delle vittime in qualunque posto, dai commenti dei ragazzi della scuola,in un bar, da un medico, magari ha scelto le sue vittime a caso, col tempo si è conquistato la loro fiducia interessandosi alla vita privata e loro si sono lasciate sfuggire qualcosa di troppo – fu Emily a parlare, gli altri seguirono il suo ragionamento che sembrava il più logico.
    - Potrebbe essere un medico – convenne Morgan – possiamo cominciare dalle cliniche e vedere la lista dei pazienti.
    - Perfetto chiamo Garcia – Hotch tolse fuori il palmare.
    - Garcia controlla se nelle due cliniche private ci sono medici che risultano nel profilo che ti abbiamo mandato, restringi il campo agli scapoli o divorziati.
    - Ci vorrà un bel po’ ma farò più in fretta della luce come sempre.. – richiuse la chiamata mentre sospirò.
    - Ora dobbiamo solo aspettare che richiami Garcia.
    - Sperando che non ci sia un altro omicidio nel frattempo – concluse Rossi.

    Ron si avvicinò al suo capo e gli parlò sottovoce.
    - Com’è andata? – non mostrava preoccupazione,almeno non dava a vederla.
    - Bene per tua fortuna, voleva fare ricorso come avevamo previsto ma non ci sono prove per l’aggressione e inoltre i file del figlio sono secretati dunque non può fare altre mosse se vuole proteggerlo.
    - E come lo accuso di stupro se Jayne non vuole parlarne? – sbuffò amareggiata.
    - A quello ci penseremo in un altro momento, non fare storie adesso, te ne puoi occupare tu una volta risolto il caso, ovviamente convincendo Jayne, non per conto tuo, vai ancora in giro a fare quello che hai fatto e ti estrometto subito dal caso. Chiaro?
    - Si .. si…. – rispose a testa bassa.

    Cameron stava seguendo fuori dalla vetrata l’interrogatorio della signora Rice.
    - Certo che ci sono le mie impronte sulla pistola! È la mia! La tenevo sempre in macchina!
    Ogni prova andava contro quella donna, le impronte sulla pistola, il movente,la scarsa abilità nel riuscire nell’inganno. Ma suo malgrado Ron era convinta che dicesse la verità, anche se le costava un mucchio di fatica ammetterlo. Sperava che Jayne la chiamasse da un momento all’altro, odiava aspettare, voleva risolvere sempre tutto e subito, ma doveva stare molto più attenta adesso.
    Era concentrata sul dibattito tra l’agente di polizia e la sig.Rice quando fu destata dallo squillo del telefono. Era un numero sconosciuto, Jayne pensò. Rispose e si allontanò immediatamente.
     
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  12. robin89
     
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    Hotch passò dalla sala interrogatori attraversando il corridoio e raggiunse nuovamente la sala riunioni, entrò, ma vide subito scomparire le sue speranze.
    - Dov’è Leane?
    - Sta seguendo l’interrogatorio della sig.Rice – rispose Morgan.
    - È finito da un pezzo, pensavo fosse tornata qui – finì la frase mentre aveva già il telefono in mano. S’innervosì ancora di più quando il primo suono che sentì fu il rumore del motore di una macchina.
    - Ti voglio vedere davanti a me tra due minuti.
    - Sto arrivando non preoccuparti, forse ho capito chi è l’ S.I.
    - Spero per te che sia una buona giustificazione per la tua assenza,muoviti. – chiuse la chiamata mentre suonò nuovamente il telefono, questa volta era Garcia. Hotch mise il vivavoce.
    - Allora è stato un lavoraccio, oh la mia voce rimbomba … okay, il risultato è che la maggior parte di queste persone rientra nel profilo,compresi medici,avvocati e quant’altro della zona.
    - Forse Leane ha una pista ti diamo più informazioni appena rientra.
    - Okay, continuo a cercare bye bye.

