L'incontenibile James

crossover (tranquilli, se non conoscete dei personaggi basta domandare)

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  1. Elise Devine
     
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    AUTORE: Elise Devine
    TITOLO: L'incontenibile James
    RATING: arancione
    CATEGORIA: angst
    AVVERTIMENTI: Crossover (The mentalist-Criminal minds-One Direction SE NON CONOSCETE DEI PERSONAGGI RISPONDERO' A TUTTI I VOSTRI DUBBI, BASTA DOMANDARE)
    PERSONAGGI/COPPIA: un po' tutti/het


    L'incontenibile James

    IL RAPIMENTO- DOVE SONO GLI ONE DIRECTION?

    -One Direction One Direction- era ormai una cantilena, risuonava nelle orecchie di Lisbon dalla mattina, verso le 7, ed ora, alle 8 di sera, continuava.
    In realtà all'inizio era solo un chiacchiericcio noioso e stressante, che aveva fatto venire il mal di testa alla mora, infatti Van Pelt si era preoccupata, continuando a chiederle se si sentisse bene, se avesse avuto bisogno di qualcosa, ma con il solito orgoglio Teresa non aveva ceduto, ma adesso quelle ragazzine stavano esagerando.
    Sospirò per l'ennesima volta e si sedette alla scrivania, cercando di compilare dei dati che chiedevano le solite noiose scartoffie, ma dopo poco si addormentò, esausta e stremata.
    Infatti, da due mesi, lei e la squadra era intenta a cercare un sirial killer.
    Non si sapeva nulla su di lui, solo che rapiva dei ragazzi, dei ragazzi dai 16 ai 22 anni, li catturava, li torturava per 15 giorni, e poi li uccideva.
    Era orribile la visione dei loro corpi, dei loro visi giovani, delle loro foto da piccoli, di quando sorridevano per la foto di classe.
    E quell'uomo li picchiava, li torturava... erano solo due mesi e quindi c'erano solo due vittime, ma era straziante vedere quei due ragazzi sdraiati a terra inerti, costretti a non sorridere mai più.
    Jane aveva detto che voleva dei cambiamenti, ma lei non ne era proprio certa, insomma erano solo due mesi, era ancora troppo poco per fare dei cambiamenti, ma la maggior parte delle volte la ragione correva da Patrick, e la lasciava dietro anni luce in un'immensa coltre di nuvole.
    Spaesata. Ecco come si sentiva ogni volta che lui tirava fuori la verità nascosta, ed era come si sentiva ora, ma non sapeva che anche il consulente si sentiva allo stesso modo, agitato e spaesato. Ma gli indizi erano troppo pochi, nessun sospettato.
    Niente.
    Nada.
    Nothing.
    Rien.
    Le urla attorno a loro aumentarono, e una forte musica partì, la mora si svegliò di colpo, giusto in tempo per non perdersi l'inizio di Na Na Na.
    Lisbon si maledì mentalmente per aver dato retta al biondo consulente "Ma sì, cosa ci costa far fare il concerto a pochi metri da noi?" ed invece costava tanto, perché oltre alle urla, insopportabili e assordanti, Teresa doveva ammettere a sé stessa che quei ragazzi erano bravi.
    -Lisbon.- lei sobbalzò e guardò male Patrick.
    -Mi scusi, non volevo svegliarla somma Dea.- si inchinò davanti a lei, mentre chiudeva la porta a chiave e serrava le tapparelle.
    Teresa sorrise contro la sua volontà.
    "Perché non posso odiarlo?" mentre formulava questo pensiero lui le circondò i fianchi con le forti braccia che ogni notte la stringevano, e si chinò sulle sue labbra. Le sfiorò appena, cercando di essere dolce, e lei lo assecondò, si sfiorarono le lingue, che uscirono svelte dalle loro labbra, le fronti erano unite, gli sguardi allacciati.
    "Non posso odiarlo perché lo amo troppo"
    Erano i momenti migliori, quelli, pieni di calma, le loro dolci lingue danzavano a ritmo di I Wish, mentre le loro menti danzavano tra i ricordi, i ricordi di quel giorno...

