Hate or Love?

Nice to meet you.

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    Autore: Massacre97 (Putrefied su Efp)
    Titolo: Hate or Love?
    Rating: Giallo.
    Categoria: Angst, Thriller, Romantico.
    Avvertimenti: OC, Au.
    Personaggi/coppia: Het (Derek Morgan/Nuovo personaggio), un po' tutti.
    Disclaimer: i personaggi, a parte quelli inventati da me, appartengono a Jeff Davis, così come Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
    Note: TWT.

    Nice to meet you.

    Quando Tak commise il suo terzo omicidio, tentò un esperimento. Ovvero, vedere se era possibile per un umano morire di emorragia interna senza la rottura di un qualunque organo. Per l' esattezza, lui drogò la sua vittima così che essa rimanesse inconscia, la legò e continuò a colpire il suo braccio sinistro accuratamente, facendo attenzione a non scalfire la pelle. Lui sperava di portarla ad un' emorragia tale da farla morire per perdita di sangue, ma questo tentativo finì, tristemente, in fallimento. Il sangue si congestionò nel braccio, che divenne di un rosso porpora al di sotto della pelle, ma la vittima non morì. Semplicemente entrò in shock, ebbe le convulsioni, e rimase in vita. Lui era convinto che la perdita di sangue derivante da questo metodo sarebbe stata abbastanza per uccidere qualcuno, ma evidentemente aveva sottovalutato la cosa. Per quanto Tak ne fosse interessato, l'attuale metodo di uccisione risultava relativamente basso a livello di divertimento, e non era più che un interessante esperimento. Non gli importava particolarmente se avesse successo o no. Tak semplicemente scrollò le spalle, e tirò fuori un coltello.

    Quando le porte dell' ascensore si aprirono, JJ si precipitò fuori, con uno scatolone in mano e un' aria alquanto preoccupata. Reid, Morgan e Garcia erano alle scrivanie, e fissavano la porta dell' ufficio di Hotch.
    « Dove sono Rossi e Hotch? » chiese, raggiungendoli.
    « Stanno facendo un colloquio di lavoro. Dopo che Emily...-si interruppe e represse un moto di stizza- Hotch ha deciso che sarebbe meglio che le sue mansioni non siano scoperte. » rispose Morgan.
    Dopo qualche minuto, la porta si aprì, e uscirono Hotch e Rossi, seguiti da una ragazza, a prima vista molto graziosa.
    « Ragazzi, -disse Hotch, raggiungendoli- voglio presentarvi l' agente Andorhal Allen. Sostituirà l' agente Prentiss. »
    Dalle spalle di Rossi spuntò la ragazza, con la pelle liscia e bianca come pergamena, grandi occhi verdi e lunghi capelli castani che le ricadevano ondulati sulle spalle.
    « Lei è JJ, -disse Rossi, presentandole la squadra- il dottor Spencer Reid, la nostra esperta di informatica Penelope Garcia e l' agente Derek Morgan. »
    Andorhal strinse la mano a tutti, ma, quando arrivò a stringere quella di Morgan, lui le lanciò uno sguardo inceneritore.
    « Hotch, dobbiamo parlare. » disse, voltandole le spalle e andandosene nell' ufficio di quest' ultimo.
    « Ma che... » disse Andorhal, interdetta. « Ma che gli ho fatto? »
    « Non è colpa tua, tranquilla. » la tranquillizzò Rossi, « JJ, vedo che abbiamo un nuovo caso....perchè non iniziate ad andare in sala conferenze? Noi vi raggiungiamo tra poco. »
    Tutti annuirono e andarono, non prima di lanciare un' occhiata su, e vedere Morgan, poggiato allo stipite, che li fissava con uno sguardo torvo. A dirla tutta, stava fissando solo Andorhal.
    « Che ti succede? » chiese Rossi, entrando nell' ufficio con Hotch e chiudendosi la porta alle spalle.
    « Che mi succede? Che mi succede? Che succede a voi! » sbottò Morgan. « Emily è morta da una settimana e voi già la sostituite, come se non avesse avuto alcun valore! »
    « Derek, so come ci si sente, e... » iniziò a dire Hotch.
    « Oh no, Hotch, tu non sai come ci si sente quando una tua amica muore tra le tue braccia, non lo sai proprio per niente! »
    « Hai paura di dimenticarla, vero? » disse Rossi.
    Ci fu un momento di silenzio.
    « Noi non vogliamo dimenticarla. » disse Hotch, posandogli una mano sulla spalla, « Ma dobbiamo darle un' opportunità. Ci stai? »
    Nessuna risposta.
    « Spero che la tratterai meglio di poco fa! » concluse Rossi, aprendo la porta.
    « Io non ne sarei così sicuro. » rispose Morgan, avviandosi in sala conferenze.