    Cameron stava attraversando il corridoio e si avvicinava sempre di più alla stanza dove l’aspettavano i suoi colleghi, era più che convinta della sua ipotesi,rientrava nel profilo, il lavoro era perfetto e sicuramente era entrato in contatto anche con le altre vittime. Era ancora immersa nei suoi pensieri riguardo l’S.I. quando sentì una voce familiare tuonare nel corridoio.
    - “CAMERON LEANE!”
    Appena girato l’angolo che portava agli uffici se la ritrovò davanti, Mallard le andò incontro come una furia, Ron non fece neanche in tempo a capire cosa stesse succedendo, Hotch e gli altri videro la scena dalla vetrata e si precipitarono fuori.
    L’ afferrò con entrambe le mani per la maglietta e la spinse con forza contro il muro,le mancò il fiato quando sbattè la schiena contro la parete, Mallard gli strinse la gola con una mano mentre con l’altra gli sfoderò la pistola e gliela puntò al petto …. Prontamente Ron gli afferrò il polso per allentare la presa.
    La guardava negli occhi con tutta la cattiveria che poteva avere.
    - Sei stata tu !! Hai ucciso anche mio figlio lurida assassina!
    Ron cercò di parlare ma non le usciva alcun suono, aveva le nocche delle mani bianche per lo sforzo di allontanare quella di Mallard.
    - Metta giù la pistola e la lasci immediatamente! – gli ordinò impetuosamente Hotch, avevano tutti le armi puntate su di lui.
    - Sig. Mallard, non risolverà niente prendendosela con lei - continuò ancora a persuaderlo - Leane è sempre rimasta con noi, la lasci andare e l’aiuteremo a capire chi l’ha ucciso.
    Lo ringraziò con il pensiero per aver mentito... aveva la faccia rossa e non riusciva a respirare,pensò che non avrebbe retto ancora per molto, la pistola era sempre lì con la canna che le premeva nel petto,Mallard non la lasciava e cominciò a strisciare un piede sul muro, non sentiva più neanche le intimidazioni dei compagni verso il suo aggressore, erano suoni lontani come se fossero pesci, cominciò a girarle la testa e vide una marea di puntini bianchi che apparivano a sparivano mentre continuava a fissare Mallard, strinse forte gli occhi e le uscirono un paio di lacrime.
    Poi si senti il suono della sicura.
    - Muova un dito e la uccido prima che possa premere il grilletto! – Derek era a pochi passi da lui.
    Lentamente Mallard ritirò l’arma, venne subito afferrato da Morgan ,lo tirò per la giacca e lo strattonò fino a farlo entrare nella stanza con lui.
    Appena si sentì libera le gambe di Ron cedettero mentre lasciò uscire un lungo e profondo sospiro, Reid l’afferrò subito prima che cadesse a peso morto e l’accompagnò a sedersi nel pavimento, lei continuava a tossire affannosamente mentre stringeva con la mano la camicia del collega, era quasi sdraiata e si vide sventolare una cartelletta davanti,i puntini sparirono e tornò lentamente la lucidità. Hotch si fermò un istante per vedere come stava prima di raggiungere Mallard che sbraitava contro Morgan, Reid gli disse che si stava riprendendo e che l’avrebbe poi allontanata da lì, così Hotch lasciò sicuro la ragazza tra le braccia del collega e raggiunse gli altri nella stanza.


    Cameron cercò di rialzarsi e sorretta da Reid si fece portare in bagno, appena arrivata afferrò il lavandino con le mani,si schiarì la gola e si sciacquò il viso. Poi si gettò con le spalle al muro e tirò un altro sospiro guardando per aria. Reid con le mani in tasca la guardava con uno sguardo preoccupato.
    - Grazie…..
    - Te la sei vista brutta …
    - Ne ho viste di peggiori …fidati… - restò in quella posizione ancora qualche secondo girò il viso verso di lui per guardarlo negli occhi.
    - Non sono un’assassina … non ho ucciso Nile…– lui la guardò altrettanto intensamente mentre le rispondeva.
    - Nessuno di noi lo pensa Ronnie…
    - Ne sei sicuro…? Non mentire anche tu, è abbastanza normale che lo pensiate dopo quello che ho fatto - il suo sguardo si fece più fitto e deciso.
    Reid aprì la bocca per parlare ma effettivamente non sapeva cosa dire, Ron non avrebbe creduto a nulla in quel momento. Si scostò dal muro e raggiunse la porta.
    - Ron! Dove vai resta qui ! non sei in condizioni di replicare niente adesso – cercò di fermarla ma lo scansò mentre apriva la porta.
    - Stanno parlando di me … devo entrare .
    - Non ti azzardare a fare scenate – disse mentre la seguiva.
     
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  13. robin89
     
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    - Com’è morto? – domandò Hotch.
    - Ferita alla testa, è successo poco fa, ho già chiamato la scientifica e il detective Lavine ne è al corrente. Un ragazzo ha trovato il corpo in un vicolo e mi ha chiamato subito,sapeva che era mio figlio.