    MESI PRIMA
    -Jane! Sembri un pazzo, uno di quelli che arrestiamo! Non riesci a capire che la vendetta ti distruggerebbe ancora di più? Hai quasi ucciso un uomo, se non fosse stato per il fatto che Cho l'aveva scoperto ed aveva sostituito i proiettili con quelli a salve... STAVI PER UCCIDERE JANE!-
    Lei uscì dall'edificio rossa di rabbia, la pioggia era forte e scrosciava costantemente attorno a loro, solo lei e lui, solo i loro cuori che battevano all'unisono, costantemente uniti da un filo invisibile che non li aveva mai lasciati dal momento che si erano conosciuti.
    -Lisbon, non riesci a capirlo?- il volto era contratto da una smorfia di sofferenza, mentre i biondi ricci si impregnavano di pioggia, diventanto più pesanti, la camicia era attaccata al petto, il solito gilet blu aveva assunto le tonalità del nero, mentre la giacca giaceva dimenticata sulla sedia, era una visione paradisiaca, e Teresa se la sarebbe goduta di più se solo non fossero intenti a litigare -Capire cosa?- sbraitò poggiando le mani sulla macchina.
    -Non riesci a capirlo che io faccio tutto questo perché ho paura? Paura che John il Rosso prenda anche te! Ed io non posso! Io ci tengo troppo a te... io ti...- si bloccò a metà frase, e guardò la schiena di Teresa, lei dopo un po' si girò, rivelando la pioggia che scorrevano lungo il suo viso, bagnando anche le guance - o erano lacrime? -.
    -Tu mi cosa?- sussurrò dimenticandosi tutta la litigata d'un tratto.
    -Io ti amo Teresa Lisbon.- disse velocemente.
    La pioggia era ancora attorno a loro, la terra girava normalmente, il sole era oscurato dalle nuvole, e tutto continuava a funzionare come sempre, tutto tranne le loro menti, che si erano spente ed avevano lasciato che la foga le dominasse.
    Si baciarono, e da quel momento, non si fermarono mai.