    Giunto nella sala, Morgan trovò gli altri che chiacchieravano affabilmente con Andorhal.
    « JJ, illustraci il caso. » disse Hotch, entrando e sedendosi, imitato subito dagli altri.
    « Sì, » disse lei, poggiando la sua tazza di caffè e accendendo lo schermo, mentre Reid si premurava di passare i fascicoli a tutti.
    « A Los Angeles, a Insist Street, è stato ucciso un uomo -premette un tasto e apparve la foto della persona in questione-, Will Marinville, 44 anni, giornalista free-lance. E' stato prima drogato per fargli perdere i sensi, poi è stato strangolato da dietro con una specie di stringa -premette un altro tasto e apparvero le foto scattate dalla scientifica-. Non vi sono segni di collutazione. Quattro giorni dopo, in centro, a Bel Air, lo stesso S.I. ha ucciso Gabrielle Lucas, 13 anni. Questa volta, la vittima è stata picchiata e il cranio incavato da qualcosa di lungo e duro. Anche questa volta, è stata prima drogata - JJ chiuse gli occhi e fece apparire le foto della ragazzina riversa a terra in una pozza di sangue-. Infine, nove giorni dopo, nella zona ovest di Los Angeles, è stata uccisa un' altra donna: Philomena Reed, 26 anni, impiegata bancaria. Anche lei è stata prima drogata, poi accoltellata...e le sono stati amputati il braccio sinistro e la gamba destra. »
    JJ schiacciò un ultimo tasto e comparvero le foto del cadavere di Philomena Reed. Andorhal represse a stento un conato di vomito e Morgan la schernì.
    « La novellina non sopporta la vista del sangue, eh? »
    Rossi lo incenerì con lo sguardo.
    « E mister Simpatia non riesce a chiudere la bocca, eh? » ribattè lei, voltandosi.
    « Come possiamo sapere che è lo stesso S.I. ? »
    « Beh, le cose sono due: la prima è che tutte le scene del crimine sono state ripulite, da cima a fondo. Non è stata trovata nessuna impronta digitale...nemmeno nelle lampadine! »
    « Quindi l' S.I. era già stato in quelle case e non era sicuro di tutto quello che aveva toccato... » riflettè Reid.
    « ...oppure l' ha fatto apposta! » concluse Andorhal.
    « Come apposta? » chiese Morgan.
    « L' S.I. ha ripulito tutto perchè voleva essere notato! Lo dimostra anche il fatto dell' efferatezza negli ultimi due omicidi! Probabilmente la polizia di Los Angeles non gli ha dato troppo peso e lui si è adirato. »
    « E qual era la seconda cosa? » chiese con voce tremante Penelope.
    « La sua firma. In ogni scena del crimine, l' S.I. si firma, col nome di Tak. »

    Edited by Massacre97 - 29/7/2013, 17:08
     
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    Peace?

    Prima di imbarcarsi sul jet privato, Hotch notò che nella pista sopraggiungeva una donna. Inizialmente non la riconobbe, poi sorrise e la raggiunse.
    « Deborah! -la baciò- Che ci fai qui? »
    « Aaron...-lo stupore generale si affievolì e venne sostituito dall'ansia- hanno spedito questa lettera, è per te. Mi sono permessa di leggerla, e non mi piace. Per niente. »
    Frugò nella borsetta e tirò fuori una busta, bianca, e gliela porse.
    Hotch la prese e la osservò. Era una normale busta per lettere, e, in un lato, in bella grafia, c'era scritto il suo nome. La aprì e ne tirò fuori un foglio decorato con disegni dorati e, al centro, una scritta in caratteri Garamond.

    "Che i giochi abbiano inizio. Tak."


    Hotch le lanciò un'occhiata preoccupata.
    « Che significa? »
    « Niente, tesoro. -le lasciò un leggero bacio sulla fronte- Saluta Jack da parte mia. »
    « Ma...okay. Quando torni? »
    « Non lo so...questo è un caso molto complesso. »
    Deborah lanciò un' occhiata alla lettera che Hotch teneva in mano. « Cerca di tornare. »
    « Farò di tutto. » concluse, voltandole le spalle e salendo di corsa la scaletta del jet.