    Cameron entrò nella stanza dove Mallard discuteva con un’apparente calmo Hotch, seguita al suo fianco da Reid. I presenti li guardarono sorpassarli, Ron camminava a testa alta e non prestò minimamente attenzione al padre della vittima, non lo degnò di uno sguardo neanche quando si rivolse a lei con provocazione.
    - Adesso hai anche le guardie del corpo? – indicò con un cenno Reid.
    Un solo pensiero passò nella testa dei suoi colleghi, solo Morgan lo esternò ma poteva sentirlo solo lui : “ non rispondere, non rispondere”.
    Ron deluse le aspettative con altrettanta provocazione.
    - Fossi in lei mi tapperei la bocca …. ha già detto troppe idiozie in questi giorni .
    - Altrimenti che fai? Uccidi anche me?
    Si girò subito a guardarlo, il suo tono provocatorio si fece ancora più irritante – avrò anche ucciso l’agente MgRyan, ma non sono così stupida da sporcarmi le mani con suo figlio, e poi al suo posto non sarei così dispiaciuta, adesso abbiamo uno stupratore in meno.
    - Cos hai detto? Piccola bastarda… - fece qualche passo in avanti fermato subito da Morgan mentre Reid si parava di fronte a Ron che continuava a fissarlo arrogantemente.
    - LEANE FUORI! – le ordinò Hotch – Reid questa volta faccela rimanere!
    Ron si dileguò subito con la guardia del corpo senza distogliere gli occhi dal soggetto mentre Hotch scuoteva la testa guardandola uscire.
    Nella stanza calò il silenzio per un momento mentre Mallard andava avanti e indietro.
    - Accanto al corpo di mio figlio c’era il suo biglietto da visita..come me lo spiega? Vuole difenderla anche adesso? Questa volta non se la scampa l’accusa di omicidio..
    - È assurdo– disse in difesa Morgan –può esserci finito in qualunque modo ,questo non dimostra nulla per quanto mi riguarda potrebbe avercelo messo lei stesso.
    - E sarei così meschino da fare questo secondo lei? Quella ragazza non ha bisogno dei miei trucchetti per fare qualcosa, l’ha ucciso con le sue mani che vi piaccia o no … smettetela di coprirla…
    Hotch non disse nulla e incalzò velocemente verso la porta - Dove sta andando? – chiese Mallard mentre lo superava.
    - A parlare con lei.
    - Non credo sia possibile– era già arrivato alla porta quando si ritrovò il detective Lavine di fronte - l’agente Leane è la prima sospettata di un omicidio,abbiamo testimoni che l’hanno vista allontanarsi dal dipartimento nella stessa ora dell’omicidio, verrà arrestata e sottoposta a interrogatorio, e voi siete fuori da quest’indagine.
    - Non se ne parla neanche – gli rispose con altrettanta decisione.
    Sullo sfondo si vedevano due agenti di polizia che ammanettavano Cameron mentre cercava di difendersi dalle loro accuse – non ho ucciso nessuno lasciatemi! Hotch ? – si girò verso di lei - devi credermi ,non sono stata io… - non riusciva a formulare altre parole,sapeva che lui le avrebbe creduto.
    Il detective spostò lo sguardo altrove per poi posarlo nuovamente sul capo-squadra ignorando quella voce.
    - Vi ho chiamato per indagare su un Serial Killer e un suo agente prima viene denunciato per aggressione e adesso è coinvolto in un omicidio, secondo lei cosa dovrei fare?
    - Mi faccia parlare con lei, la conosco molto meglio di chiunque altro se c è una persona a cui darà spiegazioni quella sono io non è di sicuro né lei né uno dei suoi agenti specialmente sotto interrogatorio si fidi, eviterebbe ore di silenzio inutili e tutte e due vogliamo chiudere con questa storia.
    Lavine guardò la ragazza per qualche istante, era vero non voleva perdere altro tempo e si lasciò convincere.
    - Va bene, parlerà con lei, ma sarò presente anche io.
    - Perfetto .…
    - Ma se non uscirà niente procederò con l’arresto.
    Hotch annuì e raggiunsero Cameron.
    Lavine dava l’ordine di toglierle le manette mentre Hotch le faceva cenno - Con me.
    Nel frattempo Reid raggiunse gli altri mentre Mallard venne incaricato di restare con il resto della squadra.