    Bussarono alla porta e i due amanti segreti sobbalzarono.
    -Jane, va bene, ora esci e smettila con questi gichetti.- disse ad alta voce, in modo che la rossa non si insospettisse.
    Aprirono la porta, lei girò la chiave, lui abbassò la maniglia, e le loro mani si sfiorarono mentre la sua prendeva il posto di quella leggermente più grande del suo amore.
    -Grace avevi bisogno di qualcosa?- guardò male Jane che invece sorrise: era ricominciata la recita.
    -Sì capo, Hightower vuole vederla.- Teresa non si mostrò stupita, ma in realtà lo fu.
    Camminò fino ad arrivare all'ufficio e poi bussò, mentre il cuore le batteva a mille.
    -Lisbon, entra.- lei ubbidì.
    -Come siete con il caso dell'incontenibile James?- ecco, tutta la sua energia era concentrata per evitare quella domanda, eppure lei, in un modo o nell'altro era arrivata fino a loro.
    Iniziò una nuova canzone, e Madeleine imprecò a bassa voce.
    -La prossima volta non accetti di far fare un concerto di fianco al nostro edificio.- disse severa.
    -L'incontenibile James...- sussurrò Teresa.
    -Appunto, non avete scoperto nulla vero?-
    -Ci stiamo lavorando.- la donna sospirò.
    -Lavorando è? Ancora un giorno, e se non trovate altri indizi chiamiamo l'FBI.- la mora annuì e poi uscì, ma prima di poter chiudere la porta l'altra aggiunse
    -E passi meno tempo con Jane, non vorrei che qualcuno pensasse che al posto di lavorare steste amoreggiando.- a quel punto Lisbon si bloccò e rispose al capo -Si ricordi che noi lavoriamo anche al caso di John il rosso, e Jane è il più informato, e comunque, lui è un consulente...-
    -Lisobn, se ci fosse una relazione non la potrei fermare io, ma se questa relazione non vi permette di concentrarvi sul caso provvederò in qualche modo ora vada- Lisbon chiuse di scatto la porta accompagnata da un piccolo gemito di frustrazione.
    In poco tempo il concerto finì, ed anche i cinque ragazzi trovarono un po' di pace nel tour bus.
    Dentro al bus i ragazzi erano mezzi addormentati, Zayn sedeva con il cappuccio tirato talmente tanto che gli copriva il naso, aveva gli occhi chiusi e la testa che andava a finire con lentezza esasperante sulla spalla di Louis, ma appena se ne rendeva conto, sobbalzava e si ritirava sopra, per poi ricominciare il ciclo.
    Liam invece era appoggiato a Niall, e Harry al primo.
    Dopo un po' Louis afferrò la testa di Zayn e sussurrò un dolce -Dai, adesso rimani fermo o non dormi più.- il pakistano mormorò qualcosa, tra le proteste e dei ringraziamenti, ed in men che non si dica stava già sonnecchiando.
    Ma un forte rumore fece sobbalzare tutti: il bus si era fermato.
    Paul urlò un "State bene?" mentre guardava dentro vide i ragazzi a terra, per colpa del rimbalzo della frenata improvvisa.
    -Scusate ma qualcuno si è divertito a disseminare chiodi in giro... vado a cambiare la gomma.- disse scendendo dal mezzo, i ragazzi provarono a dormire ancora un po', ma non poterono farlo, dato che la porta si aprì di tre centimetri, Liam biascicò una frase che somigliava a -Che succede Paul?- ma poi la porta si richiuse, e, tre minuti prima, due strani oggetti verdi vennero lanciati dentro il furgone.
    Zayn si alzò, improvvisamente sveglio, come gli altri, ebbero appena il tempo di capire ciò che stava per succedere che un rumore stridulo proveniente da quello strano oggetto risuonò attorno a loro, e poi il fumogeno iniziò a lasciar fuoriuscire un fumo giallastro.
    I ragazzi urlarono, ma il furgone era isolato acusticamente - e si sarebbero ricordati di maledire Paul per questa scelta insensata - quindi il loro amico non li sentì mentre chiedevano aiuto, lui, con le cuffie e la musica a manetta, cercava di capire come funzionasse la ruota, e come si dovesse montare.
    Un nuovo furgoncino, con la targa rubata e dal deprimente colore bianco, si posizionò proprio dietro a quello arancione dei ragazzi.
    Ne prese uno a uno, lasciando che si dimenassero ancora per un po', nel disperato tentativo di non finire tra le braccia di Morfeo, ma prima o poi, tutti e cinque crollarono, all'interno del mezzo.
    Lo sconosciuto aveva appena finito di caricarli quando vide quella ragazza, a prima vista decise di ucciderla, di eliminare quella persona che avrebbe potuto smascherarlo, ma poi la vide con altri occhi.
    Per molti poteva sembrare una normale ragazza diciassettenne: alta come la media, dal viso leggermente allungato, le sopracciglia non erano molto folte, i capelli erano biondo scuro, il naso proporzionato al suo viso, come gli occhi, verdi e brillanti come l’erba la mattina, ancora rivestita da un velo di rugiada.
    Ma per lui, per lui non era una ragazza qualunque, la somiglianza era troppa, e ciò voleva dire solo una cosa, che lei era tornata da lui.
    La conferma l’ebbe mentre rompeva il finestrino, il grido acuto, ma attutito dai singhiozzi, non c’erano dubbi, solo lei poteva emettere un urlo simile.
    Il fumogeno che infilò all’interno della vettura fece effetto in poco tempo, la ragazza si addormentò in pochi minuti, distesa tra le sue braccia, cercando di scappare.
    La caricò con gli altri, e poi partì, lasciandosi dietro un Paul piangente, ed una chiamata alla polizia, mandata proprio da quest’ultimo.
    ***
    -Libon, chiami subito l’analisi comportamentale di Quantico, l’FBI.-
     
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