    « Perchè ci hai messo così tanto? » chiese Rossi.
    Hotch buttò la lettera sul tavolino dove, assieme a Rossi, erano seduti Andorhal, Reid e JJ. Morgan era seduto dall'altra parte del jet, tutto solo, e fissava Andorhal a braccia conserte. Quando vide la lettera, si alzò e la prese, leggendola ad alta voce.
    « Quindi sa chi siamo. » concluse, poggiandola di nuovo sul tavolo.
    « Dovremmo darla alla scientifica. » disse Reid. « Magari troviamo qualche impronta. »
    « Sarebbe una perdita di tempo. -Andorhal si alzò e, scansando il contatto fisico con Morgan, si versò una tazza di caffè- Se ha ripulito tutte le prese elettriche in tutte le scene del crimine, non ce ne saranno nemmeno nella lettera. »
    « Andorhal ha ragione. » disse JJ, guardandola quasi con ammirazione.
    Morgan tornò a sedersi al suo posto e JJ gli si avvicinò. « Derek, che hai? »
    « Niente. » rispose lui, evitando il contatto visivo.
    « Non sei mai stato bravo a mentire. -si girò e guardò Andorhal: rideva assieme a Reid- Perchè hai così tanta paura che Andorhal prenda il posto di Emily? Sai bene che lei sarà sempre nel tuo cuore. »
    « Io...-sospirò, poi la guardò negli occhi- Non lo so. »
    « Vuoi darle una possibilità? »
    Ci fu un attimo di silenzio. « Ci proverò. »
    JJ sorrise, poi tornò al suo posto. Derek scosse la testa. JJ ha il potere di convincere le persone a fare la cosa giusta.

    Il viaggio durò tre ore e, all'aereoporto, la squadra trovò il commissario di Los Angeles ad aspettarli.
    « Io sono il commissario Joseph Berg. » disse, stringendo la mano a tutti e dando a Hotch, Reid e Andorhal un paio di chiavi.. « Venite, vi accompagno subito alla centrale. »
    Fuori dall'aereoporto c'erano parcheggiati tre SUV. Hotch, Rossi e il commissario Berg presero il primo, mentre JJ e Reid si appropriarono subito del secondo veicolo. Andorhal e Morgan rimasero una manciata di secondi a fissare l'automezzo.
    « Sei capace di guidare? » chiese Morgan. Voleva fare una battuta, ma gli uscì con un tono un po' troppo canzonatorio.
    « Se credi che non sia capace, allora guida tu! » sbottò, lanciandogli le chiavi.
    Derek rimase interdetto ma prese al volo le chiavi. Come salì sull'auto, Andorhal si voltò dall'altra parte.
    Mentre inseriva le chiavi, la guardò. Però, non è male.
    Finalmente partirono e JJ, che guidava davanti a loro, fece loro un segnale con i fari, mentre Reid si girava e li salutava. Derek e Andorhal risposero al saluto nello stesso momento e la ragazza, accorgendosene, smise subito,stringendo le braccia attorno al corpo.
    Derek si schiarì un po' la voce. « Senti, volevo dirti scusa. »
    Andorhal non rispose. Probabilmente non lo stava nemmeno ascoltando, ma lui continuò a parlare. « Non volevo trattarti in quel modo, così poco...carino. Anche prima, non volevo offenderti. »
    Andorhal si girò a guardarlo. Lui la guardava con la coda dell'occhio, ma non fece a meno di notare la sua bellezza.
    Iniziò a sudare un po'. Ma che mi sta succedendo? Su, è solo una ragazza.
    Abbassò il finestrino, facendo finta di niente. « Pace? » disse, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
    Andorhal si girò a guardare la strada senza rispondere. Derek ci rimase un po' male. Posso capirla, in fondo l'ho offesa.
    Dopo mezz'ora di macchina, finalmente arrivarono alla centrale di Los Angeles.
    « Derek? » chiamò Andorhal, slacciando la cintura di sicurezza.
    « Dimmi. »
    « Riguardo a quella cosa della pace... »
    « Sì? »
    « Vaffanculo. » rispose, sbattendosi la portiera alle spalle.
     
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    Fuck Off.