    Ron li seguì senza fare domande nel piccolo ufficio alla loro sinistra. Restarono in piedi uno di fronte all’altro, si poggiò all’armadietto mentre scrutava la situazione in attesa di qualcosa, guardò Hotch con un misto di emozioni e frasi che avrebbe voluto dirgli. Lui capì quell’espressione ma restò comunque freddo e distante.
    - Ho appena evitato di farti arrestare e trascinare in sala interrogatorio, ora spiegami perché il tuo biglietto da visita era sulla scena.
    Ron rimase di sasso, capì benissimo chi era stato. Il suo sguardo cambiò subito direzione. Rimase ancora in silenzio e chiuse gli occhi, non sapeva cosa dire,come poteva voler aiutare una ragazza e allo stesso tempo accusarla? Si convinse di non avere altra scelta,lei era già abbastanza nei casini non poteva certo farsi arrestare per qualcosa che non aveva fatto , smise di ragionare su cosa era giusto e cosa era sbagliato, avrebbe risolto anche le conseguenze delle sue parole ad ogni costo…
    - Quando siamo andati a casa Rice,ho dato a Jayne il mio biglietto da visita.
    - È la figlia di Brett? – chiese il detective.
    - Si…
    - Dunque stai dicendo che è stata lei?
    - No! Sto dicendo che è l’unico modo in cui il mio biglietto sia finito vicino al ragazzo,può anche averglielo preso lui durante un loro incontro, non ho detto che l’ha ucciso lei…
    - Non importa per me è sufficiente, la faccio portare qui – Hotch annuì e Lavine uscì dalla stanza.
    Quando fu sicuro che fosse abbastanza lontano si rigirò verso di lei e la scrutò con attenzione.
    - Dove sei stata?
    - Ero con Jayne, mi ha chiamato mentre seguivo l’interrogatorio della sig.Rice, mi ha detto che ieri Nile l’ha fermata, gli ha detto dell’aggressione e l’ha minacciata di non dire niente e di starmi lontana. Poi l’ho riaccompagnata vicino alla casa della zia, credo ci abbia viste insieme e l’ha seguita dopo che me ne sono andata … visto quello che è successo – si fermò e distolse gli occhi da lui,si sentiva tremendamente in colpa ,avrebbe dovuto portarla in centrale con la forza …- Non può essere accusata di omicidio vero?
    - Lui è morto, se non ci sono testimoni al massimo omicidio involontario o difesa personale se lui l’ha aggredita ,dipende da quello che dice quando la interrogheranno.
    - Posso interrogarla io? Ti prego, si fida solo di me..
    - Non posso, non dipende da me questo … tu hai già fatto abbastanza,è un miracolo che non sei già in carcere ..
    Sbuffò mentre girava la faccia - Ho sbagliato tutto….
    - Non è il momento per i sensi di colpa, torniamo dalla squadra devi dirci cos’hai scoperto sull’S.I. , e stai lontana da Mallard. Noi due faremo i conti dopo.
    - Ehi – lo chiamò un’ultima volta scrutandosi a vicenda – tu non hai mai creduto che sia stata io vero?
    - No, sei imprevedibile non stupida …
     
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    Erano tutti in piedi nella stanza, Mallard li aveva lasciati, solo Ron doveva aggiornare la squadra.
    - Jayne mi ha detto che poco tempo fa ha visto il padre uscire dallo studio di un’analista. Dobbiamo solo collegare anche le altre vittime.
    Morgan prese il pc portatile e si mise in collegamento con Garcia voltando il computer in modo da rendere la schermata visibile a tutti.
    - Devi trovare lo studio di un analista che rientri nei parametri che ti abbiamo mandato.
    - Ok volo, vediamo… trovato! Si chiama Paul Barter, ha aperto lo studio 3 anni fa ecco perché non è saltato fuori prima.
    - Cosa sai dirci di lui?
    - Allora, 36 anni, 1.80, diciamo che non ha avuto un’infanzia da invidia i genitori si sono separati dopo una denuncia per violenza domestica e lui ha iniziato a vivere tra uno zio e l’altro. Ha divorziato un anno fa …
    - Fattore di stress – affermò Hotch.
    - Perché la moglie se la faceva con il suo capo, era una giornalista e qualche suo collega ha pensato bene di farci uno scoop, era uscito nei giornali.
    - Ha usato i suoi pazienti come tramite per punire la sua famiglia – la voce di Reid interrupe quella del’informatica.
    - Si e scommetto che la lista è ancora lunga – aggiunse Ron.
    - Ecco la sua foto – sullo schermo apparve il suo volto, decisamente un bell’uomo, chi non si sarebbe fidato di uno psicologo così.
    - Si è lui! – esclamò Cameron.
    - Come fai a saperlo? – le chiese Emily.
    - Prima di tornare qui ho fatto un giro da quelle parti – si girò da Hotch per vedere la sua reazione ma restò impassibile - ho aspettato che uscisse dallo studio, ma non mi ha visto.
    - Cos’hai fatto? – sbraitò Morgan – hai spiato da sola l’S.I. ? perché non l’hai arrestato già che c’eri?
    - Beh l’abbiamo trovato no? Andiamo a prenderlo.
    - No – si girò verso Hotch – tu resti qui con me, Morgan, tu e gli altri andrete nuovamente a casa delle vittime, vedete se anche loro sono state da lui, fateci sapere subito,noi vi raggiungeremo appena possibile.
    Nessuno fece domande ed uscirono annuendo, Ron fu immortalata da uno sguardo severo di Morgan poi si rivolse a Hotch con fare interrogativo.
    - Ti ricordo che sei indagata per omicidio finchè non verrà interrogata Jayne, non puoi partecipare alle indagini fino ad allora.
    - Fantastico.

    Era quasi passata un’ora, Hotch parlava in un angolo con il detective Lavine mentre decidevano chi avrebbe interrogato la ragazza. Jayne era seduta nella piccola sala interrogatori,era spaventata e spaesata, agitava nervosamente i capelli con le mani e teneva lo sguardo imbronciato sulla scrivania. Cameron la osservava dal vetro, era partita con l’intenzione di farla uscire da quella vita e ora grazie a lei stava per finire in carcere.
    Sentì avvicinarsi silenziosamente Hotch che si fermò a contemplare la ragazza con lei.
    - Ho parlato con Lavine. Sarai tu a interrogarla – lei si girò di scatto e lo guardò stupita.
    - Sul serio? Okay. Quando comincio?
    - Adesso.
    Si girò di nuovo verso la ragazza, le tornò la speranza di riuscire a fare qualcosa di concreto per lei. Ora stava pensando al modo di come scuoterla e farla parlare, forse non si sarebbe fidata di lei, ma era la sua unica possibilità di salvezza.
    Aprì la porta lentamente, Jayne la guardò solo un attimo poi posò di nuovo gli occhi sulla scrivania. Ron si sedette di fronte incrociando le braccia sul tavolo. Restarono entrambe in silenzio aspettando che l’altra facesse il primo passo. La prima fu Jayne, non le piaceva quello sguardo freddo che aveva davanti.
    - Mi fidavo di lei. Adesso non mi fido più di nessuno.
    - Chi ti dice che non puoi fidarti di me? Sono qui per aiutarti.
    - Chi mi ha collegato alla morte di Nile? Come sono arrivati a me? Solo lei sapeva quello che mi stava facendo, solo lei poteva incolparmi, il motivo per ucciderlo l’avevo no? Gliel’ho detto io.. che stupida.
    - Accanto al corpo di Nile c’era il mio biglietto da visita.
    Jayne sembrò spiazzata, non si era accorta di averlo perso.
    - Indovina chi hanno accusato prima di te?
    - Non m’interessa.
    Ron si sporse in avanti.
    - Io ho detto di avertelo dato Jayne, non che sei stata tu. Sta a te dirmi cos’è successo dopo che sei scesa dalla macchina.
    - Perché glielo dovrei dire? Io non voglio il suo aiuto, per quanto mi riguarda lì c’era il suo biglietto, per me possono anche sbatterci lei in carcere. Ho sbagliato tutto, non avrei dovuto ascoltare una sola parola di quello che mi ha detto in camera mia.
    Ron rimase impassibile e continuò a parlarle e fissarla con distacco.
    - Ci sono le tu impronte nel biglietto – non era vero, o almeno non ancora - questo vuol dire che non serve la mia parola per accusarti, sei direttamente collegata alla scena del crimine - la fissò più acutamente e alzò la voce - e questo vuol dire che se non vuoi finire in galera per il resto dei tuoi giorni ti dai una svegliata e scegli cosa vuoi essere! Ti do un’indicazione, se stai in silenzio verrai accusata di omicidio e non potrai certo contare sul mio aiuto, se invece ti fidi di me e mi racconti cos’è successo posso ancora fare qualcosa .
    Si guardarono in silenzio ancora studiandosi a vicenda poi Ron girò gli occhi verso la parete e tamburellò le dita sul tavolo per un tempo indeterminato.
    - Mi sbagliavo, non c’è nessun motivo per cui faccia tante storie per te quando non ho niente in cambio,non t’importa di te stessa! A me non cambia niente se ti sbattono in carcere o meno! Mi dimenticherò di te domani mattina e mi occuperò di altre cose più importanti, la mia vita non gira intorno a te, sei tu che ti stai affossando da sola- vide lo stupore della ragazza aumentare ad ogni parola - Eri sincera quando mi hai detto che volevi cambiare vita? Evidentemente no.
    Jayne non sapeva più chi aveva di fronte, che fine aveva quella ragazza che gli aveva raccontato quanto erano simili, quella che sembrava più sua amica che un’agente dell’FBI? Quando era a casa sua non le aveva parlato così, era stata protettiva e rassicurante,un’amica,un altra persona. Adesso era acida e distante dura e fredda, non voleva questo da lei. Jayne si sentiva sola e terrorizzata sotto quello sguardo severo di Ron, aveva cercato di sfidarla dicendole che non le importava se avessero accusato lei ma Cameron non aveva fatto una piega. Voleva di nuovo sentirsi protetta, era stanca di sentirsi sola, l’unico modo era cedere, pensò a tutto quello che le aveva detto in quei giorni.