    Andorhal sbattè la portiera e si diresse alla centrale senza voltarsi, lasciandosi alle spalle un Derek attonito.
    Superò la porta girevole e si ritrovò circondata da scrivanie e da uomini in divisa che andavano avanti e indietro. Qualcuno di loro le lanciava un'occhiata curiosa. Notò che era l'unica donna e, intravedendo la coda di cavallo di JJ, si affrettò a seguirla, mentre Derek la imitava poco dopo.
    Si infilarono a tre a tre nell'ascensore e Andorhal fece di tutto per non finire di nuovo con Derek.
    Perchè l'ho trattato così male? Magari stava solo scherzando...
    Si mordicchiò il labbro.
    Poi è anche carino.
    Arrossì e si coprì il viso con le mani. Che vado a pensare?!
    « Andorhal, stai bene? »
    La voce di Reid la distolse dai suoi pensieri. Rossi la guardava, curioso.
    « Sì, stavo solo pensando. »
    Arrivarono al terzo piano e si diressero in un grande ufficio con la porta a vetri e, sopra, il simbolo della città. All'interno si trovava un uomo alto, di mezza età. Come li vide, li venne subito incontro.
    « Voi dovete essere gli agenti dell' FBI. Io sono il detective Claude Sullivan. Lavoro assieme al commissario Berg. »
    Dopo le presentazioni, quando arrivarono tutti, Reid iniziò ad attaccare le foto degli omicidi nel tabellone che il commissario Berg aveva gentilmente messo a disposizione. Quando finì, si mise a osservare il risultato.
    « E ora che facciamo? »
    « Beh, sembra brutto dirlo, ma...dobbiamo aspettare che uccida di nuovo. Deve commettere un errore. » rispose il detective.
    « Intanto, possiamo dare un'occhiata alle scene del crimine. »
    « Come potete trovare qualcosa? La scientifica non ha trovato uno straccio di prova. »
    « L'osservazione delle scene del crimine può darci uno spunto sulla personalità dell'S.I. e sulle potenziali vittime. »
    « Rossi ha ragione. -Hotch lanciò uno sguardo alla squadra- Io e JJ andremo alla prima scena del crimine, Reid e Rossi nella seconda e Morgan e Andorhal nella terza. »
    Andorhal fece per protestare, ma poi si zittì. Non voleva avere noie già dal primo giorno di lavoro. Lanciò una rapida occhiata a Derek e si infilò nell'ascensore con lui, poi salì nell'auto.
    Fecero tutto il viaggio in silenzio e, dopo un'ora di viaggio, arrivarono al quartiere ovest di Los Angeles. La vittima abitava in una palazzina che si affacciava su un piccolo parco. Dopo aver chiesto informazioni al portiere, si diressero verso l'appartamento di Philomena Reed. Prima di aprire la porta, Derek notò che Andorhal stava fissando un angolo.
    « Che c'è? »
    « L'S.I. la stava aspettando. » rispose, indicando a terra.
    Derek si diresse nel punto indicato e si piegò. A terra c'era una strana sostanza, forse cenere.
    « Che è questa sostanza? »
    « Cenere di sigaretta. L'S.I. se l'è fatta da solo, con tabacco cubano e carta da sigarette Job. »
    Derek era esterrefatto. « Come...come fai a saperlo? »
    « Riesco a riconoscere 140 tipologie tra sigari e sigarette. »
    « Dalla cenere? »
    Andorhal fece spallucce.
    « Perchè ha lasciato quella cenere, se ha ripulito ogni scena del crimine? » chiese Derek, rialzandosi.
    « L'ha lasciata apposta per noi. Col suo atteggiamento ci sta dicendo: "Guardate, sono più furbo di voi. Ma, se lascio qualche indizio, riuscirete a prendermi? Quasi sicuramente no, ma proviamo lo stesso." »
    Derek la guardò, impressionato. Non si aspettava che Andorhal fosse così intelligente. La superò e aprì la porta.
    L'appartamento era immacolato. Non c'era neanche un dito di polvere e le mattonelle del pavimento erano state lucidate. Guardarono in tutte le stanze, ma non c'era nulla. Un orologio da parete segnava le sei del pomeriggio.
    « Qui non c'è niente, l'S.I. ha ripulito tutto. » sbuffò Derek.
    « Invece qualcosa c'è. » replicò la ragazza, ferma davanti alla libreria.
    Derek le si affiancò e seguì lo sguardo della ragazza. Fissava lo scaffale proprio all'altezza del suo naso. « Che c'è? »
    « I libri sono stati messi in disordine, come se, con i numeri messi secondo un apparente disordine, l'S.I. ci volesse comunicare qualcosa. »
    « Come puoi essere sicura che è opera dell' S.I.? »
    « Guardati attorno: la casa è ordinatissima. Anche nelle foto è così. Poi, i libri sono stati messi in modo da indicare delle coordinate geografiche. »
    Derek non le chiese se ne era sicura. Ormai aveva capito che aveva un'abilità particolarissima, quasi come quella di Reid, e magari anche superiore. « E a che cosa corrisponderebbero? »
    « A Long Beach. »

    Derek e Andorhal erano tornati alla centrale da una ventina di minuti, quando arrivarono tutti gli altri.
    « Sei sicura che non sia stato un caso che i libri fossero sistemati in quel modo? » chiese JJ, leggermente preoccupata.
    Andorhal annuì. « L'S.I. non lascia niente al caso. Tiene tutto sotto controllo, quindi sono assolutamente certa che volesse indicarci proprio Long Beach. »
    « Vuol dire che ucciderà qualcuno a Long Beach? »
    « Se non l'ha già fatto. »
    Il commissario Berg guardò l'orologio. « Ehi, sono le otto, sarete sicuramente stanchi...mi sono preso la libertà di prenotarvi un albergo. »
    Hotch annuì e ringraziò, poi si fecero accompagnare all'albergo.
     
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