    Ron sperò che il suo atteggiamento funzionasse, lei era il suo unico appiglio per Jayne che adesso la vedeva come una nemica, doveva farle tornare la voglia riconquistarla tenendosi distante e diffidente. Si alzò dalla sedia prendendo il fascicolo – sai che ti dico? Ha ragione tua madre a lasciarti perdere, non so neanche io perché ho perso tutto questo tempo con te, mi hai portato solo guai. Sarai sola finché non ti sbattono al fresco. Jayne era scioccata, rimase a bocca aperta mentre la guardava andare via.
    - ASPETTA NON ANDARE VIA NON LASCIARMI SOLA!
    Ron si fermò a metà strada e guardò la vetrata dove sapeva la guardava Hotch. Tornò indietro lentamente e si sedette di nuovo.
    - Io non volevo ucciderlo - disse finalmente, stava per piangere da un momento all’altro.
    - Okay, dopo che sei scesa dalla macchina,dove sei andata?
    - Stavo andando da mia zia, mi sentivo osservata e ho allungato il passo.
    - Perché non mi hai chiamato?
    - Ho provato ma era occupato. Poi ho sentito la voce di Nile che mi chiamava così mi sono messa a correre ma è stato più veloce e mi ha trascinato in un vicolo.
    - Ti ha aggredito di nuovo?
    - Si, ha detto che ci aveva viste insieme e che me l’avrebbe fatta pagare una volta per tutte. Ho cercato di scappare ma non ci sono riuscita, mi ha strattonata e mi ha sbattuta al muro – adesso cominciò a piangere mentre continuava il racconto, era esattamente come sperava Ron - credo mi sia caduto lì il biglietto.
    - Continua.
    - Mi ha minacciato con un coltello, e stava cominciando a …
    - Ha cercato di stuprarti un'altra volta? – l’anticipò Cameron.
    - Si .
    Ron chiuse gli occhi scuotendo la testa - Cos’hai fatto poi?
    - L’ho spinto con tutta la forza che avevo e ha sbattuto la testa nel ponteggio poi sono scappata finché non mi ha fermato la polizia.
    Ron si alzò dalla sedia, le mise davanti una penna e un fascicolo – devi scrivere tutto quello che mi hai detto qui – fece il giro del tavolo e la fece alzare, Jayne continuava a piangere e si buttò di nuovo come quella volta a casa sua.
    - Non ti lascio sola - Ora si convinse di aver fatto la scelta giusta.
     
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    Cameron e Hotch guardavano Jayne mentre scriveva la sua deposizione in compagnia di un agente.
    - Grazie per avermi lasciato carta bianca.
    - Non so neanche io come ho fatto a convincere Lavine.
    Il telefono del capo-squadra squillò interrompendoli, era Morgan.
    - Hotch siamo stati da tutte le famiglie, nessuna delle vittime è stata da Barter, ma i familiari si: il marito di Linda Kimura, la figlia dei Brandon e la moglie di Summers.
    - Okay, ci vediamo nello studio di Barter, io e Leane vi raggiungiamo subito.
    Chiuse la chiamata e fece segno a Leane di seguirlo, entrarono nell’ufficio di Lavine e prese la pistola di Cameron che fu costretta a consegnare poco prima. Lei la prese subito allacciandosi la cintura alla vita – l’ S.I. è uno psicologo di nome Paul Barter stiamo andando a prenderlo nello studio – si rivolse al detective – vengo con voi.
    - Meglio di no siamo già in troppi, sarà più utile qui.

    Erano in macchina Hotch e Cameron, stavano per raggiungere il resto della squadra, avrebbero fatto irruzione nello studio e a casa dell’ S.I. visto che avevano scoperto che si trovava nello stesso palazzo.
    - Mettiti il giubbotto stiamo per arrivare.
    Ron si girò dopo essersi fatta una coda di cavallo, afferrò il giubbotto antiproiettile prendendone un secondo per Hotch.
    - Leane ti avverto, non devo farti da baby-sitter. Chiaro?
    - Si ,si, chiaro.
    Parcheggiarono nella strada parallela dove erano appena arrivati anche gli altri. Si distribuirono nel perimetro del palazzo, Hotch Leane e Morgan salirono nelle scale verso l’appartamento mentre Rossi Reid Emily e JJ si occuparono dello studio.
    Arrivarono al portone di legno e Morgan bussò.
    - FBI apra la porta! - Non sentirono nessuna risposta
    Ron fece segno a Morgan di essere pronta, sfondò la porta con un calcio facendo entrare i due colleghi con le pistole spianate. Girarono in tutta la casa alternandosi uno alla volta in vari – libero!
    In casa non c’era nessuno, scesero nuovamente le scale e vennero raggiunti da Emily.
    - Non c è nessuno neanche nello studio, venite a vedere cos’abbiamo trovato.

    Reid stava leggendo i fascicoli a velocità della luce, gli altri gli facevano da cerchio con altrettanti fogli in mano.
    - Ci sono tutti gli appunti sui suoi pazienti. Lo credo che non riusciva a farsi vedere, sapeva ogni dettaglio e movimento della loro vita.
    - E sono stati i famigliari delle vittime a darglieli, li hanno praticamente condannati a morte – continuò Rossi per Emily - Crede di essere un salvatore per i suoi pazienti, elimina la causa dei loro problemi punendoli ognuno a loro modo.
    - Questo è quello Rice – intervenne Reid .
    - Che c’è scritto? – chiese JJ.
    - In poche parole dice che non amava più la moglie e tanto meno la sua vita, era piuttosto depresso e stanco della sua vita.
    - Ecco perché farlo sembrare suicidio – continuò Ron - si è condannato da solo.
    Frugarono ancora in mezzo a tutti quei fogli e fascicoli, poi gliene capitò uno in mano sgranando gli occhi.
    - Oh mio Dio, guardate qua.
    - Cos’è? – domandò sporgendosi Hotch.
    - È la lista dei pazienti con le rispettive vittime, è lunghissima.
    Notarono che nelle vittime già uccise c’era un asterisco, quelle senza andavano avanti per un foglio intero e aspettava di essere riempito ancora.
    - Chi è il prossimo? – chiese Morgan.
    Ron seguì la fila con il dito finché spalancò gli occhi e si girò verso di lui.
    - John Rich Mallard.
    - Cosa? Chi è che lo “accusa”?
    - Don Mallard cerca! cerca il fascicolo! – disse allungando le mani sul tavolo. La scrivania si riempì di mani voraci che ne cercavano uno recante quel nome.
    - Trovato! – esclamò Reid.
    - Andiamo – Hotch si stava già voltando.
    - Ma non sappiamo dove andare – rispose Emily.
    - Ce lo dirà Reid lungo la strada.

    Hotch stava chiamando Lavine per informarlo di cosa stesse succedendo, il detective a suo volta rispose che Mallard non era lì e lo avrebbe chiamato subito.
    - Parla! – lo incitò Morgan, Reid obbedì senza distogliere gli occhi dal foglio.
    - È il figlio minore,ha 21 anni, la madre è morta di tumore quando lui ne aveva 17, dice che è stata colpa del padre perché era troppo preso dal lavoro e di averla abbandonata senza fare niente, questo foglio è pieno di accuse lo incolpa praticamente di tutto!
    - Okay okay – lo interruppe frettolosamente Cameron – dunque tu come lo uccideresti?
    Reid ci pensò qualche secondo.
    - Non è un’accusa indiretta come le altre è un’accusa dentro l’altra dunque userei il figlio per ucciderlo, lo farei fare a lui!
    - A casa sua, l’unico posto che hanno ancora in comune – continuò lei.
    Hotch aveva già preso il telefono per farsi dare l’indirizzo di casa Mallard, Reid prese la cartina e guidò Morgan lungo le vie mentre premeva l’acceleratore.
    - Quando ci vedrà l’ultimo suo obiettivo sarà farsi uccidere dunque occhi ben aperti - disse infine Hotch.

    Arrivarono in una modesta casa stile colonica, la luce era accesa e il portone aperto. Scesero dalla macchina facendo meno rumore possibile ma quasi sicuramente avevano sentito le macchine.
    Camminarono bassi fino al portone, Ron Morgan e Reid passarono dal retro arrivando al salotto dalla cucina distribuendosi uno a fianco all’altro. Fra loro tre e i compagni al centro della stanza li separavano John Rich Mallard che stava di fronte al figlio a qualche metro di distanza, Don gli puntava una pistola affiancato dal suo analista Paul Barter che alla vista dei federali sfoderò anche la sua arma.
    - FBI! Buttate le pistole! – ordinò Hotch.
    - Bene bene oggi ho anche il pubblico, meglio di così – Barter spostava lo sguardo verso ognuno dei profiler. Don teneva ancora sotto tiro il padre che cercava di convincerlo,ormai la conversazione era incentrata tutta su di loro.
    - Sono tuo padre Don, non faresti mai una cosa del genere,butta la pistola e ne parliamo noi due.
    - Non sei mio padre! Hai smesso di esserlo tanto tempo fa!
    - Avanti smettila con questa sceneggiata Don, non sai nemmeno tu cosa stai facendo. Possiamo ancora tornare quelli di una volta ma in questo modo non risolverai i tuoi problemi. Pensa cosa direbbe tua madre.
    Ronnie scosse la testa tenendo impugnata la pistola, era abbastanza ironico sentire quelle parole da Mallard quando due giorni prima era lui che stava per uccidere lei.
    - Quelli di una volta? Ci hai abbandonato! anzi non sei mai esistito! È colpa tua se la mamma è morta è colpa tua se questa famiglia è andata allo sfascio!
    - Avanti – s’intromise Barter,stava tranquillo al fianco del ragazzo mentre lo incoraggiava – ripensa a tutto quello che ti ho detto nelle sedute, devi risolvere i tuoi problemi una volta per tutte, ora puoi farlo, devi solo premere il grilletto e finirà tutto.
    - Ha ragione Don, se premi il grilletto finirà tutto, tu e Barter morirete e non farai in tempo neanche a premerlo – Morgan lo teneva sotto tiro.
    Don strinse più forte l’arma tra le mani,ormai non ragionava più,Barter gli aveva fatto il lavaggio del cervello in quei mesi. Alzò di poco la canna della pistola, Mallard restò immobile, stava per dire qualcosa ma si risolse tutto in un attimo, lui visse la scena come a rallentatore. Uno sparo ruppe il silenzio che era sceso nella casa, Mallard corse verso il figlio accasciato finendo nella traiettoria tra Ron e Barter che la stava mirando con la pistola in pugno, lei si buttò su di lui finendo entrambi a terra. Ron rimase con la schiena nel pavimento ma non fece in tempo a premere il grilletto che Morgan premette il suo in contemporanea con Hotch. Lo psicologo sbattè al muro e scivolò lasciando una striscia rossa sulla parete. Hotch si avvicinò di corsa a lui e allontanò la pistola, controllò i segni vitali ma non ce n’erano. Emily aveva prontamente chiamato i soccorsi appena Barter cadette a terra mentre Ron aveva raggiunto Mallard che cercava di tamponare l’emorragia del figlio, allungò le mani nella spalla del ragazzo ma venne spinta via dal padre.
    - NON TI AVVICINARE! Perché hai sparato! Perché ? Lo stavo convincendo, non mi avrebbe mai fatto del male è mio figlio!
    Cameron lo guardò spiazzata e confusa – io le ho appena salvato la vita! non m’interessa quello che pensa - si alzò e raggiunse velocemente la porta tirando involontariamente una spallata a Morgan, nessuno disse niente ed aspettarono le sirene dell’ambulanza.

    Ronnie era seduta in macchina con la portiera aperta, vide la barella uscire dalla casa e portare via Don Mallard con la camicia impregnata di sangue, almeno non l’aveva ucciso. Vide uscire uno ad uno anche gli altri membri della squadra, Hotch si fermò di fronte a lei che non alzò lo sguardo.
    - La prossima volta non sparerò al figlio – ci mise una punta d’ironia nella voce.
    - Lascialo perdere, hai fatto bene a sparargli, l’avrebbe ucciso da un momento all’altro.
    - Perché questo non mi consola?
    - Fa parte del lavoro anche questo.
    Il giardino si era riempio di luci di sirene e restò nuovamente sola coi suoi pensieri.
     
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21 replies since 30/11/2010, 14:25   831 views
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